20 marzo 2006

un regalo

Oggi ho ricevuto un mazzo di fiori: una poesia.
Nessuno mi ha mai dedicato un verso e non per mancanza d'amore(primo o poi parlero' dell'amore del mio compagno e della sua grande anima pura) ma perche' nessuno ci insegna che dobbiamo mangiare poesia, stile e dunque parole che sanano.
A 20 anni mi innamorai pazzamente di un compagno universitario mentre studiavamo Petrarca; lui leggeva e io mi identificavo. Abbiamo tutti bisogno di volare alto; nessuno ci insegna che fin da bimbi bisognerebbe bere versi e sintonizzare l'anima su certe assonanze e immagini per nutrirla di cibo superiore.
Nel secolo dell'immagine proiettata io vado in cerca di quella interiore che la parola richiama, riecheggia, alimenta.
Leggo una poesia ogni sera alle mie figlie.
I bimbi sanno.
Io le invidio perche' sanno ridere e piangere senza essere patetiche. Da grande quel poeta innato diventa un nevrotico che non sa piu' dire nulla.
Ecco che allora quando qualcuno mi scrive e mi chiama sorella e mette in versi il suo sentire, ritorna alla memoria quel sogno covato negli anni di trasformare il proprio cammino in qualcosa di inedito. Di tradurre l'Idea in Atto, scriveva Rebora. Di fare non delle parole ma della propria vita un atto poetico !

...per la tua anima vuota e secca
che
cerca solo il pieno nel cuore
e piu'si riempie piu' aumenta la sete
perche' infinita e' la sete d'amore

e infiniti questi giorni randagi,
queste notti insonni a seguire il Diletto
che sempre ci sfiora nell'
ombra
e sempre ci sfugge dal petto

perche'
ancora cammini sui tuoi passi
(sapessi quanto vitale e' il mio vederli)
e ancora parli,
e ancora scrivi,
perche' ancora scommetti sui pazzi che
brancolano nel buio
verso sogni sgangherati, colorati e belli
a volte
simili a baracche
certe altre come castelli.

Amica,
sorella,
grazie

per tutto questo
e molto altro... C.T.

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Grazie Angela,
è bello leggere il tuo blog

22/3/06 18:08  

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