30 ottobre 2007

When old-age means dark-age

Conosco anziani che parlano di modernità e nuove economie, poi si siedono sul divano, aprono il giornale, poltriscono per ore, mentre le loro donne sono in cucina a soddisfare il narcisismo dei compagni e a rimuovere la polvere dai loro comò.
Conosco anziani che dicono di amare i loro figli e per i quali hanno sacrificato-dicono- tutta la loro vita ma sostengono idee politiche e governi che divorano volentieri il pianeta e le sue risorse così che ai loro figli lasceranno il deserto in eredità; anziani che si battono il petto la domenica e imprecano contro i tempi nuovi e contro l'aborto, per difendere il feto farebbero cadere governi ma non sposterebbero un voto per garantire che il feto, divenuto uomo, non vada a morire poi in guerra e di abusi e di povertà.
Conosco anziani che non vogliono la ricerca scientifica, le staminali, la pillola del giorno dopo ma non chiederebbero mai l'obiezione di coscienza agli operai delle fabbriche che producono pezzi di morte a servizio degli eserciti; anziani che aiutano i figli a diventare soldati e poi ricevono la benedizione dei cappellani così amanti dei figli che sarebbero pronti a veder morire il figlio di un altro.
Non sempre anziano vuol dire fragilità e tenerezza, saggezza e insegnamento.
Spesso si costruiscono la loro fortezza con anni e anni di avidi sacrifici e come animali braccati vi vivono dentro da prigionieri, abbaiono a chiunque si avvicina al loro perimetro.
Non vogliono mollare, non vogliono morire e non insegnano nulla ai loro figli se non a perpetrare il gioco del possesso, della conquista, della roba.
Questi anziani sono morti da un pezzo, non hanno più nulla da imparare e da apprendere, credono di avere acquisito autorità con la fatica e l'accumulo ma sono già nel regno delle ombre, avvinghiati al proprio castello di idee.
E i loro figli sono stati partoriti ma non sono mai cresciuti, prigionieri anche loro nel mondo di un altro, giovani senza sogni e senza ricerca, su cui i padri proiettono la paura della solitudine e il ricatto della malattia e i sogni di onnipotenza.
E quando questi anziani sono educatori o guide e parlano da una cattedra, da un altare, da uno scranno, sono obbligata a chiedermi se quell'uomo che parla alla mia coscienza sia più autorevole della mia coscienza stessa. Non saranno né l'età, né gli studi, né il potere acquisito a richiamare la mia devozione ma la giovinezza del pensiero, parole che risvegliano lo spirito e lo muovono verso altre frontiere.
Per questo il mio amore e la mia gratitudine vanno ad un meraviglioso novantenne, Arturo Paoli, la cui forza consiste nell'aver iniziato un pellegrinaggio verso la conoscenza di sè, mai compiuto, ed essermi stato maestro, tra i tanti, in tempi difficili.
"Il divenire dell'amore mi libera con una spontaneità crescente dell'io oscuro, egoista e desposta...l'esperienza d'amore è un'esperienza tragica perchè decide definitivamente della persona: crea o la persona disponibile, creatrice di libertà o la persona-tumore che arresta la circolazione del sangue sociale...
Accettare di essere il tu per l'altro vuol dire accettare, fin dal principio, la povertà, perchè nell'amore non ci si attende nulla, ci si dispone a perdere tutto anche il proprio io che prima non poteva pensarsi fuori di un progetto individuale e di potere".
(Il silenzio pienezza della parola)
Che il buon Dio ci aiuti a invecchiare bene!

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Young Man Blues

In the old days
the young man was a strong man
All the people, they stepped back
when the young man walked by

But nowadays
The old man, he's got all the money...
And the young man, ain't nothing in the world these days...

M.

31/10/07 14:13  

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