I gesuiti: "Scegliete candidati antimafia senza precedenti penali"Primo: una fedina penale pulita. Secondo: concrete scelte antimafia. Terzo: una politica economica e dei servizi che abbatta le povertà e che non privatizzi beni essenziali come l'acqua e la sanità. Sono le indicazioni fornite dal Jesuit Social Network per valutare i programmi dei vari schieramenti che in Sicilia si presentano alle elezioni del 13-14 aprile, e l'operato del futuro governo.
Repubblica del 2 aprile
In attesa delle elezioni, si discute a tavola, tra parenti e amici e si leggono articoli e opinioni.
L'osservazione dei gesuiti è esattamente il punto in cui mi trovo e la fiducia che ho come credente in una parte della Chiesa che ha in sé una visione orizzontale della storia e che finirà per non appoggiare quella politica italiota così incline al servizio del re.
E' stata illuminante la lettura del libro di Gherardo Colombo - Sulle regole- per capire e dunque riportare nelle discussioni private il proprio punto di vista: sul perchè non posso essere di destra e non potrò mai votare la destra.
Anzi il punto non è schierarsi a Destra o a Sinistra, perchè la storia dimostra che non c'è ala politica che non abbia peccato di presunzione e corruzione, per non citare poi il Centro che in Italia, dietro lo scudo crociato, ha portato ad un arresto evolutivo, nei diritti di una moderna democrazia, tanto da consegnare il paese alle oligarchie ancora al potere.
La questione è un altra. Quale modello di società vogliamo perseguire, considerando anche il vissuto del nostro paese e la sua storia in confronto con quella europea e mondiale?
Se ci fermiamo alla definizione di destra e sinistra, di guelfi e ghibellini, non ne usciamo più fuori se non con uno scontro verbale ed una ferita in più tra le tante che portiamo da secoli sulla schiena di un paese sempre curvo, come lo schiavo piegato a baciare l'anello del padrone.
La distinzione è tra due modelli di società: quella verticale e quella orizzontale. Io aggiungo una distinzione che attraversa le Chiese e che mi impedisce di aderire in toto, in totale devozione, a qualunque istituzione religiosa che non abbia fatto chiaramente la sua scelta in senso orizzontale.
Nella società verticale, scrive Colombo, "l'essere umano progredisce attraverso la selezione. I più forti, i più furbi, i potenti, gli adeguati, sono selezionati naturalmente...è caratteristica di tale concezione l'idea che l'umanità sia posta su una scala gerarchica: chi non ha capacità va scartato, chi non è adeguato deve occupare i gradini più bassi...succede spesso che tutte le qualità siano attribuite ad un'unica persona...il capo supremo...E' proprio di tale modo di pensare che gli appartenenti a livelli superiori non si riconoscano affatto in quelli dei livelli inferiori".
E' una visione tipica del regno animale, quindi non evoluta. Non ci si identifica se non nella legge del più forte e la persona non ha nessun valore se non gioca un ruolo importante nell'evoluzione della specie. I deboli vanno abbandonati al loro destino.
Per questa società la giustizia serve "per promuovere le gerarchie", conclude Colombo, "per dare dignità ai privilegi".
Nessuno in campagna elettorale porterebbe in superficie una simile visione piramidale del potere: diciamo che il potere si maschera sempre come salvifico per le masse e le masse vanno illuse che sono il soggetto del potere. Eppure, basterebbe piluccare di qua e di là alcune osservazioni di uomini e di donne della politica italiana, delle loro scelte in relazione all' immigrazione (la Moratti e i suoi asili da gestapo), alla politica estera (l'appoggio incondizionato alla forza militare), alla politica interna che strizza l'occhio al ventre delle masse (non si devono pagare le tasse, si prendano i fucili e si spari) ma non si fa nessuna identificazione con la vita e i problemi delle masse (ville in Sardegna, Suv e capitali all'estero, circoli di privilegiati, club esclusivi di favori per il gruppo, identificazione solo nel gruppo di appartenenza o nella propria regione), alla politica interna (l'amministrazione di un paese e delle sue leggi in termini di feudo per la sopravvivenza del feudatario e dei suoi vassalli), alle politiche sociali (l'esclusioni dei diversi, la limitazione anche aggressiva ai diritti delle donne, la negazione di altre forme di vita di coppia), ai rapporti con le istituzioni religiose (riconoscimento del ruolo sacro del grande capo magico e della gerarchia come rafforzamento della verticalità), basterebbe una meditazione su tali azioni e idee per obbiettare contro questa società a piramide che arresta la crescita di un popolo e del suo senso di appartenenza al destino globale del pianeta.
La società orizzontale non si fonda sull'esclusione e la separazione ma sull'inclusione e l'attribuzione di un valore di dignità ad ogni componente, osserva sempre l'autore. E' l'idea di una società in cui ognuno si identifica nel genere umano, nel gruppo globale degli uomini e per i quali si vogliono gli stessi diritti e doveri. " Le peculiarità soggettive -il sesso, l'etnia, la religione, le idee politiche- sono al riguardo irrilevanti". In una società orizzontale, ogni persona ha il diritto di esistere. Venuta alla luce, si merita di esistere, di esprimersi per ciò che è. E' artefice della sua evoluzione e contribuisce al progresso della società civile, non arresta l'evolversi della comunità perchè nella sua differenza dà il suo contributo. La società stessa diventa strumento che offre all'individuo l'occasione per crescere e maturare come cittadino: quindi non può essere burocrate, non deve frammentarsi in mille rivoli di legge ma diventare "snella", leggera, accessibile alla persona e favorirne l'esistenza. La società orizzontale garantisce che la legge è uguale per tutti e dunque vigila sulle Istituzioni che non devono compromettersi in favoritismi, dubbia trasparenza, alleanze sovranazionali, massoniche e mafiose: il medioevo non può convivere con l'illuminismo. Siamo chiamati a decidere in che epoca vogliamo vivere.
In una società verticale, si concepisce il potere ancora come consegna dall'alto: si sacralizza il potere e i suoi adepti, i principii su cui si fonda sono inviolabili più della persona.
Così come si sacralizza la vita: così a difendere il feto sarà un ateo devoto, un maschio prigioniero del suo principio, che insieme agli adepti vive della Legge ma non conosce la forza della compassione e della solidarietà di un percepire orizzontale, che lo inginocchierebbe sull'humus della coscienza. Così un uomo che desidera morire non è un uomo ma un ostacolo al principio assoluto della vita e non troverà, come Welby, nessuna carità da parte di coloro che difendono il principio della vita ma non chi la vive: "non è la vita il centro della società orizzontale ma la persona...imporre la vita...è espressione di una gerarchizzazione dei valori per il trionfo dei quali la persona è ancora uno strumento".
Nessun partito può reputarsi degno di aver incarnato la società orizzontale.
L'espressione più alta di una possibile società di questo tipo, conclude Colombo, è stata la Costituzione Italiana. Ora la strada da percorrere è lunga per la sua autentica applicazione e il lavoro che occorre fare sulle coscienze non è poca cosa considerata la ferita profonda che l'homo italicus si porta dopo mezzo secolo di presunta democrazia. Tuttavia, il 13 aprile io vado a votare perchè la mia speranza è dare sostegno ad un' idea che si può rintracciare tra le varie scelte politiche e che si avvicina per difetto a quel valore altissimo di società civile. Non vado a consegnare il mio paese a nessuno: vado a ricercare uomini e donne che hanno intenzione di custodire quel sogno di società e tentare ogni sforzo per realizzarlo. Ed io lavorerò con loro: il cambiamento orizzontale è una mutazione della coscienza. Si parte sempre da se stessi.