16 marzo 2007

No Martini, no Church!

Arriva così come un vento di primavera la parola saggia e ponderata del Cardinal Martini...allora una parola che non ferisce, che riconcilia, che sa dialogare esiste all'interno dell'Istituzione!
Spero, come gemme che sbocciano, che queste ore portino fiori nuovi...qualcun'altro segua Martini, comincino a prendere parola e autorità coloro che sono stati messi a tacere in questi tempi.
Non c'è solo la piazza del Bernini, ci sono le migliaia di persone che si incontrano sulle piazze anonime e parlano in altri toni e annunciano altre speranze...
Trovo commovente la sua difesa della famiglia, fuori dai toni bigotti e aridi di un parlare che non conosce l'eros e la sua potenza:
"Promuovere la famiglia significa sottolineare che si tratta di un'istituzione che ha una forza intrinseca, che non è data dall'esterno, o da chissà dove. La famiglia ha una sua forza e bisogna che questa forza sia messa in rilievo, che quindi appaia la bellezza, la nobiltà, l'utilità, la ricchezza, la pienezza di soddisfazioni di una vera vita di famiglia. Bisognerà che la gente la desideri, la gusti, la ami e faccia sacrifici per essa".
Che la gente la desideri...la famiglia è andata in pezzi NON perchè avanzano i diritti degli altri che vorrebbero forme nuove di vita in comune ma è entrata in crisi nella sua essenza, nel suo significato più profondo perchè smembrati sono l'uomo e la donna: la scissione attraversa l'individuo. A incollarli in un corpo solo e in un anima sola erano i dogmi e le regole sociali. Poi il divorzio c'è venuto a dire che nessuna regola imposta dall'esterno poteva garantire una relazione, santa verità, e oggi infine la violenza, gli omicidi efferati, gli abbandoni dei piccoli, ci raccontano che l'uomo e la donna non hanno camminato abbastanza dall'era preistorica ad oggi e nel buio della loro ferocia spesso tornano a sbranarsi.
Bisogna reinventare la storia umana, un nuovo linguaggio e diversa consapevolezza che la famiglia non è un "evento" naturale, sarà naturale fare l'amore ma non è naturale affatto amare il proprio diverso e conviverci per un lungo viaggio, sarà naturale partorire figli ma non è naturale crescerli con libertà e rispetto e come una ricchezza che non ci appartenga perchè portiamo scritta la ferita di altre educazioni e di altri ambienti famigliari. E spesso i figli ereditano le nostre ferite e diventano la nostra ombra malata.
La famiglia, la più grande e difficile sfida per l'uomo e la donna, è stata data per scontata, per ovvia associazione di amminoacidi e cromosomi. Non c'è niente di naturale tra un uomo e donna che affrontano un cammino di spoliazione reciproca per dare vita ad un essere nuovo: chi ha voglia di rimettersi in discussione ogni giorno, rivedere i propri parametri, smussare le angolature, cercare nuove parole, riemergere dalle acque del rancore e della rabbia, viversi la gioia e il benessere senza aggrapparcisi come sogno romantico?
I vecchi modelli di famiglia sono finiti, falliti, azzerati, tuttavia sopravvivono non solo nel resto del mondo ma anche nel nostro immaginario, nei nostri miti, e quindi vigliaccamente nel nostro quotidiano. Crediamo di essercene liberati, di averli superati con la modernizzazione, con le lotte femministe, con i diritti sindacali, con il nuovo progresso. E ogni giorno riappaiono più feroci di prima, più sconquassati che mai, più travestiti di un falso nuovo.
La chiesa odierna dice di avere a cuore la salvezza dell'uomo ossia il vero volto che l'umanità è chiamata a esprimere di sé: dunque ricominci da capo, azzeri i suoi parametri, scavalchi la tradizione che si basa sui vecchi modelli e chieda ai laici, agli atei, ai credenti di altre vie, di darle una mano a vederci chiaro e a liberarsi del vecchio linguaggio e delle sue ambiguità.