24 giugno 2009

Volta pagina

Uscita con Harry per una passeggiata mattiniera, rabbrividendo di piacere alla freschissima aria del lago, godo del mio cane gongolante di correre e urinare su tutti i pneumatici parcheggiati e in cerca ogni volta di nuovi e vomitosi scarti alimentari!
A guardare gli alberi mi cresce un desiderio di ciliegie e fichi e benedico la stagione che mi coccola di frutti sensuali.
Esce la vicina di casa a riempire la brocca alla piccola fontana di acqua fresca del paese e mi chiama: mi porge un vassoio di fichi raccolti ieri dall'albero del suo piccolo appezzamento di terra che cura ogni giorno.

Non c'è desiderio che non sia stato ascoltato.
Non c'è miracolo che non sia avvenuto, nel mio peregrinare.
Tutto è buono e bello per chi non guarda altrove se non l'attimo in cui la Vita si manifesta.
E i miei occhi sono oggi sulla manifestazione costante del prodigio.

Ritorno da giorni incredibili in cui hanno danzato la speranza e l'energia vitale.

Devo cominciare da qualche settimana fa, da quando ricevo una chiamata dall'Inghilterra.
Un pastore evangelico di origine indiana mi cerca, venuto a sapere della mia situazione fisica, da amici seriamente preoccupati...come dar loro torto...spesso di notte mi assale il terrore di un tempo scaduto...!
Mi sussurra con umiltà che vuole pregare con me e operare non un preghiera di intercessione ma di vera e propria guarigione: per una come me, il miracolo è già che qualcuno straniero e estraneo si prenda cura della mia vita.
Accetto di raggiungerlo in Inghilterra dove mi accoglie Liverpool Strett con un pullulare di uomini e donne che scendono di corsa dal treno e dalla metro: inglesi bianchi, pachistani, africani, asiatici in movimento.
Il mondo mi viene incontro con forza, irruenza: mi avvolge un' eccitante voglia di vivere.
Sussulti, energia, spirali di occhi e braccia, spinte, slalom tra la folla, una tazza di caffè lungo, il traffico tantissimo, un salire e scendere: Vita, mi dico, vita mia, quanto sei bella!!!

La Milano troppo africana di Berlusconi mi ritorna alla mente come un pozzo di acqua stagnante.
La Vita è presa a sberle, a pugni, a coltellate nel paese della morte civile...come soffrono i miei fratelli in Italia, che dolore sapere che sono esclusi dalla vista e non osservano che è possibile risvegliarsi dalla paura...

L'amico Ash mi abbraccia con gli occhi scuri e penetranti dell'India: la sua preghiera è semplice e il suo linguaggio obsoleto eppure mi abbandono alla sua fede e alla sua forza...essere amata, già mi basta.
Mi lascia tanta pace all'addio e il desiderio di circondarmi ancora di India e di culture dell'altro.
Ci aspetta a Barcellona, Padre Raimon Panikkar con un gruppo di fratelli: il monaco zen Jean, Amal sacerdote gesuita di Madras, Milena dolce donna milanese padrona di casa e vera compagna di studi e traduzioni dei testi di Raimon, Luisa vivace e brillante testa italiana dal bilinguismo tedesco e la permanenza a Parigi e infine Germana con Andrea, cantori di musiche tibetane e corsiche, irachene e siciliane. Cantori dell'anima e della grazia di un Dio padre di tutti, viventi in tutti, manifesto in tutto.
Il regalo: la Sanghama a Miralupa, sul mare roccioso della Costa Brava, ovvero ore di meditazione e preghiera comunitaria, piccoli gesti di solidarietà nel lavoro, lettura e analisi della scrittura e del pensiero di Panikkar.

Ananda, ananda!!!

Questa è la parola risuonata ogni volta dai commenti ovvero gioia, la gioia di vivere, la zampillante presenza di un Dio di gioia nel cosmo, corpo di Dio in cui galleggiamo come bimbi ancora da farsi, da partorire nelle acque -oceano d'Amore -in cui viviamo le esperienze dissociati da noi.
Convinti come siamo che Dio vada trovato oltre noi, fuori noi, mentre siamo immersi nel Santo e il Volto lo esploriamo nascosto negli occhi del nostro prossimo, nel passaggio del vento tra le foglie.
L'induismo e il buddismo hanno regalato a Raimon le chiavi di letture e la ricchezza del linguaggio.

Il nostro pensiero è andato alla Chiesa sclerotizzata nelle sue paure di perdita di identità, nei valori non negoziabili, nel silenzio codardo che la spinge a salvare la piramide di privilegi intellettuali e economici.
Scandalo per le nazioni, durezza di cuore, cecità interiore...fuori dalle stanze rosse delle mediocrità tutte romane, la Spirito aleggia nello spazio circostante e lo ascolto vibrare tra le parole di Raimon e il canto di Germana mentre una medusa pulsa dentro le acque calde della baia.

Silenzio e suono: tutto si è fatto armonico.
Ho cominciato a sperare che il cancro non ce la avrebbe fatta ad affermare la sua voracità.
Se la morte entrava nell'esperienza sarebbe dovuta essere la sua, di morte.

C'è una danza nel mondo che va dall'India all'America di Yogananda, ad un piccolo villaggio del Salvador, nelle stanze laiche degli amici inglesi, ai monasteri della Sicilia e dell'Umbria, alle parrocchie vive della Puglia, alle piccole chiese sparse nel nordest, nel cuore vivo della rete e degli amici che non sono più anonimi, una danza che alza all'unisono una voce di richiesta e di preghiera: guarire Angela.

Ed io sollevo lo sguardo sui tigli di Collevecchio, dove sono raccolte sessanta persone venute per ascoltare l'Africa e le lacrime e il canto degli amici rifugiati eritrei, ospiti graditi, che risponde alle onde del mondo con un grido alto: guarisci l'Italia!

La paura è sconfitta.
Nessuno e niente può fare del male. L'angoscia non è più cosmologica e antropologica, scrive Raimon.
L'angoscia è prodotto del sistema e la paura è figlia dell'assenza d'amore e di cuore: marcisce l'uomo che nega se stesso.
Come ho scritto all'amico Ettore ho ballato tutta la notte la musica argentina di Hilario, riscoprendo la vita di un corpo femminile monco di bellezza che non osava occupare lo spazio perchè dalla forma stanca e insicura.
Invece ho girato tra le molecole dell'acqua amniotica mentre Dio mi avvolgeva del suo abbraccio sensuale.

Dunque nonostante i dolori alle ossa e la stanchezza abissale ci sono momenti miracolosi in cui le energie della gente, l'affetto degli amici, mi sollevano su un piano di benessere e il corpo fisico finisce per essere sostituito da un corpo spirituale in cui tutto può accadere!

Questa forza sollevi la nostra gente tutta che vedo scivolare nella melma delle loro ambiguità, nello spirito ottuso che rende arida la terra.
L'Italia oggi è una terra arida, pietrosa: si muore di niente.
La paura cresce tra le immagini distorte di una nazione assopita.

Eppure, ho visto nel volto degli italiani emozionati dalla danza della Regina, l'amica Saba, le testimonianze di Aryel sul Sudan o di Elisa Kidanè sulla grandezza del suo continente nero, ho visto un mondo parallelo.
Quello reale.

Non sarà l'innocente colui che non ha paura del nulla?
R. Panikkar

6 giugno 2009

Riposo

Noi ci abbiamo provato!
In tanti.

Con la forza della scrittura, con le scelte di vita concrete e non virtuali, con lo schieramento verso i più deboli non solo a parole: tuttavia se ci si allea con la giustizia o si compie un'azione giusta non si diventa giusti.
Si è solo scelto di non affamare la bestia che ci abita: anzi si è ritenuto urgente cooperare alla cura della ferita profonda da essa provocata.
E qui, nel nostro paese, come nelle nostre vite relazionali, c'è una ferita profonda.

Le parole che andavano pronunciate sono state già lanciate nel vento, da secoli, da molti Illuminati...come polline hanno fecondato o sono cadute sulla pietra..
Noi non abbiamo aggiunto e tolto niente a queste parole.
Solo tentato di balbettare una possibile chiarezza.

Ormai, chi ha compreso la strada la persegue.
Chi la cerca ancora, ha il diritto di camminare e esplorare e, se è voluto, anche perdersi.

Guardo al mio paese con amore e disperazione, un po' come guardo al mio corpo che sembra aver riprodotto in sé la frattura e lo scontro che oggi ci attraversa collettivamente.
Cosa sarà tra poco tempo dell'Italia e cosa sarà tra poco tempo del mio corpo?

Ad entrambi auguro la guarigione e di passare con coraggio la notte...

5 giugno 2009

Meno male che Obama c'è!

È più facile dare inizio a una guerra che porle fine. È più facile accusare gli altri invece che guardarsi dentro. È più facile tener conto delle differenze di ciascuno di noi che delle cose che abbiamo in comune. Ma nostro dovere è scegliere il cammino giusto, non quello più facile. C'è un unico vero comandamento al fondo di ogni religione: fare agli altri quello che si vorrebbe che gli altri facessero a noi. Questa verità trascende nazioni e popoli, è un principio, un valore non certo nuovo. Non è nero, non è bianco, non è marrone. Non è cristiano, musulmano, ebreo. É un principio che si è andato affermando nella culla della civiltà, e che tuttora pulsa nel cuore di miliardi di persone. È la fiducia nel prossimo, è la fiducia negli altri, ed è ciò che mi ha condotto qui oggi.

Noi abbiamo la possibilità di creare il mondo che vogliamo, ma soltanto se avremo il coraggio di dare il via a un nuovo inizio, tenendo in mente ciò che è stato scritto. Il Sacro Corano dice: "Oh umanità! Sei stata creata maschio e femmina. E ti abbiamo fatta in nazioni e tribù, così che voi poteste conoscervi meglio gli uni gli altri". Nel Talmud si legge: "La Torah nel suo insieme ha per scopo la promozione della pace". E la Sacra Bibbia dice: "Beati siano coloro che portano la pace, perché saranno chiamati figli di Dio".

Sì, i popoli della Terra possono convivere in pace. Noi sappiamo che questo è il volere di Dio. E questo è il nostro dovere su questa Terra. Grazie, e che la pace di Dio sia con voi.

Discorso di Obama, Cairo, 4 giugno 2009.

(Il migliore regalo di compleanno che abbia mai ricevuto!)

4 giugno 2009

Dedicato al Paese dell'Oblio

Ottobre 1912.
Ispettorato dell'Immigrazione del Congresso degli Stati Uniti d'America.
Relazione sugli immigrati italiani.

"Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura.
Molti puzzano perché tengono lo stesso vestito per settimane.
Si costruiscono baracche nelle periferie. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano in due e cercano una stanza ad uso cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Parlano lingue incomprensibili, forse antichi dialetti.
Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l'elemosina, spesso davanti alle chiese donne e uomini anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti.
Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra loro.
Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti.
Le nostre donne li evitano sia perché poco attraenti e selvatici sia perché è voce diffusa di stupri consumati quando le donne tornano dal lavoro. I governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali".