26 maggio 2008

Sat Nam

Due giorni tra gli ulivi di Collevecchio, con ventidue donne in silenzio a praticare yoga e a ripetere i mantra, alzandosi la mattina alle cinque e lavorando continuamente persino durante i pasti sul proprio stato interiore e emozionale è una esperienza intensa e autentica che richiede, ora, giorni di riflessione e osservazione.
Angela, nei due lunghi anni in cui ha anche scritto, oggi esiste. Non ci sono più dubbi.
Cosa farsene allora di questa incredibile acquisizione di sé?
Punto focale, determinante, per le scelte da compiere e per l'impostazione da dare alla propria traiettoria.
Verso quale obiettivo ho indirizzato la mia navicella spaziale che ha attraversato tremende tempeste in cui ha rischiato non solo di perdere materiale a bordo ma di frantumarsi in faccia alle stelle e per sempre?
Mi sembra ora di capire quale sarà il percorso: l'umanizzazione.
Diventare umani, autenticamente. Ovvero, finalmente abbracciare ciò che sono.
Per incarnare l'umano, senza menzogna e ipocrisia, occorre che riporti allo stato più puro la mente, bella e lucida, ma musa ispiratrice di tanti viaggi inutili verso mete inutili, e faccia spazio al vuoto dei pensieri, desideri, attese. Silenzio, respiro e parole preziose.
Azzeramento dei rumori interiori, dell'andare e venire dei sogni.
Quiete acustica riguardo al parlare di sé, su di sé, nel privato e nel collettivo.
Avviamento "lavori in corso"...
Da un mese che avrei voluto scrivere questo ma attendevo il momento.
E' ora.
Non me ne vado: aziono solo il secondo pilota e mi ritiro in cabina in posizione di rilassamento e concentrazione.
Gli amici blogger, soprattutto gli ultimi link e gli ultimi incontri, sono invitati a restare e esplorare se vogliono il vecchio materiale...
Verrò a visitarvi in silenzio, continuerò a informarmi delle faccende italiane e altro, sono anche tempi così meschini e degradati che la continua vista dello squallore comincia a piegare la mente all'abitudine o alla disperazione.
Fermo tutto, non scendo ma mi immergo...galleggio per un pò...mi ascolto e vi ascolto...
Con amore...

17 maggio 2008

Crooked house

Piove governo ladro!
Mi entra acqua dalle finestre che si chiudono a mala pena, il legno si è gonfiato e nonostante le spinte e le pressioni rimangono socchiuse. Anche le persiane non fanno il loro dovere: sono chiuse da tre giorni, per arrestare l'ingresso dell'acqua che filtra comunque silenziosa e invadente, lasciando le stanze in un' oscurità claustrofobica.
E' una vecchia casa, con innovazioni che risalgono agli anni sessanta, non molto amata dalla proprietaria che dice di esserci cresciuta felice ma che di fronte alla nostra protesta e richiesta di fare qualcosa per non lasciarci in versione colosseo, ha risposto che siamo pignoli, troppo inglesi!
E' una casa che richiederebbe un abbandono immediato e uno scontro frontale con la signora bene di provincia eppure...sono qui che dico "it's not a house: it's home", ha una sua grazia e una sua energia, un lago che sembra abbracciarla come per proteggerla...è difficile barattare tutto questo con qualcosa di più "sicuro".
Dopo anni di cambiamenti e traslochi, vorrei fermarmi qui, come l'acqua del lago.
Stare ferma fisicamente, non cercare più, non sfidare più l'ignoto. Fermarmi per avere il tempo di acquisire forza, robustezza, veder crescere G e E più sicure, con radici interiori salde, tornare a casa allegre perchè l'esterno non è più un luogo incerto con cui misurarsi.
Sono stanca di conquiste: dopo tredici anni, ho l'autorevolezza per dirlo. Non perchè abbia trovato il posto ideale: sull'Appia, che è un prolungamento infelice della Valassina, il posto ideale si è mutato in chilometri di traffico e capannoni. Il posto ideale non c'è. C'è un tempo ideale, opportuno, per andare o restare. Un tempo per partire o tornare.
So con certezza che questo è il tempo della quiete. Tempo di raccogliere la semina.
Ma il tempo reale e il tempo interiore vivono in spazi diversi.
Invece...ragioni economiche, il lavoro, spingono a nuovi esodi.
E' proprio vero: money makes the world go round.
L'amore non decide nulla, l'amore perde.
L'amore ci aiuta a restare sani di mente, a non cadere nella tentazione della disperazione: ma la vita e il pane non viaggiano insieme. Almeno, non per noi.
Se io decidessi per la vita, la ragione del mio amore, il mio compagno di avventure, resterebbe sempre separato in un altrove che neppure lui ha scelto: separato e obbligato a viversi le sue responsabilità di padre e di uomo.
Doveri e pane, vita e libertà: beati quelli che hanno potuto scegliere senza fratture.
Noi, come milioni di altri, prigionieri nella terra di mezzo delle nostre dicotomie!

The world is too much with us; late and soon,
Getting and spending, we lay waste our powers;
Little we see in Nature that is ours;
We have given our hearts away, a sordid boon! (W.Wordsworth)



16 maggio 2008

Molotov

La migliore molotov l'ha lanciata ieri la Lettera di San Giacomo, alla coscienza di Bagnasco.
Deve averci riflettuto tutta la notte per ricordarsi stamattina che forse è il caso di evitare estremismi con i migranti e gli itineranti, altrimenti detti poveri, razza puzzona e scabbiosa con cui neppure i napoletani ridotti a pattumeria dai "padrun" possono sodalizzare.
Ieri, infatti, la lettura del giorno, per chi pratica la Bibbia e la considera una chiave di lettura sulle sofferenze del mondo, è apparsa come un fulmine, la voce tra le nubi, direi provvidenziale e ve ne riporto un frammento:
" Fratelli miei, non mescolate a favoritismi personali la vostra fede nel Signore...supponiamo che entri in un' adunanza qualcuno con un anello d'oro al dito, vestito splendidamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se voi guardate a colui che è vestito splendidamente e gli dite- tu siediti qui, comodamente- a la povero dite-Tu mettiti in piedi lì-oppure- Siediti qui ai piedi del mio sgabello-non fate in voi stessi preferenze e non siete giudici dai giudizi perversi?...
Voi invece avete disprezzato i poveri...se fate distinzione di persone, commettete un peccato, e siete accusati dalla legge come trasgressori..."
Sarebbe utile che domenica prossima, dagli altari cattolici si leggesse ad alta voce questa parola. Ad ascoltare ci sarebbero migliaia di militanti cristiani, vestiti in giacca e cravatta che hanno riposto la loro fede in un dio minore: quell'essere iracondo, violento, pieno di paure, demagogico, paraculo, se si tratta di scagliarsi contro il delinquere degli straccioni ma cieco e sordo al delinquere dei signori, quel piccolo dio che non conosce altro che il culto di sé e abita negli abissi delle loro coscienze.
Non sono io che giudico Bagnasco. E' la Parola che giudica e ci giudica. Tutto è stato scritto e tutto si compie.
Ho pena certamente per gli scugnizzi, camorristi, napoletani con le spranghe e le molotov. Ho pena anche per la gente comune che ha subìto furti e violenze dalle persone provenienti dalle comunità straniere. Ma non verso una lacrima per coloro chiamati a gestire le problematiche dell'integrazione e, occupati a viversi la loro ricchezza autistica e i loro privilegi infami, hanno lasciato questo paese affossarsi nella brutalità.
Non verso una lacrima per la chiesa ufficiale che con l'anello al dito dice a me di farmi buona, di sforzarmi a capire, mentre Assisi cancella l'esistenza della povertà sotto il tappeto dell'affare religioso.
Le ronde della negazione dell'essere si aggirano da tempo sulla nostra anima profonda e prendono a manganellate quel frammento di solidarietà, compassione, quello che una volta si chiamava carità, riducendo in briciole il nostro senso dell'umano.

13 maggio 2008

Non vedo

Sarà perchè ho un corpo indebolito dagli ultimi eventi, saranno le cure che mangiano forze e muscoli, sarà che J è lontano, come ormai avviene da quattro anni per cui il nostro grande amore si riduce al weekend, sarà che mi aspetta un progetto nei prossimi mesi che non ho scelto, sarà che i cataclismi che inghiottono le vite umane mi fanno vergognare dei miei piccoli disguidi e tutto diventa insignificante, sarà per queste e altre ragioni che non riesco a scrivere da giorni neppure un post "leggero", ombrato di fiducia.
Dovrei distogliere lo sguardo dal mondo e gettarmi a capofitto nell'immaginario, mi dico, romanzi e cinema, per esempio. Meravigliosi, quanto mi manca la leggerezza del pensiero!
Invece ho passato la notte a navigare su youtube e a guardarmi di tutto, da Guzzanti alla Massoneria politica e vaticanense, alle interviste a Gelli (agghiaccianti), a Crozza e il pessimista Dario Fo...come faccio a distrarmi...se mi distraggo mi fregano la vita!!!
Almeno che io muoia cosciente!
Quindi scrivo un elogio al pessimismo.
Il pessimismo mi spinge a dare rilievo oggi alla chiesa trionfante della nuova era che si occupa sempre di sesso e sesso, della pedofilia per dire che è colpa dei deviati e mai per riconoscere che il proprio sistema genera deviazione, va in fissa sulla 194 ma non va mai in fissa sulla volgarità di una politica dal passato sporco, si allontana sempre di più ogni giorno dalla realtà dolorosa e crocifissa della gente tanto da inoltrarsi in questioni molto utili ai cinesi sotto le macerie, agli italiani alla deriva, al mondo senza più risorse alimentari: la possibile esistenza degli extraterrestri, non in contrasto con le dottrine dellla fede!
Il pessimismo mi invita a sentirmi in esilio, alla non appartenza, alla non-adesione alla stupidità.
Ed è questo il punto: il pessimista è un rompiballe ma non è stupido.
Ma può prendere cantonate. Penso al voto concesso a questo partito veltroniano...c'era disperazione in quel gesto da tragedia greca, fiducia in Di Pietro...tentare di salvare il salvabile. Ora ho imparato a capire: ma non sono io l'idiota, semmai malvagio è chi ha mentito e mente ogni giorno. Non sono io che ho tradito: il cuore mi ha spinto a scegliere per amore della mia gente non per paura dell'extracomunitario o delle tasse o della giustizia. Il mio pessimismo non mi è venuto in soccorso ma la paura non mi ha paralizzato la mano e non ha dominato sul mio voto, tanto da regalarlo alla Lega. Questo vorrei dire a tutti coloro che oggi si sentono umiliati dalla ipocrisia di un Napolitano, di un Fassino, di un Veltroni, di una Finocchiario. Sono loro che hanno tradito.
Il pessimismo rimette le cose in ordine: la politica vincente, in Italia, è un affare per mediocri. Chi cerca di distinguersi, perde.
Capito questo si va avanti, mantenendo alta la guardia, la tensione per non concedere neppure un centimetro alla nube tossica che avanza. Tale tipo di lotta e adrenalina alta non fa affatto bene alla mia salute. Non importa, oggi chi vuole vivere a lungo è costretto a vendersi l'anima al diavolo. Quell'uomo stirato che parla di dialogo, mani tesi all'opposizione, gode di ottima salute.
Sarà per questo che preferisco essere malata ma vigile e sveglia.
Sì, sì il pessimismo mi purifica il sangue, mi ridona tono e forza, perchè non è depresso, è realista.
Allora la speranza? la gioia? la luce?
Quelli non sono concetti per me, sono realtà dello Spirito. La fiducia è che nessuna manipolazione può inoltrarsi contro la mia volontà, nel sacro luogo dell'anima, della coscienza, dove risiede la vita vera dell'uomo.
Lì le televisioni non arrivano, neppure le propagande, neppure le delusioni.
La speranza non è dell'ottimista ma dell'uomo di fede che mazziato e negato riesce a benedire la vita e a cantare fino all'ultimo quanto è meraviglioso l'uomo quando in lui si compie la verità.
Così il mio pessimismo si inchina e tace di fronte a queste persone o al creato che si rivela.
Ma essi sono nascosti agli occhi grossolani degli ottimisti dal doppiopetto.

7 maggio 2008

The show must go on

La mia ricerca di parole che dicano ciò in cui credo si sta arenando...
Tutto ciò in cui ho posto fiducia, ciò che amo, la visione di un mondo di cui uomini autentici hanno lasciato traccia nella storia, si nasconde, si ritira dal visibile.
Le parole cominciano a pesare.
C'è solo spazio per le fanfare e le propagande.
Molto di quello che ho scritto, ora non ha più senso. La realtà mi si deforma, tra le mani.
In un barlume di luce, vedo il vuoto della comunicazione politica e come il cittadino moderno viva prigioniero di un'informazione ridotta a spettacolarizzazione affinchè la parola risulti iperbolica, alterata, tragicomica ma mai reale e venga a perdere il suo valore corrosivo.
La televisione ha assunto questo incarico: banalizzare il linguaggio e così disinnescare la critica, l'opposizione. Ridurre tutto all'ovvio, al normale: ovvero che quelli a sinistra (non di partito) di tutti i fascismi siano dei facinorosi, manipolatori della verità. Che sia normale non credergli!
Le parole si ingarbugliano, Travaglio va in tv, esprime idee che riguardano fatti saputi, pubblicati da tempo, esplode il caso, si alzano le truppe giornalistiche con scudi e giavellotti, gli autori del misfatto querelano, Travaglio passa per pazzo, il pubblico non ci capisce più nulla, i politici fanno quadrato perchè se salta uno di loro, saltano tutti...polvere e foschia...poi tutto si sgonfia.
Anche questo show è andato in onda!
Travaglio, scrive il sito della Casa della Legalità, è caduto in un imboscata (o forse lo sapeva e ha sfruttato l'evento per andare fino in fondo).
D'ora in poi Travaglio può andare ad AnnoZero e dire quello che vuole: il dubbio si è infiltrato nel teleschermo, gli spettatori diranno mah, quello lì, boh ecc. ecc., Schifani e simili resteranno al loro posto. Perchè la questione non è più tra Schifani e gli italiani, ma tra il politico e il giornalista.
Berlusconi lo ha inventato, o riscoperto, il metodo, mistificando la faccenda Biagi: sottrarre Biagi agli italiani e ridurlo ad un regolamento di conti tra lui e l'altro.
Lo stesso lo ha fatto con la magistratura: non è lo Stato che si fa carico della giustizia ma il magistrato (ovviamente rosso) che prende di mira per ragioni occulte l'innocente.
Questo grazie anche ai magistrati che lavorano per la "normalizzazione" e rendono fumosa, incompleta, contraddittoria, inefficiente la giustizia in modo che, nell'ora di colpire la casta, la magistratura abbia già perso autorevolezza e non sia più credibile.
Il giornalismo, soprattutto televisivo di alcuni, ha un suo percorso. Salvaguardare il gioco politico, far credere che lo scontro attivato in televisione avvenga anche nelle Camere addette ai lavori. Invece la parola maschera. Nelle stanze dei ministri e sottoministri, si lavora allo status quo, all'equa distribuzione del potere e del denaro. Mentre si pasciano il paese, a noi ci trasmettono un derby!
Gli italiani, nella maggioranza, non leggono: per la conoscenza dei fatti, si affidano alla televisione e finiscono per credere al duello piuttosto che farsi un' idea politica di come si fa informazione in Italia o meglio di come non si possa farla. E soprattutto gli italiani si soffermano sul video per poi non capire come si faccia politica e di che qualità siano gli uomini e le donne che arrivano ad occupare posti di comando.
E' vietato sollevare dubbi sulla casta politica ma poi anche se si sollevano, si trasforma tutto in una farsa e si dà da mangiare anche a qualche presentatore.
E' vietato opporsi a chi occupa la sedia d'onore, con una legge elettorale anticostituzionale ma poi quando al governo è andata l'opposizione si è fatto di tutto per non fare niente e conservare quella legge e quel marciume.
Loro non sono più uomini ma investiti d'autorità e denaro sfiorano l'immortalità degli eroi della celluloide.
Essendo allergica alle divinità e ai culti idolatrici, me ne sto in disparte a guardare l'assurdo e ad aspettare Godot, il divenire che travolge tutto...il vento cambia sempre, niente è eterno. Neppure il male.

6 maggio 2008

Nargis

Ci sono cicloni che spazzano vie intere generazioni, nello stesso istante, inghiottite nel nulla delle acque e poi restituite alla terra per la sepoltura: una devastazione che annega il senso dell'esistenza, il suo faticare e il suo gioire, il suo perché su questo pianeta.
Chiamati ad essere luce, coscienza, vibrazione dello spirito nella materia, in un attimo e nello stesso attimo strappati, dissolti, lanciati nel vuoto.
Cosa fa più male? Un vortice d'acqua che abbraccia migliaia e migliaia di corpi e ne succhia la vita, il mostro marino di Laocoonte che non ha pietà di padri e di figli, oppure innumerevoli corpi battuti a sangue dai regimi che vogliono succhiarne la coscienza e la dignità?
La Birmania devastata nel corpo e nell'anima la scelgo come metafora di quest'epoca.
Non so se avrei preferito essere nel vortice d'acqua e sparire con i 50mila, una compagnia che cancella la paura della solitudine della morte, oppure restare ancora per molto impietrita di fronte a quel che resta dell'umano, travolta dal ciclone di quest'epoca ingorda di bestialità. E essere testimone della solitudine della vita.
La violenza e l'assassinio, fisico e pschico, nella vita banale e ordinaria di ragazzi, adolescenti, adulti, donne, uomini, è il vero Nargis che attraversa il pianeta e distrugge il futuro di molte generazioni. In un attimo lo vedi passare e spezzare la vita e la gioia e le attese dei giovani, vittime di ferocia di altri giovani senza più tempo, ormai figli dell'abisso, anime consegnate alla realizzazione dell'incubo, del massacro.
Ogni giorno un pezzo di umanità va in frantumi: lo stupro, l'abuso sessuale come arma di annientamento, il bullismo come recente tortura per soddisfare il sadico delle nuove generazioni, l'atto di negazione, il grido di non esistenza che i padri e le madri inniettano nelle loro vene e in quelle dei figli. Non c'è giorno in cui un urlo non attraversi la notte.
Ogni comportamento che richiama la non-esistenza, la violazione del diritto dell'altro, la rabbia che può farsi omicida, il soppruso, la delegittimazione, è il campo magnetico che attira i corpi, rafforza l'energia di devastazione.
E' dovere nostro sottrarsi al Nargis dei pensieri di morte e delle azioni che vivono dell'odio.
E' urgente attivare la cura, avere cura dell'uomo: I care, diceva Don Milani, in risposta al Me ne frego del regime. La cura richiede attenzione ai bisogni veri, fondamentali, biologici dell' umanità mentre il Nargis si occupa solo dei suoi sogni o meglio dei suoi incubi e come sfamarli, metterli all'ingrasso e dar loro visibilità. Il Nargis è la paura che per esorcizzarsi si fa violenta: nella violenza ci si droga di forza. Ci si illude della propria virilità.
Non mi meraviglia che dovunque, in Europa e altrove, si finisca per affidare alle politiche della negazione la propria impotenza. Violento è il pensiero che sottostà al sistema stesso delle società attuali su cui si innestano le nuove generazioni; da padri incapaci di passare oltre il proprio ego che ha costruito il presente sulla forza nascono figli che non sognano altro che il proprio sé smisurato e perduto, dentro un vuoto ontologico: le religioni e le ideologie, sempre in agguato per appropriarsene e per farne ulteriore profitto.
L'uomo ha bisogno di guarire, la ferita è profonda e dissangua...Nel tempo che scade, sento dagli altoparlanti le parole insignificanti di coloro che si credono immuni, invitano ad aggrapparsi alle radici e alla patria, agli altari e alla cassa convinti che il ciclone travolgerà sempre e solo i coglioni.
Mentre loro, sciocchi e vanesi cultori del nulla, fuggono chissà dove con la refurtiva...

5 maggio 2008

Il controllo è completo...

dedicate qualche minuto alla lettura di questo articolo, di cui pubblico uno stralcio, sul sito
www.casadellalegalita.org

La normalizzazione delle coscienze, con l'infiltrazione in ogni movimento reale di passione e speranza (ed indignazione) civile e sociale, è quasi conclusa. Chi fa parte del "sistema" e scende a compromesso ha diritto di esistere perché fa il "gioco delle parti", quanti non ci stanno vengono isolati, colpiti e cancellati. Noi con la normalizzazione e i "normalizzati" andiamo allo scontro.

4 maggio 2008

Il regno a soqquadro

Dai giorni di Giovanni Battista fino ad ora, il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono.
Matteo, 11 v.12

Comparazione tra le parole del Maestro e le vicende di questo paese.
Per ascoltare la voce non è necessario essere credenti nè convertirsi, sarebbe sufficiente essere uomini e avere il coraggio di affinare l'udito; come il caro Gesù, ormai ridotto a santino, dice: "chi ha orecchi intenda".
Ogni volta che ho dei dubbi torno a riflettere su alcune sue parole e rimango meravigliata della sua intelligenza: aveva capito tutto sulla collusione tra poteri forti e religione, tra sistemi e finanza.
Non potevano che farlo fuori.
Giovanni, suo cugino, non era da meno. Grande oppositore di Erode, non cerca strade di mediazione o un dialogo per costruire un equilibrio tra le forze. Intollerante, rifiuta ciò che Erode rappresenta: corruzione, svendita di Israele ai dominatori, ipocrisia, religione come apparato, idolatria di se stesso. Se ne va a vivere nel deserto, non si trova un loft a Gerusalemme e nè si procura, con la sua fama di profeta e il suo seguito, una vita alternativa ma comoda.
Il deserto, la solitudine, sono la strada di chi non si allinea al sistema e l'amarezza è il suo cibo.
Quando Gesù pronuncia questa frase in Matteo 11, Giovanni è già in prigione, i giochi sono fatti, da lì a poco perderà la testa. Il potere vince sulla profezia: il regno dei cieli soffre violenza.
Storicamente sarà Erode ad avere ragione.
Penso alla storia nostra: non è così nel mondo?
Le destre virili e muscolose, preoccupate dell'esistenza di se stesse e dei loro miti, avanzano con la loro logica di mercato, con la loro collusione con i sistemi corrotti perchè il fine giustificherà sempre i mezzi, con le loro banche e i loro investimenti, gli eserciti, gli apparati, i sacerdoti farisei sempre pronti a benedire l'arma e a stracciarsi le vesti di fronte ai giusti. Le destre violente che vogliono ordine, pulizia ma non in se stesse e nelle loro coscienze...quanta sinistra è a destra, ha incarnato questa visione del mondo, e non ha il rigore di lasciare un'aula presieduta da un senatore inquisito per mafia, non ha l'integrità per rifiutare i giochi di potere e i brindisi con gli erodiani perchè ci sta dentro coinvolta fino al collo.
La sinistra non sarà mai sinistra fino a che non sceglierà il deserto.
E' ovvio che non tutte le persone che hanno consegnato questo paese alla destra sono fans di Erode; magari credono nella giustizia, nella pace, nel disarmo che ormai sono valori acquisiti dalle coscienze tutte. Tra la gente di destra che conosco, nessuno toglierebbe il voto alle donne, per dire, e approverebbe una spedizione punitiva in un campo nomadi. Eppure non ci si può definire liberi e democratici e accettare che uomini come dell'Utri e Schifani ci facciano da rappresentanti.
Ecco perchè era necessario ripulire le nostre liste affinchè nessuno ci accusasse di avere in pole position persone come Bassolino.
Insomma, prima di guardare la pagliuzza nell'altro, cercarsi la propria trave.
E' drammatico pensarci ma ogni volta che l'idea si fa politica concreta, si sposta inevitabilmente a destra, ovvero lì dove risiede il bisogno di mantenere in vita il sistema stesso e l'uomo è trasformato solo ad una funzione.
Gesù è l'uomo reso debole dalla sua stessa forza di collocarsi al di sopra di tutte le dispute e le ideologie e rimettere al centro il valore assoluto dell'uomo e la sua libertà dal mercato e dal culto.
Ma questo messaggio è arrivato alle coscienze?
Duemila anni di catechismo dei religiosi ha agito come i servizi segreti deviati: costruire un Regno parallelo al sogno del fondatore, un Regno eversivo, una sorta di cristianesimo che sceglie come suo crocifisso Licio Gelli.
E le masse? Tutti questi milioni di elettori che con coscienza lasciano il voto ad un Borghezio e poi vanno a fare il ponte di primo maggio come se comprare, vendere, consumare fosse la stessa cosa, perchè è vero che è la stessa cosa: persino Borghezio deve fare i conti con Dio-Mammona più a destra di lui...ebbene le masse, anche di loro è stato scritto.
Sceglieranno Barabba.
Sia chiaro che se avesse vinto Veltroni o la Sinistra l'Arcobaleno, non vuol dire che avremmo avuto un'Italia da Vangelo secondo Matteo! Ma lasciatemi dire, senza equivoci da parte mia, avremmo potuto sperare, almeno solo sperare, di cominciare a smontare a livello di coscienza, gradualmente, la tracotanza di un potere che crede di avere ragione. E' il numero dei crimini a negargli la ragione. Sono le parole che escono dal loro cuore a negargli la ragione.
Ci saremmo riusciti sul piano concreto?
No, ma la speranza è una virtù teologale che va di pari passo con la fede e la carità. Se smettiamo di sperare smettiano di vivere, di amare, di rischiare.
Ed io, oggi, mi sento come gli apostoli all'indomani del massacro sul monte: non ho voglia di mettere il naso fuori dalla porta.
Ci sarà la pentecoste anche per me, per noi, che abbiamo sperato in un mondo nuovo?