21 aprile 2008

La sposa deturpata

Le donne, oggetto di massacro.
Giuseppina e Silvia facevano un viaggio pieno di fantasia e sogno, vestite da spose, per raccontare nel loro itinerario che i simboli varcano le frontiere e accomunano, richiamando al dialogo, all'incontro: l'abito bianco segno della luce, dell'innocenza e della pace voleva fare da cantastorie, cullare la gente dentro un abbraccio di accoglienza, condivisione, sobrietà.
Eppure in Turchia, come a Milano, come a Roma, come a New York, come sempre, la sposa è violata e l'abito bianco si imbratta di sudiciume. Inutile sforzo dell'uomo civilizzato di accusare il bruto: i segni del martirio vengono da ogni dove. Non è la cravatta a rendere sano l'essere!
L'artista oggi non può proseguire il viaggio: il maschio violento ha spogliato la vita di bellezza, poesia, dignità.
E' riuscita, Pippa Bacca, a dire oltre le sue intenzioni dov'è la schizofrenia in questo mondo, dove si è infilata la bestia, tra l'uomo e la donna, e come li ha restituiti all'Abisso.
Ma di lei, solo la carne. Perchè l'anima leggera è rimasta a vibrare nella luce.
Sono grata a queste temerarie, pazze, incontenibili amanti della vita per il coraggio eretico di far vivere la speranza. Infatti il loro viaggio riprenderà, Pippa nello spirito, Silvia nel dolore, ma va da sé che nessuna forza oscura le imprigiona.
Il loro canto continua.
Saranno queste note a salvare l'uomo e a costringerlo a riflettere sulla domanda, lanciata nello spazio come una ferita, aperta da millenni: che cosa ne hai fatto di tuo fratello, di tua sorella?(Genesi)

4 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Questa é una cosa che faccio fatica a comprendere.

Un gesto del quale prima della tragedia non se ne sapeva praticamente nulla, un gesto del quale tra qualche anno non se ne ricorderà quasi nessuno.
Ma la famiglia della ragazza si, eccome.

Forse a Quartogiaro, Scampia e gli altri "quartieracci" nostrani ne sarebbe uscita viva, forse... ma di quel viaggio credo ne sapesse i pericoli, o forse si era illusa che questo mondo fosse migliore, non lo so... ma continua a sembrarmi una morte "inutile", questo gesto non cambia le cose. Forse sarebbe stato meglio se avesse fatto volontariato, come tante persone che in Afganistan insegnano alle donne locali dei mestieri, dando loro consapevolezza del loro "essere persone", o quelle organizzazioni che sempre in quei luoghi accolgono quelle donne che altrimenti sarebbe "buttate via", scarti di quelle società che invece tornano alla vita.
Su Rai3 ci sono state trasmissioni bellissime su queste opere e non posso che ammirare quelle persone che rendono possibile tutto questo, e lo fanno a rischio della vita.
Queste cose a mio avviso hanno un senso, un senso vero.

Il viaggio di Pippa invece alla fine sarà una tragedia conosciuta ai più per la sua fine e presto dimenticata, come tanti fatti della cronaca, ma il dolore della madre e del padre non avranno mai fine.
Per cosa questo dolore?

21/4/08 16:22  
Blogger Angela said...

Caro Mauro, hanno esercitato il diritto di camminare su questo pianeta, non erano sole nè abbandonate perchè in molti seguivano le loro esperienze. Invece di portare soldi, pane, materia hanno portato carezze, ascolto, riconoscimento alle donne che non esistono per nessuno. Non sono un modello, sono una strada, un'espressione della creatività dello Spirito. Si può solo guardare in silenzio e con rispetto. Se fossero state due suore e invece dei ricami avessero portato il catechismo, le avrebbero chiamate sante e martiri. Ipocrisia del mondo che nega la libertà d'espressione! Capisci questo Mauro? Credo di sì.

21/4/08 22:52  
Anonymous Anonimo said...

Capire lo capisco.

Mi chiedo se serva realmente, se questa morte sarà stata utile.

22/4/08 15:12  
Blogger luposelvatico said...

Curioso, proprio in questo weekend ho letto "Sentieri nel ghiaccio" di Werner Herzog, la storia del viaggio a piedi tra Monaco e Parigi che intraprese nell'inverno 1974 per andare a trovare un'amica malata.
Il viaggio (il viaggio senza mezzi a motore che ci isolino dal paesaggio e dal mondo, senza ausili, senza porti sicuri, senza protezioni, senza certezze) è oggi l'unico modo per capire cosa siamo, per toglierci di dosso la cappa opprimente che ci porta ad essere quello che non siamo, a sentire quel che non sentiamo.
Una morte così non è inutile; forse stupida e assurda, sì, ma non più stupida e assurda della vita di molti di noi, che attraversiamo il tempo e questo mondo senza lasciare traccia alcuna, inutili, inconsistenti, vacui, vuoti.

28/4/08 11:33  

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