24 novembre 2007

In difesa delle donne ( da se stesse)

Mentre i movimenti si mobilitano per la difesa delle donne vittime di violenza, migliaia di utenti web si mobilitano in difesa della porno-professoressa di Pordenone.
La donna in questione è una collaborazionista dell'universo maschile violento: enfatizza al massimo il sogno erotico del maschio, che se non è nutrito di umanità e di affetti può portare dovunque, in qualunque anfratto della sua anima bestiale, gli consegna ogni diritto di pensiero, si fa oggetto di consumo: tutto per soddisfare il bisogno di protagonismo di una piccola persona di provincia.
Sulla confusione di chi crede che lei abbia il diritto di fare del suo corpo ciò che ritenga giusto e liberatorio, proprio come espressione di libertà, si innesta l'ipocrisia del maschio: sono entrati in tanti nel web per difendere i suoi diritti ma nessuno le ha offerto un master, un lavoro da preside, una conferenza sui diritti umani.
No, le hanno offerto un appuntamento in un autogrill o al massimo di posare su un calendario per camionisti. Questa è la stima che nutrono per lei, specchio della sua auto-stima!
Se la donna si offre come un pezzo di carne sul piatto, soddisfa il cannibalismo dell'uomo delle caverne e ne conferma il potere.
Il vero nemico della donna è la donna-merce, è la femmina che assorbe il sogno di qualcun'altro, è colei che finge con se stessa che è per auto-affermazione, per gioco di seduzione e dunque di dominio sull'uomo, mentre è dichiarazione evidente di dipendenza, di incapacità di pensarsi fuori da quell'immagine: un corpo che sarebbe inesistente se il maschio non ne dichiarasse, toccandolo, palpandolo, l'esistenza.
Il corpo-merce danneggia le donne che vogliono evolvere, affrancarsi da quella schiavitù, stabilire l'evento di un nuovo modello antropologico; piuttosto che invitare il soggetto in televisione o in radio, portatela in giro di strada di notte, sulla Salaria e la Flaminia, perchè veda quale dolore portano dentro le donne piegate alla strada, oppure nel mondo siculo-pakistano dove la donna non ha scelto ma è obbligata con violenza all'assoggettazione.
L'omicidio di Meredith dovrebbe spiegarle qualcosa riguardo l'eros che diventa efferatezza!
Una donna così è indietro secoli rispetto al cammino di migliaia di altre donne, anche le vittime, che lavorano ogni giorno per trasformare questo soggiorno, su un pianeta infelice per loro, il meno amaro possibile.
Ma appunto, lei è la prima vittima: di se stessa.
Qualcuno le offra, gratuitamente, una terapia di supporto!

a tutte le donne in piazza oggi a Roma, dedico quanto ho già scritto, e un abbraccio

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Ancora: a proposito di donne.
Ieri mattina mi sono trovata imbottigliata in un ingorgo, ero libera di mattina e ho portato la bambina a scuola in macchina. Auto dappertutto, pioggerella, rumore, anche i motorini bloccati negli interstizi delle auto, non riuscivano a passare. Tutti nervosi, facce arrabbiate alle 8 di mattina. Davanti a me una ragazza in piumino bianco, sul motorino. Su di lei cade una foglia gialla dal tiglio del viale, cade per terra, accanto al motorino e lei cosa fa? Si divincola tutta, rischiando di cadere e la raccoglie, la guarda tutta contenta e se la incastra sotto il ferro del parabrezza.
Ecco, una cosa così, fatta da una giovane donna, riscatta tante cose.

24/11/07 10:27  

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