30 settembre 2006

Infinitamente piccolo

Ieri ho realizzato un mio sogno da ragazza.
Ho scoperto la musica di Angelo Branduardi negli anni belli della giovinezza e l'ho scelto come il poeta del mio viaggio. Incontrai la poesia di Yeats grazie ad uno splendido disco di Branduardi che mise in musica sue liriche di commovente bellezza; ed è stata la passione per il poeta irlandese che mi costrinse un giorno ad aprire una conversazione con un appena conosciuto ragazzo inglese. Andammo insieme a vedere una rappresentazione teatrale su Yeats, a Roma, ascoltammo insieme su cassetta tdk D46 (roba jurassica) le dieci ballate cantate da Branduardi( Il violinista di Dooney, Quando tu sarai..., Nel giardino dei salici, Innisfree...) raggomitolati sul divano nella penombra delle candele e la pizza troppo freddda, nei 40 metri quadrati di quell'appartamento romano che era ed è nella memoria lo spazio sacro delle nostre emozioni.
Oggi quel ragazzo inglese è mio marito; ancora ascoltiamo Branduardi e ci commoviamo con lui.
Le mie figlie hanno saltato sui letti, urlato a pieni polmoni, canticchiato in macchina tutte le ballate del topolino della fiera dell'est, del cogli la prima mela.
Il poeta era con noi in ogni trasferimento di casa...poi l'Infinitamento piccolo ovvero il canto a Francesco D'Assisi...persino la preghiera nostra si arricchiva delle intuizioni poetiche di quel CD.
Ricordo la solitudine di alcuni giorni nella casa inglese, davanti all'icona di Francesco e il canto del poema che mi riportava nell'immaginazione agli anni vissuti nella terra sabina, ad Assisi, a Spello. Struggente malinconia della bellezza!
Mentre mi muovo tra lo spazio lombardo e vivo il senso di essere qui come un momento di passaggio, forse il meno poetico, della mia vita ecco che la storia mi contraddice.
Tra le fabbriche e le superstrade di uno dei paesaggi più sciatti d'Italia, in una chiesa di cemento, anonima, di periferia, a soli 5 minuti dalla casa dove vivo attualmente, Branduardi ha richiamato 600 persone per il concerto di "Infinitamente piccolo".
Ed io ero là in prima fila; ho letto i vent'anni negli occhi di tutti quei coetanei oggi madri e padri che cantavano con me. Nel giorno degli Arcangeli, la poesia è venuta a trovarci. Ero felice, per me, per loro.
Ho atteso la fine dello spettacolo e consegnato a Branduardi una mia lettera dove racconto la mia stima per lui come artista, gli ho stretto la mano con riconoscenza mentre lo guardavo dritto negli occhi. Lui non sapeva: era uno strumento artistico con cui il cielo mi cantava una canzone. A me, come a loro.
Ero io, eravamo noi tutti, i veri protagonisti di una ballata che era il cantico della nostra vita.
Grazie, grazie Angelo!

da "The Rose" (1893) William Butler Yeats
Quando tu sarai...

Quando tu sarai vecchia e grigia,
col capo tentennante
ed accanto al fuoco starai assonnata,
prenderai questo libro.
E lentamente lo leggerai, ricorderai sognando
dello sguardo che i tuoi occhi ebbero allora,
delle loro profonde ombre.

Di quanti amarono la grazia felice
di quei tuoi momenti
e, d'amore falso o a volte sincero,
amarono la tua bellezza.
Ma uno solo di te amò l'anima irrequieta,
uno solo allora amò le pene del volto tuo che muta.

E tu, chinandoti verso le braci, sarai un poco triste,
in un mormorio d'Amore dirai,
di come se ne volò via...
passò volando oltre il confine di questi alti monti
e per sempre poi il suo volto nascose
in una folla di stelle.

(When You are Old and Grey and Full of Sleep)

When you are old and grey and full of sleep,
And nodding by the fire, take down this book,
And slowly read, and dream of the soft look
Your eyes had once, and of their shadows deep;

How many loved your moments of glad grace,
And loved your beauty with love false or true,
But one man loved the pilgrim soul in you,
And loved the sorrows of your changing face;

And bending down beside the glowing bars,
Murmur, a little sadly, how Love fled
And paced upon the mountains overhead
And hid his face amid a crowd of stars.

28 settembre 2006

Alle eroine silenziose

Dal testo di Maria Menditto - Autostima al femminile
"Esistono numerosi eroi comuni che lottano con coraggio perché una situazione critica possa avere un lieto fine. Pensiamo alle donne che devono mandare avanti una famiglia con un solo reddito o a chi si dedica silenziosamente al volontariato.
L'eroe ordinario ha in sè il potere di deviare la rotta di fronte alle avversità, di trovare con coraggio un percorso originale, determinato dal suo senso di leadership.

Il viaggio della donna eroica differisce da quello maschile tradizionale - l'eroe classico, sovrumano, straordinario - perché è dovuto cominciare con una battaglia più grande, separarsi dall'intensa pressione della casa e della famiglia su di sé.
Sebbene il suo viaggio verso la conoscenza finisca in "unione con", oggi lei torna e approda come persona indipendente: sceglie da sé il modo per essere "coinvolta con" e utilizza la sua voce come contributo sociale.

Una donna indipendente si attribuisce il potere di scelta: in altre parole sceglie quando essere in prima persona e quando, invece, aiutare gli altri a compiere il viaggio verso la conoscenza.

Le donne che hanno già fatto questo percorso possono trasmettere ad altre la Via al femminile. Dobbiamo ricercare un nuovo modo di raccontarci, in cui riconoscere le nostre qualità eroiche nel quotidiano e il nostro potere personale, partendo dal processo di conoscenza secondo le differenze di genere.

La donna acquisisce il potere della conoscenza lentamente e faticosamente, seguendo un percorso diverso dall'uomo: alcuni contesti culturali e sociali rendono questo processo ancora più faticoso. E' allora che la donna deve attingere a un vero sforzo eroico".


Sono testimone diretta che questo accade nella fornace ardente di Attive da cui escono, dopo lungo lavoro di dissoluzione degli elementi e rimodellamento delle forme, creazioni di vera bellezza!

23 settembre 2006

Torniamo a scuola

Dal libro della V elementare di mia figlia:
"In Italia la rivoluzione neolitica iniziò intorno al 7000 a.C. cioè circa duemila anni dopo rispetto al Vicino Oriente...la tecnica della lavorazione del bronzo si diffuse in Italia verso il II millennio a.C. per merito di popolazioni provenienti dalle isole del Mar Egeo e dall'Asia Minore. Il confronto con civiltà più progredite accelerò il progresso nella nostra penisola".
Si torni a scuola, ad apprendere la storia e l'umiltà che viene dalla conoscenza che la nostra civiltà (?) di oggi è frutto di integrazione e scambi millenari con altri popoli.
Se è stato vero per noi perchè non dovrebbe essere vero per gli altri?
Vogliamo concedere ai nostri fratelli "lontani" il tempo necessario perchè questa osmosi riesca? Basterebbero il buon senso e la sapienza delle madri per gestire le cose del mondo... non attendiamo anche noi che i nostri figli crescano?
Così io penso alla inevitabile acquisizione, da parte delle donne islamiche, di un nuovo modo di vivere nel mondo con una coscienza evoluta sui propri diritti.
Nè la violenza, nè il rigetto, nè il conflitto sociale potranno fermare questo inevitabile avanzamento delle coscienze.
L'immigrazione è spesso l'unica strada percorsa dalla storia perchè questo miracolo si compia nel cuore di ogni popolo.
Non ci scambiamo tra nazioni solo le armi e gli assassini: nelle zone d'ombra, nei sotterranei del quotidiano avviene qualcosa, uno scambio di forme comportamentali e di forme di pensiero, nei modi più semplici, silenziosi, pacifici.
E allora cammino per strada e sorrido alle donne con il velo e ripenso a mia nonna e al suo fazzoletto merlato in nero senza il quale non metteva piede in una chiesa e alle mie amiche Carmelitane -dalla doppia grata -che dal volto velato mi parlano della loro gioia di vivere insieme!

Dal mercato delle schiave a quello delle mucche

Una signora islamica, residente a Como ha deciso di togliersi il burqa, giusto nella mezz'ora che entra nella scuola elementare dove porta la figlia, sollecitata dall'angoscia dei genitori che temono di vedersi i figli terrorizzati.
Mi congratulo e manifesto solidarietà alla signora per la sua materna comprensione delle paure altrui.
Vorrei ora che la suddetta solidarizzasse con me medesima: per paura che le mie bambine restassero e crescessero con turbe psichiche , ho impedito loro di assistere alla kermesse di Miss Italia con la motivazione che se avessero creduto che il bello e il buono potesse essere racchiuso nelle chiappe di quelle veline, di notte avrebbero sognato di diventare bistecche per qualche contadino libidinoso!
E la cosa che mi sorprende è che queste mucche di qualità ci vanno pure all'università!!!
Donne, siete lo zimbello della modernità.

21 settembre 2006

Fate e gnomi

Ho cominciato il linfodrenaggio.
Mi hanno diagnosticato una sindrome alla cervicale, dovrò sottopormi a lunghe terapie. Le mani di notte si "spengono" e i piedi si inceppano.
Vado all'ospedale questa mattina, con una certa noia addosso, sapendo che domani è venerdì e poi il week end arrivano i miei e dunque pappa, nanna, cappuccino a letto assicurato!
Mentre mi concentro sul bene che verrà mi stendo sul lettino e due mani delicate cominciano a massaggiare il viso. Mani da donna: mi aveva accolto piuttosto bruscamente senza rivolgermi lo sguardo. Invece quelle mani parlano di tanta dolcezza e stanchezza; sono mani buone mi dico.
A quella vicinanza e quel livello di contatto non è facile arrendersi alle mani di un altro, anche se donna e giovane e esperienziata. Ma io sento che mi posso fidare.
Mi addormento quasi...mentre massaggia la cicatrice mi chiede chi è l'oncologo, perchè ho lasciato l'Inghilterra e poi gradualmente scivola sulla sua storia.
E comincia il racconto di cose incredibili: una vita tra boschi, ruscelli, scoiattoli davanti alla porta di casa, vecchia di cent'anni, separata, con una figlia, una vita di lotta ma a testa alta. Una sorella morta lo scorso anno, la vita a pezzi e una malattia di immunodeficenza...la figlia, di sei anni, la danza e il sogno di andare a Roma, al Teatro dell'Opera. Pochi soldi, tanto da pensarci e ripensarci...
Anche le fate hanno sogni mi interrogo e desideri da far vivere?
Ma Roma ha un cuore grande, i miei amici sanno dare a piene mani...a voi amici romani: possiamo dare corpo ai sogni? possiamo ospitarla con il suo fidanzato da qualche parte, prendersi cura di lei per un giorno, farle vivere la gioia di una accoglienza data senza scopo, a fondo perduto, solo perchè continui a vivere e sperare?
Conoscete una pensione economica, un luogo dove possa spendere una notte e gioire della città che manca a noi, famiglia emigrata, quanto il sale nella pasta, il dolce a fine pasto, il bicchiere di vino buono?
Sono uscita dall'Ospedale con tanta energia e mi sono diretta al centro radiografie per iniziare le ricerche sulla cervicale.
Mi siedo e mi vengono incontro due creature inaspettate, alte non più di 70 centimetri, vecchie di almeno 70 anni. Elfi? Se esistono le fate esistono anche gli elfi...non avevo mai visto due graziose signore anziane, propriamente vestite, alte manciate di centimetri venirmi incontro, sedersi vicino, prendere posto e conversare sul tempo afoso, sulla noia dell'attesa, gli acciacchi dell'età...avrei voluto prenderle in braccio e sbaciucchiarle, cantare loro una nenia, accarezzarle. Vedevo la sguardo tenero di tutte le nonne e madri intorno a me posarsi sulle vecchine e dare corpo ai loro pensieri. Tutti noi abbiamo pensato alle fiabe, ne sono certa, all'infanzia dei propri figli, alla vita che lascia segni e allo spettacolo della creazione!
Bella fata e meravigliosi elfi oggi la Valassina non era più il castello dell'Orco e la strada senza ritorno: un bosco incantato è la Lombardia quando si anima di vita!

Il nemico è un Buddha

Ed è utile come maestro.
Sono stata colpita al cuore da coloro che chiamo e continuo a definire miei amici.
Uno riposa tranquillo, racconta di sè, apre tutte le porte, si concede il diritto di essere senza veli, smaschera le proprie contraddizioni: nel cuore la certezza che l'altro ti ami senza giudizio.
Poi passa il tempo, il tempo delle mutazioni, e tu continui a conversare con l'amico di sempre, nella fiducia. Tuttavia le ore hanno cambiato i suoi umori e quello che prima accoglieva di te oggi lo detesta.
L'invidia: non credevo che potesse albergare tra i cuori amici.
Questo veleno corrosivo si mangia lo spazio della condivisione e trasforma lo stare insieme in tattiche di attacco e difesa.
Sono invidiata da coloro che amo come amici.
Mi sono detta: l'invidia e il giudizio sono venuti a trovarmi.
Cosa hanno da portare? da dirmi?
Questi demoni mi ricordano che sono fortunata perchè vivo immersa nella tenerezza e nella compassione della mia famiglia; ho i beni economici che mi aiutano a circondarmi del bello, sobrio ma sempre fuori dal comune.
Non devo combattere per il pane. Nè per il lavoro, nè per la solitudine.
La mia casa è piena di amici che vanno e vengono.
Sono piena di doni...penso forse di meritarmelo, dice il giudice?
Non hai visto le tue contraddizioni e le tue parti oscure?
La tua vanità, il tuo orgoglio sempre allerta e pronto a colpire?
Chi sei tu più di me?
Sentimenti che prendono corpo dentro le parole e gli sguardi e un malessere incredibile che impregna la pelle, il disagio richiede di retrocedere, quasi obliarsi per non dare all'occhio, nascondersi dagli sguardi, tacere della propria felicità e del proprio tesoro.
Anche un amico può ridurti a questo ed è dolore, per te e per l'amico.
Imparo guardando e osservando.
Vorace è il buio dell'uomo ma anche il suo dolore.
So che questi umori nascono con prepotenza e a dispetto della volontà della persona la dominano.
Si frappongono fra me e loro e invitano allo scontro.
Ma il mio nemico è il mio maestro: mi racconta una lucida verità.
Sono felice e guai a me quando lo dimentico, quando la paura e la sfiducia prendono possesso delle mie giornate!
Io ho tutto: gridare la mancanza è davvero un delitto a nome di chi fatica per ottenere molto meno. Il mio nemico mi insegna a dire grazie.
Le mie contraddizioni?
Sono orgogliosa delle mie contraddizioni. Ho abbracciato il rischio della ricerca, della sperimentazione, dell'incoerenza. Voglio permettermi di avere torto, di sentirmi disorientata, di perdere. Scelgo di essere in cambiamento: di mutazione in mutazione come dice De Souzanelle arrivare ad essere vera persona.
Mentre perdo gli strati della "tunica di pelle", perdo anche gli amici che non vogliono riadattarsi con me a nuovi profili e nuove figure.
C'è un cartello sulla mia porta: working in progress!
Il mio nemico mi insegna che sono sempre in cammino.

Guest am I to have (Emily Dickinson)
Light my northern room
Why to cordiality so averse to come
Other friends adjourn
Other bonds decay
Why avoid so narrowly
My fidelity -

Un ospite sto per avere
Illumina la mia stanza a nord
Perché alla cordialità così avversi ad accostarsi
Altri amici rimandano
Altri legami decadono
Perché evitano così accuratamente
La mia fedeltà -

17 settembre 2006

Piccole vite

Sarei venuta volentieri a trovarti e portarti fuori per una sigaretta e una chiacchierata.
Tuttavia so che certi nostri dolori, certi nostri umori, hanno bisogno di pudore e spesso è necessario viverli e esprimerli senza ricorrere al linguaggio, alla codificazione nella parola di tutto ciò che si vive.
Piangere è necessario.
La mattina al risveglio il cuore è già in gola e le mie primissime parole dette al buio sono sempre le stesse da anni: AIUTO !!!! oppure semplicemente un NOOO!!!!!!!
Mi è stato chiesto perchè, da dove viene questa angoscia...mille spiegazioni...tutte valide, ma non sono che la superficie del problema.
Nel cuore del dolore c'è la consapevolezza che la grande prova non è finita, che la richiesta che il giorno ci fa e attende al termine delle ore è richiesta esigente e superiore alle nostre forze o volontà...
C'è un mantra che ormai mi ripeto ogni momento: "infine ho fatto quello che ho potuto".
Questa è la mia pace.
Non posso sciogliere i nodi del quotidiano: la vita è complessa, preziosa oscurità, lacerante profondità mai compresa
Allora fingo di essere un individuo senza gambe che si esercita ogni giorno a farcela,comunque,usando le mani e la testa e ogni piccola conquista è una grande vittoria: è andata bene anche senza gambe!
E quando cado mi dico razionalmente: bè, che pretendi, non puoi camminare!
Porto dentro di me l'orgoglio del disabile: non so se li hai mai frequentati ma loro sanno sviluppare il senso del diritto e del limite. E hanno uno sguardo dritto, di chi è oltre...
Tu fai quello che puoi, con dignitosa onestà.
Quel pane amaro che ogni giorno devi masticare e metabolizzare è il cibo sacro di chi è chiamato ad affrontare il viaggio, cibo che ti salva dall'arroganza di chi ha tutto e niente da chiedere, dalla banalità delle cose.
E' quel pane amaro che ti dà spessore, ti obbliga a entrare nella tua storia e a lottare con essa. E ti rende umana...
Alla fine del giorno, quello che resta è la tua meraviglia: di avercela fatta, di riuscire a ridere di ogni cosa.

Sognando un altro occidente

Noi vogliamo una ESPANSIONE diversa: verso le cose realmente buone, verso ciò che dà il gusto di vivere, verso il gratuito, l'opera,l'amore, la creazione, il mestiere, la mano abile, lo spirito libero, il cuore aperto, la vita comune.
Vogliamo la vita in festa, abbastanza forte da portare e attraversare il più grande dolore che riguarda ciò che noi siamo, noi, i mortali...

Soltanto il popolo ha una vita comune di feste e amicizia
Maurice Ballet - La lunga veglia - Servitium

16 settembre 2006

La forza della ragione

La Fallaci non è morta da donna "coraggiosa". La Fallaci ha finito per essere una donna ovvia, banale nell'odio, demagogica e brutale, icona dei leghisti...dov'è il coraggio nel correre sullo stesso binario di coloro che parlano di morte e di eliminazione del nemico? Dov'è la forza della ragione se non si riesce ad andare oltre le emozioni del ventre, l'ingrossamento della bile, il desiderio innato dell'omicidio?
Dov'è la capacità autentica di essere migliori del proprio nemico nell'accettare la rinuncia a quel linguaggio da squadrismo e da terrorismo?
Il ridicolo poi nel leggere, nel suo ultimo articolo, la sua stima per Benedetto XVI. Proprio lei da atea, anticlericale, che trasuda di stima per un Papa da indubbie posizioni anti-laiche e teocratiche? E' già, sono tempi in cui gli atei devoti tuonano contro gli infedeli e innalzano la croce di Cristo. Ma in quale Cristo credeva questa povera donna?
Se il cristianesimo si fa veramente incarnazione della identità di Cristo, allora è destinato a perdere sul piano storico; Cristo non ha voluto vincere sui suoi nemici, nè è andato in giro a seminare zeloti. Cristo ha testimoniato una identità, quella del Dio d'Amore, che l'Umanità continuerà a crocifiggere.
Cristo ha incarnato gli ultimi, i deboli, quelli esclusi...quindi anche quei topi (espressione della gentile signora toscana) islamici che sono vittime, come noi, dei potenti della Terra, della confusione del linguaggio, delle parole degli uomini che non possono incarnare il Logos neanche se si chiamano Ratzinger e hanno studiato teologia da 40 anni! Vittime dei capipopolo, dei demagoghi, come noi occidentali, da sempre...
Il coraggio vero è quello degli uomini e delle donne che non vogliono tutto questo sangue e rischiano ogni giorno cercando strade nuove di dialogo, affidandosi alla creatività dello Spirito che soffia dove vuole e su chi vuole...
Illusione grande quella della Fallaci di trasformare l'ultima battaglia sua in una pagina ellenica, da teatro greco; illusione grande quella di Benedetto XVI di trasformare il mondo in una conferenza da Università Gregoriana (mi chiedo se è mai uscito mentalmente dal Seminario).
Io non posso non pensare con disperazione oggi a cosa sarebbe potuto succedere nel mondo se all'indomani dell'11 settembre, un cristiano bianco fosse salito sull'altare della storia per gridare parole di perdono e di riconciliazione.
Immagino i milioni di islamici umiliati dall'Amore.
Il Papa diceva ieri: "Diffondere la fede con la violenza è irragionevole, la violenza è incompatibile con la natura di Dio".
Immagino che cosa sarebbe potuto succedere se nel giorno del funerale di Giovanni Paolo il devoto Ratzinger avesse gridato quelle parole dall'altare di San Pietro contro coloro che si definiscono seguaci del Dio Cristiano. Avremmo visto Bush, Blair, Berlusconi costretti all'abiura del loro credo.
Invece a essere umiliati siamo noi tutti, i popoli, l'uno contro l'altro, noi uomini qualunque che paghiamo il prezzo di errori storici, di secoli di storia di dominio e prevaricazione. Umiliati per essere entrambi nati, noi occidentali, loro arabi, in posti sbagliati.
Vorrei urlare al mondo arabo, di uomini e donne e bambini:
Voi tutti, uniamoci e dichiariamo guerra alle religioni e ai loro apparati.
Riappropriamoci della fede, del nostro Dio-laico portatore di pace.
Ma se neppure il Papa sa più parlare, se una donna aggressiva e becera è simbolo di intelligenza e buon giornalismo, se le parole che si rincorrono sui siti islamici e occidentali sono omicide, cosa resta di questa parola umana?

13 settembre 2006

Resa

Va bene, sono forti e decise le voci di coloro che mi scrivono di riprendere il blog.
Ma le parole pesano e le mie mani non corrono leggere sui tasti. Quanta gente che scrive che ha voglia di raccontare, di raccontarsi, commenta , pubblica, parla...per me è un osso duro... temo che sia una malattia. Soffro di una strana sindrome che chiamo emorragia dello spirito; ogni volta che uso la parola è come se si aprisse una piaga nell'anima. Ne sono affetta da anni e i miei cari amici conoscono le mie fughe e lunghi silenzi.
Ho smesso di insegnare per questa ragione, anni fa; parlare mi straziava, poi parlare con quell'aria da "docente" mi divorava le budelle.
Ma devo scrivere, iniziare questa Biografia di un muto, di colui che non può parlare perchè ha colto l'inganno, il gioco perverso, la strada senza uscita del conversare e per contraddizione deve scrivere perchè l'Amicizia lo ha supplicato di farlo.
La parola è il luogo dove si presume di compiere ogni cosa.
Io ho parlato tenendo in mano questa spada senza essere davvero consapevole del suo profilo tagliente, abbagliata dal suo splendore da non vederne il rivolo di sangue..
Parole pronunciate senza umiltà.
Parole amare, mascherate, al vetriolo.
Parole al vento, spreco di parole, vomito di parole...
Parole che dicono il frammento di un tutto e che presumono di aver svelato il tutto.
Definiscono ciò che non si può definire.
Parole che rivelano il magma interiore, il caos ontologico dell'anima.
Tutte le parole hanno un prezzo e l'ho pagato uno per uno.
Ora mi sono rimasti i debiti, il conto in rosso.
Cerco disperatamente negli anfratti della mia memoria quelle sole parole che possano tracciare un sentiero chiaro...