Fuori dal branco
Nonostante tutto, sono in pace.
Quando confronto le mie idee e le emozioni con l'uomo italiano che mi passa accanto e mi urla vetriolo con il suo menefrego, basta con questi immigrati, son tutti ladri, stiamo diventando poveri perchè mi devo preoccupare di loro, la sinistra non ha fatto niente, almeno la destra ci prova, almeno questo papa ci salva l'identità se no saremmo tutti talebani *ecc. ecc., ebbene, io sono in pace.
Il mio cuore è innocente: non mi hanno pervertito il cervello. I maestri della manipolazione genetica della coscienza non mi hanno ingoiato quel poco di lucidità che mi resta.
Il male lo vedo, eccome lo vedo: non riusciranno a farmi chiamare bene quello che bene non è.
Solo di questo sono sicura.
Quel rumeno morto di fatica, i due bambini gettati in acqua dalla barca della disperazione, i folli e i poveri che avanzano sulla terra italica degli inefficienti, degli incompetenti, delle pacche sulle spalle e la mano a far le corna dietro, terra di insulti e di sfregio...no, questa Italia azzurra ha un colore di putrefazione.
Non uomini ma zombi si aggirano tra altari e stanze del potere: sono morti. Li tiene in vita solo l'odio. Se non negano l'altro, non possono esistere.
Dietro le loro azioni si svela il vero: sono ombre.
Come per i Pirati della Maledizione della prima luna: bevono vino ma non sentono l'aroma, tengono in mano una mela ma non ne afferranno il sapore. Neppure il corpo di una donna, trattengono. Lo buttano come refurtiva, tra un scranno parlamentare e una televendita.
L'unico colore, odore, spessore che ricorda loro vagamente che hanno emozioni è denaro che puzza di discarica abusiva, di ecomostro, di grande opere, di finanziamenti militari, di fottutissime fortune private.
Da questa realtà, esserne esclusi è un segno di distinzione.
Io non lo voglio uno spazio in questa società.
Cammino in bilico, tra un insicurezza e un'altra, un presente in cui ancora vivo di lusso -mangio, dormo tra coperte morbide, sotto un tetto, -e un futuro in cui non vedo niente. Ma non baratterei niente in cambio per avere la sicurezza degli zombi.
Nel regno dei morti, non ci entro.
Sto fuori a soffrire la civiltà che è stata reale solo nel pensiero platonico dei filosofi: non accetto antidolorifici. I venditori di rosari e viaggi di fuga nell'aldilà hanno fatto contratti a lungo termine con la pirateria ufficiale: le chiese si riempiono, lo chiamano successo dell'oratore maximum. Io vedo la paura: non resta che vendersi l'anima e appellarsi alla speranza di un Dio ammiraglio che torni a guidare il destino degli eletti.
Invece mi tengo l'anima incollata a questo corpo perchè ho bisogno dei suoi occhi per amare, vedere, capire, ciò che è impossibile amare con gli occhi di carne.
Nonostante tutto, a dispetto di tutto, sono felice.
Vivo una felicità inquieta che ha scovato, cercato, dietro le false proiezioni di fantasmi e visioni, il vero, il reale il quale non illude ma libera.
Se anche io avessi una meravigliosa vita di sicurezze, se a me fosse garantita la pensione eccellente e un ruolo di emersione dai fondali dei miseri e dei perdenti, io godrei della pace degli zombi, oggi.
La mia felicità, invece, è sapere di essere esclusa, nell'Italia dei pirati, dall'allegria del loro banchetto.
Mi soffermo sullo sguardo sfigurato di una donna-zingara, amaro e cupo, trascinare il suo carrello vuoto, un gruppo di africani uscire come carcerati dalla fornace di un ufficio abbandonato, il silenzio schiacchiante di mio padre che ha conosciuto il falso benessere e muore svuotato di tasche e di sogni, i miei nipoti ventenni con lavori a progetto: questa è la mia umanità.
Io appartengo a loro.
Gli estranei, i senza terra, i diversi, i pericolosi sono al comando della nave.
La mia felicità è non aver dimenticato la mia identità di essere umano: tra le loro bestemmie e i loro bagordi non ho dimenticato che vivo.
Questa coscienza rode le loro viscere spente: questa consapevolezza dei vivi contro i morti, è il più efficace degli ammutinamenti!
* e aggiungo la vita è sacra, va rispettata fin dalla nascita, e altre ipocrisie