30 settembre 2009

A Silvia

Silvia è una donna coraggiosa che si cura per guarire: il cancro è andato a far baldoria pure da lei.
Scrive perché la scrittura porta chiarezza e diventa segno di resistenza e vita.
Chi naviga in rete può andare a trovarla: magari a qualcuno che ama far male con le parole chiedo di cercare altri mari dove andare a pescare, da pirata.
Ma chi conosce la fatica del vivere saprà accogliere Silvia e la sua comunità di lettori.

Sono andata a far due chiacchiere da un trappista.
Gli ho parlato della mia "resistenza a chiamare uomo ogni individuo": dare la mano ai lebbrosi sì ma stenderla agli stupidi no!, gli ho detto.
Difficile amare il nemico e recuperare il suo volto umano.
Difficile resistere alla disperazione che la realtà intorno a noi produce.

Consiglio del monaco:
Non fare come la mosca che va a volare e posarsi sul letame delle cose. Fai come l'ape: cerca il miele! Cerca i fiori!

Sono in giro per i prati, cari amici, per questo non ho tempo, non ho più tempo per farmi uccidere dal letame della storia quotidiana. Giuro che se trovo di nuovo il miele, quel dolce e balsamico dono che spesso ha illuminato i miei ultimi tre anni verrò a portarvelo e ve lo verserò copiosamente sulle vostre labbra...

Oggi, vi regalo Silvia: silviaiovino.blogspot.com
Prendete da lei quello che è necessario per il cammino.
E incoraggiate il suo.

17 settembre 2009

...non sto dormendo

A poche ore dai morti italiani in Afghanistan, decidono di cancellare la manifestazione a difesa della libertà di stampa, di sabato 19 settembre.
Mi prende un sussulto di preoccupazione e scrivo queste testuali parole a Repubblica e Micromega:
Perché rinviare la manifestazione di sabato ? A causa dell'attacco in Afghanistan e del nostro lutto?
In Italia è uccisa la Democrazia e il Diritto: e questo non è un lutto per tutti noi da urlare e piangere in piazza?
Dopo l'Aquila anche l'Afghanistan: ma quel Demonio deve sempre scappare da una porta di servizio?
E già, le disgrazie sono la sua unica fortuna.
Un'altra grande disgrazia, da utilizzare, per allontanare lo spettro delle sue menzogne.
Trovo sempre ipocrita il dolore delle Istituzioni di fronte alla morte dei soldati.
Come se in Afghanistan ci fossero per la pace, come se in pace ci si andasse con i blindati e i mitra.
Mi disgustano già le prossime ore: telegiornali che non vedrò, racconti e interviste ai famigliari dei soldati che non leggerò, una puntata di Porta a porta che spegnerò.
Questa politica della finzione si abbevera del sangue di tutti, anche di coloro che vanno a morire per una guerra che non ha né capo né coda.

Dio, come si sta male a sentire Calderoli parlare di disgrazia su cui riflettere.
Perché sanno riflettere? Sul dolore, sui poveri, sul pacchetto sicurezza, sui morti per mare? Sulla guerra in braccio alla quale sacrificano i figli degli altri?
Perché questi soggetti politici, questi vuoti a perdere, hanno un anima?

Dio, se avessero un'anima ne vedrebbero il suo abisso e non potrebbero fare a meno di vestirsi di sacco e cospargersi la testa di cenere!
Altri morti, altri eroi, altre parole, altre celebrazioni, altre perversioni...
Intanto, ieri, stanca come sono di questa baldoria di oscenità, consolandomi con l'articolo del prof. D'Orsi su Micromega, gli scrivevo quanto segue, in risposta al suo articolo La politica della devastazione (linguaggio che voi conoscete bene):

Gli Ominidi non ci lasceranno dire la nostra a lungo.
Gli Ominidi non ci permetteranno di vivere, sognando un cambiamento, perchè cambiare per noi vorrà dire niente affari per loro.
Nella menzogna hanno costruito una storia di presunta democrazia benché la loro presenza risalga a tempi non sospetti: venti, trent'anni BB. (before berlusconi).
La bugia come destrutturazione della realtà è artificio utile al mantenimento del potere.
La verità è possibile dirla e viverla solo tra gente che non ha niente da perdere: gli Ominidi hanno tutto da guadagnare nel mentire sistematicamente.
Gli Ominidi sguazzano nel disordine e rafforzare lo squilibrio nell'informazione, nel percorso scolastico, nel funzionamento dell'apparato statale, nello svolgimento di azioni giudiziarie, nell'uso delle forze dell'ordine, garantisce uno stato di ansia e panico cronico tra i cittadini, tale da lasciarli incapaci di agire, contrastare, costruire alternative e spingerli al "fai da te".
Gli Ominidi sono i primi "self- made men" al comando e portano rispetto solo per chi è autodidatta come loro.
Non ci hanno permesso di pensare senza seminare il paese di depistaggi, né di indagare senza seminare il paese di cadaveri.
In questi tempi non uccidono, non omicidi importanti intendo: non possono in fin dei conti far fuori venti, trenta, milioni di italiani.
Ma possono seviziare senza darlo a vedere.
Ci torturano con la finzione e il silenzio.
Vogliono farci passare per pazzi.
Far credere ciò che non è.
Gli Ominidi hanno acquisito da corsi speciali dei servizi deviati e della P2 il master di "disturbo antisociale di personalità" e, per missione, vivono in maniera disfunzionale il loro rapporto con il clan, le donne, il denaro, la religione.
Queste persone non sono più identificabili in un gruppo regionale perché il loro esistere viene oggi garantito da un sistema sovranazionale e si possono radicare e riprodurre in ogni realtà umana da cui si ricava, con metodi aggressivi, denaro e potenza e che richiede un curriculum di tendenze maniacali nei soggetti.
Non hanno un colore politico ma indossano il colore politico necessario per mimetizzarsi: possono passare dal rosso, al nero, persino al verde se ciò è necessario al benessere dell'individuo o del circolo e al raggiungimento dei loro obiettivi.
Gli Ominidi stanno perdendo tuttavia la colorazione mimetica e il controllo delle loro reazioni patologiche: ci chiarificano, ogni giorno, la difficoltà che hanno a rientrare nell'"apparenza". Il canovaccio gli sta fuggendo di mano.
Non ci permetteranno a lungo di ridere di loro, di sbeffeggiarli, né tantomeno di organizzarci in truppe di resistenza (provviste solo di Fatti).
Colpiranno in maniera strategica secondo il metodo applicato ampiamente da tutti i regimi: alcune tecniche sono già in corso.
Nel tempo che ci resta prima del riutilizzo massiccio delle loro arti preistoriche, conviene organizzarsi sulle possibilità di salvare ciò che resta di donne e bambini.
Gli Ominidi vivono delle loro carni.
Hanno già divorato il corpo delle donne, trasformandoli in buccie siliconate per manichini a loro servizio ( fondamentalmente gli Ominidi sanno solo masturbarsi! ).
Ai bambini, dopo aver tolto le madri, hanno pensato bene di togliergli le maestre.
Rinchiuse le creature dentro il cottage del mulino bianco, proiettano una storia italiana che non c'è: in verità in quella casa avvengono i peggiori crimini.
Da buoni padri o padrini o papi di famiglia, hanno esperienze in mattanze famigliari.
No, non ci lasceranno altro tempo a disposizione.
Occorrerebbe mobilitare le donne, quelle rimaste in vita con i loro corpi e, soprattutto cervelli, non alterati, affinché attivino un periodo piuttosto lungo di "giornate di lutto collettivo".
Torturata la democrazia, devitalizzata l'anima del paese.
Non c'è più nulla da festeggiare.

Passo e chiudo.
A vederci il 3 ottobre, in piazza.
Se non scoppia la guerra con la Cina.