La bella gioventù
Una pallottola può fare molte vittime: uscire dalla canna di una pistola frettolosa e arrogante e spezzare la vita di un uomo qualunque; lasciare a terra senza più vita i cuori delle madri, del carnefice e della vittima, delle donne, dei padri, degli amici, del carnefice e della vittima; rimbalzare nei circoli del maschio -squadrista e nei ghetti dell'odio e diventare oggetto di prevaricazione e forza bestiale per nutrire la violenza, nascosta come un cecchino nell'oscurità delle anime, in adorante attesa della sua incarnazione.
Una pallottola può penetrare nel tessuto sociale e squarciare il velo sottile che ci separa dall'inciviltà e dall'eversione e dare spazio alla ferocia, al gusto dello sfascio, al desiderio quasi erotico di vandalizzare l'altro. Le armi non hanno mai generato niente di buono ma ai creativi della specie può bastare una spranga per riportare gli ominidi in vantaggio.
Una pallottola ci ricorda come abbiamo bisogno di riempire l'abisso del nulla, in cui navighiamo, di divinità e mitologie così dal calcio che non è più uno sport, ormai da secoli, diamo i natali a un luogo mitico per agglomerare sognatori del Terzo Reich, gladiatori della nuova dittatura barbarica, combattenti contro non specificati imperialismi. Quella fame di umano, mai raggiunto, si trasforma in allucinazione: non resta che sbranare!
Il mito calcistico, che riesce a chiamare fratello un purosangue della stessa squadra e sentire nemico da eliminare il resto degli uomini, ha vecchie radici nell'anima bellica nostrana e potrebbe fare un aggancio quanto mai futuristico con i partiti della nuova destra, con la giunonica Santanchè acclamata dalla folla come la nuova dea della guerra storaciana, il partito che si definisce degli incazzati con la bava alla bocca...una comunanza di visione, un'estasi ricercata nell' urlo da stadio e nel raduno di piazza di maschi senza mollezze uterine...un quadro agghiacciante di una gioventù bruciata sulle are del nuovo-vecchio potere.
3 Comments:
Cara Angela ti leggo assiduamente da qualche giorno, da quando Ettore Masina ha segnalato il tuo blog.
Di tutto quello che ho letto sono praticamente sempre d'accordo con te, anche oggi, in questa descrizione di guerrieri senza guerra. Qualche anno fa un amico israeliano mi diceva che gli uomini hanno bisogno di guerre. Noi donne per fortuna no,noi li guardiamo arrabattarsi per inventarsene una, anche patetica come quella del rito degli ultras. Fanno paura: una volta alla stazione mi sono imbattuta in una masnada di ultras che scendeva dal treno dopo una trasferta: c'era tutto, la ferocia, "il desiderio quasi erotico", la violenza, occhi stralunati e appannati, branco. Insomma mi hanno fatto davvero paura.
Ciao
sì, è così, cara Grazia, fanno paura e sono figli nostri, non c'è più bisogno di scomodare gli stranieri!
ti ringrazio oer l'impegno a leggere
idem come sopra. continua così. ciao
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