2 settembre 2008

Tra realismo e cuore

Ho scritto giorni fa sul post Agosto rosso quanto è forte il disagio che esala dalle vicende italiane e come le guerre ci aprono buchi neri nella speranza.
Analizzo da due anni il disgusto che mi provocano le nostre ipocrisie e mediocrità.
Non sono un'ottimista, di natura: credo di guardare il mio paese e di accostare l'informazione con un cuore lucidamente amarognolo.
La speranza di cui parlo, allora, cosa è: la fine delle guerre? cibo , lavoro, per tutti? l'arrivo del salvatore che promette niente ici e niente immondizia?
La mia speranza è la diffusione del dissenso, è il malumore sempre più diffuso, sempre più crescente dentro le coscienze*.
E' la mancanza di sonno, un disturbo alla quiete, un'agitazione di fondo dell'anima.
Sì un'inquietudine dell'occhio critico che vede e riconosce dove la macchina mediatica e finanziaria e politica si inceppa: è disagio, senza tregua, non solo dove aumentano i costi ma dove aumenta lo scarto tra i popoli in rovina e la Tribù sanguinaria e cannibale al potere. Dovunque.
Questa speranza è mossa da un sogno: non di ripulire il paese dai miseri e salvare il federalismo dei briganti ma dal desiderio di applicare la giustizia, assicurare il cibo, il lavoro, la casa, l'acqua come beni preziosi equamente distribuiti.
Per sognare, devo dissentire dal degrado che mi viene somministrato per via endovenosa ogni giorno da iniezioni di morte civile, culturale, fisica.
Non esistono più uomini, nella nostra politica, capaci di farsi carico di questo dissenso.
Mi auguro così che per altre nazioni questo si realizzi e che i loro capi siano vegetariani!
I nostri ci azzannano come tigri malesiane e regolarmente ci presentano il trofeo del giorno, la testa dell'ultima vittima.
Mostrano i denti e provano che funzionano; c'è una strategia del terrore applicata su scala internazionale e c'è una strategia del casino, del vandalismo, applicata su scala interna. A questo governo servono gli squadristi romani con croce celtica per le strade come gli squadristi del calcio, in abito da tifoso napoletano, sui treni: a questo governo serve il casino cosmico che nasconde nella nube della materia gli affari di pirateria chiamata finanza o debito pubblico o privatizzazione delle aziende statali.
Mentre noi terrorizzati dagli sbandati del calcio, ci disponiamo alla militarizzazione del territorio e a viaggiare un giorno anche in treno con il Settimo Cavalleggeri che ci protegge e nel frattempo ci scheda (ma non ferma gli hooligans).
Noi costretti a credere a loro modo di renderci sicuri, ci beviamo la cicuta delle loro menzogne e scivoliamo lentamente in un paese da armata rossa. Che ironia!
Allora dove è la speranza?
E' la storia vista al rovescio, il dissenso che ci porta a vivere l'attesa della giustizia non nel risultato-forse mai arriveremo a vedere il risultato- ma nel numero di mani disposte a raccogliere la fiaccola della consapevolezza e a portarne il peso.
La speranza è sapere che esistono mani disposte a perdere.
Il punto di non ritorno, per me, è nel nome di Dorothy Stang che muore "martire del creato" per proteggere la foresta dell'amazzonia e i diritti dei contadini"o Rachel Corrie che muore schiacciata da una ruspa israeliana per proteggere dall'abbattimento la casa di alcuni palestinesi**, ...e altri nomi della lunga catena degli innocenti.
Mi direte: ma sono morti ammazzati? Dov'è la speranza?
Aver aperto un varco verso l'umano lasciando che la bestialità ne uscisse sconfitta.
Dopo la loro morte, difficile dire che i fucili, le multinazionali, i governi d'occupazione abbiano avuto ragione. Difficile dire che la forza bruta produca vita e benessere o convincere che fauci spalancate sulle risorse della terra possano garantire la sopravvivenza dello stesso ecosistema e dunque pure delle tigri!
La speranza è una retta in fuga, con sguardo che vede lontano, va oltre e per questa sua visione lavora assiduamente nel presente.
Vorrei vedere in Italia una mano disposta a ereditare il lavoro faticoso e infinito dei maratoneti del dissenso.

* ritrovo, meraviglia!, questo concetto nell'articolo di Mazzi su Il Manifesto del 31 agosto
**nomi tornati alla memoria attraverso la lettura dell'affascinante rivista femminista delle Comboniane: CombonFem.

9 Comments:

Blogger dario said...

Angela, bel post davvero...
Mi piacerebbe avere la tua speranza, ma secondo me sarebbe utile definire il problema.
E' vero che 'sto governo e' un governo di fascisti, ma se invece fosse successo qualcosa di praticabile, diciamo se avesse vinto Veltroni, allora saresti stata soddisfatta della realizzazione delle tue speranze?

Io credo che la sinistra sia morta. E allora il movimento dovrebbe essere nella globalita' del diritto alla vita. Cosa diavolo significa, non lo so, ma sta di fatto che, aprendo gli occhi al nuovo corso non possiamo piu' ignorare che il nostro benessere (economico, ma anche morale ed intellettuale) dipende strettamente dal benessere degli altri esseri umani, di cui ne' Berlusconi, ne' Veltroni, ne' Obama ne' McCain sembrano nemmeno accorgersi.
A che serve dire che abbiamo bisogno di un governo che assicuri la casa e il lavoro a tutti gli italiani quando, oltre frontiera non hanno piu' nemmeno la speranza di vedere rispettati i diritti umani primari... e per giunta per il bene delle nostre pance piene?

Ecco, questo e' il mio problema. Come facciamo a rivoltare il mondo in modo che possiamo andare a dormire, la sera, sapendo di essere stati giusti? O almeno di non aver fatto ingiustizie macchiate di sangue umano?
C'e' chi dice che, nel suo piccolo, quel che fa e' andare al lavoro coi mezzi pubblici anziche' l'auto. Be', questo a me non basta a tranquillizzarmi.

3/9/08 08:19  
Blogger luposelvatico said...

E si vede, che non ti tranquillizzi:-):-):-)
Però, santiddio, se stai lì ad aspettare che per cambiare 'sto dannato mondo ti venga presentato da qualcuno un progetto globale definito nei dettagli, stai fresco.
Di tutto quel che è morto mi interessa poco, pazienza, porterò appena possibile un fiore sulle lapidi della sinistra e del PD, ma poi non è che accetto anch'io di entrare volontariamente in una fossa e, con le mani incrociate sul petto, star lì a dirmi "ehhh, se non si verificano tutte le condizioni ideali...ehhhh, se non sappiamo come agire...ehhhh, se non c'è il leader...ehhhh, se non c'è un'analisi compiuta..."
Sei troppo intelligente per mettermi in bocca l'idea che prendendo il mezzo pubblico anzichè l'auto io stia cambiando il mondo: io sto cercando prima di tutto di cambiare me stesso, di diventare coerente con quel che penso fino al limite del possibile, di non stare fermo a mugugnare e basta, di poter un giorno dire davvero "io sono diverso, io sono altro da questo, io posso esigere un mondo diverso".
Ora sono ancora troppo compromesso, troppo coinvolto, troppo uguale a tutto quello che non sopporto più, che trovo sbagliato, ingiusto, iniquo.
Semplice, no? Ieri mi accontentavo di Veltroni e di un partito di persone per bene, oggi mi impongo e mi accontento di essere io stesso, per primo, una persona perbene, retta, coerente, umana. Sono solo riuscito ad individuare un punto di partenza: tu cerchi quello di arrivo, da subito. Ti faccio i miei migliori auguri.
Con assoluto rispetto.

3/9/08 09:11  
Blogger dario said...

No, secondo me ti sbagli, Lupo.
E' vero quel che dici che io cerco il punto di arrivo... forse e' solo nel mio modo di ragionare... cioe'... mi sforzo di fare qualcosa di concreto solo se ho una vaga idea che quel qualcosa di concreto serva a raggiungere un fine che mi propongo di raggiungere. Se invece quel qualcosa di concreto serve solo a raggiungere il fine di raggiungere quel qualcosa di concreto, allora be', mi sembra un po' da fessi perseguirlo. Con tutto il rispetto.
Pero' ti sbagli anche tu, perche' io non credo che tu prendi l'autobus anziche' la macchina perche' l'autobus e' morale, la macchina immorale. io penso invece che tu persegui un fine piu' lontano, con quel gesto, e cioe'.... chesso'... la butto li'... l'autobus inquina meno dell'auto (proporzionalmente al numero di passeggeri), e quindi tu prendi l'autobus perche' vuoi perseguire il fine ultimo di contenere l'inquinamento. Oppure prendi l'autobus anche se e' piu' scomodo perche' ti vuoi immolare alla sofferenza come il cilicio di certi religiosi?

E allora io mica ti ho detto che prendere l'autobus e' sbagliato, ne'! Io l'autobus non lo prendo perche' non ce l'ho. Da casa mia al lavoro ci sono dieci chilometri di discesa con un dislivello di quattrocento metri, e ho pensato che potrei facilmente farmeli in bici. Il problema pero' sarebbe che poi, al ritorno, ci sarebbero dieci chilometri di salita per superare un dislivello di quattrocento metri, da percorrere in bici. Ogni tanto li vedo, alla domenica, ma quelli sono ciclisti semi-professionisti con dei polpacci la cui circonferenza e' paragonabile al mio girovita (considera che sono in abbondante sovrappeso!).

Da parte mia, se leggi alcuni dei miei post, ad esempio quello che ho linkato ieri ad Angela, vedi che anch'io cerco di "coltivare il mio orticello", anche se dichiaro apertamente che lo faccio per perseguire un fine ultimo e non ritengo che la mia singola azione avvicini di sostanza a quel fine. Perche' lo faccio? Perche' se molti seguissero la stessa pratica forse quel fine si avvicinerebbe davvero. E poi, anche un po' per quello che dici tu, cioe' meno sono complice del sistema, piu' mi sento a posto con la mia coscienza.

Detto questo pero' nella mia umilta' ammetto che il mio gesto di "coltivare il mio orticello" non mi scagiona affatto, perche' e' impossibile uscire dal sistema rimanendo nel sistema. Cioe', e' impossibile salire sull'autobus del capitalismo per protestare contro il capitalismo. Quel che bisognerebbe fare e' sovvertire il sistema. Cioe' fare in modo che la nostra economia non sia basata sullo sfruttamento dei poveri per riempirci la pancia. Ma non la nostra intesa come la tua e la mia, perche' la tua e la mia sono legate indissolubilmente a quella Italiana, la quale e' legata indissolubilmente a quella americana, che fa di tutto per convincere Obama a spargere sangue nel mondo per trarne vantaggio. Vantaggio che poi in qualche modo viene redistribuito agli americani, agli italiani e, in ultima analisi a te e a me. Anche se prendi l'autobus, Lupo.

E finiamola con 'sta sinistra che si piange addosso. La politica secondo me e' fatta di parti che dicono cose in cui credono. Veltroni? E' uno che non dice cose in cui crede. Non mi piango addosso per questo, ma non lo fa. Quindi la sinistra e' morta. Anzi, direi di piu'. La politica e' morta, perche' anche dall'altra parte non e' che dicano tante cose in cui credono.
E allora, quello che segue i cadaveri non sono io, ma quelli che ancora credono nella politica. O almeno in questo modello di politica. In soldoni, a quelli che hanno votato Veltroni.
Spero che non ti offenda, Lupo, ma sono proprio stufo di sentirmi dire che sono un idealista senza radici perche' sono ancora di sinistra (nel senso che credo ancora nella sinistra).

Scusa Angela se, come al solito, sono andato fuori tema. Qui si chiude questa discussione, per quanto mi riguarda.

3/9/08 09:42  
Blogger luposelvatico said...

Ho letto l'articolo di Mazzi, e anch'io auspico e spero che questa situazione generi in qualche modo, ed al più presto, una reazione delle coscienze, un rimbalzo etico, un fermento, un brusio, una energia che salga dal basso e inizi a inquietare, a spaventare i padroni del vapore.

3/9/08 16:20  
Blogger Daniele Verzetti il Rockpoeta® said...

Io vorrei più mani a raccogliere il dissenso altrimenti saremmo alle solite: raggiunto il potere questa persona cambierebbe e non cambierebbe invece nulla nel nostro Paese.

Più coscienza civile, più rabbia e voglia di lottare ed un leader politico che non abbiamo al momento che potesse tramutare in programmi e crescita questo disagio.

Ok la sveglia è suonata, mi alzo dal letto... bel sogno...

3/9/08 22:03  
Blogger Angela said...

daniele, sì più mani, migliaia e qualcuno da eleggere purtroppo...dovremo sempre scegliere il candidato!

3/9/08 23:16  
Blogger luposelvatico said...

Sono ormai quattro anni che faccio il consigliere comunale (di minoranza) nel piccolo comunello in cui abitavo, e non potete immaginare quante cose si imparano sulla "gestione della cosa pubblica", e quante cose vengono in mente, e quante sciocche idee si dissolvono per sempre:-), se si fa politica in modo pragmatico e dal basso.
Si imparano a rispettare le "regole del gioco", a comprendere i limiti posti dalle leggi, a inventare tenendo conto delle compatibilità, a coniugare la necessità di rispondere ai bisogni di una (piccola) comunità facendo i conti con le risorse limitate (e la gran pensata di abolire l'ICI sulla prima casa le ha ridotte del 30% senza che si capisca come verranno reintegrate).
Il prossimo anno ci saranno di nuovo le elezioni, e il nostro gruppo si presenta per vincere e governare: abbiamo un sacco di idee sui servizi da offrire per rispondere ai bisogni, sull'impronta energetica della comunità, sull'uso delle risorse...
Sarà una bella sfida!
Pensate, in Italia ci sono 8000 comuni: poichè nei comuni più piccoli i consiglieri comunali sono 12, a cui si aggiungono assessori e sindaco, significa che in Italia quotidianamente centinaia di migliaia di persone operano in politica praticando le regole della democrazia.
Ed ora, lo sapete che una delle intenzioni del governo (assolutamente in linea con la sua idea di "democrazia autoritaria") è tagliare drasticamente i consigli comunali (la scusa è la solita, "costano troppo") e ridare ai sindaci i poteri che - de facto - avevano una volta i podestà?
Mi aspetto che 'sta roba capiti - da un giorno all'altro - con il solito decreto legge ispirato da Tremonti.

4/9/08 11:19  
Blogger Vale said...

In Italia c'è un'indifferenza e un'apatia che mi fa molta paura....

4/9/08 12:07  
Blogger Angela said...

Lupo, grazie per questa sottolineatura sulla riduzione delle "voci" per un politica dell'assenso, anzi dell'inginocchiamento e baciamano.
Valeria, sì l'italiano medio fa paura perchè ignorante e chiuso nel suo orto ma c'è un altro mondo da portare a galla, ne parlo al prossimo post...

4/9/08 14:32  

Posta un commento

<< Home