25 settembre 2008

Libera

Era il mio anniversario di matrimonio, ieri.
Né io né J ce ne siamo resi conto, di giorno; abbiamo brindato la sera-tra la mestizia- a distanza, lui nel monolocale e io qui: ci amiamo e chissenefrega delle date.
Ogni giorno celebriamo l'incontro...
Eppure, ieri sera, mi è calata addosso una malinconia profonda.
Non l'ho mai scritto, nè mai detto ad alta voce ma un demone si è incastrato da settimane tra i miei pensieri, in entrata e in uscita, e ne ha bloccato il flusso e l'energia. Si chiama: paura di morire.
Il cancro gli dà pane per i suoi denti.
Non aspetta altro, che si affacci la più remota possibilità di un ritorno metastatico della fine, per mettersi a soffiare nelle orecchie e nell'anima, nell'inconscio e nel subconscio, dovunque passi aria, fantasmi e realtà: sei in pericolo di vita...
Giuro che ho avuto paura per giorni.
Non ho vissuto abbastanza per capire quanto fosse importante la vita e quanto fosse meraviglioso amare e perdersi.
L'ho capito ora, nei miei quarant'anni, che vivere è un'esperienza straordinaria quando si ha il coraggio di lanciare la propria storia nel mondo, giocarsela tutta, abbracciando ogni evento e incontro come luoghi di rivelazione del mistero di esistere.
Solo oggi, in questa epoca difficile, la mente si è aperta a comprendere che c'è un solo tempo e un solo spazio da vivere ed è quello a cui si è chiamati, quello in cui ci si trova.
Ora: c'è tanto bisogno d'amore, nel punto esatto dove sto e non altrove.
E dunque sento l'ansia di portare ad un risultato e nella pienezza questa intuizione ma ogni giorno mi sembra così incompleto, fragile, spezzato...vorrei vivere ancora e ancora per capire meglio, amare meglio.
Provo tenerezza per l'uomo e la sua infelicità: non può non esistere un Dio che non abbia compassione della dignità ferita degli esseri viventi!
Ma ecco, che mentre arretro ammutolita di fronte al demone pragmatico e impietoso, mi giunge da un'altra parte una voce di stella, una luce di una persona che ha camminato già mille secoli e porta un dono: mi invita a non avere paura, a guardare alto, a rivolgere il pensiero alle donne dell'Africa, con la loro testa dritta "consapevoli di portare sulle spalle i sogni dei popoli".
Oh sì, quel femminile superiore all'animale, quell'essere coraggioso che porta maternità e vigore!
Bisogna resistere in nome di tutti coloro che resistono.
Le prendo per mano le donne africane, oggi: se mi unisco al loro cammino non mi perderò nel deserto.
Torno così al mio lavoro e al mio quotidiano senza angoscia.
Il demone è uscito con una pedata: i poveri della terra lo hanno cacciato via dalla mia mente. Sfoglio tra le righe di Negrizia e Combinifem le vite di persone che vanno oltre la paura e la sconfitta.
Come risposta al fantasma minaccioso, andrò a cercarmi il coraggio tra le file della Carovana della Pace che giungerà a Roma tra una settimana e mi ricorderà che le paure personali se gettate nella patena del mondo, diventeranno comunione e unione con il sangue di tutti.

Ogni cosa che riceviamo ci viene donata perchè la si possa donare, nella forma in cui ne siamo capaci. E il dono, il grande dono che ci è dato è la Vita perchè a nostra volta ne si faccia dono...
(Milena Carrera-Pellegrinaggio al Kailasa-Servitium)

20 settembre 2008

The Aristocats

La nostra classe dirigente ha meritato molte pubblicazioni e attenzioni dall'editoria: osserviamo da tempo questi felini feroci e arroganti che riproducono nel loro dna lo snobismo aristocratico con la cattiveria del latifondista.
L'Italia muore come nelle peggiori trame di delitti oscuri in cui non si sa chi è il colpevole.
Facciamo invece memoria degli uomini che hanno gestito il nostro paese infelice che oggi vanta un primo ministro più imprenditore-dirigente di tutti: il più grande e completo aristogatto mai partorito da questa classe sacerdotale.
Per non venire meno agli insegnamenti dei padri, egli ha il compito di sferrare un colpo mancino, o meglio destrino, alla sgualtrina con cui amoreggia da tempi lontani.
Così l'Italia subisce un altro intervento "educativo": non si trattano così le femmine? E un paese debole come il nostro non merita una mano virile e possente che lo domini e lo stupri a piacimento?
E gli italiani: delle nullità, figli di nessuno, da domare con la menzogna, lo zucchero, le tasse, il servilismo, la magia delle illusioni, il calcio, il machismo, la paura delle stragi, la camorra, la moda, la pizza e il pizzo.
La classe dirigente ha schifo di questo paese.
Lo odia fingendo di appartenerci: si considera figlia delle aristocrazie europee, più vicina alla storia di Bismarck che quella di Garibaldi. L'unico Sud che ammette è quello di Federico di Svevia.
Loro hanno orrore di noi come dei neri d'Africa o dei lineamenti slavi e fanno sì che la paura infantile, atavica, del diverso-nascosta nell'umano- diventi sistema, pensiero dominante, metodo di analisi perché funzionale alla loro fame.
Si muore a Milano e si muore a Castelvolturno: se vieni dall'Africa muori due volte perché oltre ad essere nero sei anche ladro -dicono- e spacciatore di droga.
Generalizzare è sempre servito a tutte le ideologie e l'attuale destra attraverso il metodo straniero=pericolo ci ha costruito un governo.
Il pericolo vero è in casa e ha sangue italiano.
Come si fa a sperare che uno Stato senza Stato possa prendersi cura di noi o di questa umanità ferita e umiliata?
I felini al potere sbranano carne bianche; la nera che arriva va direttamente nell'inceneritore.
Non capisco, credetemi, non capisco come possa un uomo straniero desiderare di soggiornare in Italia; quale disperazione lo costringe a ingoiare il nulla.
Ancora di più, non comprendo la gente italiana che legge i giornali a metà: trascura ovviamente notizie come i massacri all'interno dei nuclei famigliari, la cocaina e l'alcool che mangia la mente e la lucidità, il degrado di un popolo che va per prostitute e a messa la domenica, le morti infinite nei paesi delle mafie, e non si interroga e non cerca di capire che sta male, così male da aver smesso di vivere e sperare e amare.
Molte notizie dolorose giungono anche dal Nord: per quanto ancora si illuderanno che nel Nord c'è il benessere? Cos'è il benessere?
Vedo solo gente ansiosa in cerca di sollievo dall'angoscia.
Anche odiare dà sollievo.
Bisognerà pure uscire da quest'inganno e smetterla di nascondersi dentro le colpe degli altri: quello che caratterizza il popolo italiano è l'abilità millenaria di non assumersi la responsabilità delle proprie azioni e della propria vigliaccheria.
La classe dirigente collabora a fare di noi degli esseri amorfi, ammutoliti di fronte al male, non per dolore ma per mancanza di emozioni.
Gli abbiamo dato tutto. Anche il cuore.

17 settembre 2008

Altrove

Nella rete, ho incontrato gente intelligente, lucida, dal cuore pulito: la scrittura prima o poi rivela ciò che sei.
Oltre le parole, leggo il ritorno di un pensiero e di un'idea che mi conforta.
La rete è abitata da uomini e donne con le quali sono felice di "fare l'Italia".
Con loro e con gli amici del quotidiano, vivo altrove, nell'unico paese in cui credo fatto di amicizia, solidarietà, pensieri pieni di vita.
E questo paese esiste e non lo faranno fuori tanto facilmente.
Nel mio presente, incontro molte donne capaci di ascoltare e aiutare nel concreto.
E' bastato un giro di telefonate e l'amica pronta per venire a prendere le mie figlie a scuola la trovo sempre.
Sono a corto di forze fisiche, un altro giro ed ecco la signora che con discrezione e forza si prende cura della mia casa. Un giro ancora di valzer, la sera, l'amica dell'amica che viene a farti da babysitter: in verità ha bisogno lei più di me di uscire di casa.
Amo le donne quando disegnano cerchi e ruotano intorno al fuoco dell'esistenza.
E amo gli uomini quando le prendono per la vita e danzano con gentilezza e rispetto con i loro corpi, ascoltandone l'anima.
Nel mio presente, conosco uomini che faticano per non farsi ingoiare dal modello virile e egotico disegnato per loro dalle sottoculture millenarie.
Ho il privilegio di incontrare spesso uomini grandi e umili, coscienti delle loro sfide: vogliono il bene e lo costruiscono costantemente nel mondo del lavoro e della scuola, nelle famiglie dove sedersi intorno al tavolo e dialogare è ancora un atto insostituibile e cercato ad ogni costo.
Uomini e donne, minoranze in Italia ma maggioranza con il resto del mondo.
Per questo non dispero, non mi fermo nei miei confini...
E i bambini: esistono ancora, non tutto è perduto!
La gente che incontro e che ho il privilegio di chiamare "amica" sa dare ai figli il pane della crescita e non la merendina plastificata dei modelli mediatici.
Vanno incontro al mondo imparando i no e i sì da pronunciare, il buono e il velenoso da assumere o da cui diventare immuni.
Ho scritto una lista di tutta la gente bella con cui vivo, accosto, approfondisco, scambio, condivido la strada e mi accorgo di camminare in bella compagnia, mano nella mano con i nostri figli che non potranno mai deluderci.
A loro non chiediamo nulla se non di amare la vita, di avere fiducia nell'altro, di avere coraggio.
Una mattina, nella borsa, ho trovato un biglietto accuratamente piegato.
Era un messaggio delle mie ragazze...una poesiola, un saluto-sorpresa nascosto per far gustare meglio il pensiero.
Scrivevano, le semplici, in rima facile, versi-giocherello più per far lavorare la penna sul frammento di carta che per fingere di fare poesia e lasciavano una bacio sulla guancia:
"mamma, sei la pace e la speranza
sei la scia d'amore
che è dentro di noi..."
Che compito grande ci è stato consegnato: fare da cassa di risonanza di quell'umano mai completato...
Altrove, noi cerchiamo di seminare la consapevolezza.
Sarà difficile che in questo contesto, i nostri figli possano prendere una spranga e urlare "sporco negro" o vivere, indifferenti, il loro giorno accanto al miliardo di umani destinati al macero perchè non c'è cibo per sfamarli.
C'è gente il Italia che porta con me il peso di conoscere l'irreparabile male di un mondo in disfatta, ma ha trovato nella vicinanza alla realtà dolente di tutti, il proprio riscatto.
Finora nessun violento, nessun usurpatore, nessuna maschera è riuscita a nascondere il volto divino dei miei fratelli!

16 settembre 2008

Nuovo mondo

Sono già all'opera per scrivere una nuova Costituzione, nel paese del Grande Priapo.

I nuovi reati diventano la pietra angolare sui cui inciamperanno tutti i nemici del popolo e sui cui si costruiranno le fondamenta della nuova Età dell'oro (rubato).
Sarà reato:
-essere neri di pelle, perchè il nero è un colore concesso solo alle camicie di stato;
-avere origini nomadi, le strade e l'ossigeno dell'aria sono proprietà dello stato;
-prostituirsi in strada, la prostituzione è un'arte praticata solo dalla casta e nei salotti di alta qualità
-essere poveri, contro di essi ci si sta impegnando per l'applicazione del testamento biologico
-leggere, l'alfabetizzazione è una malattia "rossa" contro la quale è iniziata la profilassi televisiva
-fare il bullo a scuola, imitazione- non concessa -del bullo di Parlamento, protetto da copyright
-opposizione e critica al potere condannata come "vilipendio alla persona" mentre all'estero si identifica molto comunemente in satira
-essere donna, reintrodotta in uso invece la "bambola" disposta a farsi "toccare" dal potere ufficiale
-essere vecchio, forma decomposta in cui degenera frequentemente il "povero" sfuggito alla pulizia pubblica
-fare il bambino, se questi non è conforme alle norme di legge prescritte dalle Grande Tata
-vivere, ovvero avere una propria identità che non sia collettiva e non si identifichi con le percentuali di gradimento
-essere italiano e ritrovare le proprie radici in Dante anzichè in Teodolinda
-pregare in lingua vulgare, la lingua ufficiale è il latino
-rubare e uccidere che non rientri nelle azioni ufficiali di manovre finanziarie, spreco del bene pubblico, organizzazioni mafiose, terrorismo di Stato.
Il popolo italiano ha dimostrato grande fede nel progresso e nell'avanzare della nuova società, si riconosce nell'uso-abuso che essa fa della Legge, rimette a se stesso e ai Capi i grandi peccati, non cade nella tentazione di informarsi meglio e di avere uno sguardo più attento sull'abisso, si è liberato dal male comunista, attende la resurrezione dei morti di Salò, crede nella vita eterna del Grande Manovratore...amen!

12 settembre 2008

Osservando il vuoto

Da giorni mi immergo nelle notizie interne e estere.
Resto ad ascoltare: un silenzio di ghiaccio, tra i mari gelidi dell'anima. Silenzio.
Non c'è un alito di gioia.
E fastidio. Immenso fastidio per le parole ordinarie e quotidiane della gente. Tra questi ghiacciai, le parole come "petrolio", "beni di consumo", "mercato", "pil"...sono vento freddo, urlo di fantasmi..
Uomini e donne che si affrettano a vivere, ma scivolano, scivolano ignari verso i fondali...
Sto perdendo l'Italia...

Mi assale un senso di non appartenenza, un sentimento di disumanizzazione, non solo per le bestemmie dei nuovi poteri (nuovi dai tempi della Genesi!) che si stampano sui media ma per lo sguardo indifferente di chi lavora, compra, mangia e non sente niente.
Neppure un gemito: forse un ronzio, cancellato dalle preoccupazioni del vivere.

Ieri era l'11 settembre e si commemoravano i morti.
Il potere dei Cannibali ama "commemorare" e soprattutto farlo con i morti mentre prosegue sistematicamente la sua irreversibile strada di persecuzione e eliminazione dei vivi.
Nel 1973 nella stessa data che ispira tutti i complotti dell'unica grande Famiglia che si tiene la mano ( con il mitra) sul pianeta, si moriva in Cile per mano dei militari e Pinochet prendeva il potere.
Che sia l'11 o il 12, la vera commemorazione è del golpe, del sovvertimento dello Stato, della morte eterna della vita. E' la loro vittoria in verità che vogliono ricordarci come un ombra che offuschi ogni sogno.
Tra i ghiacciai navigo, nella solitudine; ci sono milioni di corpi che galleggiano...

I popoli non hanno volto, non hanno storia, non hanno nazione.
Masse viventi vengono rastrellate, raccolti come rifiuti, gettati nell'inceneritore.
Spariscono generazioni come alberi in Amazzonia.
Così l'America ha le sue fosse ecologiche, come il Cile, come l'Africa, come la Russia. E l'Italia, pattumiera d'Europa...
Ad esportare, da Gaia, le cellule senza destino è la stessa mano, lo stesso pensiero unico che celebra se stesso per rinnovare il suo bisogno di esistere oltre ogni limite. Sfondato qualsiasi muro...la frontiera della pazzia.
L'11 settembre racconta la paura.
Loro dicono: del nemico.
Io dico: della morte della coscienza.
Cosa cambia della nostra storia dopo ogni 11 settembre?
Abbiamo avvertito qualcosa del terrore che ci abita?
O smascherato definitivamente il doppio gioco del Sabotatore che muove il nostro inconscio per evocare, dal giorno alla notte, il potere della forza, l'illusione di poter vivere e possedere a dispetto di tutto?
Oggi non celebro i morti ma piango i vivi che tradiscono e si fanno gioco di chi ha perso la vita.
Piangono a New York e per onorare i brandelli dei corpi, applaudono le donne dall'utero "patriottico" che invocano ancora altri brandelli.
Piangono in Cile mentre le madri-coraggio muoiono di cancro ovvero di dolore e si negano quel poco di ossigeno che resta alla vista dei responsabili delle torture e dello sterminio ancora pubblicamente riconosciuti.
Loro non saranno mai "desaparecidos". Il sistema li tiene in vita.
Piangono i partigiani mentre l'Italia dei loro figli tinge di sangue nero i ricordi e svende il presente alla Bestia nascosta dentro l'ideologia, il mercato, l'altare.
Un freddo terribile attraversa le sfere degli atomi.

Eppure il paesaggio promesso all'uomo era fatto di stelle e di campi fioriti e pascoli, con i semplici attenti al passaggio degli eventi e... un richiamo, un pianto di vita-non di morte- di un bambino!
Questa era la profezia! E questa vado rincorrendo tra gli orrori e gli errori del tempo.
Dio delle costellazioni, come è difficile credere che il tuo Spirito aleggi ancora sulle acque, ormai putride!
Non ci sono stelle che orientino le coscienze.
Ci chiedi di sperare, nel vuoto.
Tuttavia io spero perchè l'amore esiste, l'ho incontrato, ho avuto la grazia di vedere il suo volto luminoso e la sua potenza rigenerante. L'amore che fa resuscitare l'anima secca e trascina via dall'orlo della caduta, al cui bordo spesso si spinge il cuore affranto.
Ho visto l'amore di una mano che accarezza, di un amico che ascolta, di uno sconosciuto che lascia un segno di vita nel suo passaggio.
Tutto questo male allora non ha senso, l'uomo sbattuto nello spazio della follia non ha senso...la chiave di lettura non è più la ricerca di senso.
Ma è la ricerca di vita, il suo continuo incessante miracolo, il segreto da scovare nel giorno che muore. Guarire dalla cecità è azione salvifica: quando il cuore intuisce e si apre ad una visione liberata dalla paura e lancia lo sguardo in profondità, osserva il vuoto senza farsi inghiottire e spinge se stesso a rinnovare la promessa di vita e di bellezza, a partire dalle ceneri.
L'uomo è maestro nel male.
Eppure è anche maestro di bene, di gioia, di relazione.
Credo in Dio perchè credo nell'uomo.
Quel giorno che scriverò che gli esseri umani fanno orrore e meritano di morire, avrò smesso di credere in Dio.

8 settembre 2008

Umiliati e offesi

Non solo Veltroni è stato offeso dalle parole di Alemanno, dalla sua ipocrita rappresentazione della violenza e del male in forma complessa, tutto sommato da guardare sotto varie angolature, per poter concludere con uno sguardo più illuminato che in fondo il fascismo ha in sé un valore da riscoprire!
Riscopriamo allora tutti gli aspetti positivi e costruttivi di un pensiero che si fonda sulla celebrazione della forza e della supremazia di razza, che non crede nella libertà del pensiero, né tanto meno della cultura se non quella utile al regime, che cresce e si potenzia sulla eliminazione fisica del suo nemico e costantemente sulla persecuzione dell'avversario, che trasforma tutto in cannoni e metallo da guerra, lasciando il paese con il culo per terra!
Però questo fascio gagliardo e valoroso amante della patria tanto da svenderla ai nazisti, nei tempi neri che non hanno mai cambiato colore, sedeva accanto ai vescovi e monarchi.
Non era poi così solo nella sua follia.
Hanno ragione dunque La Russa o Alemanno a confermare con le loro idee ciò che sono e qual'è la qualità della loro coscienza.
Incoerente invece Napolitano a celebrare un 65esimo della liberazione di Roma in una Roma e in un paese per niente liberato, ricordando grandi valori e azioni storiche inascoltate semmai tradite, vilipese, calpestate- da sempre- da ministri, sindaci e cittadini lobotomizzati che si riconoscono in un'altra storia e che purtroppo sono invitati a commemorare.
Era prevedibile che su quel palco si sarebbe inscenata la farsa più grande e che affermando la tesi A (la Resistenza) si sarebbe potuta sdoganare anche la tesi B (la Repubblica di Salò); una cosa è certa ed è accaduta: l'8 settembre 2008 qualcuno ha affermato- senza essere costretto a dimettersi due ore dopo- che "fascista" è bello!
Le cerimonie ora offendono solo la nostra intelligenza: diverso sarebbe se un Presidente della Repubblica andasse sul palco a dire che la Costituzione viene tradita da sempre e mai come ora da coloro che ci governano e da coloro che ci hanno governato o che hanno atteso nell'ombra, trafficando con eversioni e altre faccende occulte, affinchè la democrazia non mettesse mai radici.
E detto questo scendesse dal palco come forma di protesta...
Sarebbe venuto il tempo di annunciare il proprio "non posso" e "non voglio" di fronte al possibile sbracamento dell'altro.
Veltroni ha avuto finalmente un sussulto...per quel che servirà!

2 settembre 2008

Tra realismo e cuore

Ho scritto giorni fa sul post Agosto rosso quanto è forte il disagio che esala dalle vicende italiane e come le guerre ci aprono buchi neri nella speranza.
Analizzo da due anni il disgusto che mi provocano le nostre ipocrisie e mediocrità.
Non sono un'ottimista, di natura: credo di guardare il mio paese e di accostare l'informazione con un cuore lucidamente amarognolo.
La speranza di cui parlo, allora, cosa è: la fine delle guerre? cibo , lavoro, per tutti? l'arrivo del salvatore che promette niente ici e niente immondizia?
La mia speranza è la diffusione del dissenso, è il malumore sempre più diffuso, sempre più crescente dentro le coscienze*.
E' la mancanza di sonno, un disturbo alla quiete, un'agitazione di fondo dell'anima.
Sì un'inquietudine dell'occhio critico che vede e riconosce dove la macchina mediatica e finanziaria e politica si inceppa: è disagio, senza tregua, non solo dove aumentano i costi ma dove aumenta lo scarto tra i popoli in rovina e la Tribù sanguinaria e cannibale al potere. Dovunque.
Questa speranza è mossa da un sogno: non di ripulire il paese dai miseri e salvare il federalismo dei briganti ma dal desiderio di applicare la giustizia, assicurare il cibo, il lavoro, la casa, l'acqua come beni preziosi equamente distribuiti.
Per sognare, devo dissentire dal degrado che mi viene somministrato per via endovenosa ogni giorno da iniezioni di morte civile, culturale, fisica.
Non esistono più uomini, nella nostra politica, capaci di farsi carico di questo dissenso.
Mi auguro così che per altre nazioni questo si realizzi e che i loro capi siano vegetariani!
I nostri ci azzannano come tigri malesiane e regolarmente ci presentano il trofeo del giorno, la testa dell'ultima vittima.
Mostrano i denti e provano che funzionano; c'è una strategia del terrore applicata su scala internazionale e c'è una strategia del casino, del vandalismo, applicata su scala interna. A questo governo servono gli squadristi romani con croce celtica per le strade come gli squadristi del calcio, in abito da tifoso napoletano, sui treni: a questo governo serve il casino cosmico che nasconde nella nube della materia gli affari di pirateria chiamata finanza o debito pubblico o privatizzazione delle aziende statali.
Mentre noi terrorizzati dagli sbandati del calcio, ci disponiamo alla militarizzazione del territorio e a viaggiare un giorno anche in treno con il Settimo Cavalleggeri che ci protegge e nel frattempo ci scheda (ma non ferma gli hooligans).
Noi costretti a credere a loro modo di renderci sicuri, ci beviamo la cicuta delle loro menzogne e scivoliamo lentamente in un paese da armata rossa. Che ironia!
Allora dove è la speranza?
E' la storia vista al rovescio, il dissenso che ci porta a vivere l'attesa della giustizia non nel risultato-forse mai arriveremo a vedere il risultato- ma nel numero di mani disposte a raccogliere la fiaccola della consapevolezza e a portarne il peso.
La speranza è sapere che esistono mani disposte a perdere.
Il punto di non ritorno, per me, è nel nome di Dorothy Stang che muore "martire del creato" per proteggere la foresta dell'amazzonia e i diritti dei contadini"o Rachel Corrie che muore schiacciata da una ruspa israeliana per proteggere dall'abbattimento la casa di alcuni palestinesi**, ...e altri nomi della lunga catena degli innocenti.
Mi direte: ma sono morti ammazzati? Dov'è la speranza?
Aver aperto un varco verso l'umano lasciando che la bestialità ne uscisse sconfitta.
Dopo la loro morte, difficile dire che i fucili, le multinazionali, i governi d'occupazione abbiano avuto ragione. Difficile dire che la forza bruta produca vita e benessere o convincere che fauci spalancate sulle risorse della terra possano garantire la sopravvivenza dello stesso ecosistema e dunque pure delle tigri!
La speranza è una retta in fuga, con sguardo che vede lontano, va oltre e per questa sua visione lavora assiduamente nel presente.
Vorrei vedere in Italia una mano disposta a ereditare il lavoro faticoso e infinito dei maratoneti del dissenso.

* ritrovo, meraviglia!, questo concetto nell'articolo di Mazzi su Il Manifesto del 31 agosto
**nomi tornati alla memoria attraverso la lettura dell'affascinante rivista femminista delle Comboniane: CombonFem.

1 settembre 2008

Vietato sperare

So bene che Obama è un politico e come tale un uomo che fa uso di strategie e propaganda.
Non era questo il punto di osservazione da cui mi incuriosivo del fenomeno.
Obama è un uomo che i media stanno lanciando nello spazio della nostra immaginazione ma anche un uomo reale che sta interpretando un bisogno collettivo e che risveglia in me una domanda, seppellita sotto gli orrori del presente: gli uomini si possono ancora salvare da se stessi? La terra tutta ha ancora qualcuno che voglia metterla in "agenda"?
So bene che la politica di Obama non è "il Bene": basti pensare alla sua fiducia nelle armi e nei biocarburanti, mentre l'opinione pubblica e gli esperti dell'ambiente parlano di tutt'altro, eppure guardavo il suo successo e le lacrime degli americani, fanciulli emotivi come gli inglesi di fronte al feretro di Diana, con attento silenzio.
Oggi anch'io verserei lacrime perchè in me grida il bisogno della Speranza. E lo scrivo con la maiuscola perchè è un valore in via d'estinzione, tra la mia gente.
Gli italiani con questo governo hanno scelto di sperare nella forza del "pisello"e nell'egoismo più spudorato (direi un "pisellino" visto che l'italico ha bisogno dell'oggetto status- symbol, dello sballo, delle spranghe, del vestito di buon taglio, del conto in banca a cascate, della bella bona vicino, dell'amico potente, del clan per dimostrare di valere qualcosa!!!)
Oggi gli americani cominciamo a sperare nell' illusione, chiamatela come volete, della pace che è figlia della giustizia. Ringrazio Obama solo per questo: il suo linguaggio va a toccare le viscere del sogno.
Ci sono parole che raggiungono l'anima femminile della natura umana, quella in cui credeva Gandhi che chiamava le donne maestre della nonviolenza.
Ora, mi rifiuto di credere al vecchio adagio che l'italiano è spaghetti e pizza e mafia come, giustamente, confermano oggi i giornali tedeschi che guardano il nostro paese attraverso il corpo e le azioni di un governo-Berlusconi. Al contrario, con il precedente post volevo inviarvi/mi un messaggio: credere, sperare, nelle migliaia di persone che stanno facendo un cammino diverso da quello presente e vivono e lottano per la giustizia, la legalità, il merito, il valore della pace, la nobiltà d'animo.
Molte di queste persone le ho incontrate e occupano posti di lavoro importanti come la scuola, il mondo della cultura, le associazioni, persino gli istituti religiosi (e lo dico io che azzererei ogni cosa e chiamerei un uomo, uomo e basta, e non laico o religioso).
Conosco suore e sacerdoti -persino loro-che studiano e si impegnano per un vero processo di umanizzazione del pianeta e trovano la forza e la lotta nelle terre dell' Africa o dell'America Latina e vivono tra noi per dirci: imparate a sperare dai poveri!
Sono andata a conoscerla, suor Elisa, per capire infatti come si può sperare nonostante gli eccidi in Ruanda, in Eritrea, a Darfur.
Dunque, la mia provocazione è questa: bene Obama ma noi, figli dell'Europa un pò più smaliziata e spezzata dell'infante America, noi italiani abbiamo o no un "dream", una voglia di cambiamento radicale? La gente che conosco e che mi parla anche dai blog agisce già nel proprio territorio, risale da tempo il fiume come salmoni: controcorrente. In nome di queste persone, non voglio smettere di sperare.
Anche per onorare il loro impegno e il loro coraggio.
In Italia, è vietate sperare.
Se lo fai sei un idiota oggi. Lasciatemi essere una sciocca per qualche giorno. Lasciate che io creda che sempre più gente si unirà a quel vento di cambiamento che da sempre rinnova la storia, anche nelle epoche più buie.
Obama è un sogno americano.
Il nostro, cari lettori cinici, qual'è?
O abbiamo consegnato per sempre il paese alla morte?