22 aprile 2007

Ossigeno

Sto seguendo Biagi con le lacrime agli occhi.
Dalle interviste esce fuori il quadro di una Italia di gente straordinaria da Foa a Colombo, Anselmi, Levi e gli operai della fabbrica di Bollate e Saviano con la sua Gomorra, i giornalisti messi a tacere-negli anni della nostra storia- con l'eliminazione fisica, anime intense capaci di dare vita alla "resistenza" contro la violenza del potere, le sopraffazioni della mafia e dei fascismi. Ho pianto senza ritegno perchè di questa Italia non ho più odore: per troppo tempo solo un olezzo di mediocrità e squallori ha tolto l'ossigeno al pensiero e alla speranza.
Mentre si cercano i "santi subito" tra i protagonisti di successo delle piazze e del video, operatori di miracoli socialmente inutili, noi camminiamo incoscienti in una terra di santi inascoltati e senza gloria, magistrati e operai, scrittori e donne di frontiera veri operatori di pace e di guarigione. Il pensiero di questi uomini della resistenza di tutti i tempi si è formato in Italia, proprio in questo paese malato, e ha dato vita a risultati che hanno fatto avanzare la storia: dolce diventa così essere "italiano", stessa radice di un giovane di soli 28 anni che sa distinguere ancora il bene dal male e rischiare la vita e il futuro per denunciare, in faccia a questo paese, il suo volto feroce!
Ho pianto per liberazione: forse perchè rivedere Biagi in televisione significa che forse è finita davvero, siamo all'inizio di un giorno nuovo e che magari non ci sono ancora riusciti a spazzare via ogni residuo di parola autentica e chiara. Qualche frammento è rimasto e splende tra la sabbia e le maree.
Nel dolore che Biagi oggi rappresenta, ritrovo la gioia di aver scelto di restare qui e di resistere...se non altro per onorare chi è morto e morirà domani affinchè ci si possa ancora chiamare "uomini" senza vergona.