22 aprile 2006

ode a mio marito

Lode a te che ogni mattina, al risveglio, mi tendi la mano
per salvarmi dalle paure notturne e avviarmi al giorno,
giorno che spesso mi cade addosso come il macigno del sepolcro.
Qualcuno venga a rimuovere la pietra!
Ma tu sei fedelmente in attesa-ogni alba- affinche' lo spirito
trapassi il masso dei ricordi e i piedi poggino su un tappeto di carezze,
il passo si incoraggi verso l'azione abituale
come atto sublime e mai compiuto.
Io ti amo portatore di pace e di equilibrio
nella mia mente povera e logora di eventi spesso brutali,
lucidita' perduta dentro i solchi di una storia da sempre sconfitta.
Mio marito! mio e solo mio questo incanto
di umanita' compiuta che riversa vigore e tenerezza senza sosta
come se l'Immortale vivesse
attraverso la sua carne chiara, mai
stanca di rigenernarmi.
Io non conosco piu' la solitudine.
E la paura dell'abbandono.
Ho faticato tanto per credere che anche i morti risorgono
e che le infinite pasque si compiono
dove si consumano le infinite morti.
Il mio amore mi ha insegnato ad attraversare la notte
facendo dell'abbraccio il luogo del nascondimento e del pensiero
un corpo leggero e sospeso tra cielo e terra,
da lanciare nel vuoto e riderne nel rincorrerlo.
Il mio amore mi ha insegnato la leggerezza e l'infanzia.

fraternita'

Quindici anni fa a Spello, ho cominciato a maturare l'idea di una casa-luogo di amicizia, incontro, ospitalita', in cui chiunque riceva l'abbraccio, la consolazione, il bisogno di andare e propagare questo saluto di benedizione.
L'healing dell'amicizia fraterna mi viene anche da Francesco che ben conosce le mie lacrime tra i boschi dell'Eremo delle Carceri con le quali lo interrogavo sul perche' li' e non altrove e dovunque anche nella citta' nemica...
Di casa in casa, di porta in porta, ho tracciato piccole prove di questo progetto. Cosi' sono approdata a Collevecchio, a Sant'Andrea. Ho incontrato e amato tanti volti che ricercano lo stesso stile di relazione; personalita' eterogenee, anche non empatiche anche conflittuali certamente da strade diverse ma con il medesimo sogno. Questo mi lascia la tensione della ricerca e la speranza di approdare un giorno a quanto cantato la notte della celabrazione del mio decimo anniversario di matrimonio (2004):
"...che dalle case sparisse tutto e restasse solo un grande focolare; a terra delle stuoie fatte a mano dalle nonne, un grande tavolo di rovere con del pane fresco e una terrina di miele ", case che siano abbraccio, vite che siano popolo, terra, liberazione.

10 aprile 2006

viaggio

Vi scrivo da un treno in corsa, dal finestrino privilegiato della mia poverta'.
In corsa verso la speranza del cambiamento e lo schianto del futuro...l'arrivo di un nuovo destino che travolga la nostra storia personale e collettiva.
Alla ricerca dell'autentica vita, abbiamo perso brandelli di carne e certezze umane...
Il treno corre tra filari di case e alberi in fuga di liberazione.
Portami via dal male feroce di oggi.
Siamo caduti in un imbuto.
Per mesi mi sono esercitata a non volgere lo sguardo indietro, al passato che forse era meglio o a proiettare speranze nel futuro che forse sara'. L'ora e qui: il motto di chi riscopre la vita.
Ma l'ora e qui puo' anche essere il fondo di un cunicolo, il portone chiuso e la botola aperta: murati vivi dentro un presente che si e' fatto di colpo drammatico.
La nostra vita di famiglia, amata e fragile piccola casa, e' esposta alle intemperie.
Chi ci salvera' dall'ora...?
Eppure, come Lui, per quest'ora siamo stati chiamati: l'ora della morte e della rinascita.
Ci viene chiesto ancora di morire e di credere.
Ci viene chiesto l'abbandono al divenire continuo, al movimento perpetuo, al processo creativo dello Spirito che si incarna e crea.
Noi gli abbiamo detto: questo e' il nostro corpo offerto per Te perche' tu possa continuare a creare e fare nuove tutte le cose.
Tuttavia feroce e' la terra che si mangia e si beve il nostro sangue.
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Mi accompagna Bede Griffith, nel viaggio.
Il treno attraversa l'Appennino, il paesaggio che amo, in corsa verso il centro, il cuore di cio' che desidero. Orvieto e il tufo, il luogo che mi ha restituito il senso di appartenenza ad una terra mi ricorda quanto desidero e fino al dolore.
C'e' luce dovunque. Sento che il cuore perde peso, non e' piu' un muscolo contratto ma una massa dolce e calda che assorbe il respiro e si dilata.
L'effetto della bellezza su di me...fuori dalle armonie, dagli equilibri fra natura e uomo, nel deforme e claustrofobico mondo della citta' senz'anima, sono perduta.

"...quello che ci preoccupava allora era il fatto che la vita umana venisse depauperata e degradata con la privazione di quella bellezza che gli appartenenva di diritto."(BG)

Ecco da dove parte il sentimento dell'infelicita' di oggi che poi a spirale scende, si inabissa e si rafforza di altre pene, di altri vissuti, giu' fino al buio, alla notte di se stessi.
Ma ora Roma mi attende, citta' a cui ho perdonato ogni cosa: la bellezza sfacciata e la disarmonia della periferia, bellezza e poverta', luogo unico in cui passano le energie e che ritempra come la solitudine delle colline, citta' fatta di uomini e donne dai milli sorrisi.
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Il treno ritorna, si rovescia li' dove non vorrei, indietro in quello spazio dove la vita si e' coagulata in una macchia scura.
Fa, persino il treno, fatica a tornare...cinque ore di ritardo...non sembra voler terminare, come me, quella corsa dentro il cunicolo.
"...le nostre vite erano troppo instabili...non appartenevano ad alcun luogo. Questo faceva parte della nostra miseria, che ci piacesse o no, eravamo senza radici come il resto del mondo e ovunque andavamo non potevamo fuggire a noi stessi".(BG)

5 aprile 2006

La Sua Parola e le sue parole (o parolacce)

Alla violenza verbale e politica del Faraone, io rispondo con il salmo 17:
tu mi liberi,Signore
dall'ira dei miei nemici.
Tu mi innalzi sopra i miei avversari
e mi salvi dall'uomo violento.

La Parola e la cronaca: bisognerebbe, per noi credenti, fare politica-comparata! Leggo le Scritture e mi specchio nel mio quotidiano di cittadino abusato e perseguitato dal potere. Cominciamo dal Libro di Daniele, capitolo 3.
Oggi e' il giorno di Nabucodonosor, re crudele e narciso di Babilonia. Egli accusa Sadrach, Mesach e Abdenego (antichi "coglioni" di razza ebraica) di non assoggettarsi ai suoi idoli e alle sue statue d'oro. E dice:" Ora se voi sarete pronti, quando udirete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicorno, del salterio, della zampogna (e mentre leggo mi danzano nelle mente immagini di veline, ballerine denudate, corride, festivalbar, sanremi, pubblicita', fondali azzurri, grandi fratelli ecc.), pronti a prostrarvi e adorare la statua che io ho fatto, bene; altrimenti in quel medesimo istante sarete gettati nella fornace ardente."

Caro re, alle tue accuse e minaccie e menzogne noi chiamiamo la Storia a nostro testimone e ti diciamo con i tre coglioni di sopra:
"Re, noi non abbiamo nessun bisogno di darti alcuna risposta in proposito...se anche Dio non ci liberasse, sappi che noi non serviremo mai i tuoi dei e la statua d'oro che tu hai eretto."
Come non amare la Scrittura e non rintracciarvi quel filo d'oro che lega e da' senso alle vicende dell'uomo, the golden string di cui canta Blake;
I give you the end of a golden string -ti do l'estremita' di un filo d'oro
only wind it into a ball... - devi solo avvolgerlo in un gomitolo
it will lead you in at heaven's gate - ti condurra' al cancello del cielo
built in Jerusalem's wall. - costruito nelle mura di Gerusalemme

Ma la vicenda prosegue; di menzogna in menzogna si costruisce il potere assoluto degli uomini-demoni e si divora nelle fornaci dell'ingiustizia, dell'abuso, dell'umiliazione la vita degli innocenti.
E Gesu', occhio penetrante nella storia umana, sguardo infinito sul nostro limite continua a tenere in mano l'estremita' del filo:
"Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verita' e la verita' vi fara' liberi..." (Gv 8). E la sua e' la parola che nutre l'utopia della giustizia sociale, della fratellanza, della liberta' delle coscienze.

Questa Luce va spenta, fa male agli occhi del re e dei suoi cortigiani:
"Ma intanto cercate di uccidermi perche' la mia parola non trova posto in voi".

Ma non rabbrividiscono di orrore quei cattolici che credono di essere i figli di Abramo ma in realta' fanno "le opere del padre loro"?..."se Dio fosse vostro Padre mi amareste"...non hanno un sussulto di paura quei cattolici che hanno a cuore la famiglia ma in realta' dovrebbero dire solo la loro personale, privata, stesso sangue, sangue puro famiglia?
Un prete mi diceva che ha paura della Bonino, la quale non ha mai fatto un falso in bilancio:"Tremate, tremate, le streghe son tornate!!!" Ed e' per questo che andra' con Nabucodonosor.
Uno zio credente mi diceva che bisogna difendere le radici cristiane. Per questo si inginocchiera' davanti alla statua d'oro.
Ad ammazzare Cristo-ovvero lo Spirito che da' vita, non l'Istituzione- ogni venerdi' santo della storia non sono e non saranno mai i pagani, i pubblicani, gli atei, ma i religiosi farisei, i figli di Abramo diventati figli della prostituzione (sempre vangelo di Giovanni). Per paura di perdere quel tozzo di pane, il templio, la scuola cattolica-coranica, i propri miti e le gabbie dorate, ancora una volta e per sempre loro condanneranno Cristo per liberare Barabba.

A coloro invece che non venderanno per tre soldi la verita' e i sogni e i progetti di pace e giustizia, alla fine dei tempi Gesu' consegnera' l'ottava e ultima beatitudine:
BEATI I COGLIONI PERCHE' DI ESSI E' IL REGNO DEI CIELI!

2 aprile 2006

amici

In questa domenica sempre attesa, giorno di fuga per me e la mia famiglia verso i boschi e le colline, vi penso con grande riconoscenza: Donato, Stefania, Christian e voi pochi che seguite ogni giorno il mio pensiero on line e me lo rimandate illuminato dal vostro commento e dalla vostra forza, senza di voi, senza le perle preziose che incontro e colleziono nel mio cammino, senza le vostre dichiarazioni di fraternita' e stima le giornate sarebbero opache.
Siete il sale per il piatto frugale del mio quotidiano.

Tuttavia oggi e' giunta la notizia della morte di quel bimbo di diciotto mesi e il mio cuore e' liquefatto.
Il dolore degli uomini e' cosi' immenso..."Rachele piange i suoi figli e non vuole nessuno per consolarla".
Questi sono i momenti in cui la parola e' un inutile àncora alla ragione...il silenzio gridato di lacrime e' la risposta alla nostra pena...