18 ottobre 2007

Amore e la psiche

I continui urti e scontri tra la Chiesa e il mondo omosessuale portano sotto la lente d'ingrandimento le similitudini in un rapporto che si è fatto morboso, tra le due realtà; sembra un gioco tra Castore e Polluce, un rispecchiamento all'infinito di due anime gemelle.
Il punto di contatto non sta solo nell'attrazione al tema "sessualità" così al centro delle argomentazioni della Chiesa da farne un idolo sacro-anche se demoniaco-tanto quanto di certe frange di omosessuali, ma nella riduzione -in entrambi- del concetto "amore umano" in piacere.
Avendo la Chiesa negato il piacere come idea che sottostà alle azioni umane, preferendo piuttosto abbracciare il concetto di sofferenza e immolazione, ovviamente si allontana dal sesso -almeno concettualmente-come dal luogo dell'estrema espressione del piacere, dall'altra parte l'omosessualità ha messo al centro il diritto della persona di viversi il proprio piacere. Tra le due realtà tuttavia leggo lo stesso limite di visione e oserei dire lo stesso culto sublimato o no del piccolo dio: l'Ego.
Oltre il piacere e il sesso c'è l'amore sul quale entrambi, Chiesa e Gay dovrebbero convergere.
" L'amore-scrive Krishnamurti-è un senso di totale assenza di sè (io, ambizioni, avidità), la sua totale negazione...può la mente comprendere la natura del piacere e il suo rapporto con l'amore?La mente alla ricerca del piacere, la mente ambiziosa, la mente competitiva, una mente che dice: devo ricavare qualcosa dalla vita, devo remunerare me stessa e gli altri, devo competere...può questa mente amare? Può amare sessualmente: ma esiste solo l'amore sessuale?.. Un uomo che ha raggiunto una posizione di potere con la grinta, l'aggressività, l'inganno e la spietatezza, come può conoscere l'amore? ...Un prete che parla incessantemente di Dio, ma che l'ambizione spinge a voler diventare vescovo, arcivescovo, ecc. può sedere accanto a Gesù?"
(Un modo diverso di vivere-Ubaldini editore)
Quindi, aggiungo, il piacere che deriva dal potere e dal dominio sulle coscienze può essere qualitativamente più puro del piacere sessuale? Può colui che ha la trave nell'occhio occuparsi della pagliuzza dell'altro?
Per favore, si esca fuori da queste diatribe travestite di morale e diritti.
Gli omosessuali chiedano allo Stato laico, i diritti, perchè è competenza dello Stato difendere la persona senza distinzione di razza, sesso, religione. Mentre la Chiesa si domandi se il suo compito sia di restare con l'occhio fisso nel buco della serratura delle camere da letto della sua gente e non sia piuttosto quello di innalzare se stessa per prima ad una castità della mente, come direbbe Krishnamurti, ad alimentarsi di immagini e pensieri che conducano alla guarigione della ferita profonda che ha diviso l'uomo in due tronconi (carne e spirito) uno più sterile dell'altro.
Si può bruciare di desiderio pure nella vita asessuata e si può usare la sessualità come uno strumento di controllo pure nell'apparente liberalizzazione del suo uso. L'uomo è sempre lo stesso, dalla strada al tempio, non cambia essenza né se usa i tacchi a spillo né se indossa i sandali.
E' una deviazione continuare a parlare dell'uomo etero o dell'uomo omo o dell'uomo casto, si continua a dividere ulteriormente quello che è già fatto a pezzi. Possiamo una volta per tutte parlare dell'essere umano e delle sue pulsioni che possono condurlo dappertutto eccetto all'unità di se stesso? Non dovrebbe essere la vocazione della Chiesa quella di ricostruire l'immagine in frantumi invece che assolutizzare il suo frammento come il tutto?
Occorre interrogarsi sull'Amore piuttosto che sulla sessualità: a partire da qui, ci sarebbe il silenzio.
Chi può dire di saper amare? Chi può scagliare la prima pietra?
L'ossessione a restare avviluppati da sempre sulle stesse argomentazioni -sesso, aborto, eutanasia- indicano il contrario di quello che vorrebbe significare: finisce per non essere difesa della vita e dei deboli ma difesa del Principio. E' difesa ad oltranza dell'Idea.
Il principio di partenza è che la Chiesa è magistra vitae: eppure Cristo ha detto che nessuno deve farsi chiamare maestro, perchè Uno solo è il maestro. Dunque la Chiesa è un'umanità in cammino, in continua elaborazione di sé, in continua trasformazione come ogni creatura vivente; ha il diritto di prendere parte, posizione, a difesa di ciò che reputa giusto, e va ascoltata con amore e rispetto. Ma non ha ancora la chiave di accesso per entrare nel mistero dell'uomo e quindi di Dio, in pienezza.
Perchè se così fosse, dovrei ripudiarla.
Ripudiare una Chiesa che si mette in gioco sulle questioni come l'eutanasia ma tace per oltre quarant'anni sul violento rapporto tra popoli e dittature, anzi benedice i carnefici e li aiuta a santificarsi nel sangue di milioni di innocenti (penso all'Argentina, in questi giorni, alle denunce e l'arresto fatto dei vescovi coinvolti nell'eliminazione dei desaparecidos). Se ora dice che è necessario annunciare l'apostolico no ad un padre che si interroga solamente sul dolore e la sofferenza della sua povera figlia, sospesa tra cielo e terra, perchè non agisce e denuncia sulle pagine di giornali la sua negazione totale di una Chiesa sedotta dal piacere di dominare con il braccio armato? Se presso gli altari si santificano le madri che hanno rinunciato a vivere per salvare il feto che poi è il figlio atteso e amato, perchè non si santificano gli uomini come Romero che hanno dichiarato la cesura profonda tra il potere militare, e quindi tutti i poteri dei pochi, e il fiume di gente senza parola?
Le argomentazioni si spostano sempre su questioni che lasciano un segno di apparente conflitto tra due poteri, Chiesa e Stato, che paradossalmente nella nostra cristianissima zona occidentale non viene mai a risolversi in una chiara contrapposizione che faccia emergere lo scandalo della Croce, per usare le parole di San Paolo. Infatti, paradossalmente, lo scandalo illumina l'Oriente, oggi, lasciando tracce di sé a Myanmar e altrove.
Invece qui, tra le rovine del tardo-impero, viviamo di scandaletti e veline pure tra le sacrestie.
E la stampa non aiuta, ad alzare la qualità del discorso. Avrei preferito ore di discussioni e analisi sulla connivenza dei sacerdoti cappellani e dei generali, piuttosto che entrare nelle stanze di un monsignore o di un parroco innamorato.
E' più facile mercanteggiare con il sesso, è un argomento che fa affari; è più facile alzare la voce sugli idoli e gettarli nel fuoco, per illudirsi di essersi purificati con l'atto della negazione. Più difficile è raccogliere l'uomo dalla strada e accompagnarlo ad un luogo sicuro, la coscienza, per la cura.
E soprattutto, riconoscere che si è incastrati dal proprio pensiero, dal proprio passato e dalla voglia di farla franca sull'altro, convinti che a forza di negarlo-l'altro- si conferma e rafforza la propria identità. Viene applicato lo stesso metodo di forza, dietro lo scudo di Dio, Stato, Famiglia, per consacrare se stessi e innalzarsi sul podio.
Ma io vorrei finire con una parola di Krishnamurti che mi ha offerto lo spunto per questo post:
"Mi viene in mente il passo biblico in cui Dio è descritto come lampada davanti ai miei piedi, la luce del mio cammino. Non si dice che è il cammino, ma la lampada...".