25 febbraio 2008

Ricomincio

"...è in questo scrivere il mio conforto e la mia forza, la sicurezza di sapere che non resterò veramente solo finché sarò in grado di comunicare..."
Diario di un malato- C. Massa-Servitium 175
Mi ha commossa questa testimonianza di Carlo e riempito di pace sapere che il canto degli uccelli ha il potere di consolarlo come consola me...torniamo tutti alla fonte, all'essenziale, quando la malattia inesorabile ci riporta sulla strada principale, dopo perlustrazioni, divagazioni, perdite di tempo nelle varie deviazioni.
Oggi anch'io torno sulla via maestra.
Ritrovo il mio Dio nella mia orizzontalità, nella materia del quotidiano. Come Carlo, come i molti afferrati da una patologia imprevedibile che ti lascia sospeso tra il presente e la morte, riprendo a respirare con coscienza. Sono viva e non è ancora finita.
Non concederò al decompositore l'ultima parola.
Giovedì mi operano di nuovo. Di sicuro non c'è nulla, se non le risposte scientifiche degli esami istologici. Di sicuro c'è che paura e felicità, pace e sconforto si susseguono, come racconta Carlo. Ho imparato che la paura è una vecchia invadente che bussa continuamente alla porta, entra dalla finestra e spesso si nasconde sotto il letto. La felicità è una ragazza molto timida, arrossisce facilmente, non disturba mai: bisogna alzarsi per andare a cercarla. Ieri, dopo aver pianto un pò, ho detto alla vecchia di uscire. Ne avevo abbastanza.
Siamo andati al lago, una giornata di sole caldo e intenso, abbiamo camminato a lungo sulla spiaggia con le ragazze che riprendevano i colori sul viso con il sudore della corsa e le grida di liberazione: niente di più raccapricciante che tenere una energia giovane legata su una sedia a far compiti! E. che in genere soffre di "pipì nervosa" dopo ore di corsa e gioco mi ha cantato con una voce sorpresa: "mamma, non ho fatto la pipì da ore...forse perchè sono felice."
Chissà era contenta per il sole, il papà e la mamma insieme dopo la separazione della settimana, ma forse un'intuizione più profonda, più inconscia, che lei non poteva codificare a parole, l'ha accompagnata per tutta la giornata: mamma aveva voglia di vivere! Oggi
Eh sì, sono andata a cercare la ragazza dagli occhi splendenti che si nasconde timida dietro le apparenti piccole cose, che vive di sfumature e tocchi leggeri.
Oggi mi accontenterò di questo. Mi basterà il bacio e l'abbraccio dell'amante, la solidità del compagno, la fragilità e innocenza delle figlie, il richiamo amoroso e accalorato dell'amico a resistere. Farò a meno della certezza del domani. Quel che accadrà lo consegno nelle mani della ragazza timida: ne avrà cura.
Così mi ritrovo sulla strada maestra. Da qui non ci si perde. Su questa strada, potrò riascoltare parole viventi che fioriscono ad ogni respiro di luce.
E' solo amando che incontrerò il mio Dio.
E la mia guarigione.

20 febbraio 2008

La speranza è una scelta

Sì, avevo scritto un dovere. No, niente doveri o obblighi. Solo scelte.
Scegliere di procedere sulla strada delle possibilità ancora da realizzare e ricominciare ogni giorno il lavoro della tela, disfatta a causa del male e della morte, per ricostruire un disegno che abbia un senso.
La fiducia in me stessa e nel futuro è ai minimi termini.
I fatti mi dicono che non ho molte chance di farcela a trovare la forza di vivere, l'attesa gioiosa del domani, il fiorire del cambiamento in vicende che sembrano fotocopiarsi ogni giorno e immalinconire la speranza. Fiducia e speranza aprono all'amore: rinsecchite e devitalizzate, anche l'amore si impietrisce.
Riesco a vedere una parte del mio cuore perdere fluidità e incrostarsi.
Ha contribuito la storia personale, la radice malata su cui sono andata per casualità ad innestarmi, la "ferita" con la quale si nasce. Poi gli eventi di cui si è artefice o di cui si è vittime. Il male proprio e quello degli altri che si avvinchia in un unico fusto e produce frutti immangiabili. L'ascolto di altre devastazioni, la sconfitta dei sommersi, milioni, l'assoluta mancanza di creatività della storia umana, la banalità del male.
Sono passati molti anni da quando prendevo per la prima volta in mano il Vangelo e credevo che tutto fosse possibile di fronte a quella Parola. Oggi lo leggo in silenzio. Non aggiungo altro ai miei pensieri che uno sguardo di interrogazione...dove sarai, grande Assente della storia? Se ci sei...
Dalla Genesi, tu chiedi ad Adamo, dove è e dove è andato a nascondersi.
No, io Adamo, chiedo a te dove sei e dove sei andato a nasconderti in questi secoli di confusione e in queste vite senza logica. Se è vero che esisti e che sei l'Amore...
Una donna sarà presa e una sarà lasciata. Un bimbo conosce la speranza, un altro conosce la notte della vita. Un uomo mangia, l'altro si scarnifica. Alcuni vivono, altri vegetano.
Si sono inventati la meritocrazia, le buone azioni, il sacrificio e il lavoro duro per giustificare la lista di chi ce la fa e chi no. Ma i conti non tornano. Di fronte ad un bambino violato, le idee, le morali, le teologie si frantumano.
Perchè ti sei nascosto?
Allora ti nego.
Poi lo sguardo si posa sulle acque del lago che ingentiliscono la mia finestra e un volo di gabbiani diretti al mare rompe l'aria statica e pervinca delle acque. Quanta dolcezza dentro quei colori!
E il pensiero va alla creazione che ho incontrato e agli uomini e alle donne, splendore dell'amicizia!, che hanno consolato i miei anni e saranno con me fino alla fine a dire parole-semi. Amici che tessono la mia tela quando le mani sono stanche e cadono infelici sul grembo e raccolgono i frutti buoni che insieme abbiamo coltivato, negli incontri.
In nome loro, non posso negare la vita. Nè la bellezza. Quando stringo tra le braccia un neonato, l'odore buono del suo corpino e gli occhi spalancati a meraviglia, non posso negare la santità.
Non mi resta che da dire con la Weil che pure chiuso in carcere, si può contemplare un pezzo di cielo.
Così sia per la mia vita.
Così sia per voi.

14 febbraio 2008

Scrivendo in punta di piedi...

Dove sono i mariti e i compagni delle donne che scendono in piazza per la 194?
Assordante è il loro silenzio.
L'aborto è una questione dolorosa che lascia una cicatrice ben visibile sul cuore delle donne. Non vedo perchè gli uomini dovrebbero sentirsi estranei a questo dolore. La questione aborto riguarda tutti e mai come in questo momento di intervento propagandistico e prelettorale sulla vita dei nascituri, gli uomini dovrebbero sottrarsi all' ideologia per sentirsi solidali e fratelli con le proprie compagne, nella scelta di procedere o non con la gravidanza.
Difficile parlare dell'aborto in termini di sì o no e drammatico è regurgitare sentenze su un argomento che richiede discrezione e compassione: fa comodo a qualcuno lanciarlo in un video dove un elefante come Ferrara ci cammina sopra senza la minima comprensione dell'esperienza.
A Ferrara interessano i feti, alle donne interessano i figli.
Nessuna di loro va girando con il proprio ventre parlando del feto, nessuna dice che ha un feto, nel grembo, di tre giorni o venti settimane, ma molte dicono che aspettano un bambino. Nelle donne c'è coscienza che la vita "dentro" è vita e ha poco importanza che siano poche cellule o un corpicino completato.
I maschi hanno ridotto l'esperienza figlio in feto e in un problema accademico. Se ne occupano i bioetici, i teologi, i filosofi, gli scienzati e i radiologi: parlano del feto come se fosse un alieno che sia andato a innestarsi in un' incubatrice naturale e non piuttosto parte integrante del corpo della donna. Parlare del feto è parlare della madre. Qualunque cosa capiterà al feto, persino la sua morte, coinvolgerà la madre nel profondo e dunque la coppia e gli affetti.
Le donne sanno che nel loro corpo fiorisce una potenzialità umana di cui si sentiranno sempre responsabili: nessuna di loro vorrebbe farne a meno ma accade che questo bozzolo di vita si impone nei loro corpi o troppo immaturi o troppo abusati o troppo sfruttati da lasciare loro prive di vita. Accade che questo bozzolo di vita contiene in sè tutti i semi dell'infelicità e della sofferenza da lasciare la madre schiacciata di fronte al dolore.
Così i loro uomini. Non Ferrara ma i compagni che hanno vissuto il dramma e la sofferta decisione dell'aborto, sul corpo delle loro donne, dovrebbero essere coinvolti nel dibattito. E magari si scopre che questa campagna di demonizzazione la sposano quelli che non hanno mai avuto figli, che non conoscono l'amore di una coppia o il suo inferno, che non hanno problemi di sopravvivenza, che si siedono sul salotto buono e decretano dal mondo sterile delle idee quello che altri dovrebbero vivere.
Anch'io desidero un mondo dove la vita si manifesta in tutta la sua meraviglia, ma la vita non è un incanto e non tutte le storie umane sono abitate dalla fiducia e non tutti i figli sono frutto dell'amore. Sempre la morte si manifesta nelle nostre vicende e rovescia il senso delle cose: come il fuoco che scalda può uccidere e trasformare tutto in cenere, come l'acqua che è vita può travolgere e affogare, così la fecondità di una donna può esplodere in una deflagrazione della sua persona. E ciò che può apparire come segno di vita, rivela il suo volto inquietante e feroce.
Non so se c'è una soluzione, che non sia la 194, difficile credere che le società potranno prendersi cura dei deboli, madri e figli, che gli uomini potranno curare la loro ferita che li colloca fuori dal processo vitale, opposti e divisi dalle donne, che le moratorie sull'aborto potranno aggiungere saggezza ad un mondo che continua a strumentalizzare il corpo umano per strapparlo alla sua anima.
Preferisco l'ascolto umile, rimettermi nelle mani delle donne, con fiducia, e restituire loro la capacità millenaria di avere cura della storia umana.

13 febbraio 2008

Dolce stil novo

Nell'indimenticabile giorno della crisi e della fine del governo Prodi, l'arroganza e la volgarità del deputato mangia-mortadella o di quell'altro lancia -sputi hanno ricordato, a chi assisteva a tanto scempio, la decomposizione comportamentale di un paese di ignoranti.
In quel frangente, non è arrivato nessun commento della Cei che deplorasse tanta pornografia a Montecitorio! La Cei, ormai mondana, si occupa di cinema e fa oggi un intervento inutile sul film di Moretti, Caos calmo, che francamente non cambierà i costumi del nostro paese e susciterà meno stupore di altre scene a luci rosse che abusano della nostra pazienza: la campagna elettorale del politico-Superman come si è definito l'uomo del secolo da Vespa! (intervento di cui leggo su un quotidiano perchè la tv è spenta da tempo).
Il messaggio in verità è la moralizzazione dei costumi ma ahimè riguarda solo il sesso e l'utero delle donne. In altri campi si può anche soprassedere come si è sempre fatto nei secoli, amen!
Interventi a mio parere che puzzano di bruciato e che hanno tanto l'aria di voler attirare nell'area di centro-destra i voti dei pensionati e dei movimenti integralisti cattolici che sognano un' Italia piena di bambini italiani, quelli stranieri non meritano neppure l'asilo!, coppie sposate con il cilicio, film biografici di santi, martiri e mafiosi. E a capo del bel paese, coloro che praticano l'aborto ma lo negano ad altri, uomini come Ferrara incapaci di comunicare con le donne e sulle questioni gravi e serie delle donne come d'altronde tanti preti e vescovi amici suoi, evasori fiscali che sono stati spaventati da Prodi, divorziati e amanti latini travestiti da papà affettuosi con a cuore solo la propria progenie. Questa sì che è pornografia e non vorrei vedermi proiettata questa scena per altri cinque anni!
Sarà obsoleto ma ricomincio dallo stile, dalla classe, dal buon comportamento, dalle belle maniere non artefatte ma integrate con il pensiero: anzi espressione, conseguenza di un pensiero alto e nobile. Il che non vuol dire bacchettone e neppure snob: semmai è rintracciare una gentilezza e una serietà d'animo nella classe politica che andrà a rappresentarmi.
Non credo che sia solo un mio bisogno: di bellezza e di grazia è assetato l'uomo e senza un nutrimento all'anima e alla coscienza si trasforma in una caricatura di se stesso. Lo scaltro Veltroni lo ha capito bene: scegliendo Spello e i suoi ulivi, il borgo medievale e il suo ordine ha scelto un messaggio per un Italia che ritrova se stessa nelle sue radici più nobili, nell'arte e nella natura. Ho trascorso molti anni a Spello da sapere quanto quella bellezza "faccia male", ovvero ferisca l'anima come gli occhi di Beatrice ferivano il cuore di Dante! Ferita d'amore dunque, a cui è esclusa tanta gente, dalle strade pattumiere della Campania fino all' aggressivo volto cementificato della Lombardia. Non sarà certo Veltroni che potrà consolare gli esclusi dalla grazia perchè prima ancora delle colline, gli italiani hanno bisogno di lavoro, casa, pensioni.Tuttavia si può cominciare a trasferire quel sogno di armonia nelle proprie liste elettorali, scegliendo uomini e donne di valore e dalle mani pulite in cui anche le generazioni più giovani ritrovino le loro speranze.
Notizie dell'ultimo minuto ci assicurano che la camorra si è infiltrata anche in Umbria. L'arroganza del male arriva dovunque e la bellezza ne esce contaminata. Non basta proiettare Spello come sfondo: è necessario difendere Spello e l'Italia dalla volgarità della politica sguaiata che batte sui marciapiedi dei corrotti e degli ipocriti.

11 febbraio 2008

Gli Intolleranti

Papa Ratzi ha un'attrazione fatale verso tutte quelle scartoffie che da buon dogmatico conosce a perfezione e che riguardano faccende molto controverse, ovvero quello che i cattolici pensano dei musulmani e degli ebrei. Chiuso come è nel mondo astratto del pensiero, continua a filosofeggiare e dunque per lui è cosa buona e giusta andare a rispolverare una vecchia questione del messale latino, la pregheria per la conversione degli ebrei a Cristo, che Paolo VI aveva risolto elegantemente e teologicamente nel modo più illuminato: gli ebrei erano invitati a restare fedeli all'Alleanza con il Dio di Abramo. Anche i cristiani sarebbero rimasti fedeli, attraverso Cristo, all'Alleanza e questo ci rendeva fratelli e in cammino verso un comune destino. Stavamo tanto bene così ma la nuova chiesa degli Intolleranti chiede giustizia: si salva solo chi crede in Cristo.
In verità vorrebbero far salire tutti, sadicamente, sulla croce!
E così una volta assicurata la nostra supremazia sulle credenze e coscienze altrui, bisognava da parte di questo Papa, scrupoloso e attento ai dettagli della comunicazione tanto da inimicarsi il resto del mondo pensante, che non sfuggisse la sbavatura sul messale latino riportato a nuovo splendore: gli ebrei sono invitati, con la nostra preghiera di intercessione, ad abbracciare la salvezza in Cristo.
Ora io vorrei dire ai miei fratelli ebrei di avviare una preghiera di intercessione per me, per la mia conversione perchè la mia fede in Cristo è messa a dura prova in questi tempi di papi accademici senza anima e vescovi-Mangiafuoco manovratori di politici e giornalisti burattini.
Vorrei supplicare la Sapienza di illuminare i miei fratelli ebrei per difendere le proprie radici che hanno fatto la storia e per smetterla di fare i cattolici: sì, ci si fa cattolici quando si spara sui deboli! Questo l'hanno imparato da noi, cristiani venduti al dominio e a mammona. La Palestina ricordi ad Isreale la sua inconsolabile storia di dolore!
Ecco, non imitateci, fratelli cari, tornate ad essere ciò che siete: una manifestazione della Sua amicizia, della Sua laicità. Provo orgoglio per questo popolo, piccolo seme nel mondo, che ha saputo in epoche lontane crearsi un pensiero libero e adulto capace di opporsi all'idolatria e all'arroganza dell'Egitto, metafora del Potere politico e religioso. Riscoprite in voi quella forza rivoluzionaria e insegnate a noi a fare altrettanto: liberarsi dell'Egitto a cui guardiamo sempre con nostalgia, meglio schiavi con un tozzo di pane piuttosto che liberi ma affamati. Testimoniateci ancora che il cammino di crescita è nel deserto, è nell'incontro con le nostre debolezze e le nostre povertà: è quando Israele è piccolo che allora è grande, prediletto, luce per le genti.
E pregate anche per Papa Ratzi perchè si converta ad una nuova visione dell'uomo cristiano così come l'ebreo Gesù l'ha sognato: beato nella sua povertà di spirito, pieno di misericordia, mite, operatore di pace, puro di cuore, assetato di giustizia e perseguitato a causa della sua libertà dai poteri forti.
Gli Intolleranti sono duri a sparire in tutte le religioni del mondo. A loro basta una sola parola per dividere, sembrano forti ma negando il diritto all'altro di esistere dichiarano in verità la propria debolezza. La loro paura è più grande della loro fede.
E questi sono tempi di paura.

10 febbraio 2008

Deja vu

J ormai vive in Lombardia e torna giù il weekend, quando può.
Abita in un residence attraversato da una superstrada e con il Warner Village multisala sullo sfondo, un McDonald, una gru gigantesca piazzata proprio davanti alla sua finestra e fabbriche in lontananza ai piedi delle montagne. Il quadro complessivo è: devastazione ambientale ma efficienza e vantaggi commerciali. Ogni volta che vado a trovarlo il cuore si scioglie: in mezzo a tanta bruttura travestita da moderno mondo emancipato si può perdere lo spirito e ritrovarsi plastificati senza emozioni.
Ho una certa premura a trovare casa e completato quest'anno scolastico a raggiungere J con le ragazze per strapparlo da tanto grigiore, tuttavia, confesso, oggi non vedevo l'ora di andarmene e nascondermi nella mia piccola casa sul lago e i boschetti di Castel Gandolfo, per curarmi lo sguardo ferito se non violentato dalla squallida modernità.
Abbiamo girato per chilometri alla ricerca di un angolo dove fosse possibile immaginarsi con la famiglia a vivere un quotidiano sereno, senza sentirsi maledettamente "scaricati" dall'esistenza in un posto qualunque, come i sacchi di spazzatura a Napoli. Ma non siamo riusciti a digerire quasi nulla: gru, fabbrichette, villette da nouvelle riche, cemento, centri commerciali è quello che ci appare da anni nei dintorni della Valassina e più ci inoltriamo alla ricerca del verde e più ci sentiamo estranei al paesaggio. Neppure le colline sembrano consolare; dovunque la natura ci appare scenica, lasciata lì per fare da sfondo alle villette in cemento armato e per abbellire i giardini che fanno mostra del benessere economico del proprietario. Direi che c'è qualcosa di arrogante persino nel verde!
Ho camminato come uno zombi tra i paesaggi senza anima non sapendo davvero se fossi io ad averla lasciata altrove oppure fosse lei ad essere fuggita non appena mettevo piede fuori dall'aereo.
Seguire J questa volta mi costa. Sento un grande dolore al petto, una sorta di chiusura claustrofobica, quando mi immagino di nuovo lì nella terra non-amata, tra le pietre senza storia, sulle strade del commercio. Eppure non posso lasciare J da solo a spendersi i giorni, tra una gru e una tangenziale: amarlo e averne cura è ciò che mi spingerà a superare la nausea. Per un amore che è più grande del rifiuto: la sfida sarà essere felice in terra estranea!
Oggi, dopo ore di chiacchiere presso le agenzie immobiliari e le scontate delusioni delle prime visite nelle case di altri - c'è un non so che di umiliante nel girare le case abitate, per noi e per i proprietari di cui condivido la pena - abbiamo sentito il bisogno di disintossicarci e siamo scappati a Fontanelle.
Il fruscio degli alberi, il silenzio della montagna, gli uccelli e la loro musica mistica...ai piedi della bellissima croce di legno di Turoldo... abbiamo ripreso ad ascoltare il respiro e a calmare l'angoscia. C'è un luogo, almeno un luogo, dove l'anima ritrova se stessa e dove non ci si sente traditi dalla vita.

6 febbraio 2008

Un sogno dall'ovest

Si può restare a letto, dieci giorni, completamenti inebediti dall'influenza e dalla scarsa volontà di alzarsi e riprendere i ritmi quotidiani. Affossata tra materasso e coperte, in evidente stato di trascuratezza e pigrizia depressiva post febbrone, ho preferito per giorni e giorni trascorrere le ore a guardare il cielo dalla finestra e godermi il vuoto di idee e desideri in cui il cervello è sprofondato inesorabilmente senza più stimoli. Dovevo lasciare al virus il tempo di fare il suo percorso e dare sfogo alla sua volontà di battermi e all'anima di svuotarsi delle ultime traumatiche esperienze collettive di crisi di governo e della fiumana di parole che ne è seguita nei giorni allagando radio, tv, stampa.
Finalmente, ieri sera, sono riemersa. La condivisione del sogno americano, l'attesa della scelta di un grande paese di eleggere come suo presidente o un uomo di colore o una donna, comunque una scelta rivoluzionaria, mi hanno ridato allegria: da anni ormai, le elezioni americane me le sento sulla pelle e portano con loro disperazione o speranza ma mai indifferenza. Il tempo dei prepotenti, degli ignoranti, dei petrolieri dollarosi, dei guerrafondai sta per scadere: sebbene l'America resti un paese conservatore pure tra i democratici, con un esercito sempre pronto a partire, con la pena di morte che ancora non scandalizza tutti gli americani, con l'ossessione teodem della famiglia e di Dio, oggi può cominciare a parlare un nuovo linguaggio più responsabile e contemporaneo, meno yenkee e da farwest e più politico, attento alla salute pubblica, alla povertà delle famiglie, all'ambiente. Mi mette allegria sapere che quest'aria nuova non può non oltrepassare l'Atlantico e mettersi a correre anche dalle nostre Alpi in giù.
Mentre il mondo cambia, sarà davvero possibile che gli italiani vorranno morire schiantati sul cadavere dell'immortale Cavaliere, come lo definisce Lerner, ormai imbalsamato e in perenne imitazione di se stesso? Mentre nuovi volti appariranno sui giornali di tutto il mondo per narrare come avanza la democrazia altrove, gli italiani ameranno contemplare per il resto dei loro giorni i fatti privati della famiglia Mastella, la loro vita inutile diventata così essenziale per la storia da occupare ogni spazio infinitesimale dell'informazione, con lo stesso gusto morboso e perverso con cui seguono la vicenda giudiziaria di Rosa e Olindo, i mostri che meritano non so perchè di essere chiamati per nome come tutti gli eroi negativi che nutrono gli incubi degli italiani?
No, non accadrà, qualcosa della rivoluzione americana cadrà come polvere di stelle sulla nostra storia di atavica mediocrità: come l'era bushana ha rafforzato in termini devastanti la sicurezza di un centro-destra tronfio e arrogante che si è illuso di pesare sulla storia e difatti ha pesato con leggi ad personam e con adesioni servili alle guerre di altri, così l'era che verrà non potrà non rilegare in un angolo come obsoleti i replicanti che stanno per invadere le strade con cartelli pubblicitari e propagande ormai stracotte, con promesse che promettono solo la loro sopravvivenza e la nostra morte civile.
Ma davvero gli italiani, in tempi di rinnovamento americano, vogliono tornare a vivere come ai tempi di Brezenev, con la stampa sovietica di Fede e Vespa, con le televisioni moscovite-lombarde piene di musica e ballerini, con l'apparato corrotto e affetto di concussione e evasione fiscale, malattie altamente contagiose che hanno decimato la classe dirigente italiana e i loro parenti e affiliati, praticamente tre quarti di questo paese?
Davvero gli italiani vogliono passare il resto dei loro giorni affidati a Padre Pio e a Mamma Rosa che dal cielo ci protegge contro Prodi e la sua capacità matematica di fare bene i conti e risistemare le casse?
Forse è opportuno non guardare più la televisione. Non siamo americani, non godiamo della libertà di stampa. In televisione, si è già decretato che a vincere sarà Berlusconi. La televisione ha deciso quale madre devo rimpiangere e a quali funerali devo partecipare: inoltre, di tutti i fatti importanti e seri della vita, solo quello che avviene nell'insignificante terra di nessuno è ciò che davvero mi riguarda: i veri signori sono loro e hanno divorato l'informazione.
Facciamoci coraggio: snobbiamola. Per questi prossimi mesi prima di aprile, non accendiamo la televisione. Guardiamo il tramonto, che è meglio, e apriamo un buon libro. Non sarà il salotto di Vespa, di Ferrara, o altro a convincerci chi dobbiamo votare.
La maggioranza di noi ha già scelto.
E sono certa che un buon numero guarda ad Obama e pensa ad un governo italiano di gente competente e immacolata sul piano giudiziario, non per autoassoluzione con leggi apposite, italiani con una coscienza collettiva evoluta che ancora sono in grado di sedersi sugli scranni del potere e abbracciare la storia del paese. Non sono qualunquista e non sono una grillina destrutturalista: per tre persone pulite non distruggerò tutto il Parlamento! E diamine ancora c'è gente tra questi per i quali, ad aprile, varrà la pena non gettare nella latrina la scheda elettorale!