27 novembre 2007

Vivere la bellezza

Science reveals that beauty is healing’s greatest ally.(R Mollica).

La scienza rivela che la bellezza è il più grande alleato della guarigione.
Che cosa è la bellezza e cosa resta di essa in un mondo violento dove l'80% degli uomini conosce la fame e la guerra, e il restante 20% benchè mangi e faccia festa, conosce la depressione, la solitudine e la brutalità sui corpi dei bimbi e delle donne? Si può più dividere il mondo tra il sotto e il sopra sviluppato?
La bruttura si partorisce in qualunque angolo della terra e la morte ingiusta e i suoi derivati fanno vittime ovunque.
Forse una volta, lo sguardo posato sugli alberi e la distesa dei campi portava consolazione e la certezza illusoria che altrove se non qui c'era una possibilità di dare corpo ai sogni e spingeva l'immaginazione e la voglia di vivere oltre il confine del proprio dolore.
Oggi lo sguardo non va oltre la rete di filo spinato della propria consapevolezza... mentre guardo le colline so che dietro il loro profilo si nasconde una storia deforme e un'umanità in bilico tra la ferocia e l'indifferenza.
Bisogna rimuovere il filo spinato, scavalcare la ragione e i dati raccolti, quei numeri terribili che elencano morti e sconfitti, saltare il fossato del proprio difficile percorso che resta immutabile e dio-solo-sa-quanto certe vite non cambieranno mai la loro trama, e lanciarsi nel buio della totale assenza di idee e teoremi.
La guarigione del cuore e quindi del corpo non avviene senza la bellezza, l'ho imparato dai poeti e dalle mani sapienti di chi sa accarezzare, dallo sguardo adulto e appagato di chi è stato nutrito di racconti e ideali, da un pezzo di musica scritto da un versamento dell'anima.
Esiste ora questa espressione dello Spirito oltre le discariche, il cemento, il degrado della coscienza? Sopravviverà ai deserti, al prosciugamento delle risorse d'acqua, alla visione dei popoli in fuga? Riuscirà ad esistere oltre le storie di ordinaria follia e lo sfaldamento delle conquiste personali?
Mi lancio nel vuoto e cerco di afferrare l'unica certezza che ho: respiro.
Le impercettibili piccole e inesistenti, agli occhi, azioni del giorno sono la bellezza in cerca di un nome.
Tutto quello che è irrilevante ai dati storici, quei frammenti di tempo senza scopo se non quello di esserci è la bellezza che va trafugata al giorno. E più che andarla a trovare, occorre interpretarla, assumerla come identità: la grazia, la pace, l'armonia, l'equilibrio...tentare e riprovare a darle forma, consistenza, spessore dentro il proprio cammino. Fare bella la vita che c'è, a partire dall'esistente: trasfiguro con un sguardo incantato i piccoli passi e mi meraviglio che ancora posso camminare. Non ho altra direzione che vivere e raccontarlo.
Il dolore mi fa compagnia perchè non mi addormenti e dimentichi: la vita è fatta di terra su cui scorrono fiumi che portano via ogni detrito e insieme inondano e devastano, fiumi che giungono al mare, agli abissi del prioprio io, ai fondali senza suono e senza corrente, ad una quiete sconosciuta, dove risiede il mistero, non visibile.
Ho imparato l'immersione e a nuotare nel buio.

"...non mettere la tua esperienza in un luogo, in una persona. Mettila nell'invisibile.
A ogni nuovo giorno sono chiamata a riattualizzare la speranza, a rinnovare l'alleanza. Ogni giorno di nuovo" Christiane Singer -Non dimenticare i cavalli schiumanti del passato-Servitium

26 novembre 2007

Il vangelo secondo Blair

Paladini è morto di morte violenta perchè la guerra fa schifo.
E' stato vittima come tutti di un gioco perverso della storia umana, di politiche antiche e nuove scritte da generali e re, di un racconto maschile trasmesso da generazioni per millenni in cui guerra e strategia di difesa sono ciò che vale la pena ricordare, stampare sui libri di storia, costruirci momumenti.
L'inganno continua e la menzogna sulla bocca dei protagonisti di queste ultime guerre scivola sulla piega della loro labbra, si appropria indebitamente della parola: Dio!
Blair è tornato in auge con i suoi racconti da Dan Brown; il signore dell'occulto dichiara apertamente il suo bisogno di vivere la fede, in una terra secolare dove parlare di Dio è da pazzi, senza aggiungere che gli inglesi sono sufficientemente rigorosi da prendere sul serio anche la questione divina che sulla bocca di Blair suona fuori luogo, da disturbo psichico, appunto.
Sul The Guardian, l'ex uomo guerrafondaio di Number 10 dichiara la necessità di manifestare il suo credo (disgraziatamente cristiano) senza il quale non avrebbe potuto affrontare il suo ruolo e il suo ministro Mandelson, inquisito per fondi neri, uomo manipolativo e odiato dagli stessi laburisti, aggiunge:
Blair was "a man who takes a Bible with him wherever he goes".
Ha fatto di tutto per leggere la Bibbia e di tutto per non metterla in pratica; ogni sera si applicava per capire come potesse manipolare anche quel linguaggio, lui il maestro del "trust me! believe! new labour!". Questo uomo crede in Dio, sempre più filo cattolico e sempre meno anglicano ma non so quanto Dio creda in lui: è stato convinto a modo suo di essere un unto dal Signore e insieme ad altri profeti di sventura ha costruito una storia negli ultimi anni pericolosamente incline alla consacrazione religiosa dell'uomo di potere.
E' sincero nella sua amicizia per Bush in cui ritrova quel linguaggio biblico così caro ai the Pilgrim Fathers e resta convinto fino al ricovero ospedaliero, quando avverrà, che la guerra santa contro i talebani e Hussein sia un atto catartico e ineluttabile da imporre con il coraggio dei grandi, che agiscono per il bene comune e affidano alle mani di Dio, la sera, la loro offerta e la loro devozione.
Il vangelo secondo Blair non è popolato di mendicanti ma di Waspes (white anglo-saxon-protestant) di Wall Street, e la casa di Betania non è che l'appartamento costosissimo di Mandelson a Notting Hill. I discepoli sono i soldati che muoiono per la grande causa, gli uomini che credono nel verbo oscuro dei signori del pianeta, capaci di morire al governo e risorgere dopo tre giorni nella comunità europea con nuovi mandati: dissacrante aver scelto Blair per la mediazione di pace in Medio-Oriente!
Paladini è vittima di questa cultura e sicuramente più innocente dei suoi mandanti e più capace di non perdere di vista l'uomo, mentre andava incontro alla smembramento per farsi corpo per i civili. Tuttavia manipolato come tutti da questa rete di ideologia indecente, si è fatto soldato e ha perso.
Invece Blair resta vivo, come gli altri, preoccupato ora a conquistarsi il passaporto per lo Stato Vaticano. Lo faranno cattolico, come tanti generali e politici nostrani che amano genuflettersi; dopottutto quella Bibbia che lui legge e rielabora ogni sera, è stampata in edizioni esclusive anche tra i nostri credenti ed è stata la guida millenaria di molti papi e fattucchieri.

24 novembre 2007

In difesa delle donne ( da se stesse)

Mentre i movimenti si mobilitano per la difesa delle donne vittime di violenza, migliaia di utenti web si mobilitano in difesa della porno-professoressa di Pordenone.
La donna in questione è una collaborazionista dell'universo maschile violento: enfatizza al massimo il sogno erotico del maschio, che se non è nutrito di umanità e di affetti può portare dovunque, in qualunque anfratto della sua anima bestiale, gli consegna ogni diritto di pensiero, si fa oggetto di consumo: tutto per soddisfare il bisogno di protagonismo di una piccola persona di provincia.
Sulla confusione di chi crede che lei abbia il diritto di fare del suo corpo ciò che ritenga giusto e liberatorio, proprio come espressione di libertà, si innesta l'ipocrisia del maschio: sono entrati in tanti nel web per difendere i suoi diritti ma nessuno le ha offerto un master, un lavoro da preside, una conferenza sui diritti umani.
No, le hanno offerto un appuntamento in un autogrill o al massimo di posare su un calendario per camionisti. Questa è la stima che nutrono per lei, specchio della sua auto-stima!
Se la donna si offre come un pezzo di carne sul piatto, soddisfa il cannibalismo dell'uomo delle caverne e ne conferma il potere.
Il vero nemico della donna è la donna-merce, è la femmina che assorbe il sogno di qualcun'altro, è colei che finge con se stessa che è per auto-affermazione, per gioco di seduzione e dunque di dominio sull'uomo, mentre è dichiarazione evidente di dipendenza, di incapacità di pensarsi fuori da quell'immagine: un corpo che sarebbe inesistente se il maschio non ne dichiarasse, toccandolo, palpandolo, l'esistenza.
Il corpo-merce danneggia le donne che vogliono evolvere, affrancarsi da quella schiavitù, stabilire l'evento di un nuovo modello antropologico; piuttosto che invitare il soggetto in televisione o in radio, portatela in giro di strada di notte, sulla Salaria e la Flaminia, perchè veda quale dolore portano dentro le donne piegate alla strada, oppure nel mondo siculo-pakistano dove la donna non ha scelto ma è obbligata con violenza all'assoggettazione.
L'omicidio di Meredith dovrebbe spiegarle qualcosa riguardo l'eros che diventa efferatezza!
Una donna così è indietro secoli rispetto al cammino di migliaia di altre donne, anche le vittime, che lavorano ogni giorno per trasformare questo soggiorno, su un pianeta infelice per loro, il meno amaro possibile.
Ma appunto, lei è la prima vittima: di se stessa.
Qualcuno le offra, gratuitamente, una terapia di supporto!

a tutte le donne in piazza oggi a Roma, dedico quanto ho già scritto, e un abbraccio

22 novembre 2007

Arresti domiciliari

"Ti prego mamma, scrivilo sul tuo blog che la scuola fa male!". Ha esordito così l'altra sera la piccola G, affranta, dopo ore di studio e copiatura di testi già copiati e stampati sulla carta dei libri, il rifacimento di cartine ricalcate da cartine già complete e colorate sul testo, scoraggiata dall'ineluttabile ripetizione degli eventi scolastici.
G ha undici anni e frequenta la prima media. Credevamo che fosse un passo evolutivo, verso acquisizioni di nuovi saperi e nuove competenze. Credevamo anche di trovarci un pò di coraggio innovativo dentro i medoti di insegnanti chiamati a farsi carico di una fascia d'età non facile e in condizioni attuali della scuola estremamente complessi.
Invece ecco ritrovare lo stile "risorgimento" e il metodo meccanicistico-ripetitivo di tempi andati che speravamo di non rivivere.
Ogni giorno G esce da scuola alle quattoridici; mangia con imbuto o flebo a seconda della condizione critiche del giorno e alle quindici è già seduta con in mano la penna, i libri, un fazzoletto per le lacrime.
Riporto una giornata tipo di compiti per casa, ovvero ieri giovedì 22 novembre:
-geografia, copiare le cartine della Toscana e dell'Umbria, scrivere sul quaderno lo schema delle due regioni, carattere politico, fisico, economico ecc. e studiare gli schemi (1h e 1/2)
-tecnologia, studiare la ricerca sulla carta e pagina 26-27 (3/4 d'ora)
-narrativa, leggere dal libro di epica L'ambizioso Fetonte da pag. 29 a pag.34, rileggere il mito sul testo di biblioteca 3 e scrivere le differenze (1h e 3/4)
-antologia: studiare da pag 116 a 117 i ruoli e le funzioni della fabia di Propp e ricopiare sul quaderno tutto lo schema (già stampato sul libro); ricercare e scrivere tutte le funzioni e i ruoli nella fiaba L'oca d'oro (2h e mezza, a causa di sfinimento fisico)
francese: studiare gli appunti riguardo i saluti e le presentazioni e esercizi da riscrivere sul quaderno n. 3-4 (nonostante sul libro gli esercizi siano stampati apposta per essere completati) (3/4 d'ora).
Ci siamo alzate dal tavolo intorno alle ventidue, con gli occhi arrossati e la schiena dolorante. Queste sono le giornate di G; l'applicazione varia dalle quattro alle sei ore al giorno.

G ha undici anni e ha bisogno di sport; riesce a strappare qualche ora il lunedì e il venerdì sacrificando il riposo del sabato e della domenica, anticipando per quanto le è possibile il lavoro, il quale comunque inarrestabile arriva sul diario a dispetto di tutte le anticipazioni.
La sua scuola ha ricevuto una mia lettera di protesta e di richiesta di colloquio. Durante la riunone per l'elezione della rappresentante di classe, sono stata additata come la mamma ansiosa che solleva un problema inesistente: forse è G ad avere problemi di lentezza! Tutte le altre mamme annuivano e negavano che ci fosse uno spropositato lavoro da svolgere a casa.
Ogni tanto le incontro fuori dai cancelli, ora lanciano qualche lamento che cade sul ghiaccio della mia indifferenza.
Sì la scuola fa male; gli insegnanti hanno da guarire loro stessi da disturbi comportamentali, e camminare molto e a lungo prima di dirsi "docenti". I ragazzi sono confusi riguardo al valore della loro persona e dei loro diritti: accettano che la scuola faccia male, come accettano che il bullismo viva tra le mure del loro quotidiano, che la manipolazione sulla vita e la mente si perpetui all'infinito. I genitori sono impegnati sul versante lavoro: sapere che il figlio sia piegato sui libri -anche in modo umiliante, anche con un fare pasticcione e insignificante per l'apprendimento- piuttosto che sui videogames, li rassicura dai loro sensi di colpa.
La scuola resta un luogo di mortificazione per molti ragazzi.
Sto ancora sognando che venga promossa una legge che obblighi gli insegnanti ad una verifica di ispettori esterni i quali regolarmente si impegnino a monitorare il loro lavoro e l'efficacia dei loro metodi: è necessario sottoporre la classe docente ad una valutazione, compresi i presidi.
In Inghilterra, durante i corsi di lingua presso il Filton College, ho ricevuto ispettori governativi per un'ora nella mia classe. In fondo all'aula, hanno registrato :
evidenze di una effettiva preparazione della lezione preventiva da consegnare,
tipo di risorse utilizzate,
capacità di richiedere attenzione e concentrazione dalla classe,
gestione della classe e degli interventi,
presentazione del lavoro,
elaborazione delle varie attività e dell'obiettivo del giorno,
analisi del metodo per la realizzazione dell'obiettivo,
osservazione del tempo impiegato tra le varie attività e gli interventi degli studenti,
revisione del lavoro e conclusione dell'attività,
consegna dell'attività per casa.
Il Report è stato consegnato alla Faculty of Community and General Education, una copia al Preside del Collegio, una copia alla sottoscritta.
Sono pronta ad inviare una copia anche al Ministro Fioroni!

Lo scandalo dell' insegnante-porno diva ed altri squallori sono la punta dell'iceberg di una scuola che non ha parametri di valutazione per selezionare i suoi docenti. E' sufficiente una laurea, un corcorso pubblico e anche il Conte Dracula può diventare insegnante!
Per diventare poi un parlamentare, occorre molto meno!

21 novembre 2007

Il re è nudo (e anche noi!)

Il controllo delle reti Rai-Mediaset...
Vorrei sapere quanti di noi non lo avevano già sospettato. Ne sappiamo una più del diavolo e credo che la maggioranza abbia capito prima ancora della magistratura, che va lenta per costituzione, che tipo di orchestra si sia organizzata in questi anni per suonare il Requiem agli italiani.
L'Italia è un paese ricattato e ricattabile: siamo ostaggio di chiunque abbia il soldo e i circoli d'amici potenti...ma grazie a dio, è un paese senza più moneta in cassa, così ci risparmieremo i milioni di euro ai Savoia! I nostri re non brillano di stile e grandezza d'animo: oggi sono più nudi che mai e con i loro cicisbei stanno trasformando la tragedia in farsa.
E mi sbellico da ridere che l'Arlecchino, servo di due padroni ovvero il suo grande ego e la moneta, stia per far nascere un'altra coalizione che faccia da specchio a quella veltroniana. Tutti su sul carrozzone, si parte per un nuovo giro di giostra, si promette zucchero filato e bon bon oltre a qualche giro gratis a chi sa adulare meglio il giostraio.
A momenti non abbiamo creduto al buon Walter che ci parla con garbo dei nuovi progetti e osserviamo guardinghi ogni sua mossa strategica di dialogo e incontro (l'asse Walter-Berlusconi di cui oggi parlano i giornali fa venire l'orticaria!), immaginate voi se possiamo anche solo per un attimo appoggiare gli occhi su questa oscillante nave di colui che invoca -creatura! -l'aiuto di mamma Rosa, senza sentire un vago movimento gastrico e la voglia di vomitarlo prima che ti avveleni!
Insomma, ce n'è di pornografia in giro ma questa della politica e del suo paroliere è davvero oltre il buon gusto.
Abbiate pietà di noi, la risata se prolungata manda in apnea e può anche uccidere!

Marco Travaglio, il biografo di Berlusconi, ci illumina con le sue osservazioni:
"Non c’è voluto molto per ridurre quella che fu la prima azienda culturale d’Europa e alfabetizzò l’Italia in una miserabile Pravda ad personam: è bastato sistemare una dozzina di visagisti, truccatori e politicanti berlusconiani nei posti giusti e lasciarne molti di più sulle poltrone precedentemente occupate. Intanto venivano cacciati i Biagi, i Santoro e i Luttazzi, poi le Guzzanti e gli altri della seconda ondata, incompatibili col nuovo corso. Ma non perché fossero “di sinistra”. Perché sono fior di professionisti: con due o tre programmi ben fatti avrebbero rovinato tutto. Se qualcuno li chiama per pregarli di nascondere i dati delle elezioni amministrative per non far soffrire il Cavaliere, quelli mettono giù («uso criminoso della televisione pagata coi soldi di tutti»). I rimasti, invece, obbediscono ancor prima di ricevere l'ordine. Si spiegano così non solo le epurazioni bulgare e post-bulgare, ma anche lo sterminio delle professionalità, soprattutto nella rete ammiraglia di Rai1, affidata (tuttoggi) al fido Del Noce: uno che, oltre ad aver epurato Biagi, è riuscito a litigare persino con Baudo, Arbore, Frizzi, Carrà e Celentano. Chi ha idee e talento ha più séguito, dunque è più libero e meno censurabile, ergo inaffidabile. I superstiti, invece, sono pronti a qualunque servizio e servizietto... Più che un servizio pubblico, un servizio d’ordine"( su Canisciolti).
Da più di dieci anni, guardare la tv-Rai è stato un martirio: si è assistito alla lenta trasformazione dei palinsesti che molli e manipolabili assumevano una forma e un retrogusto da teatrino parrocchiale e circo orfei. I Cocuzza, Carlucci, Vespa, Bonolis avevano e hanno tutti lo stesso sapore: morfina per la coscienza! I reality, le fiction, le storie dei santi, i dibattiti: un vago e mellifluo sentore di nullità!
Abbiamo sofferto e abbiamo pagato con l'asportazione di materia cerebrale...è stato inutile gridare aiuto...nessun partito di opposizione ci è venuto in soccorso, anzi andavano a sedersi tutti sul divano più morboso che abbia mai avuto la storia televisiva, quello di Porta a Porta, illusi di somministrarci informazione.
Ora dicono che si è sempre fatto così, anche tra giornali come la Repubblica, il Corriere, la Stampa ci sono stati accordi paralleli, non visibili al pubblico; la Rai ai tempi della DC sicuramente filtrava tutto con l'occhio di qualche vescovo. Infatti la questione è un'altra: non che Berlusconi sia il male assoluto, il Joker mediatico di Batman, perchè senza la collaborazione della mediocrità nazionale e della sottocultura degli addetti ai lavori non avrebbe potuto quel ghigno facciale dilagare sui teleschermi e nelle coscienze, ma che siamo alla frutta, alla fine dei giochi.
Quanto è accaduto, dimostra perfettamente come un teorema matematico che televisioni e potere politico-finanziario restano un connubio per genocidio psicologico! In Italia, sono milioni le vittime del tubo catodico.

17 novembre 2007

In attesa di primavera...

Un'aria buona giunge da Genova, nonostante gli infelici slogan di guerra e vendetta di qualche ala del corteo: è un'aria di gente giovane con voglia di esistere politicamente e ricordare a questo governo, nato in principio con uno sguardo a sinistra, che è sul tema giustizia che hanno investito le loro maggiori speranze.
Troppe storie restano sospese e affossate da una cronica e cancerogena abitudine a nascondere, sotto il tappeto degli eventi, i fatti e le loro evidenze con un incredibile azione di pacchiano mascheramento; ma distinguerci dalle passate legislature che hanno sempre amato la muffa e la naftalina per proteggere le vicende in busta chiusa, diventa oggi un' azione biologica, l'unica, per vivere e farlo bene.
La trasparenza dei conti ci sembra un dovere indiscutibile ma la trasparenza dei fatti di Genova o di scalate bancarie ecc. ecc. sarebbe una "glasnost" nostrana con un impatto di proporzioni impensabili: finalmente l'Italia farebbe un salto qualitativo dall'era della fiction a quello della storia di un paese cresciuto nella responsabilità e senza la sindrome da pinocchio.
Chissà se si può ancora tornare a sperare, pensavo mentre scendevo dal treno, alla stazione di Bologna, e l'occhio si fermava addolorato davanti allo squarcio, cupo come una lapide, della sala d'attesa carica di memoria e sangue.

Le vittime hanno bisogno di giustizia per iniziare un processo di guarigione dal trauma: è una delle osservazioni rilevanti che ho ascoltato dal dottor Mollica, ricco di quindici anni di esperienza di incontri con uomini e donne travolti dalla sofferenza indicibile delle torture e dalla violenza privata e collettiva (Le feriti invisibili - Il Saggiatore).
La visibilità, il riconoscimento dell'esistenza, lo spazio per il racconto sono metodi utilizzati da un certo tipo di "assistenza medica" nei confronti di chi ha sofferto. Accade invece che nel nostro paese, il silenzio, l'omertà, la rimozione facciano da protagonisti e la vittima resta senza voce e senza più volto: semmai diventa oggetto di spettacolarizzazione e manipolazione politica.
La ferita riguarda tutti, non solo la vittima: penso agli omicidi di mafia e al loro peso di piombo sulla vita quotidiana di tutta la collettività, ma anche a tregedie come Cogne, trasformate in circo dell'orrore e tossiche al punto da deumanizzare non solo i protagonisti ma l'intero pubblico in ascolto.
Nel fondo, resta l'orrore e poca speranza di recuperare le proprie risorse per guarire dall'annientamento. E' inevitabile diventare così selettivi sui canali di informazione e andare a cercare quelle voci e esperienze che aiutino a recuperare qualche dato più autentico sugli eventi.
La vittima ha bisogno di giustizia.
I miei pensieri corrono qua e là a rincorrere le vittime e le trovo dovunque, in ogni angolo della strada: gli immigrati, i rom, come noi, dentro il tritacarne dell'informazione che ha ridotto noi italiani a vittime perenni e loro a un virus minaccioso in giro per l'aria pronto a colpire. La giustizia invece è ridare volto a queste persone e restituirgli una storia, una radice, una trama che li ha portati qui sull'asfalto, a morire dentro.
I media usano interpellare gli esperti, i sociologi, gli opinionisti per far finta di cercare le ragioni della violenza e degli abusi. Io invece vorrei che noi ascoltassimo le loro voci, quella degli uomini senza nome, e del medico che li cura: il prof. Aldo Morrone. L'ho incontrato ad una conferenza di Mollica e ha lasciato un segno sul pubblico di studenti e relatori; dermatologo presso l'Istituo San Gallicano, ogni giorno incontra immigrati, rifugiati, prostitute e barboni e ne cura le piaghe, anche quelle interne, perchè nel suo dipartimento loro tornano uomini e donne prima che la strada li ringhiotta.
Ogni volta che la vita mi offre l'occasione di ascoltare chi è più avanti di me nel cammino della coscienza e nella realizzazione dell'azione, riprendo quota e energie di speranza. Gli ho promesso che andrò a trovarlo a San Gallicano, vorrei che fossimo in tanti a farlo: ci sono filantropi che riversano copiosamente denaro nelle onlus e intanto sorridono di fronte ad una telecamera; ma ci sono uomini il cui pensiero e le cui competenze non sono che gesti nascosti e impercettibili, osteggiati dalle istituzioni e dai poteri centrali, scelte di campo vere e autentiche che profumano il cammino polveroso degli uomini.
Che sia possibile riprendere a gustare, un giorno, una storia umana fatta di giustizia e testimonianza verace!

13 novembre 2007

La bella gioventù

Una pallottola può fare molte vittime: uscire dalla canna di una pistola frettolosa e arrogante e spezzare la vita di un uomo qualunque; lasciare a terra senza più vita i cuori delle madri, del carnefice e della vittima, delle donne, dei padri, degli amici, del carnefice e della vittima; rimbalzare nei circoli del maschio -squadrista e nei ghetti dell'odio e diventare oggetto di prevaricazione e forza bestiale per nutrire la violenza, nascosta come un cecchino nell'oscurità delle anime, in adorante attesa della sua incarnazione.
Una pallottola può penetrare nel tessuto sociale e squarciare il velo sottile che ci separa dall'inciviltà e dall'eversione e dare spazio alla ferocia, al gusto dello sfascio, al desiderio quasi erotico di vandalizzare l'altro. Le armi non hanno mai generato niente di buono ma ai creativi della specie può bastare una spranga per riportare gli ominidi in vantaggio.
Una pallottola ci ricorda come abbiamo bisogno di riempire l'abisso del nulla, in cui navighiamo, di divinità e mitologie così dal calcio che non è più uno sport, ormai da secoli, diamo i natali a un luogo mitico per agglomerare sognatori del Terzo Reich, gladiatori della nuova dittatura barbarica, combattenti contro non specificati imperialismi. Quella fame di umano, mai raggiunto, si trasforma in allucinazione: non resta che sbranare!
Il mito calcistico, che riesce a chiamare fratello un purosangue della stessa squadra e sentire nemico da eliminare il resto degli uomini, ha vecchie radici nell'anima bellica nostrana e potrebbe fare un aggancio quanto mai futuristico con i partiti della nuova destra, con la giunonica Santanchè acclamata dalla folla come la nuova dea della guerra storaciana, il partito che si definisce degli incazzati con la bava alla bocca...una comunanza di visione, un'estasi ricercata nell' urlo da stadio e nel raduno di piazza di maschi senza mollezze uterine...un quadro agghiacciante di una gioventù bruciata sulle are del nuovo-vecchio potere.

10 novembre 2007

Il Concilio applicato a Treviso

Viene voglia di andare a messa la domenica, a messa da Don Aldo: prendere un treno per Paderno e andare a stringere la mano a quel parroco trevisano che ha aperto la parrocchia al culto musulmano, di venerdì. Per un attimo, si è aperta una crepa, una feritoria nella fortezza della Chiesa romana...un piccolo prete di una provincia del nord, ostaggio dei leghisti, ha fatto un guazzabuglio e portato una ventata di aria fresca nel regno dei morti.
Ci ha permesso di fare capolino all'interno di uno spazio che diventa comunitario e solidale quando si apre al mondo degli uomini tutti, anche quelli senza permesso di soggiorno nel paradiso dei cattolici. Quei musulmani volevano pregare e un vero pastore d'anime ha concesso loro l'uso dei locali parrocchiali.
Bossi e il Vescovo locale hanno bloccato questa iniziativa anarchico-insurrezionalista. Non sia mai che la democrazia faccia ingresso nel palazzo del re dove i soldati-funzionari devono obbedienza alla gerarchia e non alla loro coscienza e dove persino i primi della classe si vedono spostati come pedine, le lacrime di Monsignor Bregantini ci dicono qualcosa, perchè opportuno alla sopravvivenza del sistema!
La contraddizione è talmente macroscopica che oltre a rimanere allibiti, si resta anche divertiti nel vedere come il sistema stesso stia morendo per implosione, espressione cara ad un maestro dell'epurazione e del trasferimento dei dissidenti! Ma questi bravi preti non hanno nessuna storia di dissidenza, anzi si impegnano subito a dichiarare obbedienza alla sede romana per non infierire su un corpo già malato. Non credo che agiscano per rispetto di un contratto, i loro cuori appaiono troppo compromessi con la storia e la sofferenza della gente, ma piegano le ginocchia per amore verso quella realtà ecclesiale intesa da loro proprio come "popolo di Dio". Termine da Concilio Vaticano II! Termine bolscevica! E' come se questi uomini dallo stomaco d'amianto riuscissero a metabolizzare tutto il male possibile pur di restare nelle condizioni di servizio verso gli ultimi. Difatti, i martiri della "gerarcologia" (Yves Congar), chi si occuperebbe degli ultimi? Le ruspe di Veltroni? I cristiani della Locride che attendono il Padrino più che il Messia?
I teologi dalle bianche mani e i mantelli preziosi?
Io ringrazio questi preti che mi sono fratelli, uomini che alimentano non solo la mia resistenza ma anche la mia fede: il Dio d'amore e di carità è passato da quelle parti, dunque non è un sogno proiettato, un delirio dei nostri desideri di bontà, ma una presenza reale nella storia. Grazie a don Aldo e a don Giancarlo.
Una soluzione al problema potrebbe venirci dall'Opera Romana Pellegrinaggi di cui oggi ci parla ampiamente l'articolo di Maltese, su Repubblica. Con i suoi viaggi super-low-cost, potrebbe organizzare voli di andata e ritorno Treviso-La Mecca, per i musulmani di Treviso!
Questa egregia compagnia ha dietro come sponsor il più grande businessman del mondo, il signor Cardinal Ruini, e il più inquietante personaggio del calcio Luciano Moggi. Insomma cinque miliardi di fatturato per una Chiesa-commerciale che non paga l'Ici, l'Irpef, Ires, Irap ecc. e che si serve di centinaia e centinaia di personale pagato in nero, per non parlare di religiosi e religiose che vivono con meno di un dollaro al giorno!
Scrive Maltese: "i privilegi fiscali della Chiesa si traducono in un vantaggio sulla concorrenza e nella possibilità di praticare prezzi fuori mercato". I governi e gli enti locali alimentano fortemente il mercato della fede:i pellegrinaggi portano un giro di affari che danno vita all'ape-regina. Peccato che il resto dell'arnia vive senza riconoscimenti sindacali.
Ma la Chiesa immagine di Cristo non abita dove circolano assegni e bonifici, non perchè il denaro faccia male alla specie ma è il potere che fa male allo spirito e lo rende arido, sordo, cupo ripiegato su se stesso tanto da negare a degli uomini di questo pianeta un metro quadro del proprio spazio!
Siccome lo scandalo fa più rumore del bene, vorrei ricordare ai non credenti, ai fratelli musulmani, ai leggiadri amici buddisti che di uomini come questi sacerdoti a cui dedico il mio post ne è ricca l'umanità. Il Concilio ha davvero aperto le porte a Cristo e nonostante qualcuno tenti disperatamente di richiuderle, la forza della coscienza di molti preme e fa da scheggia fastidiosa che è andata a infilzarsi negli intercapedini, nelle fessure, nelle cerniere. La porta non si chiuderà più.
Quindi l'aria nuova entra felice e chi la respira continua a vivere.
Così mi appaiono oggi le parole di Padre Francesco Geremia pubblicate sul quaderno di Servitium:
"Lo spirito profetico che anima tutta la comunità cristiana, in ogni sua forma e ordine, deve stimolare i discepoli di Gesù a superare ogni reazione di paura e di pregiudizio nei confronti dell'alterità e diversità..."
Servitium, n 173.

6 novembre 2007

Parole libere

Muore Enzo Biagi.
Ecco un anziano che non è mai stato vecchio, uno spirito coraggioso e vitale, una giovinezza del pensiero e della parola.
Ci ha insegnato a resistere alla mediocrità e ai servilismi.
E' stato maestro della perseveranza e della fiducia nelle forze migliori di questo paese.

Tra quarant'anni, avremo l'età di Biagi, ma non so quanti potranno essere ricordati come migliori cronisti o uomini della resistenza al fascismo cronico della razza umana. Chi si ricorderà di noi e chi ci rimpiangerà? Cresciuti con le banalità e i reality televisivi e parlamentari, avremo modo di diventare uomini e donne di spessore, cultura, analisi critica?
Formati sui libri ma non dalla vita, spaventati di perdere quel poco che resta, perduto ogni senso di solidarietà, poco resistenti all'impegno e alla parola data, proiettati più sull'intrattenimento che sulla conoscenza, lasceremo qualche traccia di noi oppure come nei migliori racconti storici sulle epoche passate, finiremo nelle ultime righe della pagina?
"...e da quella crisi iniziò un periodo buio per la civiltà italica..."
Vi prego amici coetanei siamo ancora in tempo per invertire la rotta e scrivere una altro finale.
L'insegnamento dei veri "saggi" che ci hanno preceduto e che ancora ci accompagnano sia la lanterna per individuare la strada.
La difficoltà sta nel riconoscere dove è andata a maturare la sapienza.
Ci possono essere di grande aiuto i Libri Sapienzali che racchiudono gli insegnamenti per l'uomo perchè " la sapienza è facilmente conosciuta da quanti l'amano e si lascia trovare da quanti la cercano...Suo principio è un sincero desiderio di educazione; la cura dell'educazione è l'amore; l'amore è osservanza delle sue leggi; il rispetto delle sue leggi è garanzia di incorrutibilità e l'incorrutibilità ci fa stare vicino a Dio..." Sap 6, 13-19
La sapienza ci è vicina così più di quanto crediamo: si esprime nell'uomo-donna giusto che non ha arroganza negli occhi, che non è sopraffatto dalla paura ma apre il proprio pensiero e le sue mani alla comprensione delle cose e all'accoglienza dell'altro uomo su cui non vuole dominare. L'uomo-donna sapiente è mosso da sentimenti di giustizia sociale e dalla chiarezza che nessun valore, come la libertà, si sostiene senza il compimento di quella. Il profitto non è la sua ambizione ma approfittare degli eventi personali e collettivi per impersonare ruoli e regole comportamentali integre in contraddizione con la disonestà e la doppiezza che accompagnano sempre i "profittatori" della res-pubblica. Questo individuo vive la sapienza nel nascondimento dei suoi giorni così che la sua figura pubblica non faccia fatica a diventare la luce che si mette sul tavolo per risplendere meglio: non ha bisogno di spot pubblicitari per convincere i simili del suo valore. Lui-lei è: la parola, il gesto, il silenzio, parlano della sua sapienza.
E' un incredibile miracolo incontrarli sul nostro cammino, condividerne le idee e i progetti...
Restiamo svegli in attesa di altre meteore di luce...

4 novembre 2007

...come Giovanna, le altre

La notizia di questi giorni non è che un rumeno sia un assassino ma che una donna, l'ennesima, sia stata martirizzata.
Poche ore dopo, un' altra giovane vita di donna veniva risucchiata dalla bestia, a Perugia.
Non è che gli stranieri portano orrori nelle nostre case ma è l'orrore che si incarna nella mente ferita, lì dove baracche di cartone e immondizie trasformano un uomo in uno scarafaggio.
Tuttavia la storia ci insegna che neppure una villetta lustra e ben arredata della Lombardia può preservarci dalla follia, nè il mare intenso e la tavola buona, nobilitare sempre la Sicilia.
Questo male che ci mangia il cuore lo chiamiamo extracomunitario, vorremmo che fosse extra da noi; eppure di lì a poco uno di noi, proprio a Roma, sparava sulla folla: come fanno i ragazzi americani quando riversano sui Campus la loro ferocia, come gli islamici nelle piazze pubbliche.
L'orrore ci appartiene, è l'inesorabile abisso in cui può finire la coscienza di un uomo.
Ha attraversato popoli, ha divorato generazioni: Cambogia, Cile, Bosnia, Rwanda...la lista è interminabile: che sia la guerra personale o collettiva contro l'altro gli effetti sono la "deflagrazione "dell'essere.
Allora sono lenitive, curative, le parole espresse dalla famiglia valdese che parlano di tolleranza e amore.
Come si può guarire dalla ferita lacerante del male subito e del male compiuto?
Il processo di guarigione riguarda tutti, anche noi che assistiamo impotenti, che siamo umiliati dall' essere spettatori non solo dall'efferatezza ma anche dall' incapacità politica a trovare risposte.
La politica non basta, non ha strumenti sufficienti, non riesce a perdere di vista il proprio ombelico. La religione ha fallito nel tentativo di salvarsi il tempio e le casse: talvolta è stata ed è protagonista della deflagrazione.
Resta la fede, nell'uomo e nella sua capacità di guarigione.
Con grande commozione, ho condiviso la tavola e la lettura del libro del medico psichiatra italo-americano Richard Mollica di passaggio in Italia.
Nel suo testo "Healing invisible wounds", racconta come ha lavorato per decenni, girando e condividendo il dolore di comunità lacerate e come sia stata possibile trovare un sentiero di speranza e recupero in un mondo violento. Mollica ci dice che possiamo fare di più che sopravvivere, che siamo in grado di trovare la forza e la guarigione a dispetto del trauma che abbiamo subito.
La famiglia valdese di Giovanna ha iniziato il processo di "healing" proprio a partire dal contatto con la realtà, non gettandosi in una reazione emotiva e altrettanto sanguinaria ma recuperando la migliore parte dell'uomo, capace di continuare a fare appello alla sua coscienza più evoluta.
" When our morals and values are shattered by violence, strong beliefs can halt our decline into disillusionment, anger and despair. This phenomenon is epitomized by Nelson Mandela...he sought reconciliation instead of revenge...
When self-healing expresses itself through spiritual actions, thoughts and emotions do not run wild...
Participation in spiritual pratices requires the discipline to control one's feelings and the commitment to make sense out of them..." (Richard Mollica, ed. Harcourt).
Fare appello alle risorse spirituali, quindi, che non vuol dire religiose, ma un alto senso dell'umano scritto dentro di noi da recuperare ogni volta che l'orrore ci riporta ai primordi delle nostre paure.
Quanto suonano violente e regressive allora le parole che istigano alla vendetta e alle deportazioni in massa del "nemico"...da quei sentieri non si va da nessuna parte, anzi da una parte si va di certo: quella del carnefice!
Scegliamo di non tradire le vittime: scegliamo la vita che è stata divelta, proseguiamo e portiamo a compimento la strada sottratta all'innocente.

3 novembre 2007

Amici libri

Qualche mattina, un pò frequentemente a dire il vero, mi sveglio con un pensiero: spingere il tasto del "delete", cancellare questa mole di pensieri e non esistere, non domandarsi più niente, non proporre più niente, svuotare la pagina e quindi la testa e lasciare che le cose siano...
Non ripetere più a se stessi quel "non è giusto" che mi ha spinto spesso a espormi e ad agire per poi tornarmi indietro come un boomerang, sui denti, lasciandomi dolorante e interrogativa sul significato delle proprie azioni e sull'inutilità del proprio pensiero.
Mi tiene in vita, invece, un filo d'oro invisibile che mi lega a persone senza volto ma presenti che vengono a intrufolarsi tra le righe e vanno via con rispetto, come quando si entra in una libreria, si sfogliano i libri e si va via contenti anche se non si compra nulla.
Talvolta ho cercato di interpretare il ruolo del libraio e vi ho proposto di andare a guardarvi qualche pagina di autori non noti che parlano con parole nuove che non si odono mai dalle piazze ufficiali. I libri sono una delle più grandi consolazioni. Sapere che qualcuno è riuscito a scrivere parole che non sai dire e sono proprio quelle che avresti inventato e esplorato e fatto fiorire se la mediocrità verbale non ti avesse incastrato nell'ovvio, ecco sapere questo mi ha fatto amare le persone in cerca come me di libri e pagine che siano oltre l'intrattenimento.
Leggere è un atto di crescita, un momento di evoluzione, per me che non ho altro che le piccole azioni poco edificanti del giorno, nascoste e utili solo per le bambine e il compagno: leggere e raccontare. Non è sempre possibile essere protagonisti ma certamente è costruttivo essere propagatori di immagini e intuizioni intraviste in altri.
Fino a che resisto, fino a che lo terrò necessario allaccerò il discorso a parole d'oro di altre pagine incontrate perchè ognuno esplori e cerchi quello che è chiamato a capire e farne tesoro.
Questa sera quindi mi viene da prendervi per mano e condurvi tra le pagine di Maddalena, la cui sensibilità ha condotto all'attenta lettura di uno scrittore francese: Cristian Bobin. Maddalena vi consegnerà meglio di me la prosa poetica di Bobin ma per spiegarvi il senso della mia scelta di un blog come questo o di Lorenzo Gobbi o il sito di Ettore Masina vi cito proprio Bobin, forzandolo un pò alla mia lettura, nel suo piccolo testo di La parte mancante (Servitium):
" Noi amiamo questa donna (o libro, o pagina, dico io). Perchè l'amiamo è evidente , quasi infantile. E' come una pietra che rimbalza sull'acqua: si ama colei che ama...si ama l'uccello-luce che entra dalla finestra, dalla sottile apertura del libro nel buio della vita..."
Si amano i libri che hanno risvegliato la vita, spesso accartocciata o sospesa, e si ama parlarne ad altri, usare la parola-pietra come sasso che rimbalza...e anche se qualcuno di noi sparirà, la pianterà con la scrittura, il blog, le parole sue, la propagazione dell'onda continuerà e avrà portato energia altrove.