16 settembre 2006

La forza della ragione

La Fallaci non è morta da donna "coraggiosa". La Fallaci ha finito per essere una donna ovvia, banale nell'odio, demagogica e brutale, icona dei leghisti...dov'è il coraggio nel correre sullo stesso binario di coloro che parlano di morte e di eliminazione del nemico? Dov'è la forza della ragione se non si riesce ad andare oltre le emozioni del ventre, l'ingrossamento della bile, il desiderio innato dell'omicidio?
Dov'è la capacità autentica di essere migliori del proprio nemico nell'accettare la rinuncia a quel linguaggio da squadrismo e da terrorismo?
Il ridicolo poi nel leggere, nel suo ultimo articolo, la sua stima per Benedetto XVI. Proprio lei da atea, anticlericale, che trasuda di stima per un Papa da indubbie posizioni anti-laiche e teocratiche? E' già, sono tempi in cui gli atei devoti tuonano contro gli infedeli e innalzano la croce di Cristo. Ma in quale Cristo credeva questa povera donna?
Se il cristianesimo si fa veramente incarnazione della identità di Cristo, allora è destinato a perdere sul piano storico; Cristo non ha voluto vincere sui suoi nemici, nè è andato in giro a seminare zeloti. Cristo ha testimoniato una identità, quella del Dio d'Amore, che l'Umanità continuerà a crocifiggere.
Cristo ha incarnato gli ultimi, i deboli, quelli esclusi...quindi anche quei topi (espressione della gentile signora toscana) islamici che sono vittime, come noi, dei potenti della Terra, della confusione del linguaggio, delle parole degli uomini che non possono incarnare il Logos neanche se si chiamano Ratzinger e hanno studiato teologia da 40 anni! Vittime dei capipopolo, dei demagoghi, come noi occidentali, da sempre...
Il coraggio vero è quello degli uomini e delle donne che non vogliono tutto questo sangue e rischiano ogni giorno cercando strade nuove di dialogo, affidandosi alla creatività dello Spirito che soffia dove vuole e su chi vuole...
Illusione grande quella della Fallaci di trasformare l'ultima battaglia sua in una pagina ellenica, da teatro greco; illusione grande quella di Benedetto XVI di trasformare il mondo in una conferenza da Università Gregoriana (mi chiedo se è mai uscito mentalmente dal Seminario).
Io non posso non pensare con disperazione oggi a cosa sarebbe potuto succedere nel mondo se all'indomani dell'11 settembre, un cristiano bianco fosse salito sull'altare della storia per gridare parole di perdono e di riconciliazione.
Immagino i milioni di islamici umiliati dall'Amore.
Il Papa diceva ieri: "Diffondere la fede con la violenza è irragionevole, la violenza è incompatibile con la natura di Dio".
Immagino che cosa sarebbe potuto succedere se nel giorno del funerale di Giovanni Paolo il devoto Ratzinger avesse gridato quelle parole dall'altare di San Pietro contro coloro che si definiscono seguaci del Dio Cristiano. Avremmo visto Bush, Blair, Berlusconi costretti all'abiura del loro credo.
Invece a essere umiliati siamo noi tutti, i popoli, l'uno contro l'altro, noi uomini qualunque che paghiamo il prezzo di errori storici, di secoli di storia di dominio e prevaricazione. Umiliati per essere entrambi nati, noi occidentali, loro arabi, in posti sbagliati.
Vorrei urlare al mondo arabo, di uomini e donne e bambini:
Voi tutti, uniamoci e dichiariamo guerra alle religioni e ai loro apparati.
Riappropriamoci della fede, del nostro Dio-laico portatore di pace.
Ma se neppure il Papa sa più parlare, se una donna aggressiva e becera è simbolo di intelligenza e buon giornalismo, se le parole che si rincorrono sui siti islamici e occidentali sono omicide, cosa resta di questa parola umana?