30 marzo 2007

Per la Cei, la Santa Sede e tutti i cristiani che sono già in Paradiso

Messaggio dall'Inferno:
"...capita che la carità diventi di fatto crudele e sadica...perversione.
Possiamo negare che avvenga?
Che cosa pensare di una carità che soffoca l'altro, ne limita la libertà, ne confisca l'intelligenza, impedisce anche a lui di amare?
Sadismo inconscio, senz'altro, strana devianza di cui non si rendono conto coloro che ne sono colpiti...
Dio è amore: è ciò che si afferma, si crede.
E quest'amore risveglia e insieme invoca l'amore di ritorno: noi amiamo Dio. Tuttavia, tutto avviene talora come se Dio non fosse affatto il Dio d'amore. Succede che dei cristiani lo trattino come se, all'opposto, fosse duro, meschino, ottuso, meticoloso, spietato.
Questo Dio è anzitutto geloso. Non per amore, come nella Bibbia, ma per odio. Cattivo Padre, si irrita non appena i suoi figli crescono, diventano liberi e autonomi.
di fatto è nemico dell'uomo, perchè tutto ciò che costituisce la nostra grandezza, intelligenza, senso critico, libertà, potenza creativa, amore umano perfino, tutto lo adombra.
per amare Dio bisogna di continuo non fidarsi del priprio senso critico, della libertà e dei propri sentimenti. Più si toglie all'uomo, più si offre a Dio.
Dio è spietato. Dio non perdona. Egli vuole infatti che ci sentiamo incessantemente colpevoli dinanzi a lui, vergognosi di noi stessi, in modo che anche il suo perdono e la sua misericordia non fanno che aggravare il senso di colpa, rinchiudere nell'ossessione della colpa...
duro pardrone, Dio non fa grazia per niente, spia i suoi servi, sta in qualche agguato per sorprendere le nostre inevitabili mancanze. Non si finisce mai di espiare.
Dio, insomma, è oggetto di paura. Questo padrone geloso e severo è il padrone, il cui potere è assoluto. Impossibile, quando giudica, prensentare appello. Non c'è modo di trincerarsi nella coscienza, nel proprio profondo: perchè è proprio lì che regna. Non si sfugge a Dio.
Ma si dirà: non è affatto ciò che la fede dice!
Dio è buono, Dio ci ama comunque! Tuttavia, nella situazione che descriviamo, questo amore è il peggio che vi possa essere. Se Dio, infatti, fosse chiaramente riconosciuto come un Dio cattivo, ci troveremmo in una posizione netta: o la ribellione oppure dire a noi stessi che decisamente ci siamo sbagliati, che Dio non può essere così.
Ufficialmente, per così dire, egli rimane il Dio amore.
E per il fatto che ci ama, ogni ribellione è odiosa, ogni altro Dio sarebbe meno grande e meno buono.
Tutto avviene come se Dio usasse l'amore che proclama per tenerci incatenati alla tristezza, alla paura e alla sottomissione...
Amare soprannaturalmente, si dirà, in modo cioè differente da una simpatia semplicemente umana, sarà amare gli altri per il loro bene, ossia, senza tenerezza, senza vero affetto, senza comprensione, senza liberalità, senza nemmeno quello che è il primo atto dell'amore: lasciare che l'altro esista, riconoscere pienamente la sua libertà..."
MAURICE BELLET
Passare attraverso il fuoco
Servitium

...torno al silenzio...
post dedicato a Nellina

26 marzo 2007

In attesa della primavera

Pasqua...un cammino infinito verso una consapevolezza non ancora compiuta e la celebrazione notturna di Qualcuno che ha realizzato l'umano e ci ha preceduto per farci da lanterna e da olio per la nostra luce: ma soprattutto silenzio, digiuno di parole, svuotamento del pensiero.

Nel frattempo che la vita si incartoccia nelle sue forme più deformi, che il Papa ci riporta all'Inferno e alle sue porte spalancate, cieco nel non vedere che già lo patiamo con tutte le sue crudeltà - e non sono i cattivi a morirci dentro!- nel frattempo che i demonietti italiani si sbellicano nella feccia per creare instabilità e cadute di governo pur di salvarsi dai processi, che i rapiti di tutte le guerre vivranno altre ore di paure e attese, mi ricarico di silenzio e attendo un pò di fioritura anche nella mia vita. Vi lascio come augurio queste parole che ho qui tra le mani, scritte da un uomo veramente pasquale:

"...la preghiera per la pace è accettata da qualsiasi parte provenga come una preghiera pura, e in questi tempi di aspro conflitto e crudeli massacri è cosa buona che noi offriamo preghiere per la pace. C'è una grande preghiera vedica che desidero recitare in questo ritrovo, e sono sicuro che vi unirete a me:
Possa acquietarsi quanto è atroce, crudele e peccaminoso,
possa ogni cosa essere per noi buona e pacifica".
GANDHI

25 marzo 2007

Radici da dimenticare

E' domenica e mi preparo al viaggio verso Sotto il Monte: per una messa che abbia un cuore e un pensiero libero e adulto, che sia un incontro tra pari che condividono il viaggio e il Pane per un pò di convivialità, pago il prezzo di un pomeriggio che si brucia in macchina e spesso in traffico. Questo è il mio modo di salvare le mie radici cristiane che nel passare degli anni hanno perso il contorno di una identificazione in un gruppo, in un luogo, in una tradizione, e sono sfumate difinitivamente nell'adesione alla vita degli uomini tutti e al Dio nascosto nelle loro faccende.
Ma a Roma, l'Establishment va in crisi se la salvezza di queste radici non viene riconosciuto su pezzi di carta bollata con tanto di firma e non si dica in questa nuova guerra fredda che poi è calda bollente che esistono due blocchi ,di nuovo, tra l'Occidente cristiano in via d'estinzione e il resto del mondo musulmano in via d'espansione.
Rischiamo il declino? Sarà la crisi d'identità e di nascite a fare dell' Europa un pezzo da museo nelle sale arabe del futuro? Dovrebbe essere questa la preoccupazione di un Papa o non piuttosto di un Imperatore? Un papa dovrebbe occuparsi di incarnare la Parola che dice di farsi lievito nel mondo...pensate, addirittura sparire per dissolversi come lievito che faccia crescere la pasta della storia in termini di giustizia e pace. Altro che visibilità e riconoscimenti costantiniani o da sacro romano impero!
Ci sono due radici nel mondo cristiano. Una, è affondata nel terreno mondano e ha prodotto frutti di sangue. Chi vorrebbe salvare le radici di un Europa che ha imposto la visione cristiana-romana, alle origini, con la spada?
Io non vorrei più ricordare se non come crimine la storia di paesi europei evangelizzati travolti da guerre interne e esterne che hanno prodotto:
-massacri degli eretici
-massacri nei processi di stregoneria e nell'abuso incondizionato sulla vita delle donne
-massacri tra chiese cattoliche e protestanti
-deportazione di 11 milioni di neri d'Africa da parte della cristiana Inghilterra e abuso e violenza sul continente africano con la benedizione dei crocifissi dei missionari
-deportazione e eliminazione del 90% degli indios dell' America Latina, nonchè sfruttamento totale della ricchezza della terra e dei suoi giacimenti da parte della santissima Spagna e del
devoto Portogallo
-il costruirsi della ricchezza, del progresso, dell'emancipazione e della democrazia in Occidente ad opera del sangue e lavoro di milioni di schiavi
-la grandezza e lo splendore dell'arte cristiana commissionata dai vari principati italiani e
monarchie europee con capitali estorti alla gente comune e alla loro miseria
-il pensiero filosofico che si basa sulla Ragione e che ha prodotto analisi e speculazioni che hanno perso di vista il cuore e ne hanno potenziato l'Idea, fino a partorire principi di razza superiore e infami olocausti.
L'Europa ha sempre rinnegato Cristo, anzi per dirla con Chesterton, il cristianesimo non è mai stato applicato. Voler salvare queste radici significa ribadire che in fondo abbiamo avuto ragione, abbiamo fatto bene.
Invece, mai come ora, occorre gridare da Piazza Grande che è necessario riscrivere una nuova costituzione europea e un altra storia cristiana, quella mai nata, ancora in nuce che ha visto la potenzialità nella figura di Francesco, uomo trasversale e trascendente che aveva fatto delle rocce e degli alberi la sua casa.
Se finalmente sradichiamo la radice malsana e le connivenze attuali con i poteri forti, allora avremo l'autorizzazione a fare da lievito nella storia dei popoli.
Il Cristianesimo che non cambia per prima la Chiesa, può essere una spinta motrice per l'Europa la quale può far tesoro del passato, andare oltre, portare con sè la radice sana e rivoluzionaria del pensiero di Cristo e cambiare per prima. Perchè a guardare bene dentro le pagine, Cristo non aveva radici, nè casa, nè luogo dove posare il capo...

22 marzo 2007

Prima l'uomo poi le idee

Scandalizzarsi per le trattive con i terroristi per salvare un uomo equivale a dire che la vita di quell'uomo è barattabile per un principio assoluto, che è quello di tutte le guerre: averla vinta sul nemico, a costo di morte, fame, disperazione.
Avremmo voluto veder tornare a casa anche quei poveri afghani e vederli riabbracciare i loro amori: per questo non si può parlare di vittoria ma solo di giochi di potere e di aver la fortuna di stare dalla parte di quelli che contano. Comunque la faccenda suona sporca se non assurdamente ridicola (vedi arresto del mediatore di Emergency) e cinica: questi sono i frutti della guerra e come tali sono sempre marci.
Ci rinfacciano di aver liberato pericolosi terroristi.
Non so con quale diritto possono dire che il terrorismo talebano sia peggiore di quello occidentale con il quale i governi trattano o hanno trattato da sempre - sia esso altoatesino, basco, nord-irlandese, ecc.- e perchè si possa arrivare al tavolo delle trattative con Sinn Fein e non con un medio-orientale.
Noi italiani, pronti a gridare il nostro orrore per la violenza di uomini assassini, dimentichiamo che dormiano sotto lo stesso tetto con Mafiosi protagonisti di stragi, scioglitori nell'acido di bambini e nemici, incappucciatori e massacratori di magistrati, uomini del servizio d'ordine, donne e figli connessi. Per non citare gli istruiti e intellettuali brigatisti che hanno rivestito di "valori" il loro bisogno di sangue.
E l'America, mon dieu, vuole dissolvere i Talebani ma non ha torto un capello negli anni ai famigerati Squadroni della morte dell'America Latina, autori della sparizione di migliaia di giovani dissidenti, donne e bambini torturati e violentati.
Il talebano ti taglia la gola come un capretto, l'inglese ti piazza le bombe a grappolo che ti tagliano gola, gambe, occhi, mani ecc.
A ognuno il suo metodo, a ognuno i suoi principii di sterminio. Ma nessuno si alzi dal tavolo della storia per dire che ha qualcosa da insegnare agli altri.
Quindi se abbiamo deciso che la vita di un uomo vale più della facciata diplomatica, degli accordi, militari - in fondo quello di Mastrogiacomo non è che un risarcimento danni che l'America ci doveva dopo la strana morte di Calipari! - arriveremo gradualmente a dire che la vita di ogni uomo vale più di qualunque principio bellico?
Arriveremo ad ammettere che dietro questa ferocia e cecità delle super-potenze si nasconde la volontà di omettere un destino più crudele a cui l'umanità sarà sottoposta tra breve: l'esaurimento delle risorse petrolifere, alimentari e acquifere del pianeta terra, sconvolgimenti atmosferici e catastrofi naturali? Dunque che facciamo nel frattempo: ammazziamo tutti i deboli e meno abbienti così risparmiamo un piatto e una sorsata d'acqua per quei generali che vogliono giocare a Risiko fino alla fine...

20 marzo 2007

La bufera infernal...

...che mai non resta,
mena li spiriti con la sua rapina,
voltando e percotendo li molesta...

La notizia che nel mondo del potere si aggiri un uomo come Corona o come Mora non è affatto una notizia; quello che fa male alla gente piccola e lontana da questo mondo è che esistano in politica, nella finanza, nello sport, nei media, ogni giorno, ogni momento, tantissimi individui così facilmente ricattabili!
Ciò che scuote è comprendere in un attimo che la spirale dell'abisso non abbia mai fine e che neppure dieci Tangentopoli potrebbere ripulire ciò che è geneticamente alterato. E' uno stato di decomposizione collettivo: qui non si tratta di aver trovato una gang di mafiosi ma di aver individuato la cloaca in cui crescono e si affamano gli uomini e le donne in Italia. Per essere in tanti ad essere ricattabili, tanti coinvolti più o meno nella rosa dei potenti, dei significativi (come se una valletta da intrattenimento avesse un valore e un peso nella stora d'Italia!) bisogna allora giungere alla conclusione che sono tanti i soggetti che crescono fin da piccoli in ambienti dove tutto è lecito, dove tutto è possibile, poi con le dovute mosse arrivano ai vertici e continuano a crescere e a far fortuna a partire da quei principi iniziali.
Questo vuol dire che potere e denaro sono un connubio che in Italia porta matematicamente allo squallore etico e al trasbordare ai confini del marcio.
Dunque si comprende perchè Berlusconi ha potuto -dopo l'arricchimento dubbioso - prendere potere in Italia, perchè gentucola senza spessore sale in cattedra a fare l'opinionista, perchè a Milano come ti giri, in qualunque bar importante vai, incontri qualcuno che conosce qualcuno che ha un certo potere.
Si chiarisce bene la qualità, la stoffa di quelli che sono arrivati a farsi largo tra la folla e soprattutto la stoffa e il valore di quei cittadini italiani che li hanno rifocillati, rimpinguiti, ben pasciuti magari per uno scambio di favori.
E' un paese che non ha più niente da lasciare in eredità: la scuola diventata uno spaccato della miseria e della violenza che serpeggia in famiglia ma anche in Parlamento, dove si invoca la Costituzione ma si è persa di vista la Storia e si vive solo di storielle; la parrocchia un odierno Titanic, senza più speranza, su cui ci si aggrappa invocando la Restaurazione, le aziende uno zoo di competitivi e edonisti a gara con l'ultimo modello di vestito e conto bancario.
Sono tutti rassegnati non perchè niente cambia negli altri, quindi è inutile lottare, ma perchè tutti sono coinvolti e la coscienza non risplende nella storia personale di nessuno...a ognuno la sua parte per aver arenato il progresso di questo paese.
L'Italia come Napoli, dove arrestano interi clan famigliari coinvolti in affari di droga: specchiamoci tutti a Napoli e contempliamo i lineamenti di un paese che vive di clan famigliari, di interessi privati, di furbizia quotidiana.
Siccome dal basso non è cambiato nulla, come aspettarsi che dall'alto avvenga qualche profondo rinnovamento: quello che avviene ai vertici avviene alla base. Tuttavia chi ha più potere e soldi ha più responsabilità nel degrado collettivo.
Il Parlamento è il luogo oggi dove chi è cresciuto nella cloaca ha trovato poi pane per i suoi denti.
Mentre si azzannano a nascondere le metastasi con le leggi che proteggono la privacy di un corpo malato, mentre i più fanno finta di amare la vita e la pace nel giorno della liberazione di Mastrogiacomo, altro esempio eccellente che di politici e intelligence e soldati non abbiamo più bisogno (Strada ci basta come mediazione con l'Afghanistan!), nessuno si occupa di proteggere i giusti.
Il magistrato Colombo, uomo retto e pulito, va via, abbandona il suo ruolo di difensore della giustizia.
Ora, se si arrende Colombo, che ha gli strumenti culturali e di incarico per cambiare le cose, cosa resta di noi che vorremmo vedere il Parlamento depurato da uomini coinvolti in scandali, teatrini da cabaret, processi, alcuni dei quali molto pericolosi, ancora in corso?
Se Colombo va via, se gli uomini giusti si arrendono, se il compromesso vince sulla chiarezza, se uomini mediocri e proprio per questo cattivi possono tenere in scacco questo paese, allora non resta che seguire la via dei grandi, la via dell'esilio.
Come Dante, non resta che la denuncia e il canto doloroso, sentirsi senza patria e senza casa... la diaspora di molti che non hanno più chiese in cui pregare, nè pensieri politici da coltivare, nè istituzioni da difendere...un gregge senza pastore che troverà nella comunità umana degli ultimi, degli umiliati e offesi, la ragione del proprio esilio.

"A vizio di lussuria fu sì rotta
che libito fé licito in sua legge
per tòrre il biasimo in che era condotta". (Canto V)

19 marzo 2007

Tempo di semina

Accogliere l'imprevisto, lo sconosciuto, l'inaspettato e considerarlo il luogo dove si possa manifestare, dove si possa accedere alla rivelazione...credo che sia stato Pannikar a scriverlo.
E' così che vivo in queste ore il cambiamento degli eventi del mio e nostro futuro famigliare...qualcosa di vero e bello e buono ci sarà da costruire anche lì dove non si pensava di andare o nelle condizioni che non ci credevano di scegliere...si va incontro all' evento e lo si abbraccia e gli si dice benvenuto, entra, raccontami cosa hai da portarmi.
Comunque mi sia permesso ora di dirlo con un filo di voce, con un pò di stanchezza sulla pelle, con il sorriso che hanno i malati nelle corsie degli ospedali quando è l'ora delle visite.
Non si pretenda che vada incontro a ciò che non ho cercato, balzando come un atleta, perchè non è una corsa verso la vittoria quella che cerco ma un sostare e osservare la strada verso la saggezza.
Imparare dagli eventi e prendere appunti sul proprio diario per raccontarsi alla fine dei giorni che cosa davvero si è visto e dunque capito...
Non si pretenda che io accetti la banalità anche benevola delle parole, la storiella di Dio che chiude una porta per aprire un portone, aneddoto teresiano che fa torto a Dio. Mi sembra di aver capito che il signor Dio è un pò più serio e impegnato di un maestro di scuola che vuole metterci alla prova e pone esercizi sempre più difficili ai suoi allievi. La storia di Dio pedagogo non mi è mai piaciuta, neppure la faccenda di Dio grande occhio nascosto che osserva come un guardone la vita di ognuno. Sono descrizioni che servono alla catechesi, alla quale sono allergica, ma la vita è degna di ben altro.
Capire per esempio- parlo a me stessa - che le cose accadono e che spesso sono figlie di una energia che si muove e che riguarda il movimento di tutto, delle stesse vite che si incrociano sul percorso, dei fenomeni fuori dal controllo della volontà e dell'uomo, della natura e della terra che fanno il loro cammino. Sta a me raccogliere ogni traccia, ogni segno, ogni parte per farne un quadro e una rappresentazione, per dare coscienza alle cose, per trovare la chiave di lettura creativa. Dio è l'energia che si esprime e dirompe sulla vita, come un'esplosione e un amplesso...è libertà mia scegliere di non sottrarmi e farmi abbracciare da questo eros e fidarmi che ne scaturirà un figlio, una vita, una creazione mia, nostra.
Ma come l'amore, tutto ciò si fa al buio e in silenzio...

16 marzo 2007

Carne al macello

Lo squallore del mondo degli ominidi torna a galla sovente: dalle fognature intoppate delle strade dei Vip, emergono esalazioni che narrano della vera vita del mondo inutile che occupa ogni giorno le pagine di cronaca. Le faccende di Vallettopoli non mi convincono affatto: gira e rigira il mestolo, esce sempre la stessa pappa di nomi che fanno capo allo stesso giro che a sua volta fa capo allo stesso clan...dubbi feroci mi invandono...andatevi a leggere lo splendido articolo di Marco Travaglio - Il Grande porcello- su Cani Sciolti.

Invece mi turbano e mi scuotono le storie di altri macelli e di altri dolori: ci siamo abituati, ogni giorno sulle strade muoiono centinaia di persone di morte violenta. Il mio cuore va sempre a pezzi, io non mi abituo: anche oggi una madre con due bambine, travolte dal ferro. Io sono una madre con due bambine e spesso ho attraversato le autostrade con loro in macchina. Ogni volta prego perchè quella morte ci sia risparmiata. Oltre a essere addolorata dalla notizia, che ovviamente non è in prima pagina e non meriterà un Porta a Porta con l'analista di turno, sono arrabbiata dal tono fatalista con cui si parla in Italia della morte per incidente stradale: poveri giovani...una disgrazia... povera famiglia ecc. ecc.
In Europa si raggiungono 120.ooo morti tra le lamiere e le ferite riportate sono altrettanto drammatiche.
La scorsa settimana, mia nipote ha perso una compagna di soli 19 anni, scivolata dal motorino, schiacchiata dal camion che non è riuscito a frenare.
Invece di disegnarci la piantina di Cogne, il caro signor Insetto, come lo chiama brillantemente Travaglio, dovrebbe fare una trasmissione - se ne è capace -in cui dimostra chiaramente quale esercito di imbecilli guida in strada, senza matenere la distanza di sicurezza, i limiti di velocità, le cinture allacciate sempre, anche per andare a comprare il pane, il casco a ogni costo e quanta poca voglia di vivere e di far vivere abbiamo quando saliamo sul proiettile e lo spariamo all'impazzata sull'asfalto.
La automobile non è che un arma a nostra disposizione.

No Martini, no Church!

Arriva così come un vento di primavera la parola saggia e ponderata del Cardinal Martini...allora una parola che non ferisce, che riconcilia, che sa dialogare esiste all'interno dell'Istituzione!
Spero, come gemme che sbocciano, che queste ore portino fiori nuovi...qualcun'altro segua Martini, comincino a prendere parola e autorità coloro che sono stati messi a tacere in questi tempi.
Non c'è solo la piazza del Bernini, ci sono le migliaia di persone che si incontrano sulle piazze anonime e parlano in altri toni e annunciano altre speranze...
Trovo commovente la sua difesa della famiglia, fuori dai toni bigotti e aridi di un parlare che non conosce l'eros e la sua potenza:
"Promuovere la famiglia significa sottolineare che si tratta di un'istituzione che ha una forza intrinseca, che non è data dall'esterno, o da chissà dove. La famiglia ha una sua forza e bisogna che questa forza sia messa in rilievo, che quindi appaia la bellezza, la nobiltà, l'utilità, la ricchezza, la pienezza di soddisfazioni di una vera vita di famiglia. Bisognerà che la gente la desideri, la gusti, la ami e faccia sacrifici per essa".
Che la gente la desideri...la famiglia è andata in pezzi NON perchè avanzano i diritti degli altri che vorrebbero forme nuove di vita in comune ma è entrata in crisi nella sua essenza, nel suo significato più profondo perchè smembrati sono l'uomo e la donna: la scissione attraversa l'individuo. A incollarli in un corpo solo e in un anima sola erano i dogmi e le regole sociali. Poi il divorzio c'è venuto a dire che nessuna regola imposta dall'esterno poteva garantire una relazione, santa verità, e oggi infine la violenza, gli omicidi efferati, gli abbandoni dei piccoli, ci raccontano che l'uomo e la donna non hanno camminato abbastanza dall'era preistorica ad oggi e nel buio della loro ferocia spesso tornano a sbranarsi.
Bisogna reinventare la storia umana, un nuovo linguaggio e diversa consapevolezza che la famiglia non è un "evento" naturale, sarà naturale fare l'amore ma non è naturale affatto amare il proprio diverso e conviverci per un lungo viaggio, sarà naturale partorire figli ma non è naturale crescerli con libertà e rispetto e come una ricchezza che non ci appartenga perchè portiamo scritta la ferita di altre educazioni e di altri ambienti famigliari. E spesso i figli ereditano le nostre ferite e diventano la nostra ombra malata.
La famiglia, la più grande e difficile sfida per l'uomo e la donna, è stata data per scontata, per ovvia associazione di amminoacidi e cromosomi. Non c'è niente di naturale tra un uomo e donna che affrontano un cammino di spoliazione reciproca per dare vita ad un essere nuovo: chi ha voglia di rimettersi in discussione ogni giorno, rivedere i propri parametri, smussare le angolature, cercare nuove parole, riemergere dalle acque del rancore e della rabbia, viversi la gioia e il benessere senza aggrapparcisi come sogno romantico?
I vecchi modelli di famiglia sono finiti, falliti, azzerati, tuttavia sopravvivono non solo nel resto del mondo ma anche nel nostro immaginario, nei nostri miti, e quindi vigliaccamente nel nostro quotidiano. Crediamo di essercene liberati, di averli superati con la modernizzazione, con le lotte femministe, con i diritti sindacali, con il nuovo progresso. E ogni giorno riappaiono più feroci di prima, più sconquassati che mai, più travestiti di un falso nuovo.
La chiesa odierna dice di avere a cuore la salvezza dell'uomo ossia il vero volto che l'umanità è chiamata a esprimere di sé: dunque ricominci da capo, azzeri i suoi parametri, scavalchi la tradizione che si basa sui vecchi modelli e chieda ai laici, agli atei, ai credenti di altre vie, di darle una mano a vederci chiaro e a liberarsi del vecchio linguaggio e delle sue ambiguità.

15 marzo 2007

Vespri

E' bello l'imbrunire da guardare; fuori dalla vestrata della cucina ogni sera osservo i colori tenui del tramonto e la bellezza del cedro, albero unico e imponente del mio piccolo giardino. Ogni dettaglio della primavera parla di leggerezza e calma.
Sono calma anch'io questa sera.
Le ultime quarant'otto ore hanno mangiato anni di energia: sono arrivate notizie spiacevoli da Roma e lo choc e il caos hanno frullato la mente, ridotta a stati di panico.
Riguardano J e il suo lavoro e non dico altro, perchè qualcuno di troppo legge queste pagine e godrebbe del male di questa casa.
Ma condivido lo stato d'animo con voi che amate fermarvi su queste sponde: vi invito tutti questa sera a fermarvi qui, davanti al mio cedro, davanti alla bellezza della natura e del suo silenzio...ecco il silenzio, unitevi al mio, che ha finalmente avuto la meglio sulla parola, l'agitazione, l'angoscia.
Di fronte agli eventi che trascinano come fiumi in piena la vita spesso innocente, non resta che il silenzio e l'attesa che le cose passino e trovino una loro collocazione.
Il colore del tramonto è troppo perfetto per dar credito alle voci che parlano di negazione e bruttura...c'è altro in questa vita da amare, oltre il successo e la riuscita.
Poi questa sera ci sono le ragazze da intrattenere a tavola, da rassicurare sul domani, da abbracciare nel lettone perchè non sentano la mancanza.
C'è ancora tanto bene per cui dire grazie...quasi stavo per credere che il nero potesse prevalere su tutti i colori, così quell'amarezza che spesso accompagna i giorni di tutti, quel senso di schiacciamento che gonfia il cuore...di notte.

Su un ramo secco e arido
è fiorito un fiore
stanotte nel timore
che gli sfuggisse maggio.

Non ci contavo ormai,
lo davo per spacciato
al mio sguardo inutile.
Quasi l'avrei tagliato.

(B. Brecht)

14 marzo 2007

Padre santo

Sarà per il fatto che mi sento giù, che le disgrazie arrivano sempre a valanghe e che quindi devo attrezzarmi per una vita da slalom, sarà che i giorni passano e vedo sempre più infelici seduti sulle panchine della storia, sarà che c'è bisogno di parole sane in una società malata di logorrea demenziale, che non riesco a provare indifferenza quando parla il Santo Padre e ogni sua parola sballata può essere una sale gettato sulle ferite aperte.
Avrei tante domande da fare al caro signor Ratzinger, perchè un signore è, un uomo come tanti, con la carta d'identità e un gruppo sanguigno, un corpo in discesa come il mio ma io dal mio corpo senza forze sto ricevendo una grande lezione sulla miseria dell'uomo e la sua solitudine.
Forse il suo di corpo è troppo ben custodito e tenuto in vita da un mondo di cicisbei e cultori del sacro per non capire quanto è faticoso andare avanti ogni giorno, fare la spesa, i conti che non tornano, cercare di comprare una casa, non sul Lungotevere con vista sui monumenti romani dove l'Ici è una bestemmia, ma in periferia e anche oltre i confini di una città ormai inospitale!
Quando mi rendo conto della distanza sempre più profonda tra l'uomo di strada e il Cristo che lui rappresenta mi viene un gran dolore al petto, perchè io Cristo l'ho incontrato con i piedi sporchi d'asfalto e non so più se crediamo nella stessa persona.
E' vero che le ondate di omosessuali in giro per la città a gridare i loro diritti hanno superato il buon gusto, oltraggiato la dignità di altri, e dimostrato l'immaturità sociale che hanno nel relazionarsi al mondo "diverso" dal loro. Ma io vorrei ricordargli che se domani mattina i poveri di tutto il mondo, quelli che il Vangelo ha messo al centro della sua pastorale, si svegliassero con l'intenzione di prendersi i loro di diritti, non avrebbero cura dei nostri bei vestiti lavati e stirati e ci sarebbe una dimostrazione molto più tragica di una carnevalata. Infatti sta già avvenendo nelle strade orientali, di mondi lontani dalle belle siepi tagliate, dagli angeli dallo sguardo benevolo dei giardini su cui il signor Ratzinger si affaccia ogni giorno.
Che il buon Dio preservi la sua vita, i suoi giardini, le mani ben curate, la musica di Beethoven ma noi abbiamo da campare: facciamo già fatica a imparare l'inglese che ci serve per lavorare e non sertirci ebeti di fronte agli altri paesi, ti pare che ci mettiamo d'impegno a ristudiare il Latino?
Le messe in latino...me le ricordo al Sant'Anselmo, affascinanti e esteticamente perfette...ma il dolore, la fatica, il quoditiano, la gioia, l'amore non si possono cantare che nella propria lingua, nel proprio sangue. Capisco che un impero, come quello romano e quello inglese e quello francese, ha bisogno di una lingua comune per far sentire tutti uniti sotto lo stesso cielo, e approverei nel mondo della globalizzazione un sentire comune...tuttavia temo che il ritorno al latino significhi un atto più che liturgico per restituire sacralità alla funzione, al rito ma non alla storia della gente comune. Dietro al sacro si nasconde il magico e l'occulto, ovvero il mistero, che tornerebbe nelle mani di pochi, della casta sacerdotale, degli ispirati, dei sapienti...quegli scribi dell'epoca egiziana che conoscevano la scrittura e dunque avevano in mano il potere e il popolo!
Infine sottolineare che il Vangelo abbia in sè delle esigenze morali, sorprende me medesima che ancora leggo la versione vulgata della Buona novella...tutto posso dire del Vangelo eccetto che abbia una morale...mi perdoni la casta dei sapienti, ma Gesù se ne frega della morale, del pensare comune. A me pare che il Vangelo sprigioni un'etica sull'uomo che è oltre ogni questione morale: l'Uomo sempre e comunque, prima di ogni legge, prima della legge economica, prima delle regole politiche, prima del buon senso borghese! Certo, il Vangelo parte dai diritti naturali per andare oltre per arrivare alla prostituta e al ladrone crocifisso e parlare di Amore...
Ma con i divorziati esclusi dall'Eucarestia, non c'è più posto per ladroni e donne di malaffare ma solo per santi e puri. Allora siamo tutti occupatori abusivi di una casa di altri!
Forse non citiamo la stessa traduzione, forse non apparteniamo alla stessa radice culturale; quei cinquantamila in piazza a chiedere certezze al signor Ratzinger perchè è domenica e devono andar a mangiar fuori e non hanno tempo di mettersi a pensare di loro oppure perchè un infinito numero di povera gente chiede alla Chiesa di prendersi cura del gregge, sono confusi e dispersi e accolgono ogni insegnamento per umiltà e semplicità, tutto questo gran numero mi fa pensare che è tempo di fare la pecora nera...di uscire dal gregge, di andare per valli e monti a cercar la propria strada. E' vero ci saranno i lupi a odorare i miei passi ma qualcuno ha scritto che Lui chiuderà la 99 pecore al sicuro e mi verrà a cercare...

12 marzo 2007

Le donne

L'8 marzo è passato e ormai annoia persino le festeggiate.
Le mimose si continuano a vendere come la cioccolata, le uova di pasqua, profumi e belletti perchè così vuole l'industria.
Lo chiamano progresso e emancipazione della donna questo celebrare ogni anno i suoi diritti acquisiti...tuttavia il conto non mi torna.
Il nostro progresso vuol dire acquisizione di un altro livello di coscienza e di un nuovo modo di concepire la persona? Di una nuova antropologia?
Se guardo all'Occidente, devo riconoscere che alcune conquiste su carta sono state fatte ma le dichiarazioni politiche possono essere trovate pubblicitarie per la catarsi della propria storia nazionale e per liberarsi dal ricordo del crimine: penso ai diritti del popolo nero in America e a come sta ancora malconcio il popolo nero nella democratica America. Penso al gran parlare dell'accoglienza e dei diritti dei popoli, dell'intercultura, dell'integrazione e la vera faccia dell'esclusione sociale e della differenza tra cittadini di serie a e b in questa stessa Italia. Penso alle Chiese tutte nel mondo che predicano amore e pace ma assumono su se stesse per prime la schizoide separazione tra il maschile e femminile dopo che parlano di persona di Cristo, di Dio madre, dell'unione tra lo ying e lo yang, della dea Shiva ecc. ecc.
Così penso anche alle donne che la tecnologia ha "liberato" dalla schiavitù, regalando loro lavastoviglie e lavatrici per poi accettare senza troppo dolore di vivere in equilibrio precario tra lavoro, spesa, bambini, relazioni sociale e...prozac.
In ufficio, in casa, nei ministeri, ancora esiste una differenza di genere piuttosto acuta: calcolare quante donne dirigono un giornale che non sia un giornaletto di merletti e vestiti... si sa è una vecchia storia. Inutile parlare del rapporto tra i media e la donna: segno perverso di una dignità femminile ancora tutta da acquisire. Ho già scritto un post a riguardo.
Senza arrivare a Dolce&Gabbana che francamente non meritano tutta questa fanfara, sono la sconfitta del rispetto della diversità, proprio loro che dovrebbero avere a cuore i diritti di tutti, ma la pubblicità, il cinema, gli spettacoli in Tv raccontano che cosa è la sessualità e che disvalore acquisisce nell'immaginario collettivo.
Allora le donne non vanno perse di vista, prima che vengano relegate all'angolo delle cose passate, già superate, argomento inutile. Il prossimo 8 marzo bisognerebbe parlare -noi donne- delle altre che abitano altrove e che sono nell'80% della popolazione al di sotto di un dollaro al giorno.
Non ci sono solo i Talibani e l'Iraq con i loro veli e le loro lapidazioni, beninteso. In Sicilia come in Veneto, ancora si ammazzano le donne per gelosia e ancora si stuprano le donne per overdose di fallocentrismo e le notizie non fanno più rumore mentre le vittime restano devastate in maniera irreversibile. Tuttavia bisognerebbe riportare in superficie il mondo sommerso dove accadono le più atroci delle ingiustizie, cosa accade in un mondo come l'India, per esempio, paese in crescita economica, premiato agli Oscar con il suo Bollywood e terra custode di una bomba atomica. Insomma terra dove soldi-progresso-tecnologia fanno illudere di aver scavalcato secoli di disparità e abusi sui deboli. Da un articolo del Guardian di febbraio - India's missing girls - leggo sconvolta della sparizione annuale di 930.000 feti di femmine, di varia grandezza. Le famiglie indiane preferiscono i maschi che assicurano il nome, l'eredità, la protezione ai genitori anziani. Esperti hanno calcolato che l'India ha perso 10 milioni di femmine in vent'anni. Abortire in India è illegale tuttavia la legge non cancella una angoscia atavica: le femmine sono una disgrazia.
E le madri che eliminano questi feti o abbandonano bambine lo sanno bene. Le ragazze vengono vendute per matrimoni forzati per essere frequentemente solo forza lavoro e funzione sessuale; la ragazza da sposata porta la dote che una volta era un braccialetto d'oro, oggi è una lavatrice, un frigorifero, vacanze all'estero, macchine...insomma beni che portano la famiglia della sposa sul lastrico.
Ci sono delle leggi che condannano anche questo modello di relazione tra famiglie ma le leggi in Europa hanno fermato gli stupri? E mentre l'India continua a essere una potenza tecnologica, i valori non cambiano: così le multinazionali che vendono macchine per ecografie fanno affaroni e le ragazze espurgano le loro bimbe per fermare il gioco di società.
Si chiama schizofrenia, distruzione del tessuto sociale ed è sempre esistito solo che oggi la tecnica accellera il processo di distruzione di massa.
Noi donne d'occidente, quando ospitiamo nelle nostre nazioni, nelle città, nelle scuole le ragazze del Punjabi, del Pakistan, dell'Iran, dell'Afghanistan dovremmo guardare con profonda complicità questo femminile ferito e abusato e lavorare con loro ogni giorno, a partire dalle case, dai figli maschi, per una consapevolezza che orde di maschi violenti, senza guida, sottoacculturati, vuoti di disperazione possono affacciarsi dovunque ai confini di ogni popolo. Dobbiamo lavorare con queste donne per inventare una nuova agricoltura così come avvenne nella preistoria: seminare una diversa coscienza nel cuore dell'uomo.
E' necessario partire da qui, dalla regole di casa nostra...l'immigrazione è una ricchezza per un fiume di vittime ma anche per quel 20% che si aggira tra shopping inutili e affari e che ha perso di vista se stessa e la sua dignità mentre passa indifferente di fronte al calendario pornografico appeso in camera di suo figlio!

11 marzo 2007

Mestizia

J è partito. Si è trasferito a Roma.
Sono tredici anni che siamo sposati ma ogni partenza sua è un piccola ombra sulla delizia del vivere insieme; non cade il mondo, non è per sempre, lo fanno in tanti a vivere separati per ragioni di lavoro, ma il fatto è che noi non siamo " i tanti" e non ritrovarsi la sera tra le coperte morbide e l'allegria di essere ancora vivi e ancora insieme, ci lascia persi.
Aspettare la sera senza J che torna è come stare in compagnia senza un buon bicchiere di vino...decantare una coppa di Brunello, caldo e corposo, accendersi una sigaretta davanti al camino, respirare l'odore dei ceppi...questo è gustare J e il suo sorriso.
La sera è malinconica senza un'attesa.
Allora so già cosa farò: mi siederò in un angolo della mia stanza, dove da tempo ho collocato una icona e una candela, e nella luce fioca chiuderò gli occhi e chiederò al mio angelo di portargli un bacio e di cullarlo prima del sonno. Non sarà certo questa carne a impedirmi di raggiungere il cuore dell'altro.
A J che affronta un nuovo percorso e un nuovo ambiente di lavoro, che porta con sé la tristezza di una esperienza milanese che lo ha ferito e la speranza di essere rimasto fedele a se stesso, una poesia di Yates che ho già riportato da qualche parte e che vorrei scritta sui muri della mia casa:

When you are old and grey and full of sleep
And nodding by the fire, take down this book
And slowly read, and dream of the soft look
Your eyes had once and of their shadows deep;

How many loved your moments of glad grace,
And loved your beauty with love false and true,
But one man loved the pilgrim soul in you,
And loved the sorrows of your changing face,

And bending down beside the glowing bars,
Murmur, a little sadly, how Love fled
And paced upon the mountains overhead
And hid his face amid a crowd of stars.

9 marzo 2007

Dicotomie

Sono molto confusa, da giorni.
Cerco di muovermi tra le faccende italiane di queste ultime ore, le notizie che arrivano dai giornali, le vicende di politica estera che ci riguardano più di quanto potevamo far finta di credere, con uno sguardo aperto a capire dove sia davvero la porta d'uscita, il punto di fuga per superare tutte le contraddizioni e le divisioni. Ho scritto dei post, ma non sono convinta di aver trovato una risposta univoca. Non ne sono capace.
Non ho idee confuse su dove sia la risposta alle grandi domande: la verità è semplice.
Quello che trovo difficile è il suo compimento storico che deve tener conto di tanti bisogni.
La guerra è uno scandalo, eppure mi sono trovata a dire che in questo momento sarebbe scandaloso anche far crollare questo governo, per portare via come si dovrebbe le armi nostre che a nome nostro eserciteranno un dominio che non abbiamo scelto, noi elettori di questo governo, e lasciare poi l'Italia frantumata dagli umori di gente insoddisfatta e disposta a fare tutte le guerre italo-americane pur di avere un governo macho e senza troppa dialettica in Parlamento...la massa si stanca presto delle grandi dispute e pensa al pane.
Tuttavia mi rendo conto di avere delle umane simpatie e sarei pronta a perdonare Turigliatto per il suo martirio in nome della pace ma non sarei disposta a versare una lacrima per Mastella se boicotta ogni dialogo civile sui dico e apre una nuova crisi.
Ho speranza che a forza di dialogo e pressioni, spinte e controspinte, passerà nella coscienza il bisogno di costruire una politica che abbracci le grandi questioni etiche con un cuore davvero convertito alle nostre ragioni. Sono una romantica perduta.
Poi mi ricordo cosa è stata la storia fino ad oggi, soprattutto la nostra piccola storia di provincia italiana, e il mio romanticismo inacidisce in sarcasmo. Mi feriscono come vere le parole di Cedolin, pubblicate oggi su Cani Sciolti, che descrivono senza mezze misure quale sia il gioco dei politici:" l'unica posizione a ricevere sempre l'unanime appoggio del parlamento è quella di grandi poteri economici e finanziari nazionali ed internazionali dei quali l'intera classe politica è servile e fedele dipendente"(La guerra mette tutti d'accordo). Quindi politici che serviranno gli interessi dei cittadini non ne troveremo mai nè a destra, nè a sinistra, nè altrove... e anche questo è ineluttabile come la guerra, la violenza alle donne, gli abusi ai bambini?
Mi sento spaccata come persona e cittadina, la mediocrità dei politici non capirà mai abbastanza quanto male procura alle coscienze ma vorrei aggrapparmi ancora alla fiducia che mi viene dall'energia nascosta negli anfratti dell'esistenza: da qualche parte, qualcosa si muove, la realtà cambia. Non tutto è marcio e non tutto è perduto; c'è ancora qualcuno che fa politica e lo fa spinto dall'amore per l'uomo e i suoi diritti?
Qualcuno di voi che legge, conosce e sa, mi aiuti a capire, porti la lanterna per un pò e mi faccia strada...

7 marzo 2007

Milano viva

Ho attraversato la Valassina a cuor leggero, ieri l'altro: so bene che sto per andarmene e allora tutto il grigiore del suo cemento colato non mi riguarda più.
Ho attraversato Milano con fatica sotto la pioggia e le strade affollate ma avevo nel cuore il calore e l'allegria dell'ora successiva: avrei preso un aperativo con J, avremmo giocato per qualche momento il ruolo dello yuppie o dello wasp nella milano-da-bere, con l'ironia e la leggerezza del turista (perchè quando giriamo insieme per negozi e bar italiani ci sentiamo entrambi terribilmente inglesi, mentre nella campagna britannica per anni abbiamo vissuto tutte e due da italiani emigrati, con pomodoro e basilico fresco!).
Ma il vero motore della serata è stato l'appuntamento presso il Conservatorio per ascoltare Raimon Panikkar. Questo filosofo è la sintesi della saggezza occidentale e orientale e porta con sè quel linguaggio di pace e interculturalità che lo rende agli occhi di molti una voce profetica: sfogliare le pagine dei suoi scritti mi riconcilia con la vita e mi sostiene nella ricerca.
C'erano centinaia di persone, non tutti sono riusciti ad entrare: ci siamo così accocolati sulle scale di marmo all'esterno, per seguire la conferenza da un amplificatore. Uomini e donne di ogni età, molti con la ventiquattr'ore appena usciti dall'ufficio, belle ragazze trendy, anziani distinti : li ho contemplati tutti, commossa.
C'è fame di nuove parole, c'è fame di pace e voglia di altre voci...siamo in tanti e usciamo allo scoperto anche nella gelida Milano, anche con gli abiti che parlano di eccessivo benessere, un fiume di gente che non vuole tuttavia seguire il corteo dell' ovvio conformismo
Tre principii ha enunciato Panikkar, semplici e profondi come la bellezza autentica:
la pace non è frutto della vittoria. Non si tratta di vincere ma di convincere l'altro delle mie ragioni.
La pace è scoperta dell'armonia del diverso. La sinfonia delle diversità non si conquista con la Ragione ma con il cuore che ha la forza dell'intuizione.
La pace produce come frutto il perdono. Perdonare è creare di nuovo, oltre il rimorso e la colpa.

Siamo tornati a casa con una chiarezza nel cuore, unico luogo dove dimora la saggezza.
La nostra storia attuale non si cambia solo con le riforme e le votazioni, con gli slogan e con le idee.
Si cambia da dentro, nell'aderire ad un nuovo pensiero e un diverso sentire...quella lunga fila in attesa a Milano, mi ha fatto sognare!

5 marzo 2007

Prima che il gallo canti...

Ecco, torniamo alla realtà.
Torniamo all'Afghanistan e ai morti di oggi, ai bambini e alle madri falciate dai mitra di quei ragazzi americani che non hanno più volto, nè storia, che non sono più niente se non dead men walking, anche se sopravviveranno ai massacri.
La disperazione delle vittime non troverà consolazione e il varco tra i due mondi si allarga fino al non ritorno...
Non c'è nient'altro da capire da parte dei politici, non ci sono altre tavole rotonde da farsi: la guerra non trova più giustificazioni nel terzo millennio.
Chi la pratica e chi l'appoggia, chi la tollera e chi la evoca si allontana dal sentire sempre più diffuso della gente e dei popoli tutti.
Amos Oz, ieri da Fazio, diceva proprio questo riguardo al conflitto israeliano-palestinese: i due popoli riconoscono che non c'è altra strada che la convivenza. Sono i politici che non lo hanno ancora capito.
Un varco dunque tra politici e popoli, tra istituzioni e movimenti, tra aggressori e aggrediti, tra chi agisce e chi subisce; tuttavia la mia speranza è che il governo attuale, in Italia, non abbia chiuso completamente l'orecchio all'ascolto...
Mi rivolgo ai politici di estrazione cattolica che si sono definiti - soprattutto in questi ultimi tempi- adulti e laici.
Nella stanza di meditazione che il sano e riconciliato Bertinotti intende dedicare ai parlamentari, inviterei questi politici a ritirarsi lì ora come luogo interiore e di prendere in mano il passo del Vangelo - libro universale come i Veda o i Digha-Nikaya -sulla Trasfigurazione.
Il soggetto è l'umanità di Gesù trasfigurata sul monte Tabor, tra Mosè e Elia: il primo simbolo della Legge, delle regole istituzionali; il secondo simbolo della Profezia, dello spirito libero.
Dunque l'umanità si eleva a livelli superiori e acquisisce luce nel suo cammino quando si incontra nel varco tra la storia e la profezia.
In queste ore difficili, guardo ai movimenti nostri (No war, Vicenza, ecc ma anche il popolo dei diritti civili, umani, dell'ambiente) come la profezia che illumina le faccende di politica interna e estera e non la "pancia" di un paese che si muove sotto la spinta dell'emozione.
I movimenti hanno bisogno della fattualità di un governo e della sua concretezza ma negare a queste voci una identità di "coscienza profonda", relegarli ai margini dell'anarchia fino a temere che si tramutino in forze irrazionali e violente significa aver colpito la vitalità, la creatività e l'intuizione che sono figlie della più autentica coscienza.
L'Istituzione ha bisogno di questa anima per fare un salto di qualità altrimenti resta priva di forza, burocrate, funzionale a se stessa e al suo potere (vedi Pilato).
Se fossi un politico chiederei ai movimenti allora di continuare a ondeggiare come il vento di Elia tra le pagine di questa storia attuale e di aiutare il governo a trovarvi ispirazione e originalità nelle scelte.
Credo che con questo stato d'animo Alex Zanotelli abbia chiesto a tutti gli uomini di pace di restare con questo governo per procedere verso un nuovo umanesimo.
L'unica strada percorribile è questa sebbene non sia stata mai coronata dal successo:da sempre la storia finisce o meglio si inabissa su un patibolo e sappiamo bene come.
Noi visionari continuiamo a ricordare il Monte Tabor e ad attendere...prima che il gallo canti!

2 marzo 2007

La terza via

Va bene, ha vinto Michelle.
Nonostante la lunga lista di parenti, nipoti, amici, vicini di casa ecc. ecc. fedelmente incollati sul canale dell'Infedele...Sanremo è nell'immaginario collettivo come le Twin Towers!
Ma io sono contenta di aver dato una mano a Gad -o Gard come lo chiamava Curzi- perchè il successo non si sposa sempre con il valore: e questo lo dico pensando anche all'Italia tutta il cui volto mi si presentava davanti agli occhi alle 17 di sera in versione Parlamento. La crisi di Prodi...
Mentre parlava la Finocchiaro, ho immaginato al suo posto la Santanchè e ho pregato il buon Dio di aver pietà di noi ancora per qualche giorno!
Aprivo con J poi il prosecco, felice di veder sopravvivere il governo al Senato e di celebrare una serata che sarebbe stata comunque la più commovente della mia vita.
Non vi racconto tutte le telefonate a mezzanotte e i messaggi di abbracci e consensi perchè me li sto gustando in privato come una trancio di cioccolata fondente ma vi racconto le mie stravaganti associazioni tra il Governo e il Cancro.
La malattia si affronta in vari modi e l'avete ascoltato dagli interventi; il più comune è il metodo Fallaci, guerrafondaio e di opposizione. Oppure la variante solipsistica, dell'uomo davanti all'inevitabile, del sentimento di assolutizzazione e potenziamento dell'evento.
Io ho scelto la terza via.
La voglio battezzare "la via Terzani": una via di ascolto, dialogo, ridimensionamento, accesso all' "oltre".
Ecco, se fossi stata una parlamentare avrei utilizzato questa metafora, soprattutto rivolgendomi a Turigliatto e altri. Il paese è malato.
Tutto l'organismo è coinvolto; riguarda anche le destre che hanno trascurato le metastasi se non addirittura contribuito alla loro estensione.
Ho assorbito la Finanziaria come una chemio: cura inevitabile. Quelle omeopatiche non funzionano. Mi sono vista portar via i diritti di Vicenza, che ho tentato fino all'ultimo di proteggere perchè era giusto e suo diritto, come mi sono vista asportare un seno e costretta a convivere con la ferita. Ho guardato alla crescita dei costi, alle contestazioni sulle liberalizzazioni come lo sbalzo dei miei valori di emoglobina e leucociti.
Ho dovuto aspettare tre anni per uscire fuori dagli effetti della chemio. E ancora barcollo di stanchezza. Ma il mio corpo è messo al sicuro, per ora. Tutti i valori sono tornati in ordine: niente più sbalzi e anemie pericolose. Solo le metastasi sono state asportate come quella omicida cultura del qualunquismo menefreghista e del tornaconto personale. Ho dovuto aspettare tre anni non nove mesi.
Non si deve perdere di vista l'insieme, non si deve credere che il corpo sopravviverà senza l'aiuto di ogni parte dell'organismo. E' vero che esiste una coscienza individuale ma esiste anche una coscienza collettiva quella che mi fa dire sempre "noi "invece di "io": la coscienza che mi costringe a ritenere giusto un diritto riconosciuto alle persone dello stesso sesso che vogliono convivere anche se io incarno l'amore eterosessuale; coscienza che mi fa appoggiare questo governo anche se le richieste dei movimenti sono fondamentali ma poi i movimenti tornano a casa, diventano di nuovo individui che cercano un lavoro, che pagano le tasse, che vogliono risolvere la precarietà.
La terza via è quella del dialogo ma anche della purezza d'animo e d'intenti.
Solo questo chiederei al dottor-Prodi e alle sue cure.
Non aiutare l'organismo in difficoltà, consumarsi dietro estenuanti lotte per salvare i principii senza osservare con dolore la realtà dei fatti, significa abbandonare il corpo a se stesso e al suo caos ormonale.
Essere fedele al partito è come dichiarare fedeltà ad una multinazionale e ai suoi entroiti. Invece essere fedele ad un programma di governo che è il più vicino alla guarigione significa aver sognato altro: aver amato un paese che non ha mai conosciuto lo splendore e le piccole vite che compongono la forza vera di questa Italia.