18 agosto 2009

Amici cari

Il blog è una gran bella esperienza di scrittura e comunicazione.
Tuttavia è necessario fermarsi per un pò e capire se la scrittura stessa spinge a cercare altre strade...o se la strada che oggi voglio percorrere non sia fatta di silenzio e di lettura della scrittura di altri.
In questi anni sono cresciuta anche grazie alla scrittura che mi ha regalato delle relazioni reali, fatte di carne e amore e gli incontri e la tavola con il vino buono, le confidenze sotto le stelle della Sabina, le riflessioni sull'umanità che ci è accanto e vale oro.
Tutto questo è stato buono.
E' stato anche cura e sollievo nella malattia che condivisa ha perso i tratti della disperazione.
Un cuore abitato dagli altri non muore solo.
E' arrivato ogni giorno anche il suono della "guerra" esterna, della peste e dell'infelicità che annega il paese: la resistenza al cancro si è trasformata per me in un atto politico.
Denuncia e lotta, indignazione e libertà dalla paura.
Vivere è impegno a sottrarre se stessi e altri alla deriva della morte e cercare i vivi, ciò che è vivo.
Ditemi voi se non abbiamo gridato abbastanza contro gli zombi che hanno occupato la nostra storia?
Ditemi voi se insieme non abbiamo creato quel famoso "mondo possibile" che nessuna politica di casta potrà mai realizzare?
E infine ditemi voi se non vale la pena sempre di esporsi, giocarsi la reputazione, accettare il rischio?
Anche le parole hanno aperto varchi come dinamite, senza frantumare nulla se non la paura di non essere accolti.
Vi abbraccio e a presto...

4 agosto 2009

Le donne che amano la vita

Quando sono arrivata a Chianciano, qualche giorno fa, mi aspettavo di viaggiare tra colline deliziose e un buon bicchiere di vino Montalcino, da guardare a distanza e soddisfare il palato di J. e dei miei amici: il mio fegato fa quaresima!

E' arrivato come un' inaspettata frescura, in una torrida estate, l'invito dell'Associazione IO SEMPRE DONNA a presentare il mio bloggy-libro - L'Era della debolezza - per giunta stampato non con il loro Editore.
Meraviglia la gratuità con cui si muovono le persone: non avevo da dare nient'altro che me stessa ad un gruppo di sconosciute che rivivono nella mia scrittura un sentiero conosciuto; quando le donne aprono la porta per farsi incontro e braccia allargate nasce sempre un figlio che è la relazione e l'energia creatrice.
Pinuccia, insieme a Luisa, Gabriella, Beatrice, conoscono direttamente e indirettamente la vita capovolta da una malattia oncologica. Invece di piangere in solitudine hanno deciso di innaffiare la pianta della solidarietà: partecipano, con le diverse responsabilità, ad una Associazione che sostiene le donne malate di cancro al seno, nel supporto psicologico, nei gruppi gratuiti di auto aiuto, nell'organizzare il trasporto per le debilitanti applicazioni di radioterapia, in ospedali non a portata di mano, e altro.
Rita, docente di scrittura creativa ha introdotto il senso della scrittura al femminile portando il pubblico all'attenzione sugli scritti miei e di Rosa Noci, con il suo Diario Piccolo: biografia trasfigurata attraverso gli occhi di un bambino che ripercorre frammenti dell'infanzia e ne recupera il mito e la catarsi.
Rita ha dedicato il libro a sua madre, morta di cancro dopo anni di pene e a se stessa, paziente oncologico.
Fa un certo effetto, sentir leggere invece i propri scritti da voci esperte di attori di prosa: Marcella e Stefano hanno commosso leggendo brani scelti da entrambi i testi.

"Io sono la mia strada" e "Farewell my land": i miei due post si atteggiano a seriosi scritti di una persona perbene.
Mi ritengo una scribacchina con un severo, rigoroso, intollerante (verso gli stupidi ) punto di osservazione della realtà e pur sempre un funnambolo improvvisato in bilico sul precipizio delle parole e del pensiero...ebbene, Marcella ha portato la voce al silenzio della carta, voce per un cuore ferito che pulsa, non fa nulla se con danni collaterali, eppure vivo.
Ho pianto sì. La vita, scrive Turoldo, è una tragedia di sole.
Mi sono chiesta perché ero arrivata a scrivere e a ripetere il reato per oltre due anni.

Ero lì per rendere partecipi altri di un' intuizione: il disagio del corpo privato era andato a cercare un confronto con la malattia del corpo sociale, il mio paese infetto e terminale, e a viversi nella metafora il parallellismo tra l'uno e il tutto, il singolo e la collettività, l'uomo e il suo prossimo
La mia cura in comunione con il healing degli altri: parola inglese affascinante che abbraccia corpo e spirito.
Cercare la strada di guarigione nell'intimità della propria storia per gettarla come luce o provocazione sulla vita pubblica, e contaminarla di speranza se possibile e/o al contrario diventare cercatore di oro nel sociale - le associazioni e le ong incontrate, gli amici, le storie di uomini e donne straordinarie che hanno portato solo conoscenza e gioia - e attraverso la loro forza, riprendere il viaggio delle possibilità.
Alzarsi dal tavolo della presentazione e cominciare ad abbracciare tutti coloro che accorrevano per dire grazie, della loro empatia, del loro destino comune al mio, al nostro, ha mantenuto sospeso un cielo di commozione delicata, discreta.
Io e Rosa sembravamo Marta e Maria del Vangelo (la dolce Rosa dal volto contemplativo!) a Betania, nella casa dell'amicizia, dell'umano, del dolore, della morte, ad accogliere e intrattenere le donne piegate dal Leviatano, come oramai ho battezzato colui che finirà per uccidermi.
Sono stata testimone di come lo Spirito abbia fatto il suo lavoro di ricami: è entrato e si è messo a disegnare oltre le parole, un' armonia e un canto di resistenza.
Sì, molta pace, molta accettazione del vero e del reale, senza illusioni ma anche senza disperazione.
Di lì a poco, eravamo tutte sorelle: l'uno e il tutto si erano fusi.
Il cancro è uscito dalla porta di servizio.
Non era l'invitato d'onore.

La scrittura come processo teraupetico ha aperto un capitolo nuovo nell'Associazione. E' così partita l'idea di un Concorso letterario " Donna sopra le righe" di cui vi chiedo di leggere tutte le informazioni sul sito e di partecipare se avete i requisiti per farlo.
La sera del 25 luglio, ho raccolto dalla vendita del libro 130 euro.
Tengo a precisare che saranno versati sul conto corrente di Progetto Continenti - Progetto Awassa, a sostegno delle donne Etiopi e dei loro corsi di formazione (sito in corso di aggiornamento).
Progetto Continenti onlus - C.F. 90010410570 - Segreteria Nazionale viale F. Baldelli 41, 00146 Roma.


La vendita dell'Era della debolezza ha superato le trecento copie: le donne di Awassa ringraziano.
Hanno contribuito alla diffusione e alla qualità della presentazione, gli amati Claudio e Laura con il carismatico Ilario, video e musica e parole per " Liberamente Angela ", sul sito Longway Factory.
Tutto questo per dire, ho incontrato sulla mia strada privata uomini e donne di un'umanità squisita, la generosità e la simpatia di chi soffre e ama una vita reale.
L'Italia, nonostante il percorso terminale, è un paese che ha il cuore ancora vivo grazie alla presenza e l'impegno di migliaia di tipi come loro.

3 agosto 2009

Donne e danni

In mezzo, tra gli interessi di una multinazionale farmaceutica che fattura miliardi con la pillola RU486 e gli interessi della Chiesa Cattolica a boicottarla e con essa la possibile via di una sua perdita di controllo sulla società civile, in mezzo -dicevo- si collocano le donne.

Qualcuno è interessato al loro parere a riguardo?
Intervistano gli uomini piuttosto, sapienti conoscitori delle verità scientifiche e religiose che hanno appreso la "vita" dai libri e dalle macchine.

Può davvero il Cardinal Bagnasco parlare a nome mio?
O l'Industria convincermi che è tutta scienza e non speculazione e gioco sadico sul mio corpo?

Personalmente contraria a qualunque pillola che spadroneggi sul corpo delle donne e che annulli definitivamente nei maschi la responsabilità di optare per una contraccezione che coinvolga i loro corpi e i loro ormoni (insomma, date a loro la pillola del giorno prima, se proprio volete far cassa!), le parole apocalittiche della Chiesa romana mi ricordano con quale tipo di "sacro" ho condiviso una lunga vita.
E nasce in me una gran pena e senso di miseria.

Se non fosse che la materia resti dannatamente seria perché coinvolge i deboli che contrariamente a quanto vada farneticando Bagnasco restano le donne (il feto è parte del loro corpo e un danno al feto è un danno al loro corpo), ci sarebbe da fare spallucce nel sentir parlare di scomunica.
L'utero femminile è un universo su cui bivaccano scorribande di furfanti e del quale si è impossessata a tutto campo la tecnologia, per cui la Macchina ha più da dire della donna.
Noi non sappiamo più niente se non che paghiamo un altissimo prezzo per esserci e per vivere in dignità e libertà.

Dunque si parla di scomunica per chi in sintesi uccida volontariamente la vita in grembo.
Considerando che fuori dalla questione grembo, si può commettere qualunque nefandezza di pensiero e azione e ritrovarsi comunque integrati nell'unico "grembo" che salva ovvero la Santa Romana Chiesa, la scomunica in questo caso suona più come una vendetta che una dolorosa scelta da parte di coloro che devono definire i limiti entro i quali un cristiano dovrebbe muoversi.

Da donna, mi basta osservare le contraddizioni che emergono nella realtà quotidiana per rivelarmi che dietro le parole si nasconde il livore e la misogenia.
Questa Chiesa convive con la pedofilia come se un virus esterno avesse attaccato i suoi tessuti, esposti al contagio a causa della sua misericordiosa apertura al mondo e non piuttosto come se una struttura coercitiva e medioevale nascondesse in sè meccanismi di alienazione che producono cellule impazzite.
Chi scomunicherà mai i sacerdoti pedofili che hanno ucciso l'anima delle vittime?

Questa Chiesa spende e spande a braccetto con uomini della politica e della finanza che si intrallazzano in affari illeciti e evasioni fiscali, ha banche che puzzano di zolfo, nel suo organismo ha una vita nascosta meschina e venduta agli affari, da fare da competizione dall'omertà delle cosche camorristiche.
Chi scomunicherà mai prestanomi, intestatari di aziende off-shore, personaggi della vita pubblica compromessi in giri di soldi e paradisi fiscali e merda varia che uccidono l'economia e i diritti degli uomini onesti?

La Chiesa che dice di amare i poveri, non ha organizzazato i suoi movimenti da family-day per contestare in piazza i decreti sull'immigrazione: dall'otto agosto, le donne immigrate non in regola non potranno più riconoscere i loro figli all'anagrafe, salvo essere espulse, e i figli di nessuno non avranno diritti. Saranno inesistenti. O usati da qualche "utilizzatore finale".
Chi scomunicherà i politici che sognano in "nero" un mondo tutto bianco che continua a uccidere e umiliare il povero, utile solo in schiavitù silenziosa?

La Chiesa ufficiale che ha urlato indignazione e si è stracciata la vesti per un povero padre di nome Englaro, parla molto misuratamente anche se necessariamente con le dovute distanze attraverso i suoi giornali, di un Presidente immondo che ha ridotto l'Italia, insieme alla sua combriccola e ai vigliacchi dell'opposizione, ad un porcilaio e che la pillola RU486 la farebbe ingoiare per legge alle sue Escort per poter esercitare il privilegio di uccidere giorno e notte l'umanità dei loro corpi.
Chi scomunicherà un Presidente che usa il suo potere per umiliare, piegare, negare l'identità delle donne, ridotte a stimolatori del sacro fallo, a oggettini da vetrinetta, collezione di farfalle, battuta da avanspettacolo?

Di quale reato va inorridendo la Chiesa di Bagnasco che parla e chiama all'obiezione di coscienza quando si tratta di "difendere la vita" ma ignora tutti gli omicidi perpetrati ogni santissimo giorno sulla coscienza di un popolo?
Quanto a lungo dovrò sopportare da cittadina e da credente in Cristo una Chiesa che va a letto con il demonio e poi si sgomenta del peccato dell'altro?

Caro Bagnasco, lasci alle donne decidere come portare avanti il proprio percorso, come aver cura del loro corpo e delle loro creature.
Il problema non sono le pillole abortive: il dramma è l'uomo e quello che religioni disoneste gli hanno perdonato.
Io, fossi in lei, impegnerei il fiato per difendere persone vere come Don Diana dai politici dell'infamia e per la cui vita martirizzata nessuno dell'establishment si è tanto accalorato.

Si affrettino ora gli esperti a tirar giù trattati tra Scienza e Fede, dibattiti tra Laico e Religioso: bollocks direbbero gli inglesi.
Vorrei che i maschi si autocensurassero. Per dignità loro. E i vescovi romani in primis.

Se non sei fedele e pronta persino a morire per proteggere l'uomo che è nato, come faccio a credere alle tue parole, Chiesa di Roma, quando ti affanni per difendere la vita ancora da farsi?
Vorresti dirmi che proteggi il futuro dei figli più delle madri?
Che le donne tutte siano incapaci di intendere, di capire nel dolore ciò che è giusto per loro e l'altro?
Allora perché non occuparsi del maschio che in laboratorio sa inventare una bomba chimica e la produce e la mette in commercio con la benedizione dei cappellani militari?
Se ti fossi fidata delle donne, ti saresti interrogata su te stessa e sui maschi di cui approvi, nel silenzio, il potere e la violenza.

Se avessi capito e amato, come Cristo, le donne sarebbero state le tue più grandi alleate.

ps: Un punto a favore della Chiesa, tuttavia, lo devo formulare: la scomunica è applicata, se non altro, alla madre che ha compiuto l'atto e non al bambino.
Per il governo italiano, la scomunica è applicata al bambino di genitori immigrati, escluso dalla società civile e diritti, colpevole di non avere le carte in regola.
Almeno sappiamo chi è più barbaro tra i barbari.