29 aprile 2009

Come ammazzare la Resistenza

L'avvelenamento della Storia prosegue attraverso l'amianto di parole bugiarde.

Il Pd si autoflagella imponendo a se stesso uno stile mite nei confronti del sistema monarchico e autorefenziale che ci governa da tempi jurassici e così, oggi, è costretto a condividere l'unica memoria non condivisibile, la Resistenza, con quel fascismo violento e cupo che inquina da sempre ogni speranza di liberazione.

Tuttavia, il vero orrore non risiede là, oggi.

Le Resistenza trova la sua negazione a Castelvolturno dove il sindaco Francesco Nuzzo è costretto a dimettersi dopo giorni infiniti di coraggio e opposizione alla camorra:il suo fiato appestato, Nuzzo, se lo è sentito dietro il collo ogni giorno e ogni ora. Tanto consapevole del pericolo, da rinunciare alla scorta. Fiero, dignitoso, umano ha resistito fino alla fine.

Il colpo al cuore è arrivato lo stesso.

Non dalla camorra ufficiale ma dalla "camorrina" ovvero dal virus di febbre suina che vive e prolifera nell'organismo italiano ed è stile unico di una politica e di un pensiero, presente in ogni individuo esposto al potere.
Nuzzo ha denunciato che a sfibrarlo siano stati proprio di suoi collaboratori, gente del Pd che si è alleata in parte con la destra per far arenare il progetto del Sindaco sull'immigrazione, dopo la mattanza di africani da parte della camorra.
A togliergli l'ossigeno sono stati gli amici del partito, gli interessi di parte, la pressione squallida per raccomandare mogli e parenti e figli. A deluderlo è stato l'aver intravisto il camorrista che è in loro.

Si è dimesso ed è solo. Ora è un bersaglio facile per chi vuole eliminarlo.

Eppure, questa mattina i giornali parlano di Veronica Lario: la telenovelas vale più della realtà.
Nuzzo che non ha mai fatto male a nessuno, che non critica il potentato lombardo e poi però vive dei suoi soldi e della sua fortuna ma lo nega con un comportamento onesto e con mettersi in prima fila a proteggere quel che resta dell'umano, ebbene Nuzzo ha meritato un trafiletto sui giornali nazionali di opposizione.

Quanto contano coloro che vivono e muoiono per resistere al male?

Un vero atto d'amore verso i morti del 25 aprile sarebbe andare a scovare dove si nasconde il fascismo nelle sue forme preistoriche ed estirparlo da se stessi.
La Resistenza è anche stanare il nemico in casa, il traditore che ci portiamo dentro, il collaborazionista con l'Usurpatore che occupa i territori, la politica, la finanza contro lo Stato inteso come popolo, diritto, bene comune.

Il Pd piange i partigiani ma si imbratta la bandiera con gente senza anima e senza stato.
Qual'è allora la differenza tra Pd e Pdl?

Poca, a causa di quella L che nel Pd viene tradita ogni volta che si assumono nei circoli e nella squadra gente dalle mani impastate di merda e che nel Pdl, in condice P2, significa Liberticidio, Liquame, Lerciume: anima nera che muove gli interessi dei potentati e i conti bancari e che ha schifo dell'uomo e dei suoi bisogni primari vedi casa, lavoro, scuola, permesso di soggiorno, dignità, ricoscimento politico e via fino nell'abisso.

Omaggio ai morti, autentica celebrazione del 25 aprile, è portare alla luce l'operato di uomini come Nuzzo, dare risalto al loro lavoro, segnalarlo come esempio per i giovani in attesa di speranze, pubblicare i nomi di chi non è degno di chiamarsi democratico e di sinistra e cancellarli dalla politica, ripulire la trave che è nel proprio occhio prima di additare il peccato dell'altro.

Le commemorazioni piacciono ai politici, i morti portano voti, le disgrazie sono una fortuna per investirci immagine e soldi, il dolore è un collante per dare un palco alle anime religiose e alle madonne.
L'opposizione non si è ancora opposta a tutto questo degrado.

Nuzzo è solo.
Scelgo di fargli compagnia.

23 aprile 2009

Rita e il vecchio

I cento anni della Montalcini sono un trionfo della resistenza della mente quando essa è ricca e nobile e al servizio della collettività.
Gli -anta del vecchietto al potere del suo Governo sono un trionfo della degenerazione della mente quando è lasciata ai suoi sogni deliranti e all'autismo dell'anima.
Due modi di invecchiare e di vivere ovvero due modelli da osservare.

In Italia, per ora, ha prevalso il vecchio sulla bellezza e la grazia della prima.

La maggioranza si è riconosciuta per lungo tempo nel delirio: gli italiani scelgono di essere educati fin dall'infanzia al disprezzo della loro autonomia e al bisogno di un tutore da cui dipendere per mangiare e vivere che sia prete o padre.
Bisogna per forza avere una percezione di sé distorta e avvilita se si sceglie come modello di rappresentanza un uomo e una classe politica che nasconda istinti padronali, misogini, fallocentrici e culturalmente limitati.

Gli italiani che seguono il vecchio patriarca da telenovelas hanno coltivato il gusto della dipendenza, direi patologica verso colui che ti accarezza e poi ti violenta.
L'Italia è una fazenda e c'è chi è disposto a lavorare la terra e obbedire al padrone pur di avere da mangiare: il paese delle piccole cose che ancora rimpiange il mito dell'emigrante buono!

Non mi sorprende che il suo pubblico sia composto di donne anziane cresciute con il culto del padre e dei bei tempi del fascio, delle casalinghe che in genere affidano la loro crescita alla "prova del cuoco" sempre per un'innata disistima di se stesse, dei giovani rampanti che non hanno mai conosciuto la lotta per la conquista dei diritti essendogli serviti fin dalla culla come corredino e ora, sul punto di perderli, preferiscono fregarli al letto del vicino, della middle-class che si è arricchita tra evasioni e condoni e segue chiunque gli garantisca il portafoglio.
Chi sono dunque quelle persone che scenderanno in strada a condividere con il vecchio il 25 aprile come giorno della liberazione dall'evoluzione del pensiero, dalla vita adulta, dai valori per i quali sono morti e muoiono ogni giorno uomini e donne che cercano strade nuove per fare politica e società?

Non è più un distinguersi tra una destra e una sinistra ma una separazione irreversibile tra un passato e un futuro, tra paralisi e movimento, tra chi preferisce il bastone e la carota e chi preferisce strappare di mano all'altro il potere di umiliarlo.

Il vecchio umilia e usa i sondaggi per calpestare le proteste, per farsi baciare la mano come si fa nei paesi di mafia, come si fa nei corridoi dei vescovi, come si fa genuflettendosi davanti al padrone.
Ai sondaggi non ci credo: è un'astuzia seminare panico ogni giorno tra chi lo detesta, indebolire la forza di chi si oppone facendo serpeggiare nella sua mente un "tutto è inutile, lui è più bravo". Quei sondaggi sono truccati, ne sono certa, come tutto è truccato in questo sceneggiato da quattro soldi.
I paggi servitori stanno al gioco, conviene a molti, fa bene al loro senso di maschi e femmine dall'orgasmo facile di fronte al capobranco.

Come è difficile e faticoso essere responsabili, maturi, disposti a non cedere alla follia.
Chi resiste?
Rita, la donna, la giovane anziana bella e alta, altissima come tutti gli esseri liberi, ha resistito ai modelli culturali del suo tempo, ha resistito all'ignominia del nazifascismo, ha resistito alle lusinghe del successo, ha combattuto fino all'ultimo per dirci che scienza e valori si sposano benissimo.
Ha creduto e crede che gli italiani possono essere migliori di come li rappresentano.
Ha investito sui giovani e sulla cultura.
Non ha bisogno di andare tra i dolenti terremotati per rafforzare la sua immagine. A lei basta essere.
Moltissimi di noi si riconoscono nella sua evoluzione.

Il 25 aprile lo festeggio con lei. Con un pezzo, grande, di Italia uscita dal latifondo e dai confessionali. Un paese, quello di Rita e quello mio, in cui si è orgogliosi di non aver subito il fascino del nero e del cupo, delle trame ordite nell'oscurità contro i diritti dei popoli.
Non so bene quindi cosa ci starà a fare il vecchio tra coloro che hanno gambe per correre verso il domani.
Non so bene perché siano stati invitati colui e coloro che hanno odiato il 25 aprile dai giorni dell'allattamento e oggi sono uomini sazi, dalle lingue doppie.

Per segnare davvero questa data come giorno memorabile dovremmo scendere tutti per strada, compresa l'opposizione che si oppone, con la bocca incerottata o una benda sugli occhi: 25 aprile ridotto al silenzio e negato.
Mentre il vecchio si fa fotografare, piange e incorona e incensa gli alleati americani - ma solo quelli che da Nixon alla Rice hanno divorato l'America - la grande maggioranza dei partigiani, dei sopravvissuti, dei giovani che hanno creduto alle testimonianze degli anziani autorevoli non piange, non fa spettacolo, non pronuncia una parola.

In un tale assordante silenzio, le sue suoneranno stonate e insulse.
Le sue lacrime: acido sui morti.

20 aprile 2009

Pochi ma cattivi

I 140 disperati nel mare aperto, su una linea immaginaria di demarcazione delle acque territoriali, sono l'emblema della comunità umana.

Da una parte le moltitudini che hanno solo un valore commerciale pari alla "differenziata" di Pianura, ovvero immondizia da seppellire a guadagno di chissà quale collaborazione tra governi, dall'altra il numero ristretto di chi emerge dal nulla ontologico e comanda sui meridiani e paralleli, sulle acque marine mobili create in verità senza padroni e per questo illegali e che, in nome di un disegno astratto, muove politiche e economie.

Da una parte donne incinta e bambini che non hanno un destino né un altare dove proclamarli santi, perché non muoiono per le cause sante, dall'altra il numero ristretto di sacerdoti del potere che valutano opportunamente quale vita sia degna di memoria e di celebrazioni.
Ho sofferto queste ore dense di chemio di tutti i dolori ossei possibili: eppure erano leggiadri di fronte alla devastazione dei senza speranza.

A vivere su questo pianeta se ne esce pazzi: il male non è mai abbastanza, offre versioni nel tempo più raffinate tanto che ci si augura il meno male possibile.
Ora il meno male possibile di quei 140 è stato approdare in Italia: detto così sembra una grazia di dio ma gli "sfollati" di Lampedusa sanno bene che è solo un' altra faccia dello stesso dolore.
Il loro prossimo obiettivo sarà quello di campare che vorrà dire accattonare, non sperare, non costruire.

Il pensiero delle moltitudini in fuga o dei popoli sottoposti a dittature feroci o di paesi fintamente democratici risucchiati dal midollo nelle spire televisive e nelle squallide propagande dei loro presidenti felici inquieta i miei giorni e mi spinge a dissociarmi dalla comunità dei predatori.

Si fa fatica a vivere e a farlo nel numero della moltitudine.

E' vero che tutti possono contribuire e sono partecipi in qualche modo al grande malessere collettivo ma non posso non vedere che esiste una realtà e una condizione in cui l'uomo è vittima innocente. E lo è quando copre gli ultimi posti della comunità.
Sarà per questo che mi affascina la figura di Cristo: per essere innocente non poteva parlare dall'alto di una cattedra nè organizzare un esercito nè scuotere uno scettro.
Non gli restava che l'ultimo posto.
Tutti quelli che parlano a nome suo da un punto di osservazione privilegiato, tutti quelli che credono di rifarsi ai suoi insegnamenti dalla buvette di un Parlamento sono degli impostori.
Per difendere l'innocente, bisogna farsi innocenti e condividere la pena con chi fatica a vivere.

La distanza tra i pochi e i molti, tra i responsabili di governi e i governati, tra i capi G8, G20, Onu, Ue e il resto fuori dall'uscio è una distanza sempre galattica che ha finito per svuotare di senso i loro meeting, le loro diplomazie.
Così riunirsi per ribadire una politica contro il razzismo mentre si va a cena tranquillamente con i razzisti è un giochino perverso con un meccanismo che prima o poi si inceppa.
Così defilarsi dai meeting sul razzismo in nome di un presunto amore per Israele, nasconde la cattiva coscienza di chi difende ciò che oggi è indifendibile in nome di un valore che non applica su nessuna altra comunità.
Il linguaggio politico è ipocrita e ipocrite sono le cancellerie, le strategie, l'etica degli stati che credono di poter "educare" al diritto.
Si assomigliano tutti quei pochi privilegiati che oggi sparano su Israele e domani lo proteggono o che in nome di dio vogliono la giustizia salvo non applicarla alle donne, agli omosessuali, ai non praticanti del loro ferocissimo dio.

I popoli stanno fuori, stanno a guardare mentre privati di tutto vengono sfamati di emozioni e di miti.
I popoli mossi dalla pancia seguono gli umori gastrici e lo sanno bene i cuochi del grande banchetto privato.
Forse per questo amo Cristo perchè ha saputo spiegarmi e testimoniarmi che non di solo pane vive l'uomo.
Non di sola pancia.

Eppure ritornando ai 140, mi chiedo come far loro giustizia se non cominciando a restituirgli proprio le fondamenta di un'esistenza dignitosa: il cibo, la casa, il lavoro di cui vivere.
Ma i pochi dicono che non si può, che c'è la crisi, che ci sono le guerre, che è colpa degli arabi, che è colpa degli americani.
Intanto mangiano e ingrassano.

18 aprile 2009

Qualcuno ci prova

"Credo tuttavia - aggiunge Bondi - che la lettura data da Saviano sia ingenerosa e non dia credito a uno sforzo comunitario che ha coinvolto le popolazioni colpite dal sisma e piu' latamente l'Italia intera. In questi giorni, recandomi nei luoghi del disastro, ho potuto assistere a una mobilitazione incredibile di persone, associazioni, istituzioni, ma anche partiti politici, tutti uniti per alleviare i dolori e i disagi di chi ha perso i familiari o gli amici o i propri beni nel terremoto. Una mobilitazione che ricorda i momenti piu' fulgidi di impegno civile della nostra storia patria, come per esempio il primo Dopoguerra. Ed e' un peccato che di fronte a questo impegno che non avrei difficolta' a definire religioso, nel senso piu' profondo del termine, cioe' "unitivo", uno dei grandi scrittori italiani, considerato a ragion veduta vertice della coscienza del nostro Paese, dia all'estero un'immagine dell'Italia solo negativa, negando invece quella sana speranza che e' non solo imprescindibile per affrontare tragedie di questa portata, ma che e' anche dato reale e tangibile per chi in questi giorni ha visitato l'Abruzzo.

(da Repubblica)

Saviano, comincia la deligittimazione o meglio la svalutazione di un urlo di denuncia: si inizia con il dire che è ingeneroso, poi si dirà esagerato, poi isterico, infine gettarlo nell'angolo, nel dimenticatoio sarà un giochino facile...

Vauro, l'hanno già mandato al confine.

Tutto sarà fatto con i guanti, le buone maniere...la dolce morte, indolore.

Dietro le macerie del terremoto, c'è una trama ordinata di un delitto perfetto.

17 aprile 2009

In piedi, come un imputato

Invece resto in piedi, a schiena dritta, a guardare negli occhi i miei avversari.
Nessun cedimento, nessun cambiamento avviene nei loro cuori sbriciolati come segatura: dunque dimentichiamo parole di incontro.
Solo vuoto di contenuti dell'avversario e parole di denuncia, le nostre.
Fino allo sfibramento.
L'opposizione, parlo di quella della gente sana di mente non di quella politica, è ridotta al silenzio nella più becera presa in giro mai raccontata.
Povero Vauro, fatto fesso, epurato, biasimato, diventato protagonista suo malgrado, con la sua provvidenziale satira che viene a rafforzare le anime pie della politica.
Ora il tema non è Vauro: serve solo a giocare da distrazione.
Il tema è il referendum, gli interessi di parte, Berlusconi che appare il salvatore del buon senso, della patria stretta tra crisi economica e opportuno terremoto; tutti giocano volenti o no a rilanciare il personaggio equilibrato che domina i sondaggi, da Franceschini a D'Alema, da Fini a Mercegaglia.
Non credo ad una sola parola dei loro ombrosi stati d'animo: la preoccupazione dello spreco di denaro in tempi di crisi non è mai venuta a galla negli ultimi quindicianni.
Eppure di crisi ne abbiamo da decenni: ora gli ipocriti dicono di non voler sciupare più denaro pubblico, davanti ai cadaveri.
Spero che almeno la loro vergogna di guardarsi allo specchio la mattina, sia sincera e non li abbandoni.
Non credo a nessun denuncia neppure del Pd: se c'è tra voi qualcuno che sappia spiegarmi a chi conviene il rinvio del referendum che piace anche a D'Alema di cui mi fido quanto del Signore di Arcore, prego di illuminarmi.
La stampa rilancia accuse, oppure spreca pagine e pagine su Santoro..intanto i giorni passano e gli equilibri in Abruzzo tra amministratori, governatori della provincia si ricompongono.
Noi dietro a Vauro, loro dietro alla "normalizzazione".
Il re della nebbia va a regalare magliette del Milan per i bambini terremotati; dell'uomo politico ci interessa poco, anche perché la Politica non abita da quelle parti, ma resta il sogno mitico del calcio con cui si è rincoglionito il paese nei tempi di magra.
Per non disturbare il gioco delle parti, anche il Papa si è tirato indietro e aspetta il suo turno: il 1 maggio festa dei lavoratori precari e dei senza lavoro, sarà tra gli infelici per portare la consolazione della croce ma mai quella della resurrezione, se non un domani, nel futuro prossimo, nell'eterno...
L'Udc accusa Vauro di essere blasfemo per le vignette che fanno coincidere il Dio crocifisso con un precario.
E' vero la teologia della liberazione è stata condannata come blasfema.
Con le nuove correnti preconciliari, Cristo si identifica con il Potere vilipeso e la Parola con i media.
E così mi resta l'amore per la verità che ho perduto.
E il disprezzo per la menzogna, veleno dentro la mia carne.

16 aprile 2009

Amore e denuncia

Vi dedico una poesia di Herbert, conosciuto tramite l'amico Fabio, uomo di fine cultura e così scopro che si può amare senza essere melassa di perdonismo e si può perdonare pretendendo dal fratello l'impegno di una rivoluzione interiore...
Non ho nemici, non sento odio ma passione per lo scuotimento.
Ai cattivi viene spontaneo sculacciarli: non ho che la parola per riprenderli ma mi inginocchierei di fronte al mimino accenno di consapevolezza e di autentica inversione di rotta...

Corona di Lode- George Herbert

Mio amato Dio di collera
poiché ami ma colpisci
atterri ma soccorri
anch'io farò lo stesso.

Dirò protesta e lode
pianto ed approvazione
gli agrodolci giorni miei

saran lamento e amore

15 aprile 2009

Pornografia del dolore

Non è stato facile sottrarsi alle immagini della distruzione e delle macerie.
Ho preferito tenermi aggiornata direttamente dalle fonti, le persone care residenti all'Aquila e dintorni, e farmi aiutare dai giornali...ma non troppo.

Dei giornalisti italiani sono stanca come di un piatto che si consuma ogni giorno a tavola, stessa minestra: cibo scaduto e mascherato con salse colorate di chimica!
Della televisione che gioca sulla rielaborazione dei fatti al fine di costruire i miti, non ne ho più interesse:
il presidente del "pueblo" non si mischia con le autorità, nei giorni funerei sotto i flash delle telecamere, affinché passi il messaggio subliminale: con le autorità politiche e imprenditoriali l'uomo dai mille volti non ha niente a che fare; se gli aquilani sono stati traditi dalle mafie - le quali mai allentano la presa assassina - non è certo colpa dell'ultimo presidente del consiglio che invece sogna di spalmare l'archiettura dei suoi collaboratori su tutto il territorio!
Se non è personalismo questo, ditemi che cosa è. Se non è clientelismo questo, ditemi quale sia il suo vero nome.

Se le morti sotto le macerie sono un' occasione per rilanciare le new town, lo stretto di messina, la bravura del governo, la perfezionse della protezione civile e del suo caporale amico del premier, la prontezza di reflessi di uno Stato invece di norma dormiente e indifferente alla sofferenza quotidiana di studenti, professori, magistrati, precari ecc., allora siamo nel racconto di un'isola che non c'è.
Come ci spiega Saviano riguardo al linguaggio dei quotidiani di Caserta i quali costruiscono una narrazione e un mito che pone, al centro, il linguaggio simbolico dei vari "Al caponi" e sottopone all'attenzione del pubblico consenziente (che è stato educato a leggere i simboli) il dolore dei Boss più che delle vittime, le immagini televisive di queste ore di morte, hanno narrato altro rispetto agli abruzzesi finora inesistenti nel racconto e di colpo diventati oggetto di attenzione, di ammirazione, riconoscimento di forza e e dignità.
Abruzzo, terra di "democrazia cristiana", madre di tutte le corruzioni e ora travestita con altri nomi e altri loghi: dove eri mentre ti sbriciolavano sabbia e sale nelle tue fondamenta? Dove erano le istituzioni, gli appaltatori, i politici che oggi dicono di amarti, di voler il tuo bene?
Tutto si vuole annacquare sotto le macerie del dolore.
Ma io sento l'urlo delle vittime...le bare continuano ad avere una voce!
Dolore raccontato per strategia di terrore e strategia di distrazione.
Nel frattempo, nel silenzio generale passa una norma, con il silenzio dell'opposizione, sulla privatizzazione dell'acqua: l'articolo 23bis del decreto legge 112 del ministro Tremonti.
L'acqua non sarà più un bene pubblico.
Il dolore serve sempre per arrivare ad altri passaggi e sotterrare con le vittime gli abusi e le prepotenze.
Così Vauro è sospeso per aver gettato due tratti di matita e per aver tracciato la nausea che tutti noi proviamo. Ma Fede, il più grande comico di mediaset, resta al suo posto, per dire l'indicibile, l'inenarrabile, il manipolabile.
Si confonde la storia del referendum, il giorno delle elezioni europee, si gioca sui morti per non farci capire più nulla.

Pornografia del dolore: meriterebbe un gruppo di talebani pronti a lanciare urla e pietre e a mettere alla gogna gli svergognati!
Invece in genere i talebani sbagliano mira a massacrano le loro donne ovvero coloro che portano la colpa di essere vivi e di voler camminare sulla terra con gli occhi aperti al cielo!
Ritroveranno nei nostri integralisti quel perverso gusto di negare all'altro il diritto di pensare, di costruirsi una propria visione del mondo, di esistere nella differenza.

Sarà per questo che siamo in Afghanistan: per un corso di aggiornamento!


7 aprile 2009

Pietà

Spero che si apri un varco nella coscienza di tutti.
Prego che i nostri politici accettino aiuti e diano ascolto all'umiltà più che all'arroganza.
Supplico la Vita di non abbandonarci in queste ore di grandissima sofferenza collettiva.

Signore, cosa è la Pasqua se non un invito ad uscire dall'Egitto delle nostre disumanità e di entrare nella terra promessa della compassione, della giustizia, del diritto, del rispetto della creazione.
Non farci morire come Mosè con le mani alzate verso di Te, con un grido perenne, lontano da ogni conquista.
Si compia il passaggio.
Consola il tuo popolo.
Accompagnalo alla Rinascita.

Non ho nulla da offrirti che un cuore ferito.

Coda di paglia

"Ringraziamo i paesi stranieri per la loro solidarietà ma invitiamo a non inviare qui i loro aiuti. Siamo in grado di rispondere da soli alle esigenze, siamo un popolo fiero e di benessere e li ringrazio ma bastiamo da soli". Lo afferma il premier Silvio Berlusconi, nel corso di una conferenza stampa sulla situazione in Abruzzo.
(Repubblica, 7 aprile)

E' una risposta degna di Francisco Franco.
Di un autarca come Mussolini
Di un Pol Pot.

Un presidente coreano o cinese non avrebbe dubbi a riguardo: appoggierebbe l'orgoglio.

Mi chiedo: non c'erano i soldi per ristrutturare le scuole già esistenti che ammazzano ragazzi a suon di soffitti volanti, ma ci sono soldi per ricostruire un bel pezzo di regione.
Non ci sono soldi per mantenere in vita insegnanti precari ma ci sono soldi per gli ingegneri e imprenditori.
Si tagliano i fondi alle università, alla polizia di stato e carabinieri, ci mettiamo le ronde tanto carine, dono dell'anima volontaria del paese dal cuore di burro, ma abbiamo la fierezza economica di rimuovere l'ecatombe abruzzese.

Mi viene un dubbio: se accettiamo i fondi dalla Francia o dalla Germania ecc. poi qualcuno ci chiederà conto di quel versamento e chi potrebbe a quel punto specularci sopra...se accettiamo aiuti stranieri, forse qualche ingegnere olandese potrebbe venire a scoprire che la calcestruzzi casalese è panna montata e le inferriate sono di marzapane!

Meglio lavare i panni sporchi a casa nostra!
Meglio tenere la stampa estera lontana e quella italiana annichilita e servile.

Nel frattempo, le disgrazie diventano un'opportunità per tutti i condor che si aggirano sui cadaveri; ricordatevi o voi sopravissuti all'eccidio del Fato: a giugno ci sono le elezioni!

6 aprile 2009

Notte di dolore e di amore

Sono rimasta sveglia dalle 3 30 della scorsa notte.
L'oscillazione del letto mi ha impedito di tornare a dormire: telefonate notturne dai parenti aquilani e già storie di fuga e angoscia...

Non voglio più sentire parlare di Grandi Opere.
Non voglio più l'elenco delle inutile colate di case-cartone sul territorio.
Non voglio più parlare di ponti-criminali mentre le autostrade, le ferrovie italiane restano inadeguate per un paese inadeguato.

Il geologo Tozzi questa mattina su RAI news parlava di cronache di morte annunciata in un territorio in cui fin dal dopoguerra non si è mai investito sul risanamento di case e strutture costruite senza criterio di protezione da sconvolgimenti naturali.
Se un Ospedale pubblico crolla e diventa inagibile non è una disgrazia è una non curanza, un disinteresse totale dei comuni e delle regioni nelle zone dichiaratamente sismiche.

E non voglio sentire i boss parlamentari rimandare le polemiche e fingere il dolore e la solidarietà che per loro significa solo pubblicità mediatica e voti alle prossime elezioni.
Le nostre case crollano anche senza terremoti da ottava scala mercalli.
La mia ha una crepa causata dalle oscillazioni sismiche dell'ultimo anno: noi ci arrendiamo a tutto, anche alla morte perché noi urliamo in silenzio.
La scuola delle mie ragazze, quest'inverno, è rimasta chiusa per giorni perché non ha superato il test di "sicurezza".
Se alziamo la voce ci chiamano "coglioni".

Sono rimasta in piedi questa mattina all'alba per pregare e accompagnare coloro che venivano inghiottiti dalle macerie...per abbracciare coloro che morivano soli e in quei lunghissimi minuti nel buio e nel dolore hanno attraversato l'abisso.

Muoiono bambini e giovani studenti: sembra che la Morte abbia proprio fame di speranza. Strapparla agli uomini, divorarli di notte.
Eppure...l'amore della gente bagna e disseta le ferite dell'uomo proprio lì dove si apre una crepa, una crisi, una coscienza della propria fragilità e delle proprie solitudini

Così la Morte resta spiazzata: l'uomo può essere migliore dell'immagine che porta di se stesso.

Non saranno allora le mani destre alzate per far vivere i deliri fascisti, nè le croci celtiche a Milano a fare notizia. Né le ronde, né il cinismo delle parole che ingolfano le news.
Saranno i milioni di precari, gli insegnanti, i pensionati, gli artigiani, piccoli commercianti, studenti che hanno nobilitato il paese con la loro onestà.
Sono le centinaia e centinaia di mano che da stanotte scavano, afferrano, abbracciano, consolano la vita, unico bene per cui resistere. E non hanno altro segno ideologico che l'appartenenza all'umanità.
Sono le persone con la fatica e l'amore e la responsabilità assunta delle proprie azioni che possono nutrire l'anima stanca di un paese abitato dalla vergogna sì ma anche e sempre dalla dignità che ha bisogno di diventare la notizia più importante e assoluta dei nostri media.

Alla mia gente, le lacrime di una notte in cui ci riscopriamo umani e impariamo una lezione importante: vivere su questa terra come ospiti e non come predatori.
Imparare a costruire case e luoghi dove i bisogni dell'uomo e la grandezza di Gaia si sposano nel rispetto e non nell'arroganza.

Ai bambini che non sanno nulla e perdono petali, fiori di una stagione!

4 aprile 2009

La scampagnata

Milioni di italiani con la Cgil in piazza per protestare contro le iniziative da "club billionare" del governo non sono che cittadini in gita fuori porta, per l'avvenente Ministro Brunetta.

Leggeva il Ministro, in verità - sovrapponendo i fatti e le immagini - delle cafonate a Strasburgo dell'uomo country, un pò fricchettone, munito di accento inglese da Sordi americano e di cellulare black-block con la cui lista di contatti sfascia le istituzioni in Italia e le relazioni internazionali: la scampagnata dell'omino bianco finisce in carnevalata, per citare un altro confusionario (vedi Gasparri).
Dopotutto all'assenza di contenuti, proposte e autentiche intenzioni di occuparsi del mondo invece che del proprio club, occorreva rimediare per non passare inosservati. Le gag servono per coprire il vuoto di sostanza e delegittimare, trascinando giù nella burla, chi testa e politica le prende sul serio.

Tra strette di mano e pranzi da gourmet, tra la scampagnata all'estero a spese dei contribuenti italiani e le performance ciniche e irriverenti, nel paese dei fannulloni, qualcuno grida dalla piazza che la disperazione è a portata di mano.

Ma l'allegra brigata non ascolta.

Eppure quei milioni non mi sembrano né guerriglieri, né terroristi: un grande popolo civile, così civile che non conta niente (per loro!).
Il problema dei lavoratori che pagano i viaggi sul Reno a chi non ha nessun contributo da dare al mondo è quello di non morire in silenzio o di non darsi da fare.
Infondo, c'è sempre la camorra a cui chiedere lavoro!

E domani, mentre gli europei se la rideranno di noi, leggeremo sulla "libera" stampa che senza il suo intervento non avremmo mai avuto il segretario Nato che non piaceva alla Turchia e che a Roma, quattro gatti e duecentomila (solo?) facinorosi sono tornati a casa (se ce l'hanno!).

Attendiamo illuminazioni dall'alto (o dal Basso!)

2 aprile 2009

A lezione da Chomsky

Da Il governo del Futuro:
(1970)

"Nella democrazia capitalista il sistema funziona... in un ambito ristretto...al suo interno il funzionamento è enormemente condizionato dalle concentrazioni di potere privato, dalle modalità passive e autoritarie di pensiero che sono indotte da istituzioni autocratiche quali le industrie sono...

Capitalismo e democrazia sono fondamentalmente inconciliabili...

Ci sono processi di concentrazione del controllo che avvengono nel sistema politico e in quello industriale.
Per quanto attiene al primo...il ruolo del parlamento per la formulazione delle politiche è in declino dalla Seconda guerra mondiale in poi...l'esecutivo diventa più potente quanto più diventano significative le funzioni statali...

Purtroppo le canaglie non si possono far fuori con il voto, perché semplicemente non sono mai state elette. I grandi manager e gli avvocati delle multinazionali che occupano i posti di preminenza nell'esecutivo (assistiti sempre più da una classe dirigente di provenienza accademica) restano al potere a prescindere da chi si elegge...

Il primo concetto di stato che ho voluto presentare come punto di riferimento è quello del liberalismo classico. Secondo questa teoria, la funzione statale dovrebbe essere drasticamente limitata. Tale caratterizzazione è però assai superficiale.
In senso più profondo, infatti, la dottrina liberale classica trova origine in quella concezione della natura umana che conferisce grande importanza alla diversità e alla libera creatività. Di conseguenza essa si contrappone al capitalismo industriale e alla schiavitù salariata, al lavoro alienato, ai princìpi gerarchici e autoritari dell'organizzazione socioeconomica,
A livello ideale, il liberalismo classico entra in conflitto con i concetti dell'individualismo possessivo che sono connaturati all'ideologia capitalista.
Tende per questo a spezzare le catene sociali per rimpiazzarle, non però con l'avidità competitiva, con l'individualismo predatorio, e neppure, ovviamante con gli imperi monopolistici, privati o statali, bensì con legami sociali.
Mi pare dunque che una volta conosciuto il capitalismo industriale, il liberalismo classico non possa che condurre al socialismo libertario o, se volete, all'anarchia.

...la democrazia è in larga parte una finzione se il sistema industriale viene controllato da una forma di aristocrazia elitaria: proprietari, manager, tecnocrati, avanguardie di partito, burocrazia statale ecc. In condizioni di predominio autoritario, non è possibile realizzare gli ideali del liberalismo classico, che erano condivisi anche da Marx e Bakunin e tutti i veri rivoluzionari.
In altri termini, gli uomini non saranno liberi di ricercare e creare, di sviluppare appieno le loro potenzialità; l'operaio resterà un frammento umano svilito, uno strumento del processo produttivo guidato dall'alto.
In questo senso, nelle società industriali le concezioni del socialismo libertario e rivoluzionario sono state represse negli ultimi cinquant'anni, quando hanno prevalso le ideologie del socialismo di stato e del capitalismo di stato.

...se la sinistra saprà dimenticare le sue tendenze suicidarie...il problema della società industriale su basi davvero democratiche, con un controllo popolare sia sui luoghi di lavoro sia nella comunità, dovrebbe diventare l'istanza intellettuale prevalente per chi è sensibile alle tematiche del mondo moderno...mentre si svilupperà come spero, un movimento di massa per il socialismo libertario e rivoluzionario, le speculazioni dovrebbero cedere il posto all'azione."

(ps. quando gli esperti dicono che la democrazia è in pericolo non so più di quale democrazia parlino...diciamo che l'ordine costituito è in pericolo perché le disuguaglianze di cui parla oggi l'economista Fitoussi sono le verità indiscutibili che non si possono più nascondere.
Sos a Chiara Milanesi: sarebbe illuminante una tua lezione ora, in forma di post, sul socialismo libertario di cui parla Chomsky.

1 aprile 2009

Il dolore del mondo

I giorni trascorrono tra cure e tentativi di ripresa.

J è tornato a casa definitivamente e, fuori dai meccanismi dell'aziende italiane dal merito sempre soggetto a "oscillazione di casta", si gode la famiglia e la grazia di essere tutti insieme, vivi.
Ha un lavoro da inventarsi, nuove frontiere dove traghettare la propria immaginazione.
So che ce la farà: è dotato di forza di vivere che sostiene la capacità di portare il peso della nostra storia.
So che potremmo affondare come il barcone degli "avanzi" che il mare inghiotte da tempo.
Ci aggiungeremo al miliardo di Darfur, ai cinquantamilioni senza lavoro stimati dall'Onu: la nostra felicità sarà sempre cosciente della scure, dell'ecatombe che si abbatte sui popoli.

Le ragazze crescono tra autonomia e bisogni di certezze: le guardo, con orgoglio, costruire il lavoro quotidiano nella "scuola che non c'è", in ambienti di grande arretratezza culturale e di metodo, tra adolescenti che non coltivano sogni e non allungano sguardi oltre il video, tra adulti senza fantasia e passione civile.
Sono acerbe ma attente osservatrici del mondo degli androidi chiamati comunemente "adulti".
Stanno imparando a riconoscerne i corti circuiti.

A loro va spiegato ora che il mondo sta male e non c'è chi gli porti consolazione.
Le Banche, a braccio con la Politica, sono fuggite su un'isola dei Caraibi con il bottino.
Milioni di poveri e poveri in arrivo restano attoniti e imbrigliati nella paura, con le pance gonfie e le tasche vuote: i più deboli muoiono senza rumore e quelli che hanno ancora i denti per mangiare affilano la lama della loro disperazione.
Dal mare che sputa cadaveri potrebbero emergere di notte gli incubi dei ricchi, asserragliati nelle loro improbabile certezze: nessuna isola è così inattaccabile!

La Terra e le sue risorse non sono all'ordine del giorno.
Mentre il Capitale copre le testate giornalistiche, nè l'Acqua, nè il Cibo, nè le cause reali della Povertà trovano spazio tra i big della comunicazione.
Arriverà il tempo in cui i poveri mangieranno Wall Street! E sarà cannibalismo!

Devo spiegare alle mie figlie che il pianeta è piccolo e non c'è via di fuga.
E' finita la speranza dei codardi di allontanare con un solo gesto infastidito la verità di come stiamo invecchiando male: il "virus" non è solo americano, l'orrore non abita solo nella realtà afghana, la fame non è solo africana.
Il virus è "l'uomo ingordo" che abita in qualunque parte del globo e si allea con i suoi simili per sopravvivere, sul corpo dolente del mondo.
Il nostro paese è a letto con l'influenza virale fin dalla notte dei tempi post-fascisti.

Eppure l'agitazione che traballa i Mercati dovrebbe entrarci nell'anima, per richiamarci al significato più alto del nostro esistere: non releghiamo nei conti in banca la nostra ansia di vivere!
C'è molto di più in gioco: "non di solo pane vive l'uomo".
E' l'occasione, forse l'ultima, di un progresso autentico dell'essere umano: che il virus si porti via l'uomo vorace e nasca dalla pietà di milioni l'uomo sobrio e comunitario.

Tra first ladies, convegni e spartizioni di bottini, il vecchio uomo rinsecchisce e la sua buccia sarà buona da concimare.
Sono certa che il dolore del mondo è dolore di parto: nasce, insieme al morire, una nuova consapevolezza e una rabbia che costringerà all'azione.