Nonostante loro
Al Zahawiri pronuncia le sue parole da spettacolo mediatico-criminale, "Obama negro filoisraeliano", che liberate dal ventre pochi giorni dopo la carineria berlusconiana suonano così familiari, in terra nostra.
Un leghista a braccetto con Forza nuova potrebbe intasare il web con definizioni di questa portata. Infatti entrambi hanno un certo "potere" nella nostra nazione ex-democratica.
Leggo l'articolo sul Corriere (http://www.corriere.it/cronache/08_novembre_19/magazine_sporco_negro) ovvero una sintesi delle azioni violente che comuni cittadini infliggono sugli immigrati, da mesi.
L'odio è lo stato solido dell'anima.
Massi sepolcrali hanno murato la coscienza degli uomini.
Non fluisce più vita e energia.
Le parole di maledizione e morte si inseguono da una pietra all'altra che alcuni osano chiamare cuore.
La violenza è una scelta di vita, uno stato dell'essere.
E' in atto un processo di solidificazione in questo paese: il calore alimentato da un buon pensiero politico, da una chiesa per i poveri, da una comunità solidale, sta progressivamente diminuendo.
Succede nei paesi devastati dalle guerre e dai genocidi; è già accaduto nel secolo scorso in Europa.
Dunque avviene che l'umanità si sfracelli sul masso del suo odio.
L'Italia sembra soffocata da una morsa glaciale e paralizzata dal suo stesso male.
Ma io lo so che molti vivono ancora allo stato fluido.
Sono il sangue che scorre nelle spaccature: pari ad un fiume carsico emergono nel deserto e danno da bere ad altri dal coraggio perduto.
Si dissetano con parole vive e si vaccinano contro l'odio.
da La mia felicità -Ettore Masina
L'unica lezione in tema felicità che mi piacerebbe lasciare ai miei figli, alle mie nipotine, ai giovani che mi fanno l'onore di ascoltarmi è quella di non avere troppa paura dell'infelicità. Vedo intorno a me gente che impugna il telecomando per fare uno slalom da un canale televisivo all'altro per non vedere immagini inquietanti; o volta il capo (e lo fa voltare ai figli) se per la strada incontra uno zingaro o un mendicante; che non vuole sapere che vi sono bambini come i suoi che muoiono di orrende malattie da denutrizione o da mancanza da acqua potabile; che, dunque, cerca di rinchiudersi in una specie di bolla di vetro, come quelle che dentro hanno una casetta e, se le scuoti, cade una neve senza inverno. Quella paura di infelicità immiserisce la vita. Arrivato alla vecchiaia, voglio testimoniare (e so che molti altri - e soprattutto molte altre- possono farlo) che c'è una piccola, ma reale, felicità un sorriso dell'anima, quando ci si è mossi sulla via del dovere; che si può cogliere una grande ricchezza (talvolta una ricchezza sconvolgente) quando ci si inoltra nelle rischiose regioni della solidarietà. I poveri non hanno soltanto dolori che noi dobbiamo cercare di consolare e rimuovere, stringendo la mano che essi ci porgono, non per ricevere un'elemosina ma per dare vita a un patto di reale fraternità: i poveri hanno spesso da donarci poesie e canzoni, esempi di coraggio e di amore reciproco e persino capacità di festa.
Se dovessi citare un esempio di felicità trovata con i poveri, indicherei il caso di monsignor Oscar Romero, "San Romero di America". Era un austero prelato caritatevole e solitario, nevrotico e conservatore per paura del nuovo. I poveri lo conquistarono. Lui andò a morire per loro, convinto che essi fossero sacramento visibile del Cristo. Ho scandagliato la sua vita e sono certo di poterlo dire: in mezzo a prove di ogni genere, a spettacoli atroci, a continue minacce , a frequenti attacchi di consapevole paura, questo arcivescovo "convertito dal popolo" provò attimi di consapevole felicità.
11 Comments:
Sai che ci ho pensato anch'io?
E il fatto che l'Italia non sara' inserita nella lista dei Paesi Canaglia mi fa riflettere, e cioe' che il terrorismo non e' la giustificazione della guerra, ma solo una finta scusa.
;-) cosa che peraltro sapevo gia', ma e' sempre bene avere una prova della giustezza delle proprie opinioni.
Leggendo il tuo post mi sono davvero commosso, cara Angela. E sono ancora una volta riandato alle sublimi parole di Colui che per primo si schierò dalla parte dei poveri ben conoscendone la ricchezza..."beati i poveri...guai ai ricchi!"
"L'indifferente, che non si proccupa del bene altrui,
né delle cause della propria felicità futura,
può soltanto preparare la propria infelicità."
Da una meditazione del Dalai Lama.
Sileno
almeno da questo punto di vista, tutto il mondo è paese...
mai cedere nello sconforto, angela, mai... perché altrimenti non si da' nessuna possiblità al futuro.
un abbraccio
sono arrivata al tuo blog da quello di Marina...e questo post mi è piaciuto molto, soprattutto quando parli di quella piccola e reale felicità, il sorriso dell'anima di chi è si è mosso sul cammino della coscienza. "Odio glio indifferenti" diceva Gramsci e io che non so odiare soffro per gli indifferenti. Un saluto, Arnicamontana
sì, niente sconforto, tanta voglia di abbracciare ricercatori di dialogo, come voi...grazie per esserci!
Con orgoglio posso affermare che sei il tesoro più prezioso trovato lungo questi 12 mesi… l’unico che mi ha commossa fin nel profondo e sai che parlo sinceramente…
Un abbraccio stretto stretto
T.
con orgoglio affermo che c'è un filo d'oro che ci lega...ricordati, Aicha, che ti aspetto...tu sai dove, se cambi idea...
Io a volte lo sconforto lo sento eccome e non è facile reagire con le parole che Digito ha lasciato anche se ha pienamente ragione.
E' vero, bisogna essere liquidi per potere trasformare noi stessi e il mondo. Il ghiaccio è duro, l'acqua scorre e fa nascere la vita, come il sangue che circola nelle vene. Il nostro amore deve circolare.
Giorgio.
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