4 gennaio 2007

Alle sorgenti del mattino

Ho viaggiato tutto il giorno, ieri, con in mano il libro di Panikkar: Pellegrinaggio al Kailasa.
Chiusa in automobile, con il chiasso delle bimbe eccitate dalla scoperta di Bohemian Rhapsody dei Queen, mi perdevo tra la voce meravigliosa di Freddie Mercury e la vista delle Alpi domandandomi se il ritmo di questa musica non facesse bene quanto una camminata in alta quota: dilatazione dei polmoni!
E avevo tra le mani proprio la foto del Kailasa e lo splendore del suo lago. Ho cominciato a leggere e pagina dopo pagina non ero più in macchina, non sentivo più il rock dei piccoli piedi che battevano sul mio sedile, il mio pensiero era altrove, così per J che guidava assorto, melanconicamente proiettato al giorno dopo, in trappola di nuovo in ufficio.
Un pellegrinaggio nell' Himalaya tibetano...un cammino per vivere la relazione trinitaria tra l'uomo, la natura e Dio: esperienza che già si compie ogni giorno, nella vita di tutti, fatto di splendore e di miseria, di gioia e di immane fatica. Chi compie questo pellegrinaggio può rischiare di morire, non sopportare l'alta quota, non reggere il ritmo del viaggio: anche questo fa parte del cammino.
Leggevo e guardavo J: stiamo vivendo la stessa esperienza. Siamo in pellegrinaggio verso una meta che è la pienezza del nostro esistere, la compiutezza di un progetto soprattutto interiore che ci dovrebbe portare alla libera espressione della nostra identità. Via le scorie di una vita che perde il senso del sacro e si fa solo materia, produzione, merce. Tuttavia il prezzo è alto, alcuni giorni sappiamo che potremmo non farcela.
Mentre sostavo sul periodo: "passo dopo passo, alba e tramonto, sempre più in silenzio fuori e dentro. E la presenza della montagna che si avverte sempre più...non è una montagna da conquistare, nessuno ha mai osato scalarla, è una montagna da cui lasciarsi conquistare...il mitico monte Meru reso concreto, l'infinito divenuto visibile...", ecco che ci appare alla curva improvviso un paesaggio bianco e assorto e il profilo della catena alpina...poi altre macchine, in fila, la seggiovia, la gente che risale con gli sci, il via vai del turista delle festività.
Chi tra loro guarderà alla montagna non come una preda da catturare, un oggetto su cui esercitare il proprio potere di resistenza, un giocattolo contro lo stress irrinunciabile della città? Chi guarderà alla montagna come un luogo sacro, manifestazione della Bellezza, possibilità per entrare in comunione con la natura e dunque con se stessi?
Ebbene anche se la musica di Freddy mi trasmette una gran voglia di ballare e di sgolarmi per dilatare i polmoni, guardo al silenzio delle montagne e mi sento attratta dal sibilo del vento e dal tonfo della neve dai pini sulla terra morbida. C'è un tempo per il gioco, l'entusiasmo ribelle, il ritmo veloce e c'è un tempo per crescere, per la quiete del cuore, per il silenzio...
Ora è tempo...
E dunque questa mattina mi alzo con il sole, ma non è una mattina qualunque.
E' l'inizio del viaggio verso il centro di se stessi, verso il Monte Santo di cui parlano il Poeta e i salmi; J è con me: lui è l'umanità con cui mi relaziono e con la quale mi avvio ad attraversare i valichi, le frontiere.
Faccio nostro un passo del libro di Pannikar e che sia il leit motiv di questo nuovo anno:
" Siamo preparati ad affrontare difficoltà notevoli, disagi, qualunque cosa...anche il non ritorno. La spinta che ci conduce non lascia posto a riflessioni, titubanze o altro...
Sì va perchè è giusto e bello..."