24 ottobre 2006

Poesia e sogno

"Una vita senza svolte non è vita". Sono partita da questa frase e poi sono andata oltre, a fondo nel suo blog. La scrive un uomo, un poeta, un sacerdote, un nuovo cherubino che vado ad inserire nei miei link perchè affida all'evocazione del verso tutto il suo sentire: fabryvoce.splinder.com.
Guardo ai poeti come le vecchine guardano ai santi: con devozione e sacralità, chiedendo umilmente con una candela votiva, la grazia di essere esaudite. Quando il pensiero prende forma nell'ellissi del verbo e del nome,e del dire non resta che l'essenza, provo la gioia delle vecchine: la poesia è un regalo all'anima, ai sogni, alla vita.
Saudade ovvero nostalgia e rimpianto e struggimento... qui sono i morti che restano sospesi, i loro desideri incompiuti, con le agende scadute in un luogo che non è più luogo dove tutto si confonde e il bisogno di dire ciò che è indicibile - le lettere sono scritte sulla polvere- e di fare appello a quel gesto quotidiano che è nostalgia di tenerezza e di difesa per coloro che restano e che non sanno.

Saudade

di tutto questo vivere inespresso
resta una lettera scritta con la polvere, all'alba,
nell'ora in cui i defunti si nascondono.
nessuno sa dove vadano a dormire
con le agende scadute,
piene di strani appuntamenti.
si confondono le lingue.a volte, forse,
si vede un braccio diafano che prova
a rimboccare le lenzuola:
per custodire un complice segreto
della muta, reciproca sconfitta.

(by Fabrizio Centofanti)

Mi commuove il braccio diafano, il tocco lieve di colui che è oltre.
I morti mi sono cari e compagni mi restano negli anni anche quelli che non ho mai incontrato. Di loro conosco spesso le parole scritte, i sogni che hanno perseguitato le loro notti; di questi so quanto è stata ingrata la storia successiva che non ne ha riconosciuto la forza, la lotta, la profezia, il segno.
Sono passati come se non fossero stati, eppure vengono ogni notte a rimboccare le lenzuola a coloro con i quali condividono il viaggio: sì hanno perso, abbiamo perso ci diciamo tra le lacrime.
Così andavo a salutare con il cuore gonfio e grato nei cimiteri comunali e nelle cappelle: Carretto, Rebora, Turoldo...
Ma io li attendo, ogni notte seduta al fuoco della preghiera: mi portano l'agenda piena di appuntamenti. Mi chiedono, per quello che posso, senza disturbo, di portare a termine l'incompiuto.

I morti fanno regali.

3 Comments:

Anonymous Anonimo said...

quando c'è un orecchio che ascolta, la poesia acquista un senso. altrimenti ci sarebbe il baratro dell'incomunicabilità. poi,una scoperta: l'incomunicabilità non esiste. l'universo è un orecchio teso verso suoni e voci a volte impercettibili, come quelli dei morti. "solo la notte ascolta se stessa", scriveva Calvino. in noi c'è qualcosa che ascolta, anche inconsapevolmente. forse non possiamo non amare: siamo fatti per questo. grazie per essere orecchio teso, Angela. grazie di cuore.
fabry

24/10/06 15:50  
Blogger Angela said...

non avrei mai creduto che un computer sarebbe stato capace di comunicarmi speranze...ci si sente meno soli, ci si sente meno pazzi...
abbracci
angela

24/10/06 16:45  
Anonymous Anonimo said...

hai ragione: in realtà non si è mai soli, a bene vedere.
buona giornata, Angela.
fabry

25/10/06 08:36  

Posta un commento

<< Home