Libera
Era il mio anniversario di matrimonio, ieri.
Né io né J ce ne siamo resi conto, di giorno; abbiamo brindato la sera-tra la mestizia- a distanza, lui nel monolocale e io qui: ci amiamo e chissenefrega delle date.
Ogni giorno celebriamo l'incontro...
Eppure, ieri sera, mi è calata addosso una malinconia profonda.
Non l'ho mai scritto, nè mai detto ad alta voce ma un demone si è incastrato da settimane tra i miei pensieri, in entrata e in uscita, e ne ha bloccato il flusso e l'energia. Si chiama: paura di morire.
Il cancro gli dà pane per i suoi denti.
Non aspetta altro, che si affacci la più remota possibilità di un ritorno metastatico della fine, per mettersi a soffiare nelle orecchie e nell'anima, nell'inconscio e nel subconscio, dovunque passi aria, fantasmi e realtà: sei in pericolo di vita...
Giuro che ho avuto paura per giorni.
Non ho vissuto abbastanza per capire quanto fosse importante la vita e quanto fosse meraviglioso amare e perdersi.
L'ho capito ora, nei miei quarant'anni, che vivere è un'esperienza straordinaria quando si ha il coraggio di lanciare la propria storia nel mondo, giocarsela tutta, abbracciando ogni evento e incontro come luoghi di rivelazione del mistero di esistere.
Solo oggi, in questa epoca difficile, la mente si è aperta a comprendere che c'è un solo tempo e un solo spazio da vivere ed è quello a cui si è chiamati, quello in cui ci si trova.
Ora: c'è tanto bisogno d'amore, nel punto esatto dove sto e non altrove.
E dunque sento l'ansia di portare ad un risultato e nella pienezza questa intuizione ma ogni giorno mi sembra così incompleto, fragile, spezzato...vorrei vivere ancora e ancora per capire meglio, amare meglio.
Provo tenerezza per l'uomo e la sua infelicità: non può non esistere un Dio che non abbia compassione della dignità ferita degli esseri viventi!
Ma ecco, che mentre arretro ammutolita di fronte al demone pragmatico e impietoso, mi giunge da un'altra parte una voce di stella, una luce di una persona che ha camminato già mille secoli e porta un dono: mi invita a non avere paura, a guardare alto, a rivolgere il pensiero alle donne dell'Africa, con la loro testa dritta "consapevoli di portare sulle spalle i sogni dei popoli".
Oh sì, quel femminile superiore all'animale, quell'essere coraggioso che porta maternità e vigore!
Bisogna resistere in nome di tutti coloro che resistono.
Le prendo per mano le donne africane, oggi: se mi unisco al loro cammino non mi perderò nel deserto.
Torno così al mio lavoro e al mio quotidiano senza angoscia.
Il demone è uscito con una pedata: i poveri della terra lo hanno cacciato via dalla mia mente. Sfoglio tra le righe di Negrizia e Combinifem le vite di persone che vanno oltre la paura e la sconfitta.
Come risposta al fantasma minaccioso, andrò a cercarmi il coraggio tra le file della Carovana della Pace che giungerà a Roma tra una settimana e mi ricorderà che le paure personali se gettate nella patena del mondo, diventeranno comunione e unione con il sangue di tutti.
Ogni cosa che riceviamo ci viene donata perchè la si possa donare, nella forma in cui ne siamo capaci. E il dono, il grande dono che ci è dato è la Vita perchè a nostra volta ne si faccia dono...
(Milena Carrera-Pellegrinaggio al Kailasa-Servitium)