Va bene così
Infine, ci siamo riusciti.
Abbiamo deciso di dare una mano al destino: noi andiamo dove avremmo voluto restare fin dal principio della nostra storia, costretti a vagare invece in questi lunghissimi anni per inseguire il pane e i bisogni.
I bisogni...quelli ti fregano sempre, si assommano passo dopo passo e ingrossano a vista d'occhio fino al terrore e allo spasmo...soddisfarli diventa l'unica vitale ossessione. E il mondo ha ben considerazione di chi si sbatte a suon di adrenalina per la carriera, le lauree e specializzazioni, la conoscenza, la cultura, il possesso delle cose e del denaro per i più rozzi ma pur sempre stimabili.
Noi al contrario sentiamo il dovere di fermare la corsa e di tornare al principio di tutto, di quando un uomo e una donna si amano e sanno perdere tempo nel guardare persi la luna o di quando una madre si sofferma a lungo sul viso vellutato del suo cucciolo appena nato o si dorme sereni nelle braccia della notte.
Allora si va via, tra le colline in un anonima casina di campagna, un pò sperduta tra case senza storia ma con la vista verso un orizzonte ampio di ulivi e querce.
Che faremo lì, noi che abbiamo girovagato tra luoghi più o meno di conquista e riconoscimento sociale, tra un trasloco e l'altro che ci ha lasciati sempre liberi di partire mentre ora dobbiamo vivere piantare e coltivare una radice perchè così chiedono le figlie che crescono, così necessita la salute che manca?
Io non lo so cosa farò. Per molto tempo sarò anche scollegata da tutti perchè in quei luoghi ameni non arriva solo lo stress ma anche il collegamento adsl che finora mi ha permesso di scrivere e tenermi informata constantemente e restare affacciata alla finestra del grande cortile del mondo.
Va bene così, non sarò troppo ingolfata di news, per un pò di tempo tornerò al vecchio e caro giornale di carta e alle lettere a penna e al telefono che non smette mai di farmi compagnia.
Avrò tempo per camminare lungo il fiume Farfa e osservare con il cannocchiale gli aironi.
Spazio e tempo per curare le ferite degli anni e affidarsi al giorno che regala un incontro, un volto nuovo, una scoperta. Poi l'olio della Sabina sul pane caldo e il formaggio di Montopoli, le saghe e le feste rionali...forse tornerà il volto umano delle cose e niente mi sembrerà più offensivo.
Neanche la mia mediocrità e quella del vicino con la villa un pò pacchiana e arrogante.
Riuscirò ancora a sorridere e provare tenerezza per il prete che in collina aspetta le comunioni, i matrimoni e le feste del patrono, per un pò di convivialità.
Chissà se il paesaggio e la lingua che era della nonna paterna, il ricordo di scampagnate domenicali e la luce lontana di Roma potranno seminare un pò di stabile fiducia, quel tanto di sicurezza che aiuti a sentirsi madre capace di lasciare un segno e una radice sana, una identità ai figli.
Un pò di pazzia c'è dietro questa scelta...mi chiedo infine se non è l'esilio perenne che cerco...marito e figlie avranno il lavoro, gli studi, gli amici che li porteranno altrove. Ma io so che ho fatto gran fatica a ricompormi in un'unità mentre le vicende tendevano a frantumarmi in mille nevrosi: forse è necessario un luogo che si faccia specchio di un'armonia interiore, di una pace da conquistare nel tempo, di una bellezza che è il pane eucaristico dell'anima.
In questa realtà, io incontrerò il sogno di ogni uomo.
p.s. da questo post in poi, cambieremo di nuovo destinazione, perdendo la possibilità di restare permanenti in Sabina. Siamo ora residenti a sud di Roma e passiamo quando ci è possibile il fine settimana tra le colline di Collevecchio. La partita non è ancora chiusa: ci siamo fermati a riflettere, ma il sogno resta (pubblicato a settembre).