27 gennaio 2009

Memoria corta

Non sono degni di celebrare la Memoria coloro che non ricordano.

L'ebreo martoriato e ridotto alla follia, prima che in cenere, è un monito per l'umanità, un richiamo all'efferatezza intrinseca ai poteri politici, rivestiti di miti e culti: eliminare sistematicamente e scientificamente la faccia dell'altro dalla terra e sostituirci se stesso.
Ci sono persone in Italia che hanno creduto nella politica del semidio, hanno adorato la bestia tedesca e si sono accoppiati con lei per fecondare altri mostri.

Oggi si indignano in nome di Israele.
Perchè oggi conviene non affermare il contrario. Oggi lo sguardo di 6 milioni di anime viventi inorridisce sulle loro anime morte...le loro ferite non si rimarginano.
E' stato un tragico errore, diranno i celebranti, per giustificare le loro storie perverse.

Onorare Israele è onorare l'essere umano, il suo essere altro da me.

Ricordare Israele è rifiutare un pensiero di annientamento e di riduzione dell'uomo a cosa.
Essere degni di celebrare il giorno della Memoria è portare tutto il picchetto di soldati e presidenti a Lampedusa, nelle gabbie in cui sono stati rinchiusi i cani africani in attesa di lanciargli l'osso, avanzo dei nostri piatti.

E' organizzare una visita e riflessione nei quartieri-ghetto-romani dimenticati dai politici che si indignano, in cui romeni e italiani sono volutamente e sistematicamente lasciati al degrado perchè tra loro si innesti quell'albero dell'odio e dell'omicidio così utile a coprire l'inefficienza di una classe politica.

I padroni della nostra Patria non possono pensare i campi di concentramento perchè non ascoltano la musica di Wagner e non capiscono la filosofia di Nietzsche ma nel sottobosco del loro ventre immaginano taniche di benzina sui campi clandestini e impiccagioni dei colpevoli.
In qualche modo comprendono che nessun uomo diventa tale se gettato nella strada dell'umiliazione, nella negazione della sua psiche e dell'anima ma vigliaccamente nascondono le proprie responsabilità, urlando contro le invasioni barbariche.

Eppure, nessuna spedizione punitiva, nessuna rabbia collettiva, contro il professore stupratore di giovani liceali, nè del ragazzo perbene, "fatto" fino a sbranare la vita di una coetanea; nessuna rimozione o centri di accoglienza permanenti per una classe sacerdotale che ha lasciato, da secoli, segni indelebili nella carne di migliaia di innocenti.
Nessuna legge o partito che faccia campagna elettorale contro la maggioranza maschile deviata di un paese in cui i crimini maggiori avvengono in famiglia ad opera del seme italico.

Pensano di farla franca, distratti come siamo tutti dal passato che non ci riguarda.

Come si può comparare la distruzione del popolo ebraico, e non solo, con piccole o grandi storie quotidiane?
Si può.
Ci è stata trasmessa in diretta dalla Storia ciò che accade su larga scala e nel microcosmo dei nostri pensieri.

L'antisemitismo è una scelta di vita.
Dal libro di Leloup leggo che il termine sema' vuol dire "ascolta": Sema' Yisra'el.
Non ascoltare la verità di se stessi e non riconoscere ciò che siamo è non capire, non comprendere la menzogna.

Antisemiti sono coloro che oggi dicono a parole di amare Israele e portano nel cuore-pietra il disprezzo per l'uomo.


ps. MEMORIA COMODA: a quell'ipocrita di Frattini non pare vero di dare dell'antisemita a Santoro che, anche se maldestramente, ha difeso i poveri di Gaza, mentre tace sui lefebvriani tanto amati dal Pastore Tedesco!
Messaggio ricevuto. Per Frattini non si può essere antisemiti come non si può essere antifascisti: salire sul carro di Israele per camuffarsi tra le vittime!

16 Comments:

Blogger Alessandra said...

condivido ogni singola parola di quanto scrivi. L'ipocrisia e non aver memoria è tra i mali dell'umanità.
riconoscente.

Alessandra

27/1/09 13:50  
Blogger Daniele Verzetti il Rockpoeta® said...

Le tue parole sono un monito importante.

Ipocrisia ed odio sono, oggi ancor più di ieri, i mali più terribili della società in cui viviamo.

27/1/09 15:06  
Blogger Sileno said...

Quanta mistificazione della storia da parte di politici e clero.
Si tenta di far passare una legge che parifica i combattenti per la Resistenza ai carnefici al servizio di Hitler, un vescovo scomunicato nega lo sterminio nei campi di concentramento ed il massimo rappresentante della chiesa cattolica ( ex soldato nazista) si affretta a togliere la scomunica.
Una volta di più devo urlare:
"MALA TEMPORA CURRUNT"
Sileno

27/1/09 15:08  
Blogger marina said...

Il tuo intervento mi trova ancora una volta vicina a te con il cuore e con la ragione, marina

27/1/09 17:02  
Blogger Arnicamontana said...

mi hai emozionata...e comprendo la tua rabbia per questa ipocrisia imperante...Un abbraccio

27/1/09 18:59  
Blogger Franca said...

Ricordare Israele vuol dire non permettere che la storia si ripeta in Palestina...

27/1/09 19:01  
Anonymous Anonimo said...

Cara Angela, non so se hai visionato il sito che ti ha segnalato il tuo amico...Non credo. Se lo avessi fatto non lo avresti raccomandato...
Quando un articolo termina col dire che la "causa prima dell' "antisemitismo" è da attribuire alla comunità isarelita (cito: complice il gigante scemo americano, sulle cui spalle spadroneggia il nano in kippah)...Quando si parla di "rabbinato internazionale che non riconosce l'olocausto palestinese"...non si stanno solo facendo bieche considerazioni da bar...
Assimilare l'Olocausto che è stato un programma scientifico di sterminio di un popolo e di una razza alla tragedia palestinese è degno della peggiore propaganda antisemita...D'altronde, puoi trovare la stessa operazione di confronto fotografico nel sito di Faurisson e dei negazionisti...

27/1/09 19:51  
Blogger Angela said...

Grazie Chiara, mi sono fidata del conoscente di cui conosco l'ambiente, non avevo ancora visionato il sito per fiducia. VAdo subito. Te ne sono grata, immensamente. Cancello intanto per sicurezza.
Con riconoscenza.

27/1/09 20:01  
Blogger Angela said...

Messaggio per Giuseppe:
caro, credo che anche tu mi abbia girato il sito per fiducia. Ora l'ho visionato. Il linguaggio non è assolutamente condivisibile. Il mio post non intende fare dell'Olocausto una guerra tra le tante ma un trauma collettivo da cui partire per diventare uomini.
Con il post intendo mettere sotto accusa l'ipocrisia dei politici.
Ma sulla sofferenza dei popoli, non gioco con le parole.

27/1/09 20:15  
Blogger Franca said...

O.T.

Per linkarmi non hai certo bisogno del mio permesso, anzi ne sono onorata...

28/1/09 17:53  
Blogger massimo said...

Avevo già letto questo post ieri. L'ho riletto oggi per vedere se mi facevano lo stesso effetto. Sì, me lo fa.

Fra le tutte le cose che ho pensato leggendolo, ce ne sono alcune che non posso più trattenermi dall'esternare. Sono cose che penso spesso quando ti leggo. Sono domande.
Angela, dove trovi tutta questa forza che traspare dalle tue parole? E' sempre stato il tuo temperamento? oppure c'è stato qualcosa, qualcuno, che ha tirato fuori da te energie che non conoscevi? Come riesci a non farti prendere dalla stanchezza? Al di là della fede (e non è poco), qual è la tua oasi di conforto?

Forse sono domande un po' sciocche e ingenue, ma in te vedo sempre questa fiducia incrollabile nell'uomo che ogni volta mi colpisce. E non so come fai, non capisco proprio come fai.
Scusa se sono stato invadente.

28/1/09 23:48  
Blogger Angela said...

Massimo, come sono dolci e amabili queste tue domande nei miei confronti...
La mia oasi non è la fede in un Dio ma nell'uomo risolto, bello, libero che ho incontrato nella mia quotidianeità e mi ha testimoniato l'esistenza di una realtà trascendente.
La forza mi viene dai poveri che riescono dignitosamente a vivere, la resurrezione di coloro che superano la rabbia, la disperazione, l'umiliazione e sanno alzarsi ogni giorno dal basso. Verticalizzarsi verso l'umano. Se hai incontrato queste persone hai incontrato la speranza. Loro mi hanno aiutato a far crescere le mie energie.
Infine cercando il dialogo con Dio, con quella rivelazione di bellezza e amore, ho trovato la fiducia...
Di natura sono melanconica, talvolta tendo all'ira, priva di futuro a causa della malattia: ma lo Spirito talvolta passa e illumina la materia morente!

28/1/09 23:57  
Blogger massimo said...

Ho fatto in tempo a leggere la tua risposta ieri sera, prima di andare a letto. Ci ho dormito su, ho pensato, ho cercato di ascoltare quel che mi dicevano le tue parole.
Sono esperienze che credo di capire. Però...
Però c'è sempre uno scarto così grande fra quel che sento dentro e quel che riesco a tirare fuori, c'è sempre una distanza enorme fra la persona che credo di poter essere e la persona che riesco a essere.
A volte, quando mi lascio andare alle mie fantasie, sogno che mi piova in testa una gioia talmente grande da non poter essere contenuta tutta all'interno di me, perché so che questo mi spingerebbe verso gli altri, mi spronerebbe a dare il meglio. Altre volte, e mi vergogno a dirlo, quasi arrivo a sperare di ammalarmi, perché forse quel dolore mi farebbe tornare ad abitare dentro al mio corpo, mi costringerebbe a confrontarmi con un limite ben preciso per tentare di superarlo.
(Ti chiedo scusa per queste parole. Te l'ho detto, sono pensieri di cui mi vergogno, però sono cose che a volte sento dentro di me. Rifuggo questa retorica della sofferenza che fa crescere, che rappresenta uno strumento, un'opportunità, la sofferenza che va accolta. Sono cose in cui credo, ma non posso accettare che la sofferenza sia soltanto questo. La sofferenza abbruttisce, logora dentro. La sofferenza è una miseria da combattere, non un fine da perseguire).
Sto divagando... Stavo cercando di dirti che in una situazione fuori dall'ordinario, penso che anch'io riuscirei a trovare un po' di quella forza e di quella fiducia che ti "invidio". Ma poi, nella quotidianità, mi spengo, permetto a questa distanza fra ciò che ho dentro e ciò che so tirare fuori di tracciare un solco.
Forse si torna sempre al solito discorso che non posso imparare ad amare gli altri, se prima non impare ad amare me stesso. O forse è il contrario, non posso sperare di imparare ad amare me stesso, se prima non impare ad amare gli altri. O forse è tutte le due cose insieme. Forse, semplicemente, l'amore si impara amando.

Sono pensieri che non voglio arrivare da nessuna parte, volevo soltanto condividere un pezzettino di me con una sconosciuta che forse, probabilmente, riuscirà a capirmi.
Ti abbraccio, Angela.

29/1/09 17:20  
Blogger Angela said...

La sofferenza è uno scandalo per l'uomo. Ma è parte della vita di tutti. Perché augurartela? Arriverà con la vecchiaia, con l'ultimo respiro che ti auguro a 100 anni. ORA è tempo di riscoprire la gioia e la gioia viene proprio dalla sospensione del tempo.
Ho imparato che quando tutto quello che resta tra le mani è solo l'attimo, viverlo è essenziale.
Il tempo ci serve solo per sapere che se l'attimo è crudele, finirà presto. Tuttavia ora, che sei giovane, che hai il bene di una vita non ridotta a macerie, canta Massimo, ringrazia l'esistenza, goditi il pasto finchè c'è, la camminata, il sole...ama la vita per come appare. Tutto il resto ti verrà dato ogni giorno, compresa la sofferenza che non è eterna. Grazie a Dio, anche quella passa.
Ti abbraccio anch'io e ti ringrazio per esserci.

29/1/09 19:31  
Anonymous Anonimo said...

ho letto ttto il tuo intervento e mi ritrovo a condividere ogni parola. Anche quest'anno in occasione del 27 gennaio giornata della memoria mi sono ritrovato con la pelle d'oca ad ascoltare le parole ipocrite dei politici di turno o di pseudo-intellettuali che ancora una volta creano lo spazio per la mistificazione, per il revisionismo storico, per il negazionismo.
E che dire di quel vescovo delirante che parla delle camere a gas come strumeto utile per la disinfezione di massa dei lavoratori dei campi di sterminio

Mi da il voltastomaco questa vigliaccheria. E' proprio in questo mdo che si tradisce la Storia e ciò che può insegnarci.

BELLO IL TUO BLOG [scoperto per caso tramite Aicha]

Un salutone e buon weekend!

carlo

30/1/09 17:40  
Blogger Angela said...

grazie Carlo, il disgusto è irreversibile!

30/1/09 17:47  

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