8 giugno 2007

Tempo scaduto

Chiuse le ultime scatole, zippate le valigie, data la disdetta di gas, luce, acqua, telefono; definito il giorno del trasloco e il deposito della merce.
Basta solo montare in auto e avviarsi per destinazione ignota, ovvero Roma come prima città di accoglienza profughi, poi per girovagare lungo i quattro punti cardinali in cerca d'affitto. Sabina sempre nel cuore ma coscienti che non si può forzare nulla! Esposti al vento come piume...purchè si voli in alto!
Quindi davvero a sentirci presto, non appena avrò trovato un tavolo per appoggiarci il computer e la calma intorno per scriverci dentro.
Se sarò testimone di un miracolo ve lo annuncierò anzi lo griderò sui tetti.
Se dovrò camminare nell'incertezza ancora per un pò, ve lo sussurrerò nell'orecchio e vi chiederò di continuare a sperare con me...
Un grazie ai cinquecento visitatori di ritorno e ai cinquecento visitatori di passaggio, agli occhi che si sono soffermati sulle parole con interesse e emozione e agli occhi che si sono sgranati per disappunto e insofferenza.
Ho letto su una rubrica del Corriere un'intervista a Veltroni, uomo che scrive e non scrittore- come lui stesso dice- in cui dichiara che la scrittura è mossa dalla malinconia.
La mia è stata mossa dall'indignazione e dalla polemica e si conclude con la malinconia e un sereno dolore.
Il blog è stata una prova costruttiva.
Volevo solo guardare dentro il sacco pieno dell'esistenza e rovistare nelle chincaglierie accumulate, osservare con serietà il gioco delle parole e trovarci un mio personale significato.
Resta sempre un tentativo da principianti, con tutto il limite di chi non solo non è scrittore ma ha solo due occhi. Mentre la verità ne ha migliaia di migliaia.
Buona vita... a tra poco...

... E se potessi mantenere il cuore sospeso in costante stupore ai quotidiani miracoli della vita, il dolore non ti sembrerebbe meno meraviglioso della gioia; e accetteresti le stagioni del tuo cuore, come hai sempre accettato le stagioni che passano sui tuoi campi.
Kahlil Gibran

6 giugno 2007

L'amore in tempo di menzogne

Certo non c'è migliore esorcismo in questi tempi di parole false e messaggi subliminal-criminali che far vivere nel proprio piccolo parole più pulite possibili e autentiche.

Le nostre parole siano la chiarezza e la semplicità di chi non ha più maschere.

Diamo a Cesare quel che è di Cesare: ovvero il potere, la vanagloria, la certezza di averla fatta franca sempre, l'adulazione della massa, il gioco dietro le quinte.
L'eversione si traveste da guida carismatica e invita allo sciopero fiscale e intrallazza amicizie pericolose con i generali e colonnelli i cui privilegi sono intoccabili in un paese specializzato nel culto del "sacro": dall'immaginetta dei padri pio fino ai diritti dell'oligarchia e del clero.
Il grande errore di chi si illude di essere diverso è quello di non rompere con il modello di potere adottato sempre da chi comanda: la menzogna.
Abbiamo succhiato il latte da secoli dalla Santa Sede che ci ha abituato ad essere -come scriveva da qualche parte Montanelli- fedeli invece che cittadini, quindi fedeli all'occulto e al nascondimento nei confessionali ma mai responsabili della res-pubblica. Quindi la verità non si può dire a voce alta e non si dice da secoli; quindi io morirò e non saprò mai chi è il mandante dell'uccisione di Moro, di Calvi, di Falcone, di Biagi, di Calipari e via si seguito nei mille delitti senza trama.
Poi se la verità non la dice neppure la Chiesa che va a raccontare al mondo di quanto è contento il Brasile di essere cristiano e poi torna in Italia solo per difendersi dall'accusa di aver protetto se stessa e le sue cellule malate a danno di innocenti , bene allora il quadro si fa molto chiaro: la parola dell'uomo è consegnata all'abisso del deforme e del bugiardo.
Si illude chi crede di potersi sottrarre dalla materia malata e infetta dell'umano e di poterlo fare opponendo al menzognero il verosimile.
La verità è ben altro: chi la dice, in Italia, viene ucciso o lasciato morire nel dimenticatoio.
Chi la pronuncia sugli altari, fa la stessa fine: da Romero alla Teologia della liberazione, al Concilio Vaticano II, agli scritti di Papa Giovanni.
E' spettacolare questo cammino parallelo tra degradazione religiosa e degradazione politica-civile: difficile capire chi ha cominciato per primo o forse vanno a braccetto dai tempi non troppo lontani in cui nera era la tonaca e nero il vestito del balilla!
Chissà, io non c'ero, così raccontano i libri di storia "comunisti" ma oggi vedo e non mi servono i "comunisti" per capire dove è andata a infilarsi la bestia!
Non pretendo lucidità e consapevolezza da chi è invischiato fino al collo nel raccontarsi storie per credersi innocente e nell' alterare la realtà in una schizofrenia da sindrome bipolare -come la storia delle schede elettorali che ogni tanto torna a galla dal paiolo di m....(bip) che da anni cucinano individui senza scrupoli -invece la pretendo e la esigo da chi a livelli trasversali si è fatto rappresentante di una cultura di opposizione al potere.
Non pretendo neppure che la Santa Sede si trasformi in un luogo di compassione e carità perchè lì dove girano i soldi, nelle banche e negli organismi e negli istituti amministrati dai vicari di Cristo, la compassione e la carità sono tutta "poesia", tanto per citare l'uomo della Provvidenza così amato da Don Verzè.
Invece chiedo e supplico tutti coloro che vivono nel nascondimento il disagio e sentono il puzzo delle malefatte delinquenziali delle grandi star del momento, di alzarsi con dignità da quella posizione supina da schiavi e di guardare a questo paese con l'occhio dell'amore e della giustizia.
Non arrendersi significa non consegnare al ventre tutte le emozioni e le scelte ma riappropriarsi della capacità critica e analitica del proprio cervello per capire che siamo vittime consenzienti di un mucchietto di balordi.
Come liberarsene?
Si inizia da se stessi.

(Il riferimento al Brasile è da trovare nella lettera ultima n 122 pubblicata nel sito di Masina)

5 giugno 2007

Pacco regalo

Dopo un pomeriggio infernale di pioggia tropicale, l'auto ferma dall'elettrauto e fuori uso e tutti a casa fradici e mesti, l'happy birthday si conclude in cucina con una tazza di tè, una fiacca d'autunno e un fetta di torta già pronta e scontata da supermercato: servita solo per spegnere le candeline altrimenti le ragazze rimangono male!
Così si serve la cena, si tirano fuori i panni dalla lavatrice, stesi tra gli ultimi racconti animosi della giornata e le bisticciate prima del sonno...poi suona qualcuno alla porta. E certo non ti aspetti che l'uomo che hai lasciato alla stazione la domenica pomeriggio e messo sul treno e visto con i tuoi occhi partire per Roma, sia ora lo stesso che sotto la pioggia ha un mazzo gigantesco di fiori e una bottiglia di champagne fresco da frigo a decorare un sorriso di vittoria!
E' tornato solo per dire che un giorno così si celebra come un festa nazionale proprio in barba a tutto, alla salute, al lavoro, alla casa e alla vita...non si poteva non finire con una risata!
Certamente, non posso vivere in nessun altro posto se non in colui che è capace di farmi ridere!
J è la mia casa e non cerco altri affitti!
Ora è ripartito, lasciando dietro di sè coriandoli di allegria.

4 giugno 2007

David

Sono andata a trovarlo, lui sotto una croce di legno, io sopra il selciato a guardarmi il panorama.
Mattina chiara e assolata, castagni e faggi dovunque, continuo cinquettare dai rami: mi sono seduta ai suoi piedi.
Bambine a scuola, marito lontano, amici a lavoro... dovevo andare a cercarmi la benedizione il giorno del mio compleanno!
E l'amico che mi ha fatto compagnia con la sua poesia per anni e anni e con il tuonare delle sue profezie, ha celebrato con me l'inizio di questi 44 secoli che hanno lasciato tracce e cicatrici un pò dovunque.
Gli ho regalato una buona dose di lacrime e pensieri sparsi da consegnare a Qualcuno che non sai mai se ascolta e per gettarci dentro una sorsata di luce...
Poi sono tornata alla città e all'"affare", con dentro la certezza che nulla andrà perduto di quanto sofferto e cercato.
E agli amici con cui cammino e che sono il regalo più prezioso che mi sono concessa.

"E' nella natura dell'utopia cercare di realizzarsi. E' utopia tutto ciò che
non ha trovato ancora il suo dove".
Turoldo

3 giugno 2007

Per Capitan Burrasca

Sul corpo fragile di questo paese infelicissimo, si aggirano gli untori categoria in voga in tempi di crisi; vanno urlando e menando fendenti da quando un uomo che doveva occuparsi dell'evasione fiscale in un epoca di faraonici evasori si è inserito al momento giusto nell'ingranaggio del potere per dare vita a questo spettacolo di piazza.
Nella terra di Vanna Marchi, chi più grida più vende!
Se poi si possiede un giornale, una televisione, una claque che ci si porta dietro come la corte di cicisbei di Re Sole, allora l'urlo diventa arte, artifizio di qualità, laboratorio per creare un crimine e un criminale. Come è furba questa Italia, capace di rinventarsi ogni volta nuove storie pur di campare! Nel pandemonium dei racconti non si capisce più chi è l'autore dei misfatti o chi li ha orchestrati, tutto diventa fumo e il fumo è necessario per coprirsi ed agire.
Una mattina ci sveglieremo con il vecchio Faraone senza sapere come mai è accaduto!
Nel frattempo che si muore di peste e di altro, sarebbe cosa buona e giusta che il governo attuale non si chiudesse nel suo ombelico per difendere il proprio orgoglio ferito e per guardare il mondo di fuori con disprezzo. In nome del popolo sovrano, cambi registro di comunicazione e cominci a parlare con chiarezza e a esporsi di più sui temi drammatici degli ultimi tempi!
Ci sono questioni ambigue che la gente non comprende e che meritano chiarificazioni non solo parlamentari: a chi dobbiamo credere, di chi dobbiamo fidarci?
Ho come il presentimento che i nostri comandanti, scoperta la peste a bordo, tentato di curarla con le buone e le cattive, buttati a mare quelli morti e in fin di vita, tamponate le ferite per arginare il contagio, si trovi oggi con la ciurma rivoltosa e ingrata- in realtà provata da allucinazioni del precedente quinquennio, da precario stato di salute monetaria, tradita nei sogni di essere non più qualcosa da abusare ma qualcuno da ascoltare- abbia deciso di ritirarsi in cabina nell'ultimo atto demenziale di esercitare un minimo di punitiva autorità. Ho sempre creduto che la medicina fosse giusta ma da malata ancora in cura assicuro il mio governo e il Presidente che non basta la ricetta ci vuole la "relazione" tra il malato e il medico.
E la relazione deve essere tra adulti.
Dopo anni in cui ci si è rivolto a noi come dei ritardati mentali, pronti a ingoiare qualunque schifezza perchè così dice il grande capo magico, ora meritavamo che qualcuno ci chiamasse a consapevolezza delle cose e anche al confronto aperto e costante.
La ciurma non ha grandi speranze di diventare protagonista di se stessa e dunque responsabile della cura se viene debilitata di ogni potere decisionale, o di ogni "affare" che riguarda la cabina.
Noi vorremmo arrivare al porto, distante altri anni...non sia che navi pirate e corsari senza scrupoli che attendono a distanza il collasso di ogni componente si organizzino per l'assalto e poi... l'attacco finale e la perdita della propria libertà!