23 settembre 2007

Riconciliazione

Ci sono arrivata un pò spanpanata al sabato della Festa delle Capanne. I mesi e giorni passati mi hanno bevuto ogni sorso di luce: camminavo da troppe lune in uno stato di durezza. Quindi come un ciottolo riarso al sole, ho preso il mio sacco con J e ci siamo incamminati a Collevecchio.
La festa delle Capanne è la festa della vendemmia, del raccolto e del ringraziamento a Dio per il suo amore.
Mi dicevo che sarei stata in silenzio ad ascoltare gli altri: non sempre possiamo consegnare parole buone e talvolta l'amarezza quando esplode - ed è esplosa - lascia in giro feriti, soprattutto se stessi. Invece mi accoglie un albero di melograno fiorito con un pomo così rosso da stonare con il mio malumore. L'uva raccolta e le danze semplici ebraiche, russe, greche intorno ai grappoli mi richiama alla bellezza perduta: questo è l'eden che abbiamo dimenticato, quel luogo di pace e equilibrio in cui risiede lo Spirito, eden da cui ci allontaniamo quando perdiamo il nucleo di noi stessi, la terra profonda dove risiedono le energie vitali.
Ti ho bestemmiato Dio, in queste ultime notti e ho pianto per non poterti amare ma quel frutto rosso di albero fiorito mi ha gridato che ho torto, maledettamente torto: l'esplosione di luce si nasconde nell'infinitesimale. E ti ho visto Signore in quel blu di lavanda, nell'ulivo piantato da un bambino, nella mano antica degli anziani sofferenti di storia e di sconfitta. Tu hai passeggiato oggi con me nel giardino di melograno.
Un fiotto di gratitudine è uscito furente dall'anima e si è riversato nell'acqua delle lacrime e ho cantato il mio amore ritrovato:
la gioia non è che dolore che si scioglie e si trasforma in acqua tra le mani che la bevono, acqua in cui si riversa il fiume di Fuoco!
Possa l'uomo non dimenticare mai la terra a cui appartiene e alla terra tornare con lo sguardo purificato dal possesso. Tutto quello che dobbiamo desiderare è che ogni cosa viva.
Oggi il melograno, l'uva e l'ulivo sono stati i miei maestri.