14 marzo 2007

Padre santo

Sarà per il fatto che mi sento giù, che le disgrazie arrivano sempre a valanghe e che quindi devo attrezzarmi per una vita da slalom, sarà che i giorni passano e vedo sempre più infelici seduti sulle panchine della storia, sarà che c'è bisogno di parole sane in una società malata di logorrea demenziale, che non riesco a provare indifferenza quando parla il Santo Padre e ogni sua parola sballata può essere una sale gettato sulle ferite aperte.
Avrei tante domande da fare al caro signor Ratzinger, perchè un signore è, un uomo come tanti, con la carta d'identità e un gruppo sanguigno, un corpo in discesa come il mio ma io dal mio corpo senza forze sto ricevendo una grande lezione sulla miseria dell'uomo e la sua solitudine.
Forse il suo di corpo è troppo ben custodito e tenuto in vita da un mondo di cicisbei e cultori del sacro per non capire quanto è faticoso andare avanti ogni giorno, fare la spesa, i conti che non tornano, cercare di comprare una casa, non sul Lungotevere con vista sui monumenti romani dove l'Ici è una bestemmia, ma in periferia e anche oltre i confini di una città ormai inospitale!
Quando mi rendo conto della distanza sempre più profonda tra l'uomo di strada e il Cristo che lui rappresenta mi viene un gran dolore al petto, perchè io Cristo l'ho incontrato con i piedi sporchi d'asfalto e non so più se crediamo nella stessa persona.
E' vero che le ondate di omosessuali in giro per la città a gridare i loro diritti hanno superato il buon gusto, oltraggiato la dignità di altri, e dimostrato l'immaturità sociale che hanno nel relazionarsi al mondo "diverso" dal loro. Ma io vorrei ricordargli che se domani mattina i poveri di tutto il mondo, quelli che il Vangelo ha messo al centro della sua pastorale, si svegliassero con l'intenzione di prendersi i loro di diritti, non avrebbero cura dei nostri bei vestiti lavati e stirati e ci sarebbe una dimostrazione molto più tragica di una carnevalata. Infatti sta già avvenendo nelle strade orientali, di mondi lontani dalle belle siepi tagliate, dagli angeli dallo sguardo benevolo dei giardini su cui il signor Ratzinger si affaccia ogni giorno.
Che il buon Dio preservi la sua vita, i suoi giardini, le mani ben curate, la musica di Beethoven ma noi abbiamo da campare: facciamo già fatica a imparare l'inglese che ci serve per lavorare e non sertirci ebeti di fronte agli altri paesi, ti pare che ci mettiamo d'impegno a ristudiare il Latino?
Le messe in latino...me le ricordo al Sant'Anselmo, affascinanti e esteticamente perfette...ma il dolore, la fatica, il quoditiano, la gioia, l'amore non si possono cantare che nella propria lingua, nel proprio sangue. Capisco che un impero, come quello romano e quello inglese e quello francese, ha bisogno di una lingua comune per far sentire tutti uniti sotto lo stesso cielo, e approverei nel mondo della globalizzazione un sentire comune...tuttavia temo che il ritorno al latino significhi un atto più che liturgico per restituire sacralità alla funzione, al rito ma non alla storia della gente comune. Dietro al sacro si nasconde il magico e l'occulto, ovvero il mistero, che tornerebbe nelle mani di pochi, della casta sacerdotale, degli ispirati, dei sapienti...quegli scribi dell'epoca egiziana che conoscevano la scrittura e dunque avevano in mano il potere e il popolo!
Infine sottolineare che il Vangelo abbia in sè delle esigenze morali, sorprende me medesima che ancora leggo la versione vulgata della Buona novella...tutto posso dire del Vangelo eccetto che abbia una morale...mi perdoni la casta dei sapienti, ma Gesù se ne frega della morale, del pensare comune. A me pare che il Vangelo sprigioni un'etica sull'uomo che è oltre ogni questione morale: l'Uomo sempre e comunque, prima di ogni legge, prima della legge economica, prima delle regole politiche, prima del buon senso borghese! Certo, il Vangelo parte dai diritti naturali per andare oltre per arrivare alla prostituta e al ladrone crocifisso e parlare di Amore...
Ma con i divorziati esclusi dall'Eucarestia, non c'è più posto per ladroni e donne di malaffare ma solo per santi e puri. Allora siamo tutti occupatori abusivi di una casa di altri!
Forse non citiamo la stessa traduzione, forse non apparteniamo alla stessa radice culturale; quei cinquantamila in piazza a chiedere certezze al signor Ratzinger perchè è domenica e devono andar a mangiar fuori e non hanno tempo di mettersi a pensare di loro oppure perchè un infinito numero di povera gente chiede alla Chiesa di prendersi cura del gregge, sono confusi e dispersi e accolgono ogni insegnamento per umiltà e semplicità, tutto questo gran numero mi fa pensare che è tempo di fare la pecora nera...di uscire dal gregge, di andare per valli e monti a cercar la propria strada. E' vero ci saranno i lupi a odorare i miei passi ma qualcuno ha scritto che Lui chiuderà la 99 pecore al sicuro e mi verrà a cercare...