23 gennaio 2007

Solo un uomo

Se per Padre Turoldo voler male a qualcuno voleva dire augurargli la ricchezza, per l'Abbé Pierre era augurargli la fama!
La mia simpatia per questo francese, di cui negli anni ho sentito parlare come un sacerdote di estrema sinistra, nasce invece per la sua umanità mai negata dentro discorsi dogmatici e se volete "politicamente corretti". L'Abbé Pierre ha rischiato sempre per essere se stesso.
E non ha parlato con una tessera di partito in tasca ma con il cuore folle d'amore per gli uomini, per i senzatetto, i senza speranza, con in tasca solo la verità appresa sulla strada, pane e vangelo, senza mai perdere di vista l'umano:
"Destra, Sinistra, non so niente di tutto questo.
L'unico estremo a cui va il mio supporto sta lassù (e indica il cielo)."
Aperto alla giustizia e all'umanità dolente, leggo -su The Indipendent oggi- che rifuggiva dagli onori e onorificenze, anche se muore come una leggenda e persino con il riconoscimento di essere stato "la coscienza" della Francia.
Sono certa che "il santo subito" non prenderà piede tra i seguaci delle Comunità di Emmaus.
Anzi ipotizzo che le confessioni di sapore agostiniano di uno degli ultimi scritti -Mio Dio...perchè?-in cui annuncia con umile purezza le sue impurità da frate, siano nate per scrollarsi di dosso l'unto della gloria umana.
Lui sapeva di non essere migliore dei suoi simili: mi ricorda Padre Sergio di Tolstoj, consumato dalla ricerca della perfezione, finito nelle braccia della sensualità, che ritrova se stesso nel riconoscimento della sua umanità ferita.
L'Abbé Pierre è stato un uomo e dunque un santo.
Non a tutti riesce questo compito.


"Combattere per il proprio pane potrebbe essere materialismo.
Combattere per il pane di altri è l'inizio della spiritualità".