31 marzo 2006

England

Per pochi giorni sono tornata nel mio passato.
Ho rivisto la mia casa perduta per sempre nel natale del 2003, cosi' in una settimana, strappata dal nostro amore, a noi, chiamati ad affrontare come profughi nuovi destini: il cancro e l'Italia. E' immersa tra le colline, spoglie, battute dai venti; in lontananza, un piccolo villaggio con una chiesetta gotica e le mucche al pascolo. Quanto ho amato l'Inghilterra e quanto l'ho odiata!
Ho amato e cercato quei profili per decenni, quella natura quasi desolata, a tratti fitta di boschi lasciati crescere selvaggi fin dai bordi delle strade, le volpi, i conigli, i fagiani e i cervi che l'attraversano di notte, al buio lontano dalle auto e gli uomini. Ho amato il vicino di casa che ti lascia un sorriso ogni mattina, una benedizione che e' un saluto perche' non piova e quel po' di sole che accenna si faccia forza; le bottiglie in vetro di latte buono, denso, cremoso che ti aspettano alla porta per la soddisfazione di un caffe' lungo e meditativo.
Ho amato le divise scolastiche delle bambine, sobrie e grigie come un abito da suora e le loro cartelle leggere con tre soli fogli di spelling e qualche matita mangiata dentro. Sapevo che ad attenderle c'erano altri bambini sobri e grigi e nessuno di loro sospettava che esistevano altre cose di cui occuparsi oltre la scuola: braz, witch, pokemon, scarpe kelly e altre manie tutte italiane. Tutti bambini che sapevano andare in bicicletta e attraversare il bosco come Tom Sawyer, sorridere per un sweet e meravigliarsi che quelle due piccoline parlavano anche italiano, e cosi' bene.
Questa e' l'Inghilterra che porto nel cuore: semplice, onesta, libera, laica, leggiadra nei modi, silenziosa ma presente, essenziale e melanconica, poetica come la sua countryside.
Eppure c'e' una anima cupa che domina la bella campagna della middle class che e' l'Inghilterra che odio, che mi ha ferito il cuore, che mi ha costretto a vivere il sentimento dell'esilio: il to be proud to be English, lo sciovinismo, il culto di se' e della propria natura, una leggerezza che e' invece indifferenza verso cio' che non si conosce e dunque non si domina, il cattolicesimo che e' orgoglio preconciliare, il paternalismo della gente che ti educa come devi vivere, integrarti, uniformarti nel pensiero nel mondo della scuola, della parrocchia, dei supermercati, della salute.
Ho cercato di limarmi, arrotondarmi, plasmarmi per riuscire a entrare in qualche forma riconoscibile, per non essere straniera ma semplicemente essere anche parte di loro. Ma accettavo di farlo se in cambio mi si riconosceva il diritto di esistere in quanto -anche- diversita', anomalia, contraddizione con tutto il loro apparato.
Te lo aspetti da un paese che si dichiara cosmopolita. Poi si scopre che cosmopolita e'solo Londra; il resto del paese si porta dentro la sua storia da isola che e' stata violenza rivestita di belle maniere sul mondo, la sua arroganza sempre latente.
Oggi sono abbastanza forte da poter perdonare il limite di questo paese che mi ha quasi ucciso, che ho amato con le viscere ma tra le cui braccia non tornerei; oggi si tratta di portare avanti un'altra resistenza: superare il limite rozzo e distruttivo della Brianza!

L'esilio non e' ancora finito...

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

In pratica hai amato la causa di ciò che hai odiato, come se per te il principio di causa-effetto non esistesse: tipica mentalità brianzola. Z.

31/3/06 15:46  

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