Dialogo sul legno 3
Don Farinella: Repubblica/Il Lavoro, 8 novembre 2009
Nel 1953 nel 1° giorno di scuola popolare, don Lorenzo Milani, ucciso da quella stessa gerarchia che oggi lo annette al sistema, tolse il crocifisso dalla parete della sala parrocchiale «perché non doveva esserci neppure un simbolo che facesse pensare che quella fosse una scuola confessionale», spiegando: «se uno mi vede eliminare un crocifisso non mi darà dell’eretico, ma si porrà piuttosto la domanda affettuosa del come questo atto debba essere cattolicissimamente interpretato perché da un cattolico è posto» (Lett. 20-5-1953 a A. Parigi). Sì, i cattolici dovrebbero amare così il Crocifisso da essere loro stessi a levare i crocifissi dallo stato comatoso di ornamento impolverato.
Don Paolo Farinella: Altrachiesa - Micromega
Il 26 settembre 2009, dopo una notte di trattative, il Vaticano e il governo concordano che il presidente del consiglio avrebbe salutato il papa in partenza per Praga, all’aeroporto di Ciampino. Tre minuti sono meno di uno sputo per terra, eppure capaci di accorciare una distanza di anni luce nei meandri del protocollo. Tre minuti, il tempo dalla macchina alla scaletta dell’aereo e una frase come un epitaffio su tutte le nefandezze di un uomo che senza chiedere scusa all’Italia e senza chiedere perdono per avere imbrattato etica e persone e istituzioni, piano, pianino, lemme lemme si sente dire dal papa: «Che gioia, rivederla, signor presidente!». Non ha detto: «Buon giorno!» Non ha detto quello che doveva dire: «Lei è un porco, vada a lavarsi, si purifichi e poi torni da me, ma prima dia le dimissioni». No, il papa ha detto «Che gioia!».
"Ecco, Signore, li leggi i giornali?
Ora dimmi, se anche la fede non ci supportasse, ci resterebbe la Ragione così cara al Santo Padre.
E la ragione mi dice che il Vaticano di Roma e il suo Vescovo sono compromessi nel fango fino al collo: preferiscono salvare la Santa Sede piuttosto che la sede santa ovvero il cuore dell'uomo e la sua dignità."
"Ricordi Caifa? Si stracciò le vesti quando mi ascoltò nel Tempio: parlavo un linguaggio nuovo. Avevo osato chiamare mio Padre, Abbà, ovvero dolce papà e farmi figlio di Dio, quale ero.
E nota bene non ho mai dato del Santo a nessun rabbino di Gerusalemme: ho persino ammonito di chiamare santo un uomo. E' un attributo che spetta solo all'Ineffabile non agli uomini.
Ebbene dopo la reazione di Caifa, ho scelto il silenzio.
Così davanti a Pilato. Non ho mai risposto alla sua domanda: Che cosa è la verità?
Avevo già parlato nelle piazze, sulla strada, nei lebbrosari.
Non rispondo ai falchi, ovvero ai falsi sapienti che si appropriano del sapere e ai potenti che credono di poter patteggiare con Dio.
Sarebbe stato contro la natura della mia Persona pronunciare davanti ai loro occhi segnati dal crimine e dall'arroganza. " Troviamo insieme un accordo!"
Pur di salvarmi la pelle.
Ero venuto per annunciare la speranza ai poveri e agli uomini senza potere, la giustizia e la misericordia.
Sapevo che questo significava fedeltà a Se Stessi fino a perdere.
Non hanno fatto così i vostri magistrati, i vostri scrittori, giornalisti, preti, persone in prima linea contro le illegalità, in terra di mafia?
Semmai con il silenzio di chi sapeva di essere messo in croce, ho gridato loro la mia autorità e la mia forza".
"Signore, proteggi allora Don Farinella: insieme a molti altri tuoi discepoli sta pagando di persona come te la fedeltà all'uomo e all'Amore."
"Ci sono uomini e donne che nessun Papa e nessun Re potranno mai mettere in catene. Neppure da morti.
Non avranno avuto un seggio parlamentare né un ruolo cardinalizio ma avranno avuto nel cuore l'autorità di Dio.
Solo le loro parole saranno ascoltate."
"Ma tu parli di silenzio. Chiariamo: qui il silenzio vuol dire omertà o collaborazionismo. Vuol dire non denunciare ciò che va gridato sui tetti, come tu stesso hai fatto nella tua vita terrena.
Di che natura è il tuo silenzio?"
"E' uno sguardo profondo lanciato nella notte delle loro coscienze.
Mentre parlano sanno di mentire.
Quando mentono sanno di uccidere.
Non potranno mai dire "che non sapevano"..."