Non c'è niente da ridere
Le reazioni di disapprovazione per l'uso della parola "bamboccioni" del ministro Padoa -Schioppa sono più che giustificate: gli anni ottanta sono finiti, finita la spensieratezza dei giorni a casa dei genitori e le tasche piene di laurea, viaggi, serate in discoteta e concerti.
I giovani di oggi restano a casa perchè fuori piove e piove duro di mancanza di speranze e immaginazioni del futuro.
Questo governo non ci ha regalato la primavera ma semplicemente liberati dal canto delle sirene di una Italia azzurra e felice; i poveri sono sempre là ad attenderci, quei sette milioni indicati dall'Istat che per noi abituati al miliardo africano e asiatico ormai non sono che un granellino di disagio, il precariato è sempre il futuro possibile per ogni ventenne, le tasse da pagare l'unica certezza inamovibile della storia e i politici, chiusi nelle loro paranoie e a riprodurre se stessi, immancabili protagonisti delle serate televisive e delle prime pagine.
Il termine bamboccione andava bene nell'epoca dei miei vent'anni: ma oggi nessuno ha voglia di scherzare; ai ragazzi odierni abbiamo regalato una storia d'Italia di mafie e mazzette e una Europa meno sicura dopo l'interventismo occidentale in Oriente, una scuola che ci riprova a fingersi seria ma che ha perso di vista modelli educativi di riferimento, un pianeta sofferente e a corto di risorse.
I bamboccioni sono più in trappola che nel calduccio e finiscono per odiare anche chi li sfama.
Ora il Pd e le idee veltroniane rapprensentano le nuove visioni, i primi iniziali spiragli di un cambiamento...tuttavia non si fa in tempo a sorridere che viene giù fango dalle pagine dei giornali, dai talk show, dai palazzi.
Adesso è in programma Santoro e Mastella che si sfidano per il primo posto dell'antipatia e acidità e le questioni in gioco sono gravi, serissime: la faccenda di De Magistris non è una carnevalata ma una rivelazione che le Istituzioni non si fidano più di se stesse. La fiducia tra le cariche pubbliche è avvelenata da anni di laborioso inquinamento del precedente governo: se oggi un magistrato tocca un ministro è uno in cerca di notorietà ( nei tempi noti un comunista) e se un ministro rimuove un magistrato è per insabbiare i fatti. Noi in mezzo a chiederci dove sarà la verità di tutto il guazzabuglio.
Personalmente, mi muovo d'istinto e osservo le varie reazioni e i fatti: in Italia, decenni fa, i magistrati agivano con alta professionalità e con discrezione per questo li trucidavano con il tritolo. Se oggi parlano e cercano quel malefico teleschermo per denunciare la loro impossibilità di vivere e lavorare è forse per rompere il sortilegio: portare il lavoro alla luce del sole, fuori dalle stanze segrete.
Purtroppo da quelle stanze arriva un' aria marcia e mezzo secolo di storie d'orrore: anche se non siamo davvero in grado di reggere tutta la verità e scoperchiare tutte le pentole senza mandare il paese in totale disfacimento, è tempo di raccolto.
Cosa fare se davvero tutto si intreccia e la gramigna e il grano crescono insieme e strappare alla radice la prima significa portar via anche l'altro?
Sono tempi difficili in cui ci viene chiesto di resistere alla tentazione dell'anarchia ma anche al chissefreghismo di tanti anni passati.
L'Italia è agli sgoccioli. Se Prodi in tutto questo non ha le mani e il cuore pulito, sarà drammaticamente responsabile di aver colpito al cuore l'anima stracciata di un paese.
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