11 marzo 2007

Mestizia

J è partito. Si è trasferito a Roma.
Sono tredici anni che siamo sposati ma ogni partenza sua è un piccola ombra sulla delizia del vivere insieme; non cade il mondo, non è per sempre, lo fanno in tanti a vivere separati per ragioni di lavoro, ma il fatto è che noi non siamo " i tanti" e non ritrovarsi la sera tra le coperte morbide e l'allegria di essere ancora vivi e ancora insieme, ci lascia persi.
Aspettare la sera senza J che torna è come stare in compagnia senza un buon bicchiere di vino...decantare una coppa di Brunello, caldo e corposo, accendersi una sigaretta davanti al camino, respirare l'odore dei ceppi...questo è gustare J e il suo sorriso.
La sera è malinconica senza un'attesa.
Allora so già cosa farò: mi siederò in un angolo della mia stanza, dove da tempo ho collocato una icona e una candela, e nella luce fioca chiuderò gli occhi e chiederò al mio angelo di portargli un bacio e di cullarlo prima del sonno. Non sarà certo questa carne a impedirmi di raggiungere il cuore dell'altro.
A J che affronta un nuovo percorso e un nuovo ambiente di lavoro, che porta con sé la tristezza di una esperienza milanese che lo ha ferito e la speranza di essere rimasto fedele a se stesso, una poesia di Yates che ho già riportato da qualche parte e che vorrei scritta sui muri della mia casa:

When you are old and grey and full of sleep
And nodding by the fire, take down this book
And slowly read, and dream of the soft look
Your eyes had once and of their shadows deep;

How many loved your moments of glad grace,
And loved your beauty with love false and true,
But one man loved the pilgrim soul in you,
And loved the sorrows of your changing face,

And bending down beside the glowing bars,
Murmur, a little sadly, how Love fled
And paced upon the mountains overhead
And hid his face amid a crowd of stars.

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

thank-you my love

J

13/3/07 16:51  

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