12 dicembre 2007

L'opportunità

L'invasione degli Unni sulle strade della nazione e mi distraggono dalla mia soggettiva difficoltà a vivere e mi obbligano a riflettere su quanto avviene.
Un colpo di stato sotto i miei occhi ma frantumato in miriadi di colpi: la deriva corportiva sta sostituendo ogni forma alternativa di rivoluzione sociale; dai tassisti ai metronotte, dai medici agli insegnanti, dagli studenti ai lavoratori, ognuno porta avanti il suo stendardo e come nel migliore palio senese, ci si occupa della propria contrada. Getto lo sguardo nelle stanze di clausura del potere, stessa mitragliata di colpi: ognuno dirige lo scontro dove lo ritiene opportuno per il suo successo immediato.
Il risultato immediato è la preoccupazione dell'oggi, il presente non inteso come il luogo zen della contemplazione ma il luogo mercantile della soddisfazione: essere appagati ora, avere ciò che si chiede ora. Stesso desiderio di possesso immediato che hanno i bambini senza freni educativi: quelli che per un mobile phone massacrerebbero un compagno, oppure per godere l'ebbrezza del potere darebbero fuoco alla scuola.
Ora, gli Unni chiedono diritti e per ottenerli distruggono i tuoi: come i loro progenitori, entrano e fanno razzia. Che il mio sogno democratico finisse con un'invasione barbarica, lo temevo e profetizzavo da tempo: francamente, ero in attesa di orde veneto-padane in giubbe verdi, scendere dalle rive sacre del Po, a dorso di maiali, capitanati dall'inventore della maglietta-esplosiva e diretti in Campidoglio, per urinare sulla statua di Marco Aurelio e sui fasci littori (quello non mi dispiaceva come mossa sovversiva!). Invece, sono privata del diritto di guidare da un'esercito di poveri maschi, manipolati da qualche furbetto, con nessun altro gusto che il disordine.
Ed è proprio qui, cari signori Unni, flagello dei consumatori, la vostra protesta violenta e selvaggia come solo un mondo autorefenziale può produrre procura in me un certo cinismo e un bisogno di dirvi: dei prodotti sequestrati ne faremo senza!
Andrò a piedi a prendere le ragazze a scuola. C'è il sole. Camminerò a lungo e le cartelle pesanti amiche dell'osteopata, verranno poste nel carrello da spesa, di quelle con cui circolano-idea efficiente-gli zingari per fare la spesa nei bidoni della spazzatura. Magari per strada incontrerò qualche conoscente e sarò costretta anche a fermarmi a prendere il caffè al bar. Ah, no, il caffè non c'è al bar, non sono arrivati i rifornimenti: va bene, Gandhi faceva colazione con un brodino vegetale. L'acqua calda va bene: depura ed è adatta per il freddo.
A rischio il pane, il latte, i generi alimentari...mi farò il pane in casa per i prossimi giorni. Per il latte, sono sempre stata intollerante ed è venuto il momento di insegnare alle ragazze a consumare orzo.
A rischio le feste Natalizie...sono anni che sogno un Natale frugale, un piatto di pasta, le mamme sul divano a leggere poesie e a giocare a nascondino con i figli piuttosto che a schiattare in cucina per conquistarsi l'affetto e la stima che non troverebbe altrove.
Grazie agli Unni, migliaia di quintalate di cibo fresco sono andate a male, decomposte, mentre a Darfur i bambini che non hanno la televisione muoiono con lo stomaco vuoto senza sapere di quale imbecillità è capace quel mondo occidentale che ora, a Natale, gli invierà in conto corrente il suo senso di colpa. Ho modo invece di sentirmi vicino alla precarietà di quei bambini, ora che vedo il cibo andare al macero.
Questa occupazione è una grande opportunità per capire di cosa viviamo: un' economia fragile come l'equilibrio di un elefante su un filo. Si ferma un ingranaggio e tutto si arresta: le guerre servono infatti a lubrificare il montaggio e a evitare che si inceppi. Corriamo, compriamo, vendiamo, azzanniamo per reggere in equilibrio l'elefante...è un'immagine che mi fa sentire ridicola e schiava mentre credo di essere libera e potente.
Dunque, il sequestro delle strade e dei carburanti lo vivo come un'opportunità di pensiero: chi ci guadagna in tutto questo e chi ci perde? Come nelle guerre: i civili muoiono, i civili perdono casa e lavoro. Così lo sciopero è diventato un'arma da karakiri: parte dal basso per colpire in basso,
mentre il latte sulla tavola del Re ci sarà sempre, fintanto che ci sarà anche solo una goccia di latte sulla terra...
Lo sciopero dei Tir è una prova di trasmissione di quando finiranno nei prossimi anni le riserve di acqua e energia e non sarà colpa dei barbari!
Inviterei i politici a sedersi con il cuore in mano, se non l'hanno venduto in borsa e passare al piano B: abbiamo avuto una prova della necessità di inventare una energia alternativa!
Magari anche di procurare una mucca per abitazione e eventualmente di ripopolare le strade e autostrade di alberi da frutta e cereali, da raccogliere in base alla necessità.
Abbiamo anche un'occasione per istruire i camionisti forzatamente a riposo: in queste ore fredde, ci si divida in gruppi e si prenda in mano un buon testo su cui discutere insieme: basterebbe anche la Carta dei Diritti Umani.
Scendano in piazza musicisti e poeti, per raccontare all'uomo che non di solo pane vive ma anche di immaginazione, giustizia, rispetto degli altri...e che dopottutto, in questa epoca disperata e senza speranza, il piccolo sacrificio di ognuno potrebbe salvare il mondo!

2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

cara angela,
ti leggo, come sempre, a sera, sprofondata nel mio bianco divano, sotto una coperta, anzi la mia coperta!
la tua lucidità è disarmante: la penna scorre e il cervello palpita. chapeau!

devi sapere che ultimamente ho un problema di elettricità: in casa, salta spesso la luce e non siamo ancora riusciti ad individuare la causa, abbiamo chiamato l'enel, l'elettricista ma niente, nessuna risposta, e così quando meno te lo aspetti.... zac, salta la luce!.... mai come in questi giorni ho pensato alla estrema fragilità del nostro sistema che così, da un giorno all'altro, può crollare del tutto. ma allora perché in tanti non ce ne accorgiamo e continuiamo a dare sempre tutto per scontato? già, perché?

un caro saluto da una tua lettrice di blog
maddalena

14/12/07 20:54  
Blogger Angela said...

maddalena,sapessi quanta poca fortuna mi ha portato quella lucidità!Ma finchè trova i suoi estimatori...

15/12/07 08:45  

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