29 agosto 2008

American dream

"Our government should work for us, not against us. It should help us, not hurt us. It should ensure opportunity not just for those with the most money and influence, but for every American who's willing to work.

Individual responsibility and mutual responsibility - that's the essence of America's promise."
(Barack Obama, 28 agosto)

Leggo con invidia le parole che Obama travasa nel cuore degli americani.
Invidio le loro lacrime e il loro sogno ancora intatto di farcela.
Siamo troppo crudelmente realisti, qui nella vecchia Italia, persino per pronunciare -non dico per credere-parole che richiamano al cambiamento, all'uguaglianza dei diritti, alla restituzione della nazione alla gente piuttosto che alle lobbies?
Saranno parole, parole di propaganda, sogni americani patinati di gloria mediatica? Ebbene, in Italia, neppure per recitazione si è riusciti a toccare le corde della speranza.
Abbiamo venduto semmai la propaganda degli orrori, la paura dello straniero, della cattolicità in pericolo da un versante o la propaganda di vecchi equilibri partitici e la stessa ragnatela di poteri dall'altra.
La statura dei nostri politici è pari al nanismo collettivo: il blocco di crescita è nelle coscienze. Un popolo relegato al ruolo di plebe non può vivere che di sangue e arena.
Eppure il gioco è scoperto, la maschera è caduta: non solo il re è nudo, ha scritto qualcuno, ma anche la sua corte.
In Italia, c'è un altro luogo in cui si vive e si sogna.
Ricevo email, commenti che commuovono per il bisogno di sentirsi uniti nella disgrazia di esistere in questo tempo; leggo e scopro blog ogni giorno e giornali di scarsa diffusione in cui ritrovo la coscienza vigile e la denuncia autentica.
Libri, scritti, poesie da salvare dal grande incendio che dovrebbe incenerire tutte le parole vuote e insulse e offensive che la propaganda dei lor signori vomita sui nostri corpi indifesi.
Incontro gente, occhi, abbracci che mi raccontano di un sottobosco di anime intense, vibranti, sintonizzate sul mondo.
Anche noi abbiamo il nostro American dream e con esso tutto il vigore per viverlo, per rincorrerlo, per trasmetterlo ai nostri figli.
Un tamburo batte quasi impercettibile lungo le strade: solo coloro che hanno imparato il suono del vento e della terra riconoscono il richiamo e si muovono sull'onda sonora del suo interminabile tam-tam. Lentamente usciremo allo scoperto e prenderemo posto nel nostro mondo visibile: uffici, scuole, chiese, palazzi, industrie e chiameremo con la forza dell'amore, della passione, del desiderio i morti ad uscire dalle loro tombe.
Crediamo in noi stessi e nella forza del nostro pensiero e della coerenza delle nostre azioni.
Siamo i poeti, i pifferai magici la cui magia non è che polvere di strada illuminata, gli operai della nuova messe che non è stata ancora raccolta, le donne e gli uomini di un quotidiano che diventa resistenza al suono della forza bruta, della menzogna, del gioco perverso dei maniaci.
Non crediamo nel messia perchè è già venuto e non c'è più nessuno da attendere, c'è solo da portare a termine un cammino iniziato da millenni, nella storia dei popoli.
Tutto si rovescia, siamo l'altra faccia del Re di coppe. Chi beve dal suo calice si avvelena...dal nostro, invece, profumo di vino che è un richiamo alla tavola, alla terra, all'amicizia.

Danze
canti
fughe
vita
morte
e ancora vita...
siamo noi
donne e uomini,
invisibili ombre
di popoli
delle mille Afriche
che ovunque,
dove il vento del destino
ci depone,
lasciamo
orme indelebili
nel cuore
di questo mondo
atrofizzato
e incapace di stupore...
(versi tratti da Indelebili orme, raccolta di poesie di una donna visionaria, bella come l'Africa,
Elisa Kidanè-Orme nel cuore del mondo-missionaria eritrea comboniana)

24 agosto 2008

Partenze e ritorni

Domani J parte per il suo monolocale lombardo.
Per darci il bacio di goodbye e di " buon ritorno " abbiamo scelto gli ulivi di Collevecchio.
Le colline ci parlano di quiete e di dolce attesa; seduti ai piedi di un albicocco ci siamo giurati ancora eterno amore. Dopo quattordici anni di matrimonio, non possiamo fermare la danza degli amanti e ogni separazione è un gioco per rincorrerci.
Lungo la strada sassosa e spesso arida del nostro andare, ogni giorno J mi ha lasciato, davanti alla porta di casa, un frutto buono e succoso, il sapore delle sue labbra.
Non c'è stato giorno, anzi, in cui non abbia raccolto un segno della fecondità della nostra terra comune.
Io e le ragazze torniamo al nostro lago e al nostro gineceo.
Sono cresciute in questo lungo anno, tuttavia ancora bambine: una storia di cambiamenti e insicurezze, un sentire da solitarie nonostante i molti piccoli amici e affetti.
Affronterranno la scuola, gli studi, i maschi e le paure che sanno di adolescente timidezza e desiderio di restare ancora e ancora nel sogno dell'infanzia.
Siamo cresciute in disparte in questi lunghi anni, ad aspettare il fiorire della strada e il ritorno di qualcuno che avesse storie da raccontarci, di viaggi e possibilità.
E sono cresciuta anch'io aspettando che il temporale della malattia passasse sopra la mia testa. Poi ho capito che avrebbe piovuto per molto tempo. Ho trovato riparo sotto l'ombrello dell'ora presente.
Ora J va via e noi restiamo non più ad attendere ma a costruire nuovi giorni: le radici di questa famiglia non verranno divelte dagli eventi.
La nostra casa è il luogo interiore in cui si è scelto di abitare e in cui si custodisce con amore benedicente il pensiero dell'altro.
Da questa casa J non è mai partito e la morte che ci guarda dalla soglia non osa entrare...
Della separazione dei corpi, imparo a non aver paura!
Buon viaggio dunque amore e buon ritorno, perchè sei già qui, il tempo di un respiro...

22 agosto 2008

Agosto rosso

Di sangue.
Guerre ed eccidi, per mantenere vivo il mostro collettivo, figlio delle politiche più immonde.
Morti sulle strade, omicidi cercati tra una sbandata, una svista, una coca...
Ma in Italia c'è felicità.
I soldati ci proteggono dagli insetti.
Il Presidente ringiovanisce a vista d'occhio per dirci che il sole e il mare sono la vera cura per gli italiani. Lo iodio fa miracoli: riesce a fermare la guerra in Georgia e a restituire all'Italia, paese in via di sviluppo, una giustizia nuova.
Falcone brinda dal regno dei morti ammazzati.
Le Olimpiadi cadono a fagiolo in questo piatto di miseria globale: gli atleti ce la stanno mettendo tutta per distrarci dal sangue che scorre e dalle prove di oscuramento delle coscienze...
Arriverà l'autunno e ci scopriremo gravemente anemici.
Niente panico: il "ferro" ci verrà somministrato a dosi squadriste!
Dovunque si ode un pianto e stridore di denti.
Il caldo afoso di agosto è fuoco che brucia dentro le nostre prigioni.