10 febbraio 2008

Deja vu

J ormai vive in Lombardia e torna giù il weekend, quando può.
Abita in un residence attraversato da una superstrada e con il Warner Village multisala sullo sfondo, un McDonald, una gru gigantesca piazzata proprio davanti alla sua finestra e fabbriche in lontananza ai piedi delle montagne. Il quadro complessivo è: devastazione ambientale ma efficienza e vantaggi commerciali. Ogni volta che vado a trovarlo il cuore si scioglie: in mezzo a tanta bruttura travestita da moderno mondo emancipato si può perdere lo spirito e ritrovarsi plastificati senza emozioni.
Ho una certa premura a trovare casa e completato quest'anno scolastico a raggiungere J con le ragazze per strapparlo da tanto grigiore, tuttavia, confesso, oggi non vedevo l'ora di andarmene e nascondermi nella mia piccola casa sul lago e i boschetti di Castel Gandolfo, per curarmi lo sguardo ferito se non violentato dalla squallida modernità.
Abbiamo girato per chilometri alla ricerca di un angolo dove fosse possibile immaginarsi con la famiglia a vivere un quotidiano sereno, senza sentirsi maledettamente "scaricati" dall'esistenza in un posto qualunque, come i sacchi di spazzatura a Napoli. Ma non siamo riusciti a digerire quasi nulla: gru, fabbrichette, villette da nouvelle riche, cemento, centri commerciali è quello che ci appare da anni nei dintorni della Valassina e più ci inoltriamo alla ricerca del verde e più ci sentiamo estranei al paesaggio. Neppure le colline sembrano consolare; dovunque la natura ci appare scenica, lasciata lì per fare da sfondo alle villette in cemento armato e per abbellire i giardini che fanno mostra del benessere economico del proprietario. Direi che c'è qualcosa di arrogante persino nel verde!
Ho camminato come uno zombi tra i paesaggi senza anima non sapendo davvero se fossi io ad averla lasciata altrove oppure fosse lei ad essere fuggita non appena mettevo piede fuori dall'aereo.
Seguire J questa volta mi costa. Sento un grande dolore al petto, una sorta di chiusura claustrofobica, quando mi immagino di nuovo lì nella terra non-amata, tra le pietre senza storia, sulle strade del commercio. Eppure non posso lasciare J da solo a spendersi i giorni, tra una gru e una tangenziale: amarlo e averne cura è ciò che mi spingerà a superare la nausea. Per un amore che è più grande del rifiuto: la sfida sarà essere felice in terra estranea!
Oggi, dopo ore di chiacchiere presso le agenzie immobiliari e le scontate delusioni delle prime visite nelle case di altri - c'è un non so che di umiliante nel girare le case abitate, per noi e per i proprietari di cui condivido la pena - abbiamo sentito il bisogno di disintossicarci e siamo scappati a Fontanelle.
Il fruscio degli alberi, il silenzio della montagna, gli uccelli e la loro musica mistica...ai piedi della bellissima croce di legno di Turoldo... abbiamo ripreso ad ascoltare il respiro e a calmare l'angoscia. C'è un luogo, almeno un luogo, dove l'anima ritrova se stessa e dove non ci si sente traditi dalla vita.